COME E’ DIFFICILE ESSERE CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE. IL PAPA CONVOCA UN SINODO SPECIALE
sabato, febbraio 6, 2010
Proviamo ad immaginare che un imprenditore (magari di simpatie leghiste…!) subordini il rapporto di lavoro di un immigrato alla sua conversione al cristianesimo; che lo maltratti in tutti i modi, minacciandolo di licenziamento, finché non abbracci fede e cultura occidentali… Riusciamo a pensare il cataclisma mediatico? Le indignazioni urlate, tanto nazionali che internazionali? Ebbene in Arabia Saudita accade qualcosa del genere, senza che nessuno si scandalizzi più di tanto. Ci racconta i fatti “Avvenire”, che in poche righe riesce a dare un’informazione che altrimenti difficilmente passerebbe attraverso stampa e TV. La notizia è pubblicata sul quotidiano dei vescovi italiani del 29 gennaio 2010 (pag. 14) e riguarda gli immigrati filippini che in Arabia Saudita sono obbligati a convertirsi all’Islam per non perdere il posto di lavoro.
Riportando un’intervista realizzata e diffusa dall’Agenzia “Asia News”, “Avvenire” denuncia la situazione di estrema difficoltà in cui vivono i circa duecentomila immigrati filippini nel regno saudita.
I datori di lavoro (sia pubblici che privati) fanno pressione perché questi lavoratori cristiani diventino musulmani, così che dopo qualche mese dall’assunzione danno l’ultimatum. Molti hanno dovuto accettare. Per le donne ovviamente le condizioni sono ancora più temibili. “Avvenire” riferisce il caso di uno stupro sul posto di lavoro. Le autorità saudite hanno accusato la donna cristiana di aver avuto rapporti extraconiugali e dall’11 settembre 2009 l’hanno reclusa in prigione. In seguito alla violenza la donna è rimasta incinta, ma per le dure condizioni del carcere ha perso il bambino. In questo mese di febbraio dovrà comparire davanti ai giudici e – come se non bastasse – rischia una condanna a 100 frustate. Bisogna dunque pregare per questa poveretta. Come bisogna pregare per tutti gli altri cristiani del Medio Oriente che rischiano lentamente l’estinzione.
Anche per tale motivo Benedetto XVI ha indetto un apposito Sinodo speciale per il Medio Oriente, che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010. Il Vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, ha così commentato l’importanza del Sinodo: “Il Sinodo è un atto benevolo di Benedetto XVI verso le nostre chiese, che soffrono per mancanza di pace e di sicurezza. L’assemblea servirà alle Chiese orientali per discutere dei tanti problemi che l’affliggono, ma anche per far sentire la loro voce. Il Medio Oriente si sta svuotando dei cristiani, si percepisce quasi un complotto per mandarli via…” (http://www.agensir.it//pls/sir, 22 settembre 2009).
sabato, febbraio 6, 2010
Proviamo ad immaginare che un imprenditore (magari di simpatie leghiste…!) subordini il rapporto di lavoro di un immigrato alla sua conversione al cristianesimo; che lo maltratti in tutti i modi, minacciandolo di licenziamento, finché non abbracci fede e cultura occidentali… Riusciamo a pensare il cataclisma mediatico? Le indignazioni urlate, tanto nazionali che internazionali? Ebbene in Arabia Saudita accade qualcosa del genere, senza che nessuno si scandalizzi più di tanto. Ci racconta i fatti “Avvenire”, che in poche righe riesce a dare un’informazione che altrimenti difficilmente passerebbe attraverso stampa e TV. La notizia è pubblicata sul quotidiano dei vescovi italiani del 29 gennaio 2010 (pag. 14) e riguarda gli immigrati filippini che in Arabia Saudita sono obbligati a convertirsi all’Islam per non perdere il posto di lavoro.
Riportando un’intervista realizzata e diffusa dall’Agenzia “Asia News”, “Avvenire” denuncia la situazione di estrema difficoltà in cui vivono i circa duecentomila immigrati filippini nel regno saudita.
I datori di lavoro (sia pubblici che privati) fanno pressione perché questi lavoratori cristiani diventino musulmani, così che dopo qualche mese dall’assunzione danno l’ultimatum. Molti hanno dovuto accettare. Per le donne ovviamente le condizioni sono ancora più temibili. “Avvenire” riferisce il caso di uno stupro sul posto di lavoro. Le autorità saudite hanno accusato la donna cristiana di aver avuto rapporti extraconiugali e dall’11 settembre 2009 l’hanno reclusa in prigione. In seguito alla violenza la donna è rimasta incinta, ma per le dure condizioni del carcere ha perso il bambino. In questo mese di febbraio dovrà comparire davanti ai giudici e – come se non bastasse – rischia una condanna a 100 frustate. Bisogna dunque pregare per questa poveretta. Come bisogna pregare per tutti gli altri cristiani del Medio Oriente che rischiano lentamente l’estinzione.
Anche per tale motivo Benedetto XVI ha indetto un apposito Sinodo speciale per il Medio Oriente, che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010. Il Vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, ha così commentato l’importanza del Sinodo: “Il Sinodo è un atto benevolo di Benedetto XVI verso le nostre chiese, che soffrono per mancanza di pace e di sicurezza. L’assemblea servirà alle Chiese orientali per discutere dei tanti problemi che l’affliggono, ma anche per far sentire la loro voce. Il Medio Oriente si sta svuotando dei cristiani, si percepisce quasi un complotto per mandarli via…” (http://www.agensir.it//pls/sir, 22 settembre 2009).
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