domenica 30 ottobre 2011

Sopravvivenza....


Anche oggi sono andato a Messa e, parafrasando san Paolo,ho conservato la fede,di questi tempi è già un buon obiettivo.

martedì 25 ottobre 2011

Medjugorje,messaggio del 25/10/2011


Cari figli, vi guardo e nei vostri cuori non vedo la gioia. Oggi io desidero darvi la gioia del Risorto perché Lui vi guidi e vi abbracci con il suo amore e con la sua tenerezza. Vi amo e prego incessantemente per la vostra conversione davanti al mio figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

domenica 23 ottobre 2011

Medjugorje la mia piccola tribolazione...


Tra qualche giorno dovrei partire per Medjugorje ed è una cosa bella, di solito non sto nella pelle al pensiero di poterci andare.Questa volta non scatta niente,anzi per vari motivi io non andrei e forse non andrò.Da qualche anno è per me tradizione trascorrere là il ponte dei morti,mi sto macerando nel tentativo di capire cosa fare,cos'è più giusto per tutti,la partenza dovrebbe essere venerdì non c'è tutto sto tempo.Oggi due fatti mi hanno dato una scossa,ho chiesto ad un amico se il 31 sarebbe venuto a Como per la "Luce nella notte",a dire il vero io gli ho chiesto solo se il 31 sarebbe venuto,di Como avevamo parlato un paio di giorni prima,davo per scontato che avesse capito a cosa mi riferivo.La sua risposta positiva e decisa mi ha spiazzato e insospettito ,ho allora precisato a cosa mi riferivo e immediata è stata la retromarcia,evangelizzazione(parola che detesto)niente, Medjugorje per essere evangelizzato si.Effettivamente anche di Medjugorje avevamo parlato un paio di giorni prima...
Questa sera un amico,Boris,San Boris da Medjugorje, mi ha scritto una mail ,poche parole per sapere se avevo trovato il posto dove alloggiare,visto che da lui non c'è più posto.Mi ha sorpreso,non è uno che non ha niente da fare,ha la sua pensione da gestire e nei tempi "morti" si da da fare con altre attività lavorative.Insomma questo qua,che per me è uno come Mirko,un semidio,un incomprensibile capolavoro del buon Dio,una specie di fratello, da fantascienza però,si scomoda per me.Gli ho risposto che non mi ero ancora mosso e che stavolta ero in difficoltà,questa è stata la sua risposta:"ok fammi sapere..se posso aiutare in qualche modo ci sono".Io come per chiudere in "poesia" ,ma quello che ho scritto è assolutamente vero,gli ho detto:"ok,grazie,so di poter contare su di te".Ma io ero ancora lontano,lui mi ha prepotentemente scosso col suo saluto finale:"Siamo figli della Gospa o no!!!!!!!!!"
Capite,questo qua è serio!Fa sul serio come io non sono capace.
No amico mio,tu sei figlio della Gospa,io forse lo sarò un giorno,ma sono troppo pesante per volare,per avere i tuoi occhi.
Però io,non so se si capisce,ma mi ribaltano ste cose qua,che io abbia un amico così non può quasi essere vero,che dica "Siamo figli della Gospa".Capite? Siamo!Anch'io,non riesco a crederci ,so che è vero, ma mi verrebbe da dire non è possibile,sono un pollo non posso volare...
Non so se andrò,se l'amico del primo episodio,domani mi conferma la sua presenza,andremo,non posso non servire la Gospa,quanto meno facendo da autista per un suo figlio che per la prima volta andrebbe da Lei,ma so che Lei ,la Gospa, nella mia vita c'è entrata,non so perchè, non lo capisco,ma c'è,è presente,parla,mi fa compagnia,mi manda mail,mi guida,lo fa attraverso gli amici che indegnamente ho e attraverso gli avvenimenti piccoli o grandi che mi accadono che a volte mi affossano ma mai mi annientano e allora con San Paolo dico,tremando ma con forza:"7Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. 8In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale."2Cor 4,7-15
Grazie Boris,grazie Gospa!

Che Papa 'sto Papa


tratto da:

L'incontro ecumenico: testimoniare assieme senza annacquare la fede

di Massimo Introvigne

23-09-2011



....Le domande di Lutero sarebbero di grande attualità, ma il nuovo ateismo dell’indifferenza, che contagia anche tanti cristiani tiepidi, va oltre senza nemmeno più porsele. «“Come posso avere un Dio misericordioso?”. Che questa domanda sia stata la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovamente. Chi, infatti, si preoccupa oggi di questo, anche tra i cristiani? Che cosa significa la questione su Dio nella nostra vita? Nel nostro annuncio? La maggior parte della gente, anche dei cristiani, oggi dà per scontato che Dio, in ultima analisi, non si interessa dei nostri peccati e delle nostre virtù. Egli sa, appunto, che tutti siamo soltanto carne. Se oggi si crede ancora in un al di là e in un giudizio di Dio, allora quasi tutti presupponiamo in pratica che Dio debba essere generoso e, alla fine, nella sua misericordia, ignorerà le nostre piccole mancanze».

