lunedì 25 ottobre 2010

Medjugorje,messaggio 25/10/2010


"Cari figli, questo tempo sia per voi il tempo della preghiera. Il mio invito desidera essere per voi, figlioli, un’ invito a decidersi a seguire il cammino della conversione, per questo pregate e chiedete l’intercessione di tutti i santi. Essi siano per voi esempio, sprono e gioia verso la vita eterna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Lasciami lavorare nella tua vigna!


Lc 10, 1-12. 17-20
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.
Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.
Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».



Stra zio gatto!!Tu dici che la messe è molta ma gli operai sono pochi,io sono qua divorato dall'amore per il tuo regno,mi arrabbio come un'animale quando la tua Chiesa è attaccata,svilita,svenduta.Non chiedo altro che di continuare a lavorare per Te,di più e meglio,Tu mi dai la possibilità di imparare,Tu mi dai possibilità di lavoro immense per la Tua vigna,Tu mi doni di continuo amici che hanno il tuo volto e vorresti permettere che tutto venga gettato alle ortiche, perché tanto Tu sei l'Onnipotente e puoi tirar fuori dai sassi chiunque meglio di me?Divento musulmano se mi abbandoni al disastro!Non ti ho cercato io ma Tu sei venuto a cercarmi,Tu mi hai mandato tua madre quando mi stavo raffreddando,cos'è un gusto sadico di prendere in giro un poveraccio,comunque già provato abbastanza?Sei deluso del tuo servo,lo capisco,aumenta la mia fede,moltiplica i miei talenti oppure no,che la mia povertà risalti al massimo la potenza delle tue opere.Tu mi hai fatto vedere demoni sottomettersi al tuo nome,era tutto uno scherzo?Ci credo che la gente non ti crede più,sei divenuto forse di nuovo un torrente infido?Tu dici:Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.Io come Pietro ho paura ed affondo,te ne sorprendi?Tu mi hai intessuto nelle profondità della terra dice il Salmo,mi fai camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra la potenza del nemico e non dovrei temere?Sostieni i miei passi perché non vacillino.Nulla vi potrà danneggiare.I tuoi figli,miei fratelli mi chiedono,hanno bisogno,io voglio rispondergli,voglio che ti vedano.Aprimi gli occhi del cuore...lo cantavamo oggi e cos'è mi chiedo:una promessa o anche Tu ti diverti con dolcetto o scherzetto.Devo pensare che Tu,il Dio di Giovanni Paolo II°,di don Giussani,di Ratzinger,non sei molto differente dal nemico?Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta; porgi l'orecchio, ascolta la mia voce,mostrami i prodigi del tuo amore: tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.Custodiscimi come pupilla degli occhi, proteggimi all'ombra delle tue ali,di fronte agli empi che mi opprimono, ai nemici che mi accerchiano.Essi hanno chiuso il loro cuore, le loro bocche parlano con arroganza.Eccoli, avanzano, mi circondano, puntano gli occhi per abbattermi;simili a un leone che brama la preda, a un leoncello che si apposta in agguato.Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo; con la tua spada scampami dagli empi.
Signore perdona la mia arroganza,lasciami pascolare almeno i tuoi porci.Tramuta questa estenuante agonia in esplosione di vita perché il Tuo nome sia amato ed adorato,qua dove mi hai posto,tra i miei fratelli che Tu mi hai dato.Tu sei un Dio fedele per l'eternità ed io voglio confidare in te.
La messe è molta ma gli operai sono pochi,in questi casi non ci si può permettere di perderne nessuno,nemmeno il peggiore.

domenica 24 ottobre 2010

Arrendermi mai,ma Tu difendimi!!!







Indegnamente,
ma con fiducia,
rivolgo a Te la mia preghiera:
Santa Madre del mio buon Gesù,
per intercessione del tuo prediletto figlio
Giovanni Paolo II°,
per i suoi meriti e le sue sofferenze,
abbi misericordia di noi,
implora da Dio Padre la Sua benevolenza,
che San Michele Arcangelo si schieri a nostra protezione,
che abbia fine il supplizio in cui siamo precipitati.
Invoco al nostro fianco
la preghiera di san Leopoldo Mandic,
san Giuda Taddeo,
santa Teresa del bambino Gesù,
santa Rita da Cascia,
san Riccardo Pampuri,
san Giuseppe,
don Giussani
e tutti i santi del Cielo.
Madre di speranza chinati su di noi,
Tu che a Medjugorje mi sei stata così vicina e prodiga di doni
esaudisci questa mia supplica.
Tu sai bene cosa e chi c'è in gioco,
non permettere che si compia questa atrocità.
Mater Jubilei alleggerisci i nostri cuori
che da lungo tempo sono oppressi dalla morte.
Figlia del Tuo Figlio,
volgi a noi quegli occhi Tuoi misericordiosi
e mostraci dopo questo lungo esilio
Gesù il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente
o pia
o dolce Vergine Maria,
Liberaci del male!

venerdì 22 ottobre 2010

Lo spirito è forte ma la carne è debole....

Dalle lettere di San Paolo : Fratelli,so che tutto servirà alla mia salvezza grazie all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo,secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso. Anzi nella piena fiducia che Cristo sarà glorificato nel mio corpo,sia che io viva,sia che io muoia. Per me il vivere è Cristo e il morire è un guadagno. Quello che poteva essere per me un guadagno,l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le ho considerate come spazzatura.Io fratelli,sono stato crocefisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me.Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Quanto a me perciò non ci sia altro vanto che nella Croce di Nostro Signore Gesù Cristo per mezzo del quale,il mondo per me è stato crocifisso come io per il mondo.Quelle cose che occhio non vide nè orecchio udì, nè entrarono mai in cuore di uomo,queste cose ha preparato Dio per coloro che lo amano.Il Signore sa che i disegni dei Sapienti sono vani,perchè del signore è la terra e tutto quanto essa contiene.Noi non predichiamo noi stessi,ma Cristo Gesù Signore e siamo vostri servitori per amore di Gesù.Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta,perchè appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi.Siamo infatti tribolati da ogni parte,ma non siamo schiacciati;siamo sconvolti ma non siamo disperati;perseguitati ma non abbandonati;colpiti ma non uccisi,portando sempre ed ovunque nel nostro corpo la morte di Gesù.La grazia del Nostro Signore Gesù Cristo sia con il Vostro Spirito,fratelli,Amen

Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.



Grazie amico,Vescovo,Dante!

domenica 17 ottobre 2010

L'è semper lu, il numero 1: padre Marcelo Rossi

Padre Marcelo Rossi,la voce dell'amore di Dio e dell'amore per Dio,non so voi ma quando lo ascolto il mio cuore vibra,si commuove,si muove con,con lui,con la sua preghiera e con quella dei fratelli che cantano con lui.Lo farei braccio destro di Fisichella,tradizione e cervello l'uno,carisma e cuore l'altro.La Chiesa è sempre spettacolo!Buon ascolto



Padre Marcelo Rossi,la voce dell'amore di Dio e dell'amore per Dio
Io sono il pane della vita pane del cielo
Io sono il Re dei Re, il Salvatore
Io sono il Cristo, il Figlio del Dio vivente
Mi consegnai per voi solo per amore

Questo è il mio corpo prendete e mangiate
Questo è il mio sangue
Prendete e bevete
Rivestitevi della mia forza
Io possa essere in voi
Io sono con voi fino alla fine

Io ho vinto il mondo, consegnato dal male
Ho preso i vostri peccati
Inchiodandoli alla croce
Vi ho liberati dalla morte,
Ho preso il vostro dolore
Venite, abbiate coraggio, io sono il Signore

Questo è il mio corpo prendete e mangiate
Questo è il mio sangue
Prendete e bevete
Rivestitevi della mia forza
Io possa essere in voi
Io sono con voi fino alla fine



Pensavo di poter vivere da solo
Pensavo che le cose nel mondo
Nessuno potesse rubarlmele
l'orgoglio mi ha divorato
il peccato ha devastato la mia vita

Mi allontanai e dissi, o padre, dammi ciò che è mio!
Dammi la mia parte di eredità
Sono andato per il mondo
Spesi tutto
mi restò solo peccato
Oggi so che nulla è mio
Tutto è del Padre

(Chorus)
Tutto è del Padre
Ogni onore e ogni gloria
E'sua la vittoria che ha
Raggiunto la mia vita
Tutto ciò è il padre
Se io sono debole e peccatore
Molto più forte è il mio Signore
che si prende cura di me per amore (ripetizione)

venerdì 15 ottobre 2010

Note da sogno

Vi voglio regalare una delle opere che preferisco:Scheherazade di Rimsky-Korsakov.Io amo ascoltarla nelle fredde sere invernali, ma già adesso ,rimette in pace con se stessi e col mondo. Mi piace ascoltarla la sera, davanti al camino acceso,luci soffuse,chiudere gli occhi e seguire con la fantasia i quadri disegnati dalle note magistrali.In certi istanti si sente,quasi ,la neve cadere sulle campagne imbiancate,ci vedo le lepri saltellare giocose sul bianco manto invernale,si riconosce il vento gelido soffiare e tutto d'un tratto l'agguato, i lupi che inseguono affamati l'agile e atterrita lepre,il tutto nel silenzio circostante, imposto dal rigore dell'inflessibile generale inverno russo.
Vi lascio,è meglio,alla musica ma compratevi il cd,spezzare cinque volte un'opera sarebbe criminale se non fosse causa di forza maggiore.









UN BERSAGLIO NELL'INVIDIA DI SATANA



Se sei un cristiano che cerca Dio con tutto il cuore, sei un suo bersaglio.

Questo messaggio è per quelle persone che stanno subendo un periodo di prove dure. Sto parlando a quelli che stanno sopportando profonde prove e sono distrutti mentalmente, fisicamente e spiritualmente. Viviamo un periodo di grande stress, quando le prove ci cadono addosso improvvisamente e ci lasciano sopraffatti, appesantiti e confusi.