Invece, la questione del peccato che tormentava Lutero non ha smesso di essere molto seria, anche se i peccati sono in parte cambiati. «Ma sono veramente così piccole le nostre mancanze? Non viene forse devastato il mondo a causa della corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano soltanto al proprio tornaconto? Non viene forse devastato a causa del potere della droga, che vive, da una parte, della brama di vita e di denaro e, dall’altra, dell’avidità di piacere delle persone dedite ad essa? Non è forse minacciato dalla crescente disposizione alla violenza che, non di rado, si maschera con l’apparenza della religiosità? La fame e la povertà potrebbero devastare a tal punto intere parti del mondo se in noi l’amore di Dio e, a partire da Lui, l’amore per il prossimo, per le creature di Dio, gli uomini, fosse più vivo? Le domande in questo senso potrebbero continuare. No, il male non è un’inezia».

Sembra, anzi, che il male sia oggi dominante: ma «esso non potrebbe essere così potente se noi mettessimo Dio veramente al centro della nostra vita». In questo senso è utile «l’incontro con Martin Lutero»: perché «la domanda: Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? – questa scottante domanda di Martin Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda».

La risposta di Lutero inizia in un senso che è comune a protestanti e cattolici. Di fronte alla modernità, Lutero ribadisce che «Dio, l’unico Dio, il Creatore del cielo e della terra, è qualcosa di diverso da un’ipotesi filosofica sull’origine del cosmo. Questo Dio ha un volto e ci ha parlato. Nell’uomo Gesù Cristo è diventato uno di noi – insieme vero Dio e vero uomo. Il pensiero di Lutero, l’intera sua spiritualità era del tutto cristocentrica: “Ciò che promuove la causa di Cristo” era per Lutero il criterio ermeneutico decisivo nell’interpretazione della Sacra Scrittura. Questo, però, presuppone che Cristo sia il centro della nostra spiritualità e che l’amore per Lui, il vivere insieme con Lui orienti la nostra vita».

Naturalmente, il Papa non si nasconde che la risposta di Lutero non finisce qui. Né finisce qui la storia del protestantesimo. Da Lutero inizia un processo di allontanamento protestante dalla Chiesa Cattolica che oggi si esprime in «due aspetti» nuovi, che il riformatore tedesco non aveva previsto. Il primo è che le comunità protestanti storiche oggi sono minoritarie rispetto a un nuovo protestantesimo, di tipo principalmente pentecostale, i cui numeri – il Papa non ha citato statistiche precise ma il grande esperto di statistica religiosa scomparso il mese scorso, David B. Barrett (1927-2011), parlava di mezzo miliardo di credenti – sono impressionanti. « Negli ultimi tempi – ha detto Benedetto XVI – la geografia del cristianesimo è profondamente cambiata e sta cambiando ulteriormente. Davanti ad una forma nuova di cristianesimo, che si diffonde con un immenso dinamismo missionario, a volte preoccupante nelle sue forme, le Chiese confessionali storiche restano spesso perplesse». Il giudizio della Chiesa Cattolica su queste nuove forme rimane anch’esso perplesso, ma non è soltanto negativo. « È un cristianesimo di scarsa densità istituzionale, con poco bagaglio razionale e ancora meno bagaglio dogmatico e anche con poca stabilità. Questo fenomeno mondiale ci pone tutti davanti alla domanda: che cosa ha da dire a noi di positivo e di negativo questa nuova forma di cristianesimo?».

Il secondo fenomeno nuovo è il cedimento di molte comunità cristiane al secolarismo. Ci sono comunità protestanti che si schierano su posizioni antitetiche a quelle della Chiesa Cattolica sui temi della vita e della famiglia, spesso peraltro perdendo di conseguenza fedeli che passano alle nuove forme di tipo pentecostale. «Più profonda e nel nostro Paese più scottante - ha detto il Pontefice - è la seconda sfida per l’intera cristianità», che riguarda la risposta da dare al «contesto secolarizzato». Adattarsi al contesto significa annacquare la fede cristiana. «L’assenza di Dio nella nostra società si fa più pesante, la storia della sua rivelazione, di cui ci parla la Scrittura, sembra collocata in un passato che si allontana sempre di più. Occorre forse cedere alla pressione della secolarizzazione, diventare moderni mediante un annacquamento della fede? Naturalmente, la fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente. Ma non è l’annacquamento della fede che aiuta, bensì solo il viverla interamente nel nostro oggi».

«Non saranno le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo - ha ricordato in modo accorato il Papa ai dirigenti protestanti -, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo, e con Lui il Dio vivente, entri in questo nostro mondo. Come i martiri dell’epoca nazista ci hanno condotti gli uni verso gli altri e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, così anche oggi la fede, vissuta a partire dell’intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato, è la forza ecumenica più forte che ci ricongiunge, guidandoci verso l’unità nell’unico Signore».