Ringrazio Dio per ogni cristiano che in questo momento sta godendo un periodo buono. La sua vita non è sotto stress, e non deve subire prove dure o un dolore profondo. Sono grato al Signore perché provvede dei momenti così nelle vite dei suoi figli.

tempesta

Ma sappiamo dalla Scrittura che le tempeste e le grandi prove si abbattono su tutti coloro che hanno dato tutto a Cristo: “Molte sono le afflizioni del giusto” (Salmo 34:19). Inoltre, se sei affamato del Signore – se sei determinato a cercarlo con tutto il cuore, deciso a concentrare la tua mente e la tua anima per ubbidire alla sua Parola – sarai continuamente il bersaglio dell’invidia del diavolo.

Per secoli, grandi cristiani hanno cercato di dimostrare le cause e i motivi per cui il giusto soffre. La mia biblioteca personale è piena di libri del genere. Eppure le risposte sembrano elusive. Ogni qualvolta subisco una prova profonda, trovo difficile applicare le verità che ho imparato al mio cuore angosciato. Al contrario, mi ritrovo a pregare: “Signore, devo attingere alla tua Parola per il mio bisogno attuale”.

Molti di quelli che sopportano lunghe prove, si chiedono spesso: “Signore, forse in qualche modo ti ho contristato? C’è qualcosa nella mia vita che ti impedisce di ascoltare il mio grido? Sono stato fedele alla tua Parola. Allora perché questa prova non finisce mai? La Bibbia dice che non mi permetti di soffrire più di quanto possa sopportare. Allora perché sono arrivato a questo punto di rottura?”.

tentazione

Sono convinto che la battaglia spirituale più difficile avviene nella mente dei credenti. Molti cristiani sopportano angosce mentali tremende, pensieri torturanti ed oppressivi, contrari a Cristo e orribili. Non riescono a scrollarsi di dosso i ricordi depressivi dei fallimenti del passato. E finiscono per non sentirsi degni di stare in comunione con gli altri o di meritare le benedizioni di Dio.

Non so perché noi credenti soffriamo così tanto, ma una cosa so con certezza.

Quando decidi di cercare il Signore, ti determini di afferrare le Sue promesse, diventi un bersaglio dell’invidia di Satana.

Viene il momento nella vita di ogni credente in cui si trova di fronte ad una scelta: o rimane tiepido nella sua fede oppure attraversa il confine e decide di seguire Gesù con tutto il suo cuore. Ogni qualvolta decidiamo di afferrare appieno Cristo, stimoliamo le budella dell’inferno. E Satana manda le sue orde demoniache a rilasciare l’ira dell’inferno nelle nostre vite. Un’inchiesta condotta dalla Barna rivela che il 70 percento delle persone che affermano di essere nate di nuovo non considerano il proprio cammino con Dio come la cosa più importante nella loro vita. Questa è una tragedia assoluta. Eppure ci dice come mai Satana è così arrabbiato con la piccola minoranza che si apparta per servire Gesù.

Gesù contro satana

Il diavolo riconosce qualcosa in ogni cristiano devoto – qualcosa che è assolutamente distruttivo per il suo regno. Avviene quando un figlio di Dio decide di confidare nel Signore in ogni cosa, avvicinandosi a Lui nonostante tutte le sofferenze e le difficoltà. Satana si rende conto che un cristiano del genere vincerà altri a Gesù, sia con la preghiera che affrontando grandi sofferenze con la fede intatta.

Quando Satana vede questo genere di fede, sa che le fondamenta dell’inferno stanno per essere scosse. Perciò comanda ai suoi principati di abbandonare i loro posti abituali vicino ai cristiani freddi, indifferenti, amanti del piacere. E li spinge a cercare ogni cristiano zelante le cui azioni mostrano sta si sta muovendo nella pienezza di Cristo. Considerate l’apostolo Paolo. Quando questo zelante persecutore della chiesa ricevette una rivelazione di Cristo, decise con tutto il cuore di digiunare e pregare – e immediatamente divenne un primo bersaglio dell’ira di Satana. Il diavolo non temeva soltanto quello che avrebbe prodotto la conversione di Paolo sulla terra. Era estremamente geloso della rivelazione di Paolo del paradiso.

Vedete, la Scrittura ci dice che Lucifero era stato scacciato dal cielo, dalla gloria della presenza di Dio. E da allora, il diavolo non sopporta il pensiero che qualcuno “minore” di lui possa gustare il paradiso. È completamente invidioso di chiunque viene benedetto nel contemplare ciò che lui ha perduto per l’eternità.

Paolo scrive: “E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca” (2 Corinzi 12:7). Ora, Dio non infliggerebbe una potenza demoniaca a nessuno dei suoi servi. Benché Giobbe fosse stato schiaffeggiato da Satana, il Signore aveva messo dei limiti alla potenza del nemico che lo aveva afflitto. Satana può attaccarci, ma non può distruggere neanche una vita.

Secondo Paolo, questa spina infernale fu permessa da Dio nella sua vita per tenere a bada l’orgoglio del suo cuore. Il diavolo aveva assegnato a questo messaggero il compito di affliggere la carne di Paolo, provocandogli dolore fisico e mentale. E Satana istruì il demone di essere inesorabile nel suo attacco: “Schiaffeggia ripetutamente Paolo. Colpiscilo giorno dopo giorno, non lasciarlo andare”. Ma l’invidia aveva accecato gli occhi di Satana su Paolo. Ciò che il diavolo cercava di fare per abbatterlo – un bombardamento di attacchi fisici e mentali – Dio lo trasformò nel bene di Paolo.

Sicuramente le potenze delle tenebre avevano accompagnato Saulo mentre camminava lungo la strada per Damasco. Dopo tutto, era un servo eccellente di Satana: un leader religioso zelante, timorato di Dio, che compiva letteralmente l’opera del diavolo. Saulo stava per catturare dei cristiani, li avrebbe riportati a Gerusalemme dove li avrebbe imprigionati e torturati.

saulo

Ma quando Saulo fu colpito sul cavallo e ricevette una visione di Cristo, cadde immediatamente faccia a terra, gridando: “Signore Gesù, mostrami cosa devo fare”. Non volle mangiare né dormire per tre giorni, concentrarsi completamente sul Signore.

Cosa pensi sia avvenuto nell’inferno in quel momento? L’intero regno del diavolo insorse. Immagino che Satana abbia indetto una riunione d’emergenza, dove nominò un messaggero speciale con un compito a vita: concentrare ogni arma dell’inferno contro Saulo. Satana istruì il suo messaggero: “Perseguita quest’uomo con tutta la tua forza. Hai a tua disposizione l’intero arsenale dell’inferno. La tua unica missione è distruggere la fede di Saulo”.

Posso immaginare i tormenti che questo demone inflisse a Paolo: bombardamenti di menzogne, ricordi dei cristiani che aveva torturato, ricordi di ogni cosa passata che aveva fatto contro il nome di Cristo. Satana fa lo stesso con ogni credente zelante odierno. Manda i suoi principati malvagi ad attaccare le nostre vite e a sussurrarci menzogne con un’unica intenzione: distruggere la nostra fede.

Questi attacchi erano il risultato di Satana che cercava di rubargli l’intimità col Padre.

Questa è l’unica ragione per cui il diavolo cerca continuamente di abbattere i santi di Dio. Li vuole privare del loro riposo, della loro intimità, della loro speranza del paradiso con il Signore – in breve, tutte le cose che lui ha perduto quando è stato scacciato dal cielo.

Ripensate al vostro cammino con Dio. Forse ad un certo punto siete stati tiepidi, e avete desiderato più di Dio, avete bramato che vi usasse. Perciò avete preso la decisione di attraversare una linea di devozione totale a Gesù. Improvvisamente siete stati attratti alla preghiera come non mai, e le preoccupazioni di Dio sono diventate le vostre.

Avete chiesto a Gesù di ravvivare il vostro cuore, di riversare il suo Spirito su di voi, di rendervi intercessori e di darvi i suoi pesi.

Vi dico che è stato questo il momento in cui siete diventati il bersaglio dell’ira di Satana. Forse dirai: “Ma quel periodo non è durato a lungo. Non ho più quel genere di zelo. La maggior parte dei giorni vivo sotto una nuvola di disperazione”. Non importa. Anche in questo momento la tua fede può vacillare, quasi per crollare. Ma Satana conosce questa verità: c’è ancora un po’ di carbone che arde sotto la cenere dei tuoi problemi. E finché ci sarà questa brace, potrebbe incendiarsi in qualsiasi momento.

diavolo

Per questo Satana non ti lascerà andare. Per questo sei schiaffeggiato. Lui è determinato a non permettere allo Spirito Santo di riaccendere la fiammella in te. Per questo momento, Paolo ci avverte di non ignorare le macchinazioni del diavolo: “Affinché non siamo raggirati da Satana; infatti non ignoriamo le sue macchinazioni” (2 Corinzi 2:11). Se ignoriamo le tattiche del nemico, possiamo permettergli di prendere vantaggio su di noi.

Alcuni cristiani credono che non si dovrebbe neanche menzionare il nome di Satana, per non glorificarlo. Ma la Bibbia dice chiaramente che se apprendiamo le tattiche del nemico, non abbiamo più motivo di temerlo. Infatti, ci viene detto che in questi ultimi giorni, Satana è venuto sulla terra con grande ira, perciò faremmo meglio a conoscere le sue strategie. Paolo scrive: “Non c'è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere” (11:14-15).

L’avvertimento di Paolo qui è cristallino. Satana usa le persone empie come messaggere della sua ira e della sua invidia. E, secondo l’apostolo, queste persone si sono infiltrate nella chiesa di Dio. Avete mai incontrato persone del genere? Siete mai state bersaglio della loro ira, mentre pronunciavano parole che vi tagliavano nell’anima, parole che provenivano direttamente dalle labbra del diavolo?

Sei un bersaglio della loro critica perché la tua fede e il tuo zelo sono una censura al loro stile di vita che ama il piacere. In breve, le loro parole sono l’invidia di Satana che imperversa contro di te. Ma la luce dell’evangelo mette in risalto ogni opera delle tenebre, illuminando il popolo di Dio sulle macchinazioni del nemico.

Re Davide scrive di una volta in cui la sua anima era abbattuta. “Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me? Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora… Dirò a Dio, mio difensore: "Perché mi hai dimenticato? Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?"” (Salmo 42:5,9).

Quando Davide scrisse questo salmo, il suo stato spirituale non era né freddo né tiepido. Infatti, dice che la sua anima anelava ed era assetata di Dio (vedi 42:1-2). Eppure fu durante questo tempo che Satana mandò i suoi messaggeri a perseguitare e attaccare Davide. E gettarono in faccia di quest’uomo pio le loro accuse: “Davide, dov’è il tuo Dio?”. Questo ruppe il cuore di Davide, facendolo gridare: “Le mie lacrime sono il mio cibo notte e giorno, mentre mi dicono continuamente: ‘Dov’è il tuo Dio?’”. Notate che la domanda che Satana gli pose non fu: “Dov’è Dio?”ma: “Dov’è il tuo Dio, Davide?”. In altre parole: “Dov’è la dimostrazione della cura di Dio e della liberazione per te?”.Quando Davide scrisse queste parole, stava scappando da suo figlio Absalom. Si era nascosto nelle caverne, e soffriva l’angoscia ad ogni livello, mentale, fisico e spirituale. La maggior parte di Israele lo aveva rigettato, compresi alcuni dei suoi amici più intimi. Davide parlò dal suo profondo dolore, scrivendo: “Le mie lacrime son diventate il mio cibo giorno e notte, mentre mi dicono continuamente: "Dov'è il tuo Dio?"” (Salmo 42:3). Ma, chi erano? A volte Satana trova persone che ci dicono ad alta voce cose dolorose e rattristanti. Ma la maggior parte delle volte, il nemico usa le sue potenze demoniache, mandandole a scuotere la nostra fede. Ci sussurrano pensieri sottili ma devastanti, formulati dal nemico stesso. E anche i credenti più santi non sono immuni a questi attacchi. È stato ad esempio il caso di Davide, che sentì queste accuse: “Non hai una dimora. La tua stessa famiglia ti ha rigettato. Hai problemi di ogni genere, Davide. Come puoi affermare di essere l’unto di Dio?”. Allo stesso modo, i messaggeri di Satana iniettano alla nostra mente le stesse accuse, facendoci domandare: “Signore, dove sei in questa crisi? Perché mi ritrovo a bere questo calice di dolore, perché tutti ce l’hanno con me? E perché non ascolti le mie preghiere? Grido a te notte e giorno, ma non sento risposta. Le mie lacrime hanno un senso per te?”.

Sappiamo che Davide camminò fianco a fianco con il Signore, fidandosi della Sua fedeltà. Era un uomo di preghiera che invocava il Signore in ogni questione della vita. E la Bibbia dice che Dio era con Davide dovunque andava, in tutto quello che faceva. Satana avrà invidiato quest’uomo e le rivelazioni che aveva ricevuto dal cielo, che sono riflesse nei Salmi.

Non sorprende che Satana abbia mandato uno spirito maligno ad impossessarsi di Saul, un re compromesso, che manifestò la rabbia dell’inferno contro Davide: “E Saul, da quel giorno in poi, guardò Davide di mal occhio” (1 Samuele 18:9).

Non vi confondete: Satana non si preoccupava dell’abilità combattiva di Davide, o del suo talento artistico o della sua personalità vincente. Nessuna di queste cose in se stesse minacciavano il suo regno delle tenebre. C’era piuttosto qualcosa nella fede di Davide, nella sua relazione col Padre, che faceva tremare l’inferno. E che rendeva Davide “il bersaglio Numero Uno” agli occhi di Satana. Quest’uomo veniva perseguitato, beffato e fatto soffrire solo per un motivo: camminava fianco a fianco con Dio.

La stessa cosa avviene oggi con tutti quelli che cercano Dio con sincerità. Satana vede che il Signore è con questi credenti, e che lui stesso è abbandonato da Dio – e in lui sorge una rabbia invidiosa. Infatti, l’invidia di Satana nei confronti di Davide si manifestò con lo scoppio di gelosia di Saul: Lettura da: I Samuele "Saul vide e riconobbe che il SIGNORE era con Davide. Saul continuò più che mai a temere Davide, e gli fu sempre nemico… Allora Saul cercò di inchiodare Davide” (18:28-29, 19:10).Notate che, benché Saul si infuriasse contro Davide, ne aveva anche paura: “Saul aveva paura di Davide, perché il SIGNORE era con lui e si era ritirato da Saul” (18:12). Ecco una chiara immagine che il diavolo ha paura di qualsiasi uomo o donna di Dio giusto, che prega ed ha fiducia. Giacomo ci esorta con questa verità, ricordandoci di un’importante arma che ci è stata data: “Resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giacomo 4:7).

Satana invidia e teme di più quelli che sono stati con Dio in preghiera e sono determinati a resistere e combattere nella fede.

Satana teme anche un piccolo esercito di quelli che si cingono per fede per combattere. Ha paura di quelli che stanno in piedi e sono pronti a resistere. E poiché ha paura di te, il suo progetto è quello di neutralizzare il tuo spirito combattente.

Il diavolo lo fa cercando di inondare la tua mente con dei pensieri di sconfitta, di distrazione, provenienti dall’inferno, che nutrono e alimentano la sfiducia in Dio e ne mettono in dubbio la potenza. Ti griderà nella mente e nello spirito: “Non vale più la pena combattere. Sei troppo debole a causa delle tue lotte personali. Non sarai mai uno che vince. Le potente dell’inferno sono troppo forti per poterle sconfiggere. Perciò farai bene a rilassarti. Non hai bisogno di essere così intenso nella battaglia”.

Carissimi, questa è tutta distrazione! L’unica strategia di Satana è far distogliere i tuoi occhi dalla vittoria della Croce. Vuole che ti concentri sulla tua debolezza, sui tuoi peccati, sulle tue disfatte – e per questo aumenta i tuoi problemi e le tue sofferenze attuali. Vuole farti credere che non sei abbastanza forte per poter andare avanti. Ma il punto non è la tua forza, ma la forza di Gesù.

Il fatto è che tutti noi avremo lotte finché moriremo, a meno che Gesù non tornerà prima. Avremo momenti di calma, tempi di refrigerio. Ma finché saremo sulla terra, avremo lotte spirituali. E non c’è fine a queste battaglie. Per questo Paolo dice che Gesù ci ha dato armi potenti da distruggere le fortezze. Siamo stati equipaggiati con armi a cui Satana non può resistere: la preghiera, il digiuno e la fede.

Alcuni cristiani si sono così concentrati sul loro dolore e sulle loro prove da non poterlo più sopportare. Quando incontri credenti del genere, l’unica cosa di cui parlano sono i loro combattimenti. Non li sentirete mai parlare della vittoria che Cristo ha vinto per loro.

Che non sia così per il popolo di Dio. È giunto il tempo di distogliere la mente dalle nostre attuali afflizioni. Dobbiamo distogliere gli occhi dalle prove e fissarli sul Capitano di questa guerra. Gesù ha le chiavi di ogni vittoria, e ci ha promesso: “Ti ho fornito ogni arma necessaria alla battaglia. E sono pronto e disposto a darti forza nei momenti di debolezza”.

Spesso quando diciamo: “Sono andato oltre per Gesù”, la verità è che siamo semplicemente giunti al punto di confidare appieno nel “sacrificio di sangue” di Cristo.

In Genesi 15, Dio fece un patto glorioso con Abrahamo. Disse al patriarca di prendere una giovenca e una capra e di dividerle a metà. Poi Abrahamo doveva prendere una tortora e un piccione e metterli a terra, testa a testa. Abrahamo fece come gli era stato comandato, e mentre queste creature erano lì a terra tutte sanguinanti, degli avvoltoi iniziarono a scendere sulle carcasse. Improvvisamente, Abrahamo avvertì un buio pesante tutto intorno a lui. Cos’era quel buio?

Era Satana che era in panico. Vedete, il diavolo aveva sentito il patto che Dio aveva fatto con Abrahamo. Il Signore aveva promesso di fare di Abrahamo una nazione potente e di benedire per sempre il suo seme. Inoltre, Dio aveva promesso di dare ad Abrahamo il paese di Canaan. Era quest’ultima promessa che aveva stimolato di più l’invidia di Satana. Canaan era il territorio del diavolo, un paese di idolatri, la sua fortezza demoniaca sulla terra. Ed ora Dio stava dicendo che il seme di Abrahamo avrebbe conquistato e posseduto quel territorio.

Carissimi, quando fate un patto con il Signore, lui vi dice cose buone. Vi promette: “Non vi farò cadere e vi presenterò senza macchia davanti al trono del Padre”. “Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza” (2 Pietro 1:4).

Come pensi reagisca Satana quando vede che tutto questo accade nella tua vita? Prima vede che le gloriose promesse del nuovo patto diventano nostre, quando diamo la nostra vita a Gesù. Questo fa andare il diavolo su tutte le furie. Poi ti vede deciso a proseguire con il Signore. A quel punto, per lui c’è una sola reazione: tutto l’inferno va nel panico!

avvoltoi

Satana riconosce che hai pienamente confidato nel “sacrificio del sangue” di Gesù per combattere tutti i tuoi desideri carnali e metterli a morte. E sa che questo significa che il suo regno delle tenebre ora è messo alle strette. Perciò manda degli avvoltoi per cercare di consumare il tuo sacrificio. Cosa sono questi avvoltoi? Sono i pensieri che nascono nell’inferno, e vengono per insidiarti e farti mettere in dubbio la fedeltà di Cristo nei tuoi confronti.

Basta un solo cristiano che prega ed ha fiducia per scuotere le fondamenta dell’inferno. E se questo ti riguarda, allora forse ti senti girare intorno gli avvoltoi che Satana ti ha mandato per farti cadere. Conosco molti credenti devoti che proprio in questo momento stanno combattendo contro un profondo senso di insicurezza. Lottano tutti i giorni contro sentimenti di indegnità. Si chiedono: “Se fossi veramente fedele, non sarei così preoccupato, così inefficiente nella testimonianza, così privato finanziariamente”. No, questa è proprio l’opera degli avvoltoi, che vengono a rubare il sacrificio.Dio ci ha dato una strategia spirituale per resistere all’invidia e all’ira di Satana.