Nella cappella del Convento di Erfurt, e in un contesto di preghiera, il Pontefice ha ripetuto che «la cosa più necessaria per l’ecumenismo è innanzitutto che, sotto la pressione della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito. È stato l’errore dell’età confessionale aver visto per lo più soltanto ciò che separa, e non aver percepito in modo esistenziale ciò che abbiamo in comune nelle grandi direttive della Sacra Scrittura e nelle professioni di fede del cristianesimo antico. È questo il grande progresso ecumenico degli ultimi decenni». Ma di questa fede comune dobbiamo anche dire con franchezza che «il pericolo di perderla, purtroppo, non è irreale». Ci sono forme di «annacquamento» che non permettono neppure più di riconoscere la fede cristiana come tale.

Il discorso del Pontefice ai protestanti è stato molto franco, e ha coinvolto anche un certo cattolicesimo progressista che chiedeva al Papa un «dono ecumenico» che segnalasse ai luterani che la Chiesa Cattolica era pronta ad andare incontro alle critiche di taluni di loro su materie come la bioetica, il celibato dei sacerdoti o l’ordinazione delle donne. «Alla vigilia della visita del Papa - ha detto Benedetto XVI - si è parlato diverse volte di un dono ecumenico dell’ospite, che ci si aspettava da questa visita. Non c’è bisogno che io specifichi i doni menzionati in tale contesto». Il Pontefice ha risposto, senza giri di parole, «che questo costituisce un fraintendimento politico della fede e dell’ecumenismo. Quando un Capo di Stato visita un Paese amico, generalmente precedono contatti tra le istanze, che preparano la stipulazione di uno o anche di più accordi tra i due Stati: nella ponderazione dei vantaggi e degli svantaggi si arriva al compromesso che, alla fine, appare vantaggioso per ambedue le parti, così che poi il trattato può essere firmato». Immaginare così l’ecumenismo implica un completo fraintendimento della fede cristiana, che non è un’invenzione della Chiesa sottoposta a un continuo negoziato politico che tiene conto del contesto sociale, ma si fonda sull’insegnamento immutabile di Gesù Cristo. No, «la fede dei cristiani non si basa su una ponderazione dei nostri vantaggi e svantaggi. Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo. L’unità cresce non mediante la ponderazione di vantaggi e svantaggi, bensì solo attraverso un sempre più profondo penetrare nella fede mediante il pensiero e la vita».

http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-lincontro-ecumenico-testimoniare-assieme-senza-annacquare-la-fede-3127.htm#.Tn3Z8G_EctM.facebook

venerdì 21 ottobre 2011

Luce nella notte


E' un libro che avevo acquistato anni fa,su autorevolissime indicazioni,era nascosto tra gli altri libri,acquistati ed abbandonati a tempi migliori.Dire che adesso sono tempi migliori è decisamente eccessivo ma dev'essere venuta la sua ora,un po' per caso ne ho iniziato la lettura e molto per entusiasmo e convinzione la sto continuando.Come sua consuetudine il cardinal Biffi in modo amabilmente intelligente e pungente, smaschera le finzioni,gli errori consolidati nel mondo cattolico o presunto tale.Se in molti leggessero questo libro,come altri,suoi ma non necessariamente solo suoi,ci sarebbe molta meno gente appesa ad un improbabile ed astratto Spirito Santo, da svendita di fine stagione e per questo in balia della prima emozione,del primo brividino, provocato si da un soffio ma di vento, non di Spirito.
Ve lo consiglio caldamente.

giovedì 13 ottobre 2011

Full Concact

Sapete che non amo molto le cose spiritualone,ma un'amica me l'ha suggerito,mi sembra pesantemente bello e di getto ve lo rigiro...poi vedetevela voi.

mercoledì 12 ottobre 2011

The Brooklyn Tabernacle Choir





Medjugorje:le mie pubbliche scuse...

Qualche giorno fa avevo commentato negativamente una supposta notizia proveniente da Medjugorje,oggi ho visto il video e faccio retromarcia.Non pretendo che nessuno si adegui al mio stupore,la qualità del video è molto discutibile,ma io non mi sento di vietare al Cielo di manifestarsi e lì è Medjugorje,so che lì c'è Lei,la si vede in tante cose (la sua presenza),anni fa la scritta in cielo MIR MIR MIR,oggi non è possibile che quella fosse realmente la sua figura?
Mi scuso sopratutto col gruppo ,di Facebook ,Maria Regina della Pace di Medjugorje ,di cui avevo fortemente dubitato.

sabato 8 ottobre 2011

La mela "santa" o A ognuno il suo profeta...

Pensavo di essere il solito fuori dal coro,il bastian contrario.Ovunque incenso,un nuovo beatificato unanimemente riconosciuto, un novello Giovanni Paolo II ? TV e giornali,internet,FB e su FB amici cattolici ,anche stimati, echeggiavano sapienziali frasi dell'americano defunto.La mia perplessità era ed è totale ma non mi sono schierato,non ero e non sono affascinato dall'inventore della Apple.Il primo commento ,fortemente ,negativo,l'unico a dire il vero,è stato di un amico mio e di questo blog Max,era talmente negativo che io,incredibile,ho dovuto fare il pompiere,ma più che la sostanza la forma era impropria e inadatta.Oggi lo stesso amico mi ha svegliato avvisandomi di un articolo di Antonio Socci,io prima dell'articolo di Socci avevo letto ed apprezzato l'articolo di Alessandro Campi ,su Il Foglio.it di Giuliano Ferrara,li riporto interamente entrambi,felice di essere in buona compagnia.