Cosa fece Abrahamo quando vennero gli avvoltoi? La Scrittura ci dice che li scacciò. Allo stesso modo il Signore ci ha mostrato un modo per scacciare gli avvoltoi che ci minacciano. Non dobbiamo aver paura degli attacchi del diavolo, perché ci sono state date delle armi potenti.

Ogni qualvolta mi viene in mente un dubbio su Dio, devo solo resistere e appoggiarmi a quello che so sul mio amato Signore. Non posso accettare alcun pensiero basato semplicemente in base a come mi sento in quel momento. Tutti i miei pensieri devono essere misurati alle promesse che Gesù mi ha fatto e sulla vittoria che ha vinto per me.

Per dirla in parole povere, se mi vengono in mente pensieri di accusa – se provocano dubbio e paura, o condanna o un senso di rifiuto – so che non vengono da Dio. Tutti noi dobbiamo essere pronti quando vengono questi orribili pensieri. Anche il Signore Gesù fu soggetto a questi tipi di pensieri del nemico durante la tentazione che sopportò nel deserto.

Ho avuto comunione con alcuni dei santi di Dio più cari sulla terra. Molti di loro mi hanno detto che dopo aver cercato per un tempo il Signore – digiunando per giorni, impegnandosi con la mente ed il cuore a cercare il Signore – sono stati piagati da dubbi orribili riguardanti la stessa esistenza di Dio.

Un caro profeta mi ha confessato: “Di recente, sono stato assalito da pensieri malvagi. È la prima volta che mi accade una cosa del genere”. Ma lo Spirito Santo lo ha rassicurato: “Rimani fermo nella fede. Questi non sono tuoi pensieri, vengono da Satana. Il diavolo vuole convincerti che sei cattivo come i pensieri che ti manda. Vuole minare la tua fede. Semplicemente continua a resistere e confida nel Signore. Non affonderai. Sei sotto attacco, perché hai scosso le fondamenta dell’inferno”.

Come Abrahamo, il mio amico ha scacciato quegli avvoltoi, usando con fede la Parola di Dio. Allo stesso modo, Gesù resistette alle tentazioni di Satana nel deserto, ed il diavolo lo lasciò per un tempo. Possiamo sapere che Dio farà lo stesso per noi, se resistiamo in fede, confidando nelle sue promesse.

Perciò caro fratello, quando vengono a te gli avvoltoi, portando pensieri di indegnità e insicurezza, scacciali con la Parola di Dio.


"O SIGNORE, mia forza, io ti amerò affettuosamente. Il Signore è la mia rocca, e la mia fortezza, e il mio liberatore, Il mio Dio, la mia rupe; io spererò in lui; Il mio scudo, e il corno della mia salute, il mio alto ricetto. Io invocai il Signore, a cui si deve ogni lode; E fui salvato da' miei nemici." Salmo 18:1,2

Produzione umana


«È Down, abortisci» La madre surrogata si rifiuta. E apre il caso - L’ultima notizia sconcertante in tema di uteri in affitto arriva dal Canada di Lorenzo Schoepflin – Avvenire, 14 ottobre 2010


Un uomo e una donna si trovano a dover affrontare una battaglia contro la madre surrogata che sta portando in grembo il figlio concepito in vitro con i loro gameti, a causa del rifiuto della gestante di abortire. La richiesta di interrompere la gravidanza è arrivata dalla coppia canadese una volta che gli esami hanno evidenziato che il bambino è affetto dalla sindrome di Down.
La legge canadese prevede la possibilità della maternità surrogata nei casi in cui non vi sia una ricompensa in denaro per la donna che porta avanti la gravidanza, ma in questo caso il motivo della disputa legale è costituito dal contratto stipulato tra quest’ultima e la coppia. Il dottor Ken Seethram, che lavora presso la clinica di Vancouver che ha seguito l’iter medico della coppia, ha infatti rivelato che esiste un accordo scritto secondo il quale, nel caso in cui la madre surrogata si rifiutasse di abortire, la coppia non avrebbe alcun tipo di responsabilità nei confronti del figlio.
Giuristi, medici ed esperti di bioetica si interrogano adesso sulla validità di quell’accordo e su quale sia la strada per tutelare i soggetti coinvolti. Secondo Juliet Guichon, bioeticista dell’Università di Calgary, i genitori non possono rifiutarsi di prendere in carico il bambino. Il contratto non avrebbe alcun valore poiché le norme che riguardano gli accordi tra due o più persone non si possono applicare in materia di maternità surrogata a meno di non ledere la sacralità della vita umana. «Non si può dire – ha aggiunto Guichon – 'Oh oh, c’è un difetto' e interrompere la gravidanza», rischiando così di confondere la produzione con la riproduzione. Dello stesso avviso è la professoressa Francoise Baylis, della Dalhousie University, secondo la quale il figlio è visto dalla coppia come un prodotto e, nel caso specifico, «un prodotto difettoso». Sally Rhoads, della Surrogacy in Canada Online, che garantisce assistenza e supporto a chi decide di utilizzare la maternità surrogata, sostiene invece che sono i genitori a dover essere tutelati: «Il bambino è il loro bambino, perché dovrebbero essere costretti a crescere un figlio che non vogliono?», si è chiesta Rhoads. Domande che necessitano di una risposta per un fenomeno, quello degli uteri in affitto, sempre più diffuso in Canada.

Le S.S. erano solo troppo avanti e un pochino politicamente scorrette,la loro versione anonima e imbellettata, oggi è pubblicamente forse ancora non maggioritaria, ma intimamente approvata e "benedetta".

martedì 12 ottobre 2010

W il relativismo:noi vogliam d-IO non la Chiesa


C'è un episodio di Francesco alla Crociata molto significativo che ci viene abitualmente taciuto: dopo essere scampato per miracolo alla morte e avere subito dai musulmani percosse sanguinose,Francesco riesce a raggiungere il sultano Malil-Al-Kamil. Con lui c'era un altro frate, di nome Illuminato, che ci riporta il dialogo intercorso tra il poverello di Assisi e il Sultano. 18. Sentiamo la testimonianza di Frate Illuminato: "II Sultano sottopose a Francesco un'altra questione: "II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuoi togliervi la tonaca" Quanto più voi cristiani non dovreste invadere le nostre terre!". Rispose il beato Francesco: "Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo.Altrove, infatti, è detto: "Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da tè. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. Proprio perquesto, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perchè voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare e adorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi!". 19.Come vedete, qui ci troviamo di fronte ad un san Francesco diversoda quello che ci hanno insegnato . Nel grosso Libro : FONTI FRANCESCANE -- Dal " Verba fratris Illuminati socii" b) Francisci adpartes Orientis et in cospectu Soldani Aegypti (dal codiceVaticano , Ottob.lat.n.552) ,in BBT,Ipp.36-37; cfr L.Olinger,Liberexemplorum, op.cit.numeri 98-99 pp.250- 251.




Leggendo queste righe,penso a quanti francesCANI e non ,con la bandierina della pace,con la colombina bianca,perché no con la bavaglia(se non ritornerete come bambini),con l'ulivo(sopratutto),col perizomino(S.Francesco era per l'amore universale,per la tolleranza,forse anche per le orge),col waka waka(su youtube e non)fanno pubblicità ad una chiesa inventata,ad una chiesa(la minuscola è voluta)da giochi senza frontiere,che parla,scusate dialoga,con tutti e non ascolta il suo Papa.Quanti cani,scusate francesCANI e non protestantizzano il cattolicesimo in nome del nuovo o presunto tale che avanza,mentre Ratzinger "s'attarderebbe in questioni superate"..Non so se ci avete fatto caso che è rimasto solo quasi lo Spirito Santo,scusate ho sbagliato ancora,lo spiritoso santo,un gesù da topolino e dio,quello è rimasto,noo!Non il Dio della Chiesa cattolica,ci mancherebbe,un dio,ognuno ha il suo e attorno a quello ci si incontra ,immagino in una grande Babilonia o in un buddistico annullamento comunitario.Del resto san Francesco è splendido,mentre la sua regola è sconosciuta e irrilevante,tutti "amano" san Francesco, ben pochi lo conoscono,"tutti" detestano la Chiesa(quella reale,quella vera,Papa,Magistero,Tradizione) quasi nessuno la conosce.Il tenerone san francesco nel cantico delle creature ridotto ormai a poesiola per bambini e opera sua più conosciuta dice:guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali.Il benevolo,il cucciolone dice guai,è perentorio non annacqua tutto in un dio mamma che fa passare tutto e tutti,che si fosse alzato male quel giorno?O forse c'è da rivedere l'edulcorato fraticello,come il pio san Pio(leggete il libro di Socci)e di conseguenza rivedere tutto l'approccio alla Chiesa?


Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione.

domenica 10 ottobre 2010

Un anno di MusicfromGod

Sono passati quasi tredici mesi dalla prima volta che ve ne ho parlato,il primo anno di vita è stato superato,con alti e bassi ma sempre ai vertici della classifica.Era ventesima un anno fa con 837 concorrenti è ventesima oggi con 350 rivali in più rispetto ad allora.La selezione dei brani è stata continua e il livello musicale raggiunto mi sembra considerevole,c'è margine di miglioramento nei video presenti ma generalmente anche qui il livello è buono.Il limite dei 100 video è un po' stretto,c'è la possibilità di liberarsene ma sarà tutto rinviato al mese prossimo,se ne avrò l'occasione.Per ora vi affido questo gioiellino che tra i suoi ultimi visitatori esteri ha avuto americani e canadesi(grazie a Dio)ma anche Tunisia,Qatar,Arabia Saudita,Iran,Pakistan:che mi abbiano messo nel mirino?

p.s.

Recentemente è stata aggiunta della pubblicità,non dipende da me,basta comunque cliccare sulla x e scompare.

venerdì 8 ottobre 2010

Dilegua o notte!




L'ora e fuggita e muoio disperato! E non ho amato mai tanto la vita! tanto la vita!

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto; In una smorfia il singhiozzo e'l dolor... Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol che t'avvelena il cor!




che vene a dicere
stu parla' ca me da spaseme?
Tu nun ce pienze a stu dulore mio
tu nun ce pienze, tu nun te ne cure.
Core, core 'ngrato,
t'haie pigliato 'a vita mia,
tutt'e' passato
e nun ce pienze cchiu'




Dilegua, o notte! Tramontate, stelle!
Tramontate, stelle! All'alba vincerò!
Vincerò! Vincerò!

Lamento e preghiera: nelle tue mani Signore rimetto il mio spirito

Il silenzio della mia anima,
dentro e fuori
riempie lo strazio,
che fu molto di più Tuo e della Madre,
in ginocchio
le note del pianoforte mi riconducono a Te,
a Te
che mi hai dato nella disperazione la gioia,
la grazia,
lo splendore
di un amore immenso
per me e per i miei fratelli.
Ascolta Signore la voce che ti canta ,
in essa il mio cuore geme,
si dibatte
schiavo di un tempo mortale.
Tu hai vinto la morte,
i miei occhi hanno visto,
vedono la risurrezione,
ascolta il mio grido di supplica,
Signore fino a quando?
Il Tuo Santo Spirito è su di me,
non temo il male,
lo combatto,
ne ricevo le ferite
ma non indietreggio.
Signore
Tu vedi il sorriso
che comunque non scompare,
pregusta la vittoria finale,
sostienilo,
sii mio scudo e mia spada.
Son of God,
Figlio di Dio
mi prostro ai tuoi piedi,
servo inutile,
ricco solo della Tua presenza
e della benevolenza della Tua santa Madre.
Proteggi il figlio
che hai riscattato col tuo prezioso sangue,
non lasciarlo nelle mani degli aguzzini.
Non devi temere i terrori della notte,
né freccia che vola di giorno.
Mille cadranno al tuo fianco,
ma nulla ti colpirà ,
Tu sei un Dio fedele,
mantieni la Tua parola
che i nemici vedano la Tua potenza e misericordia.
Imploro la libertà
che già vien meno ai miei occhi,
supplico ristoro,
Tu hai detto :venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi.
Conosci la mia stanchezza,
mi trascino,
combatterò fino all'ultimo respiro,
devo proteggere me stesso e chi mi hai affidato,
le mie forze sono ormai allo stremo,
accetta da me il cuore indomito
e la sua tensione
e appartenenza a Te
come unico,
possibile,
gift of love,
regalo d'amore.
Grazie Signore per il dono,
immenso,
dei miei fratelli,
i vicini
che mi sostengono
col loro esempio
e sguardo
e i lontani,
che sono parte di me,
perché nei loro occhi,
nelle loro storie vedo Te.
Grazie Signore per la musica
e la poesia
che piegano a Te il mio essere,
distratto e sordo,
perché lì trovo le tue tracce ,
risvegliato dalla nostalgia dell'Eterno.

In manus Tuas Domine!

giovedì 7 ottobre 2010

Madonna del Rosario in ricordo di Lepanto.