7 ottobre 2011

Perché Steve Jobs non mi ha cambiato la vita

L’iPod, l’iPhone, l’iPad sono “fighissimi”, ma sono solo una strategia di marketing

Vorrei spiegare ai lettori del Foglio, ammesso siano interessati a un punto di vista tanto personale, per quali ragioni Steve Jobs non mi ha cambiato la vita (diversamente da quel che è accaduto a Jovanotti, a Beppe Severgnini e a quanto pare ad alcuni milioni di altre persone) e perché questo piagnisteo universale – da Obama a Filippo Rossi – sul genio che ci ha lasciati prematuramente, lasciando un vuoto incolmabile, mi sembra francamente esagerato e sospetto.

Bisognerebbe intendersi, per cominciare, sul concetto di rivoluzione applicato alla vita delle persone. Cos’è che ha realmente modificato l’esistenza quotidiana di miliardi di individui negli ultimi settant’anni, diciamo dalla fine della seconda guerra mondiale in avanti, in termini materiali e concreti, esonerandoli da incombenze e problemi secolari? Mi vengono in mente, a casaccio, la plastica e la lavatrice, e magari mettiamoci anche, giusto per apparire banali sino in fondo, gli antibiotici e l’elica doppia della molecola del Dna (che magari non sarà il “segreto della vita”, come si disse all’epoca della sua scoperta, ma insomma, un bel salto in avanti l’ha rappresentato). Non mi viene in mente, invece, l’attrezzo per ascoltare la musica mentre si corre o si sta seduti nel tram: rilassante e divertente, per carità, ma se non sbaglio c’era già prima di Jobs.

Intendiamoci, l’iPod, l’iPhone, l’iPad sono “fighissimi”, come dicono i miei nipotini: pieni di applicazioni, intuitivi, veloci, coloratissimi, ma già l’idea di un prodotto che cambia ogni anno e mezzo, che costringe milioni di persone a sbarazzarsi della versione “vecchia” per prendere quella appena lanciata sul mercato, più leggera di cinquanta grammi, dall’identico design ma più accattivante, che fa una cosa in più dell’altra ma ad una velocità maggiore, mi sembra una gran furbata commerciale: se la bulimia da consumo è un segno di cambiamento epocale, allora è vero, Jobs ha cambiato la vita di molte persone, rendendole però dipendenti non da una filosofia di vita quale non si era mai vista nella storia, ma da una strategia di marketing questa sì geniale e rivoluzionaria. La stessa che ha portato il Nostro a fare meglio, con più originalità e intelligenza, le cose che già altri facevano. E dunque a rendere esteticamente gradevoli e di più facile uso i personal computer. Ovvero a dare un nome proprio alle cose, a personalizzare con denominazioni intriganti e davvero easy oggetti altrimenti tutti eguali a se stessi e di solito aridamente marcati dai produttori: vuoi mettere la differenza tra chi ha l’iPhone (e per questa sola ragione pensa di appartenere ad una comunità di eletti) e chi, come il sottoscritto, possiede un Nokia-N95 avendo prima posseduto un Samsung SGH-S3000M.
Ma questo appunto è marketing creativo, peraltro con venature gnostiche: fa volare le quotazioni in Borsa, crea utenti fedeli e devoti ad un marchio che entrano negli Applestore come si trattasse di un tempio e non d’un normale negozio, ma è tutto da dimostrare che ciò renda l’umanità migliore.

Se il mondo intero sostiene che Jobs era un genio, mi riesce difficile argomentare il contrario. Accettiamo dunque che lo sia stato, sapendo però che lo stesso verrà detto – ancor più a ragione, a mio giudizio – per Bill Gates e Mark Zuckerberg; e sapendo altresì che gli altrettanto geniali inventori di Internet e della posta elettronica – strumenti senza i quali la storia di Jobs nemmeno sarebbe cominciata e la vicenda personale di ognuno di noi sarebbe stata per davvero differente – non se li ricorda nessuno: forse sono ancora vivi, ma se sono morti di sicuro non si è andati oltre un trafiletto in cronaca. Perché quello che colpisce nel caso di Job è appunto il rilievo mediatico di questa morte, prematura e largamente annunciata. E il fatto che il cordoglio planetario si stia appuntando non, come dovrebbe essere normale, su un capitano d’industria di vaste idee, perciò regolarmente definito “intraprendente” e “visionario”, che ha contribuito a creare un sistema di organizzazione aziendale, una tecnica di vendita e una forma di relazione con i consumatori in effetti diverse da quelle dei diretti competitori (che è poi la vera ragione del successo della Apple, come ben sanno gli esperti di cultura d’impresa), ma sul fondatore di una sorta di religione pop o light, su un capo setta che sembrerebbe aver lasciato orfani milioni di devoti inconsolabili.