Un episodio glorioso nella storia della Cristianità


La battaglia di Lepanto


Articolo apparso in Cristianità - n. 80 del dicembre 1981

Dall'episodio relativo alla battaglia di Lepanto un esempio, sempre valido anche per i nostri giorni, di solidarietà internazionale e cristiana di fronte al comune pericolo, allora rappresentato dalla minaccia turca. L'eroica resistenza dei cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme in Malta assediato dai turchi. La Lega Santa tra gli Stati cattolici nella Cristianità della Contro-Riforma, modello di unità del mondo cattolico, raggiunta superando interessi temporali divergenti grazie soprattutto alla decisa mediazione dell'allora regnante Pontefice, san Pio V. La gioia della Cristianità alla notizia della vittoria di Lepanto, che preservò intere nazioni europee dalla dominazione musulmana.
All'alba del 7 ottobre 1571, esattamente quattrocentodieci anni fa, aveva inizio, nelle acque di Lepanto, porto della costa ionica, situato di fronte al Peloponneso e non distante da Corfù, una delle più grandi battaglie navali della storia, frutto glorioso degli sforzi della Cristianità controriformistica. Non pare affatto fuori luogo ricordarne l'anniversario, e ricordarlo nel modo più serio, cioè riassumendone la storia e inquadrando l'evento nella situazione del Mediterraneo negli anni immediatamente precedenti e seguenti, così da comprenderlo meglio e da poterlo valutare nella sua portata e nel suo significato.
La Cristianità e il Mediterraneo intorno alla metà del Cinquecento
Intorno alla metà del secolo XVI la situazione della Cristianità era delle più difficili. Il secolo si era aperto, è vero, all'insegna delle promettenti conquiste di nuove terre in Africa, in Asia, in America (1). Ma, già nel secondo decennio, l'incendio acceso dall'ex monaco Martin Lutero era divampato in tutta Europa, approfittando del fertile terreno costituito e preparato da molte tendenze affermatesi nel secolo precedente: dalla diffusione di un movimento culturale umanistico sostanzialmente acristiano, quando non anticristiano (2), alla decadenza della scolastica, con prevalenza in campo filosofico di un neoplatonismo paganeggiante e magico-esoterico o di un aristotelismo averroista; dalla decadenza delle élite aristocratiche e guerriere alla diffusione, nei vari ceti sociali, di una ricerca del lusso e dei piaceri, dal ricorrere di gravi crisi nella Chiesa, come l'esilio del papato ad Avignone e il successivo lungo scisma, alle difficoltà dei Papi rinascimentali di portare a termine una riforma della Chiesa, a parte qualche intervento pur significativo (3).
Mentre Carlo V tentava, attraverso una serie continua di guerre, di salvare l'unità dell'Impero, la Chiesa avviava, col grande Concilio di Trento, insieme uno sforzo di rinnovamento e di riaffermazione solenne delle verità dogmatiche minacciate dall'errore protestante. Come spesso è accaduto nella sua bimillenaria storia, essa trovava al suo interno una straordinaria capacità di reazione, documentata dal fiorire di santi e di nuovi ordini religiosi, dei quali il più importante fu certamente la Compagnia di Gesù, fondata da sant'Ignazio di Loyola, destinata a rappresentare l'arma di punta della riconquista cattolica di una parte dell'Europa.
Questa, d'altra parte, era tormentata dalle contrapposizioni politiche fra Stati cristiani. Così, la Francia - del resto tormentata da decennali e sanguinose guerre di religione - non esitava, talora ad appoggiarsi, nella sua politica antiasburgica, a principati protestanti, e giungeva a vedere con qualche sollievo la forza minacciosa dei turchi nel Mediterraneo.
In questo mare, poi, al pericolo turco si aggiungevano i divergenti interessi, anche comprensibili, degli altri Stati cristiani. Così, mentre Venezia era preoccupata soprattutto delle minacce e degli attacchi che i sultani e le loro forze portavano alle posizioni che essa conservava nello Ionio e nell'Egeo, la Spagna si preoccupava in particolare della presenza musulmana nel bacino occidentale del Mediterraneo, cercando di combatterla nelle sue basi nordafricane (4). Quando la generale situazione europea consentì a Carlo V di tentare di assumere una contro-iniziativa nel Mediterraneo, essa si articolò in due grandi spedizioni contro Tunisi e contro Algeri, delle quali solo una poté considerarsi riuscita (5).
E' questo un primo elemento da tenere presente: la vittoria di Lepanto e, prima ancora, la costituzione di una flotta congiunta, non fu il risultato di interessi politici convergenti. Essi, semmai, divergevano, come si vide negli anni precedenti e seguenti la battaglia stessa. Essa fu piuttosto il frutto di scelte coraggiose e responsabili di alcuni principi e uomini politici e militari cristiani, nonché della persistenza, ancora notevole, anche a livello popolare, dello spirito di crociata (6).
Comunque, dalla fine del Trecento, l'espansione turca si era fatta sempre più minacciosa e, pur avendo conosciuto qualche battuta di arresto - sia per vittorie cristiane che per alcune crisi interne -, nel complesso essa appariva quasi inarrestabile, mentre, negli intervalli tra le vere e proprie guerre, un continuo stillicidio di incursioni, attacchi corsari, saccheggi, catture di schiavi, massacri, manteneva, sui mari e lungo le coste, il terrore nei confronti degli aggressivi infedeli. Ed è questo un secondo elemento da tenere presente per valutare Lepanto: il senso di liberazione provato non solo e non tanto per la scomparsa di un pericolo - che fu, come vedremo, temporaneo -, ma anche per la prova raggiunta che fermare i turchi, volendo, era possibile.
L'assedio di Malta nel 1565
Nella impossibilità di rievocare in questa occasione il lungo elenco di vittorie e sconfitte, di piccoli e grandi episodi, di tentativi di sforzi comuni e di prevalenze di interessi particolari, mi pare utile prendere il 1565 come anno di avvio del racconto degli eventi che culminarono nella giornata di Lepanto. Ciò soprattutto per l'importanza che ebbe il fallimento del tentativo turco di conquistare Malta, tentativo che ebbe luogo proprio in quell'anno. Si può ben dire che esso segnò la fine di un periodo di netta prevalenza turca e l'avvio di un'azione cristiana di controffensiva, ancorché marcata da quei ritmi lenti e da quelle diffidenze reciproche di cui ho sopra fatto cenno (7).
L'importanza di Malta non era legata soltanto alla perdita eventuale di una posizione geograficamente e strategicamente del massimo rilievo, ma anche al fatto che l'isola era la base di quell'ordine militare dei cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme il quale, adattandosi alle nuove circostanze, non aveva perso il suo antico spirito e il senso della sua tradizione, legati alle Crociate e alla Terrasanta. Le sue non numerose galee agivano con decisione sul mare, impegnate regolarmente in una spesso vittoriosa, sempre fastidiosa contro-guerriglia navale, mentre le sue basi costituivano un punto d'appoggio vitale per tutte le navi cristiane (8).
L'attacco a Malta, con tutte le forze turche disponibili, fu deciso in persona dal vecchio Solimano, detto il Magnifico, per vendicare i danni patiti per opera dei Cavalieri di Malta e per dare prova che, dopo vari anni di regno, era ancora capace di sferrare offensive in grande stile contro il mondo cristiano; ciò benché, tra i suoi consiglieri, ve ne fossero alcuni contrari, timorosi delle grandi capacità militari dei Cavalieri - dimostrate anche durante il lungo assedio turco di Rodi - e favorevoli, semmai, ad attaccare le posizioni spagnole di Tunisi e di La Goletta, magari con una manovra diversiva contro Otranto. Comunque, il sovrano turco non era un avventato e si preoccupò di garantirsi la neutralità della Francia e di Venezia (9).
La flotta turca si mosse con grande velocità e rapidità mentre in Occidente ci si interrogava sui possibili obiettivi che essa avrebbe potuto perseguire; a Malta, allorché 18 maggio 1565 la immensa flotta turca si presentò o all'isola, non erano stati fatti quei preparativi militari - perfezionamento delle opere difensive già esistenti, ammasso di viveri e munizioni - che sarebbero stati dettati dalla consapevolezza di dovere affrontare un così terribile assedio.
In altra occasione, semmai, racconterò in dettaglio vicende della resistenza dei Cavalieri e dei molti episodi degni di essere conosciuti (10). Qui basterà dire che essa fu eroica, talora ai limiti dell'incredibile. Uno storico, certo non accusabile di facili entusiasmi o di intenti apologetici, Fernand Braudel, dopo aver esposto come la situazione si presentasse favorevole ai turchi, non esita a scrivere: "Ma il gran maestro, Jean Parisot de la Vallette, e i suoi cavalieri si difesero meravigliosamente. Il loro coraggio salvò tutto" (11).
In effetti, quasi tutta l'isola fu occupata, tranne alcune fortificazioni che resistettero a oltranza, nonostante lenti bombardamenti e i ripetuti assalti. I difensori del piccolo forte di Sant'Elmo morirono tutti, ma ai turchi fu necessario più di un mese per conquistarlo. Il forte di San Michele resistette ancora più a lungo anche grazie alle coraggiose sortite del gran maestro e di un pugno di cavalieri che gettavano il panico nelle fila del grande esercito turco e alleggerivano la pressione degli assedianti.
Malta ebbe così il necessario respiro. Poterono arrivare i primi rinforzi inviati dal viceré di Napoli, don Garcia de Toledo. I turchi decisero di rinunciare all'impresa, abbandonando l'isola il 12 settembre.
E' stato scritto che "la vittoria delle armi cristiane - vittoria piena e decisiva - aveva richiesto dolorosi sacrifici: duecentodieci i cavalieri caduti, sessantanove i serventi d'arme morti e, diciassette i dispersi, cinque cappellani caduti, cui devono essere aggiunti i soldati morti in combattimento dei quali settemila maltesi e duemilacinquecento di altre nazioni " (12). Ma Solimano il Magnifico, il conquistatore di Rodi e di Belgrado, di Buda e di Tabriz, era stato sconfitto e il mito della invincibilità delle sue armate era stato scosso.
La Lega Santa
Tuttavia, gli avvenimenti del 1565, pur favorevoli, nelle loro conclusioni, alle armi cristiane, avevano confermato i pericoli che derivavano dalla disunione politica e militare della Cristianità. La vittoriosa resistenza di Malta fu un motivo di incoraggiamento per la riscossa cristiana, ma anche un campanello di allarme. Ma altri fattori resero possibile la grande giornata di Lepanto, fra i quali, a parere di quasi tutti gli storici, anche non cattolici, decisiva fu l'azione di san Pio V, salito al pontificato all'inizio del 1566.
Il nuovo Papa era nato presso Alessandria nel 1504. Entrato giovane nell'ordine domenicano, si era distinto per l'austerità della vita e l'impegno nella difesa del cattolicesimo. Lo notò il cardinale Carafa, il quale, nel 1551, lo fece nominare commissario generale dell'Inquisizione; divenuto questi Papa con il nome di Paolo IV (1555-1559), nominò lo stimato padre Michele prima cardinale e, poi, grande inquisitore. Fu, invece, messo da parte dal successivo Papa, Pio IV, il quale, se pure ebbe il merito di chiudere il Concilio di Trento e di avviarne l'applicazione, seguiva una linea più moderata del suo predecessore. L'elezione del cardinale Ghislieri all'inizio del 1566 costituì, perciò, una sorpresa. Essa, dovuta in buona parte alla influenza in conclave san Carlo Borromeo, segnò la definitiva affermazione, in seno alla Chiesa cattolica, di quelle forze che perseguivano lucidamente ed energicamente una strategia di contro-riforma basata sul rinnovamento della Chiesa stessa; sulla integrale applicazione delle decisioni di Trento; su un'azione, improntata a severità e decisione, di difesa della Cristianità sia sul piano esterno che sul piano interno, a tutti i livelli, da quello politico a quello culturale (13).
Fedele allo spirito di crociata e perfettamente consapevole della minaccia turca - rinnovata, dopo la morte di Solimano, dal nuovo giovane sultano, Selim, salito al trono nel 1566 -, san Pio V si adoperò in ogni modo per appianare i contrasti tra le potenze cristiane mediterranee e per spingerle a uno sforzo comune. Di lui Fernand Braudel ha giustamente scritto: "Certo, non un papa del Rinascimento: un'età ormai finita" (14). Meno giustamente, mi sembra, aggiunge che egli fu "intransigente e visionario" (15); intransigente certamente, ma visionario è termine equivoco, nella misura in cui sembra alludere non soltanto alla sua santità e alla sua tensione spirituale, ma anche a una astrattezza che la sua azione non ebbe. E' spesso, purtroppo, con accuse simili che vengono liquidati i progetti la cui magnanimità spaventa; e si fanno valere le ragioni di una pseudo-prudenza politica, le quali sono, sovente, ben più irreali e astratte, anche se molto più comode.
Intanto, mentre le guerre di religione infuriavano in Francia e nei Paesi Bassi, l'espansione turca riprendeva minacciosa, non solo sul mare, ma anche alle frontiere ungheresi dell'impero. Inoltre, non senza sospetti di manovre turche, una rivolta dei musulmani di Granada, scoppiata nel 1569, si estendeva a gran parte dell'Andalusia, protraendosi a lungo.
Mentre le forze spagnole erano impegnate in questa difficile guerra, alla fine vinta sotto la guida di don Giovanni d'Austria - venticinquenne fratellastro del re di Spagna Filippo II -, Tunisi cadeva in mano musulmana e i turchi si apprestavano ad attaccare Cipro, approfittando delle difficoltà di Venezia, della quale, tra l'altro, era bruciato quasi completamente il famoso Arsenale, per un incendio dì cui non si può escludere l'origine dolosa (16). Nel luglio, in effetti, i turchi sbarcavano a Cipro e nel settembre conquistavano la capitale, Nicosia. La resistenza cristiana continuò nella più fortificata Famagosta, sotto la guida dell'eroico Marco Antonio Bragadin, poi destinato a orrendo supplizio quando, nell'anno successivo, la città dovrà cadere, nonostante le promesse e i patti.
San Pio V colse l'occasione dell'attacco a Cipro per superare la politica, ormai insufficiente, dei piccoli e occasionali aiuti. Fin dall'inizio perseguì la costituzione di una vera e propria lega. Le trattative furono lente; bisognava superare interessi divergenti. Alla fine la Sacra Lega fu firmata il 20 maggio 1571, nonostante gli sforzi della Francia, che cercava di dissuadere Venezia; nonostante la riluttanza di Filippo Il a impegnarsi nel Mediterraneo orientale; nonostante lo scetticismo dei veneziani, rafforzato da una deludente campagna fiaccamente condotta nell'autunno del 1570; nonostante i contrasti tra il granduca di Toscana Cosimo I e il sovrano spagnolo. Ed essa ebbe anche rapida attuazione, nonostante le obbiettive difficoltà di radunare e concentrare una forza ingente, come previsto dall'accordo e come necessario per la situazione, costruendo e armando navi, arruolando marinai e soldati, provvedendo ai rifornimenti resi tanto più difficili, in quanto il raccolto del 1570 era stato cattivo nei paesi spagnoli.
La battaglia di Lepanto
La flotta cristiana riuscì a concentrarsi a Messina alla fine di agosto del 1571. Presto, se si considera la difficoltà che dovettero superarsi; troppo tardi, secondo i più prudenti tra i condottieri cristiani: Requesens, inviato personale di Filippo II, e Gian Andrea Doria consigliavano di limitarsi a un atteggiamento difensivo; nello stesso senso scriveva da Pisa don Garcia de Toledo. "Ma don Giovanni prestò ascolto soltanto ai capi veneziani e a quei capitani spagnuoli della sua cerchia che insistevano per l'azione; e, presa la decisione, si dedicò al compito con l'ardore esclusivo del suo temperamento" (17). In effetti, fu la sua energia, sostenuta dal fascino della sua personalità e dalla naturale attitudine al comando, a soffocare sul nascere riaffioranti contrasti tra capitani e tra equipaggi. Fu la sua volontà a perseguire lo scontro, andando a cercare l'armata nemica. Furono, poi, il suo coraggio e il suo valore militare a giocare un ruolo molto importante nella battaglia stessa.
Così, la flotta cristiana andò a cercare quella turca, la quale, dopo essersi spinta fino a metà Adriatico, era rientrata a Lepanto, per imbarcare nuovi equipaggi e nuovi viveri. La flotta cristiana era composta da duecentootto galee, quella turca da duecentotrenta. Centodieci galee avevano comandanti veneziani, anche se, per la scarsezza di uomini, gli equipaggi erano stati rinforzati con truppe provenienti dagli Stati spagnoli, in specie per il settore degli archibugieri. Trentasei provenivano da Napoli e dalla Sicilia; ventidue da Genova, al comando del Doria; ventitré dagli Stati pontifici e da altri Stati italiani (18); quattordici dalla Spagna in senso stretto e tre da Malta (19).
La superiorità numerica, gli ordino avuti dal sultano e il suo temperamento personale indussero il comandante in capo della flotta turca, Alì, a non sottrarsi al combattimento, pur se nell'ambito dei comandanti turchi non poche voci si erano espresse in senso contrario.
Mentre le flotte si avvicinavano fu inalberato sulla galea del comandante in capo dell'armata cristiana (20) lo stendardo della Lega, offerto da san Pio V, che recava in campo cremisi il Crocifisso con, ai piedi, le armi del Pontefice, di Venezia e della Spagna. Don Giovanni e il comandante pontificio, Marcantonio Colonna, imbarcatisi su due piccoli e veloci legni, percorsero tutto lo schieramento, ricordando la natura divina della causa per cui combattevano e che il Crocifisso era il loro vero comandante. A bordo, i cappellani confessavano e i capitani incitavano; gli equipaggi lanciavano grida di guerra (21).
Un contemporaneo ricorda che nelle galee cristiane "tuttavia si toccavano assiduamente gli tamburi e ogni altra sorte di istrumenti", aggiungendo che esse "vogavano in bellissima ordinanza", cioè stando molto vicine, in modo da impedire la penetrazione di gruppi di navi nemiche (22). Il mare si calmò improvvisamente, e ciò parve miracoloso agli esperti di mare. La battaglia si accese, dopo che dalle imbarcazioni ammiraglie erano partiti i primi colpi di artiglieria.
Mentre Gian Andrea Doria, a capo dell'ala destra dello schieramento cristiano, era costretto ad allargarsi per evitare la manovra di aggiramento tentata dal corno sinistro
dello schieramento turco, comandato da Euldj-Ali (27) la battaglia si decise nel centro. Le artiglierie giocarono un ruolo tutto sommato secondario, anche se la superiorità di fuoco delle sei galeazze veneziane, pesantemente armate,
rimorchiate in prima fila, ebbe un peso rilevante nel gettare un sanguinoso disordine nel cuore dello schieramento nemico. Decisiva fu la superiorità delle fanterie cristiane nella serie dei combattimenti ravvicinati tra singoli gruppi di galee, guidate da capi che "non mancavano di mostrare animo gagliardo e grande" (24). Intanto, "gran parte degli schiavi cristiani che si trovavano sopra l'armata nemica [...]
facevano ogni sforzo per procacciare il loro scampo e la vittoria dei nostri" (25).
Molti furono gli episodi di eroismo: l'equipaggio della galera Fiorenza dell'Ordine di Santo Stefano, tutto ucciso salvo il suo comandante Tommaso de' Medici e quindici, uomini. Il generale Giustiniani, dell'Ordine di Malta, e il comandante della galera capitana dell'Ordine, fra' Rinaldo Naro, furono feriti tre volte; quaranta cavalieri di Malta caddero nel combattimento (21). Morì, tre giorni dopo la battaglia, anche il comandante in seconda veneziano, Agostino Barbarigo, il quale, accorgendosi che ì suoi ordini non erano uditi bene, si scoprì il viso mentre "i nemici più fieramente saettavano; essendogli detto si coprisse [...] rispose che minor offesa egli sentirebbe di essere ferito che di non essere udito", e fu così ferito mortalmente (27). Del valore di don Giovanni si è detto; va anche ricordato il grande apporto di Marcantonio Colonna e del settantacinquenne comandante veneziano Sebastiano Venier.
Le proporzioni della sanguinosa battaglia possono essere riassunte in poche cifre. Se i caduti cristiani furono circa 9 mila, quelli turchi furono 30 mila, e varie altre migliaia quelli catturati. Soltanto trenta navi turche riuscirono a fuggire; delle altre, centodiciassette catturate e divise tra gli Stati membri della Lega e le rimanenti andarono distrutte (28).
Una vittoria senza conseguenze?
E' la domanda che si pone Fernand Braudel, ricordando che una serie di storici, e primo - si potrebbe dire: naturalmente - Voltaire, hanno insistito sul fatto che negli anni successivi la vittoria non fu sfruttata a fondo (29).
In effetti riemersero antichi contrasti, mentre molti altri scacchieri impegnavano la Spagna. Nel 1575 Venezia fu fiaccata da una terribile epidemia (30). Nel 1578 don Giovanni d'Austria, che era nei Paesi Bassi a combattere contro i protestanti, morì improvvisamente. Ma si tratta di osservazioni storicamente non corrette, come già ho accennato in qualche osservazione precedente.
In realtà bisognerebbe domandarsi, per capire la portata dell'avvenimento, cosa sarebbe successo se la vittoria non ci fosse stata o, peggio, se ci fosse stata una sconfitta. Non solo tutte le posizioni veneziane nei mari Egeo, Ionio e Adriatico sarebbero cadute, ma la stessa intera Italia, forse anche la Spagna, sarebbero state alla mercé dei turchi (31).
Allora comprenderemo la gioia dei popoli cristiani (32) l'entusiasmo dei veneziani all'arrivo della notizia, i festeggiamenti fatti un pò dappertutto. Il Papa, quando ricevette dal nunzio veneziano la notizia della vittoria, proruppe in lacrime e ripeté le parole della Scrittura: "fuit homo missus a Deo cui nomen erat Johannes" (33). Il re Filippo II stava assistendo ai vespri nella cappella del suo palazzo quando entrò l'ambasciatore veneziano, proprio mentre veniva intonato il Magnificat, gridando Vittoria! Vittoria!. Ma il re non volle che si interrompesse la sacra funzione. Solo al termine fece leggere il dispaccio e intonare il Te Deum (34). Segno che si manteneva il senso della esatta gerarchia della storia in una buona prospettiva cattolica.
Certamente, la vittoria era stata ottenuta grazie a "la intelligentissima prudentia de i nostri generali, la bravura e destrezza de i capitani in mandare ad effetto, il valore de' gentiluomini e soldati nell'essequire", (35). Ma, più ancora, a ben altre forze, secondo la bella espressione del senato veneto: "Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit", "non il valore, non le armi, non i condottieri ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori" (36). Del resto, la vittoria di Lepanto era avvenuta nel giorno in cui le confraternite del Rosario facevano tradizionalmente particolari devozioni (37).
Marco Tangheroni
NOTE
(1) Di tali conquiste non bisogna dimenticare, accanto alle altre, le motivazioni di carattere religioso; Cfr. PIERRE CHAUNU, La conquista e l'esplorazione dei nuovi mondi (XVI secolo), trad. it., Mursia, Milano 1977.
(2) Non è questa la sede per approfondire il discorso sui limiti e sui caratteri dell'umanesimo cristiano, che certamente esistette, ma, a mio parere, senza possibilità di caratterizzare nella sostanza il periodo e le tendenze e non senza illusioni ed errori di prospettiva.
(3) PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, pp. 71-73, coglie l'importanza di questo periodo nell'avvio del processo rivoluzionario. Per le tendenze - sulle quali insiste giustamente il pensatore cattolico brasiliano - è sempre affascinante e ricca di stimoli la lettura di JOHAN HUIZINGA, L'autunno del Medioevo, trad. it., Sansoni, Firenze 1966. Interessante anche - proprio per l'orientamento marxista e progressista degli autori - RUGGERO ROMANO e ALBERTO TENENTI, Alle origini del mondo moderno, Feltrinelli, Milano 1967. Per l'aspetto filosofico RUDOLF STADELMANN, Il declino del Medioevo. Una crisi di valori, trad. it., Il Mulino, Bologna 1978 (l'originale edizione tedesca è del 1929).
(4) Fondamentale è FERNAND BRAUDEL, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II, n. ed. it., Einaudi, Torino 1976, in particolare pp. 887-1326.
(5) Cfr. GIANCARLO SORGIA, La politica nord-africana di Carlo V, Cedain, Padova 1963.
(6) A proposito di questo argomento si può vedere FRANCO CARDINI, Le crociate tra il mito e la storia, Istituto di Cultura Nova Civitas, Roma 1971, pp. 292-332.
(7) F. BRAUDEL, op. cit., considera il 1565 l'ultimo anno della supremazia turca.
(8) Cfr. UBALDINO MORI UBALDINI, La marina dei sovrano militare ordine di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, Regionale Editrice, Roma 1971. Per una visione d'insieme è tuttora fondamentale, sul piano degli avvenimenti militari, CAMILLO MANFRONI, Storia della marina italiana dalla caduta di Costantinopoli alla battaglia di Lepanto (1453-1571), Roma 1897. Ricordo anche il congresso tenutosi a Venezia in occasione del quarto centenario, Il mediterraneo nella seconda metà del '500 alla luce di Lepanto, Olfchki, Firenze 1974; cfr. anche FILIPE RUIZ MARTIN, The battle of Lepanto and the Mediterranean, in The Journal of European Economic History, 1, 1 (1972), pp. 166-169.
(9) Cfr. U. MORI UBALDINI, op. cit., p. 220.
(10) Cfr. FRANCESCO BALBI DA CORREGGIO, Diario dell'assedio di Malta, Palombi, Roma 1965; questo testo mi sembra il più interessante per avvicinarsi in modo diretto agli avvenimenti di quei mesi nell'isola.
(11) F. BRAUDEL, op. cit., p. 1088.
(12) U. MORI UBALDINI, op. cit., p. 243.
(13) Cfr. LUDWIG VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine del Medio Evo, trad. it., Roma 1944.
(14) F. BRAUDEL, op. cit., p. 1100.
(15) Ibid., p. 1101.
(16) Ibid., p. 1137.
(17) Ibid., p. 1176.
(18) A causa della tensione tra Cosimo e Filippo II le dodici galee toscane parteciparono come noleggiate dal Papa, le cui insegne - e non quelle stefaniane o medicee - innalzavano: cfr. CESARE CIANO, I primi Medici e il mare, Pacini, Pisa 1980, pp. 59-66.
(19) Cfr. FREDERIC C. LANE, Storia di Venezia, trad. it., 2a ed., Einaudi, Torino 1978, pp. 428-432.
(20) Una ricostruzione della galea reale di don Giovanni d'Austria si può vedere nel Museo Navale di Barcellona, in scala l/1. Nella cattedrale della stessa città si conserva - ed è oggetto di gran devozione - un bel Crocifisso in legno, che si dice fosse a bordo della nave di don Giovanni.
(21) Cfr. GIOVANNI PIETRO CONTARINI, Historia delle cose successe dal principio della guerra mossa da Selim ottomano ai Venetiani fino al dì della gran giornata vittoriosa contra i Turchi, Francesco Ramparetto, Venezia 1572, foglio 48 r.
(22) U. MORI UBALDINI, op. cit. p. 274.
(23) Si tratta dell'Uccialì o Uccialli delle fonti cristiane. Il comportamento del Doria fu molto criticato, sia da alcuni contemporanei che da alcuni storici moderni. Ma la storiografia contemporanea tende a riconoscere l'opportunità del suo comportamento.
(24) G. P. CONTARINI, op. cit., f. 50 v.
(25) GEROLAMO DIEDO, La battaglia di Lepanto, Daelli, Milano 1863, p. 35. Diedo era un veneziano abitante a Corfù, contemporaneo degli avvenimenti.
(26) Cfr. U. MORI UBALDINI, op, cit., p. 277.
(27) G. DIEDO, op. cit., pp. 29-30.
(28) Cfr. F. LANE, op. cit., p. 431.
(29) Cfr. F. BRAUDEL, op. cit., p. 1181.
(30) Cfr. PAOLO PRETO, Peste e società a Venezia nel 1576, Neri Pozza, Vicenza 1978.
(31) Così conclude anche F. BRAUDEL, Op. cit., p. 1182 "anziché badare soltanto a ciò che seguì a Lepanto, si pensasse alla situazione precedente, la vittoria apparirebbe come la fine di una miseria, la fine di un reale complesso d'inferiorità della Cristianità, la fine d'un altrettanto reale supremazia della flotta turca [...] Prima di far dell'ironia su Lepanto, seguendo le orme di Voltaire, è forse ragionevole considerare il significato immediato della vittoria. Esso fu enorme". Il contemporaneo Contarini (op. cit., f. 34), scrive che prima di Lepanto "già era da tutte le parti il Christianesimo pieno di terrore".
(32) Interessante documentazione in GUIDO ANTONIO QUARTI, La battaglia di Lepanto nei canti popolari dell'epoca, Milano 1930.
(33) ANDREA DRAGONETTI DE TORRES, La Lega di Lepanto nel carteggio diplomatico di don Luis de Torres nunzio straordinario di S. Pio V a Filippo II, Bocca, Torino 1931, p. 64. Peraltro, S. Pio V aveva già ricevuto la notizia per mezzo di una rivelazione divina: cfr. card. GIORGIO GRENTE, Il pontefice delle grandi battaglie San Pio V, Edizioni Paoline, Roma 1957, pp. 166-168.
(34) Ibid., pp. 62-63.
(35) G. P. CONTARINI, op. cit., f.54 r.
(36) Citato, non a caso, da GIOVANNI CANTONI, in conclusione del suo saggio introduttivo a P. CORRÊA DE OLIVEIRA, op. cit., p. 50.
(37) Cfr. PIO PASCHINI, voce Lepanto, in Enciclopedia Cattolica.