Morire (relativamente) giovani e drammaticamente, secondo un’antica legge, è preferibile che tirare le cuoia nel proprio letto ad un’età veneranda, se si vuole accedere se non al mito almeno alla leggenda. E’ accaduto anche stavolta. Ma va anche detto che le uscite di Jobs in pubblico degli ultimi anni, dimagrito a causa del male, spartanamente abbigliato in nero come si conviene ad un guru che abbia già preso distacco dal mondo, solo sul palco come si conviene ad un predicatore che debba annunciare verità universali alle folle, hanno senz’altro contribuito a creargli attorno un’aura misticheggiante: una scelta anche questa – non si offendano i vertici di Cupertino – abilmente studiata a tavolino, con l’evidente obiettivo di trasformare ogni lancio di un nuovo prodotto, per solito indirizzato alla rete vendita dell’azienda e agli operatori del settori, in una celebrazione liturgica in mondovisione. Geniale e mirabile, senz’altro, ma sempre di marketing stiamo parlando, applicato a quanto pare anche post-mortem con non poco cinismo.

Se poi si aggiunge il vuoto emotivo e spirituale che caratterizza l’epoca nostra, il senso di solitudine universale che le invenzioni alla Jobs hanno paradossalmente alimentato a dispetto del convincimento che, maneggiando un pezzo di plastica colorato o toccando uno schermo (siamo una civiltà regredita alla tattilità), si sia tutti fratelli e amici in rete, a contatto con l’umanità intera in ogni momento della nostra esistenza, si capisce meglio il diluvio di banalità encomiastiche cui stiamo assistendo: le stesse già sentite per Lady Diana o Michael Jackson. Un mondo sempre più abitato da coscienze fragili e inquiete, alla disperata ricerca di figure e personalità esemplari nelle quali riconoscersi, forse farebbe meglio ad andare in chiesa a pregare, piuttosto che portare fiori o scrivere messaggi disperati a ricordo dell’idolo del momento asceso in cielo. Con tutto il rispetto, è morto un inventore con un grande senso per gli affari. Umanamente mi dispiace, ma né piango disperato né mi sento meno solo di prima. E tranquilli che l’umanità, tra alti e bassi, andrà avanti lo stesso.

P.s.: “Intraprendente”, “visionario” e “geniale” si dovrebbe dire, alla lettera, anche di uno come Silvio Berlusconi, rispetto al quale ci si potrebbe chiedere se per caso non abbia a sua volta cambiato la vita di molte persone, almeno in Italia, rivoluzionando la comunicazione televisiva e di conseguenza l’immaginario di massa, ma so che il tema è controverso e difficile da approfondire con pacatezza, visto il clima d’odio e rancore che si respira dalle nostre parti, e per oggi ho deciso di non farmi troppi nemici. Ne riparleremo tra cinquant’anni.

di Alessandro Campi
http://www.ilfoglio.it/soloqui/10674#.TpAJHCjbmbR.facebook


Ora basta! Jobs non era il Messia!

8 ottobre 2011 / In News


E’ nata una nuova religione: la Chiesa catodica. Che non rivela il senso della vita, ma vi priva del senso del ridicolo. Questa chiesa si è scelta come suo (involontario) messia (provvisorio, in base ai gusti del mercato) il povero Steve Jobs. A sua insaputa.

I suoi celebranti, prosternati e adoranti, sono giornalisti, intellettuali, vip di ogni genere, politici e opinionisti. I quali, non credendo più a Dio, non è che non credano in nulla, ma – come diceva Chesterton – credono a tutto.

Si sono convinti perfino che Jobs sia il messia: colui che “ha cambiato il mondo”.

D’altra parte nei decenni scorsi intellettuali, politici e giornalisti avevano acclamato come “salvatori dell’umanità” dei sanguinari tiranni, che avevano milioni di vittime sulla coscienza, quindi con quelli di oggi in fondo c’è un miglioramento: il buon Jobs non mai fatto male a nessuno.

Ha semplicemente dato sfogo alla sua inventiva, producendo tanti aggeggi elettronici, diventando un grosso industriale e accumulando un patrimonio enorme. La sua attività di industriale però non può spiegare lo stupefacente spettacolo di queste ore.

I tg che aprono su Jobs e occupano mezzo telegiornale, tutte le catene televisive del mondo che celebrano il defunto con tonnellate di incenso, come una divinità dei nostri tempi e poi i programmi della serata che inneggiano al “grande”, a colui che ha “realizzato il sogno dell’umanità”.

Un telegiornale ieri titolava: ““E ora? Come sarà il mondo senza di lui?”. Tranquilli: sarà esattamente come prima. Se l’umanità ha superato perfino la scomparsa dell’inventore della lavatrice, ce la farà anche stavolta.

Solo che della morte dell’inventore della lavatrice nessuno ha nemmeno dato notizia. Per la morte di Jobs invece siamo stati alluvionati dalle “lacrime” mediatiche.

Come si spiega? Si dice: la sua tecnologia ha cambiato le nostre abitudini. Bene. C’è qualcuno che conosce padre Eugenio Barsanti e Felice Matteucci? Non credo. Nemmeno fra giornalisti e intellettuali.

Eppure hanno cambiato la vita dell’umanità forse anche più di Jobs: hanno infatti inventato e brevettato il primo motore a scoppio. Auto, moto e quant’altro vengono da lì.

Scusate se è poco: senza di loro andremmo ancora a piedi, o in bicicletta. Ma restano del tutto sconosciuti (neanche noi italiani – loro connazionali – li riconosciamo come esempio di ingegno nostrano).

Volete un altro esempio proprio nel campo dei computer e di internet? Bene. C’è un tizio che – secondo me – è stato molto più decisivo di Jobs nel rivoluzionare i nostri modi di vivere e – sorpresa! – è un italiano.

Solo che nessuno lo conosce. Almeno in Italia, perché in America lo conoscono benissimo: si chiama Federico Faggin e il 19 ottobre 2010 ha ricevuto dalle mani di Barack Obama il più alto riconoscimento americano in campo scientifico, la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione.

E’ a lui che si deve il progetto del primo microprocessore, cioè quella cosina minuscola che fa funzionare tutti i nostri computer e tutti i congegni elettronici.

Credo si possa dire che senza quest’invenzione non ci sarebbero né Internet, né Jobs, né Bill Gates, né Google, né Facebook, perché non ci sarebbero nemmeno i personal computer e gli smart phone. E tante altre cose.

Ma in Italia resta uno sconosciuto. Non ricordo di aver mai letto un articolo su di lui (tanto meno in prima pagina) o di aver visto un programma tv che mostrasse questo vanto del genio italiano.

Un altro caso. Qualcuno conosce il dottore Albert Bruce Sabin? Molto pochi. Eppure è colui che ha realizzato il vaccino antipolio che ha liberato l’umanità (e anche il popolo italiano) dalla terribile poliomielite.

Ebbene Sabin, che poteva diventare miliardario con la sua scoperta, non ne ricavò neanche un dollaro. Rinunciò infatti a brevettarla e a sfruttarla in senso commerciale perché il prezzo del vaccino fosse alla portata di tutti.

Disse: “Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo”.


Sabin era ebreo e aveva avuto due nipotine uccise dalle SS: nel suo cuore c’erano i tanti innocenti che soffrivano ingiustamente. Non vi sembra un grande? Non vi pare che abbia fatto una cosa immensa per l’umanità?

Eppure alla sua morte, nel 1993, non si sono fatte paginate di giornali. Né editoriali dove si diceva che era un uomo che aveva cambiato il mondo.

Potrei continuare con gli esempi. Ce ne sarebbero tanti. E tutti dimostrerebbero che non si spiega l’enfasi mitologica dei media, i titoli messianici e queste ovazioni planetarie per Jobs.
Il Corriere della sera, per fare solo un esempio, ha dedicato – oltre all’apertura di prima pagina – otto pagine (ripeto: otto!) al decesso, peraltro annunciatissimo di Jobs. Non ha esitato – il “Corriere” – nemmeno a titolare: “A Cupertino come da Madre Teresa”.

E, per non farci mancare niente, ha affidato l’editoriale a Beppe Severgnini il quale ha occupato la prima pagina del quotidiano milanese per dare al mondo due fondamentali notizie: 1) “il primo portatile l’ho acquistato vent’anni fa in California” (e chi se ne frega!); 2) “il (mio) primo computer è stato un Macintosh: ci ho scritto il primo libro” (cosa che potrebbe gravare sulla coscienza di Jobs come un macigno).

Perfino i giornali di sinistra hanno partecipato alla devota processione con i turiboli per la mitizzazione di Jobs, sebbene sia un simbolo del grande capitalismo. “Il Manifesto” gli ha dedicato l’apertura e un editoriale laudatorio intitolato: “Un borghese rivoluzionario”.

E un altro titolo che (letto su un giornale comunista) fa un po’ ridere: “Il morso dell’utopia”. Di questo passo rischiano di mitizzare pure Berlusconi.

Anche “Avvenire” – il giornale dei vescovi – ha dedicato a Jobs un articolo (con foto) in prima e all’interno addirittura quattro pagine. Che francamente lasciano un po’ perplessi considerato che ci sono tantissimi missionari che donano la loro vita intera, fin da giovani, per assistere i più diseredati della terra, in condizioni durissime (ho presente certi lebbrosari africani) e la loro morte non è segnalata da nessuno, nemmeno sulla stampa cattolica.

Eppure credo che potrebbero testimoniare qualcosa, sulla vita e sulla morte. Penso che loro siano dei veri maestri. E la loro vita potrebbe essere più interessante e istruttiva della vicenda professionale di Jobs che in fin dei conti viene magnificato per delle massime che trasudano una certa banalità.

Sentite queste: “nella vita tutto serve”, “bisogna credere in qualcosa”, “quando la vita vi colpisce con una bastonata non scoraggiatevi”, “nessuno vuole morire, ma alla morte nessuno è mai sfuggito”.