Rino Fisichella e la comune ,colpevole,ignoranza


Ma scusi, monsignore, lei giustifica la bestemmia del Cavaliere?


Berlusconi infila una bestemmia in una storiella contro la Bindi e leggo che lei lo difende, monsignore,perché va «contestualizzata». Mi sorprende...
Giuseppe B.,Brescia


Risponde monsignor Fisichella


La bestemmia è il peccato che si riferisce al secondo comandamento: Non pronunciare il nome di Dio invano. Il catechismo la definisce un «proferire contro Dio - interiormente o esteriormente - parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di Lui e nell’abusare del Suo nome». La proibizione si estende alle espressioni contro la Chiesa, i Santi e le cose sacre. Siamo tenuti tutti, credenti e no, a rispettare sempre il santo nome di Dio e le persone che credono in Lui.
Diverse dalla bestemmia sono le imprecazioni in cui, senza intenzione di bestemmiare, è però inserito il nome di Dio. Perché la bestemmia sia peccato, è necessario vi sia anche il deliberato consenso di voler offendere Dio e la piena avvertenza di quanto si sta facendo. Così, mentre il contenuto è sempre grave, non sempre la persona che bestemmia pecca. Ciò non significa indulgere, ma comprendere appunto il contesto in cui si bestemmia. Eludere questa condizione equivale a essere giudici spietati, privi di ogni vera comprensione e misericordia, sempre necessari davanti al peccatore.
Detto questo, Berlusconi si assuma le sue responsabilità per le sue barzellette, e renda conto non solo ai suoi elettori, ma a tutti. Ripeto quanto già detto in una dichiarazione: le persone pubbliche debbono avere un’attenzione del tutto particolare nel loro esprimersi, anche in privato: ne va della credibilità delle istituzioni che rappresentano.
Ma in un momento così critico per tutti ci si aspetta anche un po’ di serietà di fronte ai veri problemi, non la rincorsa strumentale allo scandalismo di un giorno.
Un anno fa ero alla manifestazione La Milanesiana. C’era pure il regista Marco Bellocchio, che aveva scelto di proiettare brani di un suo film (L’ora di religione), che si conclude con un bestemmione. Feci presente il mio disagio. Il «maestro» rispose che era un capolavoro, apprezzato anche dai gesuiti! «Bene!», dissi. «Proiettate pure il capolavoro, ma senza di me». E me ne andai.

Rosy Bindi, senza conoscere il mio giudizio sulla barzelletta di Berlusconi e come agisco in queste situazioni, mi ha criticato in modo maldestro, giudicandomi un relativista che deroga al secondo comandamento per difendere i potenti! Non le rispondo per serietà. Certo, avendo buona memoria, mi sorgono tre domande: è peggio dire un’insulsa barzelletta condita da un’imprecazione, o presentare una legge contro la famiglia e pro nozze gay? Salvare la vita di Eluana o preferire l’eutanasia? Migliorare la legge sull’aborto o favorire la RU 486? Da vescovo sono turbato se vedo le pecorelle smarrirsi nei meandri dell’interesse politico, ignorando l’abc della morale cattolica.

Lettera di un lettore al settimanale "Oggi", 6 ottobre 2010

martedì 5 ottobre 2010

San Francesco!Non santa francesca...


IL VERO SAN FRANCESCO: PACIFISTA E ECOLOGISTA? UN BONACCIONE CHE PARLA AGLI UCCELLINI? NO DI CERTO!


di Vittorio Messori


Francesco d'Assisi ci è troppo prezioso per lasciarlo ai faciloni, ai disinformati, quando non ai falsari. Di recente, uno che conosce bene il santo "vero", quello della storia e non del mito che oggi circola, ha reagito con la passione che gli è propria. Ha detto dunque Franco Cardini, il medievista, lo storico delle crociate («E Francesco d'Assisi - ricorda - è il prodotto più rappresentativo ed ortodosso della Chiesa delle crociate») che quel grandissimo «non è affatto il personaggio che generalmente ci viene presentato adesso. Non era il precursore dei teologi della liberazione. Né tantomeno fu l'araldo di un cristianesimo dolciastro, melenso, ecologico-pacifista: il tipo che ride sempre, lo scemo del villaggio che parla con gli uccellini e fa amicizia con i lupi. Gli voglio troppo bene, a Francesco, per vederlo ridotto così dai suoi sedicenti seguaci. No, Francesco era ben altro». Il problema è importante: ancor oggi (anzi, forse oggi più che mai) la straordinaria figura del figlio di Pietro Bernardone esercita un fascino unico sugli uomini di ogni razza, di ogni fede, di ogni incredulità. Ma, spesso, il "loro" Francesco non è mai esistito. A lui credono di rifarsi adepti e proseliti di molte ideologie e utopie contemporanee, sospette e magari dannose sotto le nobili apparenze. È nel suo nome che si parla di uno "spirito d'Assisi" che ha spesso l'aria di uno spirito di pseudo ecumenismo "da otto settembre", da "tutti a casa". Discorsi che, se li sentisse, indurrebbero il santo a riconvocare quel suo "pugile di Firenze". Sentite, infatti, che cosa si racconta nella «Vita seconda» di Tommaso da Celano: «Come ogni animo ripieno di carità, anche Francesco detestava chi era odioso a Dio. Ma fra tutti gli altri viziosi, aborriva con vero orrore i denigratori, e diceva che portano sotto la lingua il veleno, col quale intaccano il prossimo (...). Un giorno udì un frate che denigrava il buon nome di un altro e, rivoltosi al suo vicario, frate Pietro di Cattaneo, proferì queste terribili parole: "Incombono gravi pericoli sull'Ordine, se non si rimedia ai detrattori. Ben presto il soavissimo odore di molti si cambierà in un puzzo disgustoso, se non si chiudono le bocche di questi fetidi. Coraggio, muoviti, esamina diligentemente e, se troverai innocente un frate che sia stato accusato, punisci l'accusatore con un severo ed esemplare castigo! Consegnalo nelle mani del pugile di Firenze, se tu personalmente non sei in grado di punirlo". Chiamava "pugile" fra Giovanni di Firenze, uomo di alta statura e dotato di grande forza». Né, quelle, erano minacce a vuoto, visto che quel fra Giovanni, entrato nell'Ordine e in fama di sante virtù, non esitava a rimettersi, su comando, in azione. E i pugni sapeva usarli in tal modo sui confratelli riottosi che il Salimbene, nella sua «Chronica», non teme di chiamarlo «spietato carnefice». Ammetterete che un simile "fioretto" (taciuto anche da molti storici perché non si inquadra nel loro schema) fa a pugni - è davvero il caso di dirlo... - con l'immagine di un santo tutto svenevole dolcezza.Quanto a certo ecumenismo, quello inteso come resa o dimissioni, il Francesco "vero" vi ha altrettanto poco a che fare. Dopo la conversione, tutta la sua vita è segnata dall'ansia non di «dialogare» accademicamente con i musulmani, ma di «convertirli» a Gesu Cristo. Più volte tenta di giungere in Oriente con lo scopo esplicito di conseguirvi il martirio: non vi andava, dunque, per diffondervi idee ireniche, ma per predicarvi il Vangelo in modo così esplicito da meritare la morte dagli infedeli.Del resto, i primi martiri dell'epoca francescana sono san Daniele e i suoi compagni, trucidati in Marocco poco dopo la morte del santo perché, malgrado gli avvertimenti delle autorità islamiche, non vollero saperne di «dialogo» e tentarono di convertire chi capitava loro a tiro, predicando in italiano e in latino, visto che non conoscevano nulla degli idiomi locali...
Vittorio messori
da Pensare la storia, ed. Sugarco
Pubblicato su BASTABUGIE n.108