Non c’era bisogno di Jobs: questi pensieri li abbiamo già sentiti tutti da nostra nonna. Decantare queste parole come perle filosofiche rischia di farci finire nell’assurdo o nel ridicolo.

Jobs è un uomo del nostro tempo. E’ stato un bravo inventore e un industriale di grande talento. Anche un tipo simpatico e tosto, per come ha vissuto la malattia. Ma, sinceramente, non mi pare uno che ha rivoluzionato la storia umana. Nemmeno un filosofo.

Le sole due frasi suggestive da lui pronunciate nel famoso discorso di Stanford non sono sue: sono citazioni (e lui peraltro lo dice esplicitamente). Eppure vengono evocate come massime del mito Jobs.

“Continuate ad aver fame. Continuate ad essere folli” è una frase del “Whole Earth Catalog” di Steward Brand. Mentre “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo” è un pensiero della spiritualità monastica cristiana che Jobs lesse a 17 anni in forma di battuta umoristica: “Se vivrete ogni giorno come se fosse l’ultimo, un giorno sicuramente avrete avuto ragione”.

Jobs è stato semplicemente un creativo e un grosso industriale. Non facciamone il messia. E non inventiamo miti per coprire il nostro vuoto. Credo che lui stesso, che continuava a vestire jeans e girocollo, avrebbe trovato assurda questa enfasi messianica planetaria.

Antonio Socci

Da “Libero”, 8 ottobre2011
http://www.antoniosocci.com/2011/10/ora-basta-jobs-non-era-il-messia/

venerdì 7 ottobre 2011

Più o meno reverendissime idee confuse


Se un Vescovo crea confusione


di Massimo Introvigne

07-10-2011


Eccellenza Reverendissima mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, ho letto la Sua intervista su "Famiglia Cristiana" che si apre con la drastica affermazione secondo cui il presidente del Consiglio "deve dimettersi punto e basta. Sarebbe la prima volta che fa qualcosa che giova al Paese", e si conclude con una critica alle iniziative della CEI dove, a proposito dei cattolici presenti in politica, Ella esprime il timore che "si cerchi di ricondurli dentro lo steccato, organizzando una nuova falange offensiva".


Non so se "Famiglia Cristiana" abbia l'abitudine di fare rileggere i testi agli intervistati prima della pubblicazione e, vittima talora anch'io di fraintendimenti, Le chiedo scusa in anticipo se fossero state riportate parole non Sue, certo che in tal caso non mancherà la smentita.


Da sociologo, Le confesso la mia perplessità sulla Sua affermazione secondo cui mentre il cardinale Bagnasco parla come vescovo, Lei esprime opinioni "come cittadino italiano" e non ama "nasconderle per convenienze ecclesiastiche". In linea di principio, il ragionamento non fa una piega e questo giornale ha sempre sostenuto che i vescovi non hanno certamente meno diritti di altri cittadini italiani di dire la loro. In linea di fatto, una elementare sociologia della comunicazione ci insegna che i lettori hanno difficoltà a distinguere fra l'opinione del cittadino e quella del vescovo quando si tratta della stessa persona, e questo anche a prescindere dalla puntuale e prevedibile strumentalizzazione di quotidiani come "Repubblica" che hanno presentato la sua intervista come presa di posizione "dei vescovi" e non di un privato cittadino.


È per questo rischio - che è più di un rischio - che mi permetto rispettosamente di entrare nel merito della Sua intervista. Certamente ci sono affermazioni condivisibili, come quella secondo cui il ciclo politico dell'onorevole Berlusconi sembra ormai volgere alla fine, e l'altra che i suoi comportamenti privati diffondono scandalo fra molti fedeli cattolici. Anche se in questo caso si dovrebbe forse aggiungere che la responsabilità dello scandalo - rispetto a comportamenti privati riprovevoli, ma che avvengono a casa propria dopo avere chiuso la tenda che dà sull'esterno - è condivisa da chi tira la tenda e sbatte il privato in prima pagina. Mi creda, Eccellenza, anche diversi esponenti politici e culturali a Lei più simpatici non rivelerebbero un privato immacolato se fossero colpiti da oltre centomila intercettazioni offerte ai giornali per la libera pubblicazione, il che - Lei così attento alla superiore moralità dei politici stranieri - vorrà convenire che è cosa che accade solo in Italia.


Gli stessi fedeli potrebbero però rimanere sconcertati dalla Sua opinione secondo cui, dimettendosi, l'on.le Berlusconi "sarebbe la prima volta che fa qualcosa che giova al Paese". Sconcertano infatti i fedeli le divisioni tra le autorità ecclesiastiche. Il Santo Padre in discorsi molto importanti ha ringraziato non una ma tre volte il governo italiano per la decisione di ricorrere alla Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sul caso del crocifisso nelle scuole, vincendo poi la causa di appello. Si tratta di una decisione presa dal Presidente del Consiglio. Lei pensa che il Santo Padre sbagli e che quella decisione non abbia "giovato al Paese"?


Lo stesso Benedetto XVI ha ringraziato pubblicamente il governo presieduto dall'on.le Berlusconi - la materia mi sta a cuore perché me ne occupo istituzionalmente - per l'impegno profuso a favore dei cristiani vittime di persecuzioni in Pakistan e altrove. Questo giova certo anzitutto ai cristiani perseguitati: ma si sente davvero di dire che non "giova al Paese"? Infine - sono solo esempi - la CEI ha riconosciuto gli sforzi del governo e quelli personali del Presidente del Consiglio - frustrati, ricorderà, da un intervento del Presidente della Repubblica, cui va la Sua ammirazione - per salvare la vita della povera Eluana Englaro. I Suoi colleghi vescovi avevano torto? Anche salvare Eluana non "giovava al Paese"?


Vorrei anche capire meglio che cosa significa la Sua affermazione secondo cui Berlusconi non Le piace per il suo tipico "taglio dell'imprenditore borghese". Lei pensa che gli "imprenditori borghesi" in genere debbano essere eliminati? Sostituiti da che cosa?
Avendo - glielo confesso - qualche simpatia per i principi che ispiravano le società precedenti alla borghese Rivoluzione francese, nonostante le ingiustizie che non mancavano quando questi principi non erano rispettati nella pratica, condivido una critica della borghesia in quanto responsabile di avere "distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo pagamento in contanti. Ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco" del Medioevo. Ha scritto qualcosa di simile anche Papa Leone XIII ma avrà riconosciuto le parole, che immagino a Lei più familiari, del "Manifesto del Partito Comunista" di Marx ed Engels.


Mi piacerebbe però sapere se la sua critica della borghesia è in funzione delle soluzioni di Marx ed Engels, quel socialismo che ha portato a regimi a suo tempo definiti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede "la vergogna del nostro tempo", ovvero delle soluzioni della dottrina sociale della Chiesa, che non trovo citata nella Sua intervista.


E qui vedo un ulteriore problema. Lei non nasconde - da cittadino, beninteso - la Sua viva antipatia per il centro-destra, anzi Le "dispiace, per essere ancora più chiaro, che tanti italiani si riconoscano politicamente in Silvio Berlusconi" ed è preoccupato del fatto che, uscito eventualmente di scena il Presidente del Consiglio, continuino a riconoscersi nel suo partito o nel suo schieramento. Alla fine dell'intervista esprime antipatia anche per soluzioni centriste e "cose bianche" che secondo una certa stampa sarebbero viste con favore da Suoi illustri confratelli vescovi. Tolto il centro e tolta la destra, resta solo la sinistra.


Certo per limitare la lunghezza dell'intervista, non Le sono state chieste eventuali riserve e perplessità nei confronti della sinistra e se per esempio il "taglio dell'imprenditore borghese" non abbia qualcosa a che fare anche con Carlo De Benedetti, la famosa "tessera numero uno" del Partito Democratico e l'editore del quotidiano, "Repubblica", che dà la linea politica alla sinistra italiana. Soprattutto, non Le è stato chiesto se prima di concedere il Suo generoso sostegno alla sinistra - sempre come cittadino, ci mancherebbe altro - non abbia fatto qualche domanda su quelli che il Papa chiama principi non negoziabili in materia - per esempio - di eutanasia, riconoscimento delle unioni omosessuali, pillole abortive, libertà per i genitori cattolici di scegliere la scuola cattolica in condizioni di effettiva parità. Se ha fatto queste domande, sarei interessato a conoscere le risposte.


Se non le ha fatte, mi piacerebbe sapere se Lei - come cittadino - sconsiglia esplicitamente agli italiani di seguire l'insegnamento del Santo Padre secondo cui i principi non negoziabili - espressione tecnica che designa solo quanto attiene alla vita, alla famiglia e alla libertà di educazione, cui si aggiunge la libertà religiosa - debbano prevalere su altre materie, pure importanti, quando si compiono scelte politiche. Perché se così fosse Le si porrebbe un piccolo problema. Lei dovrebbe dare un certo consiglio agli elettori della Sua diocesi come cittadino italiano e il consiglio opposto come vescovo, di cui nessuno mette in dubbio la fedeltà ai documenti del Magistero sul primato dei principi non negoziabili e sull'identificazione come non negoziabili di certi principi e non di altro, pure molto rilevanti.


Eccellenza, ammiro la sua passione per la vita sociale e politica del nostro Paese. Condivido molte Sue preoccupazioni per la moralità pubblica, le famiglie in difficoltà, il Sud. Ma auspico che nelle Sue preoccupazioni e nel Suo cuore possano trovare un posto non secondario anche quelle di tanti fedeli per la vita, la famiglia, la scuola cattolica e l'attacco sempre più tracotante alla Chiesa di una parte politica che non è quella guidata dall'on.le Berlusconi.
Con devoto ossequio

Massimo Introvigne
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-se-un-vescovo-crea-confusione-3251.htm

giovedì 6 ottobre 2011

Catechismo al cinema

Il primo film,l'ho visto più o meno per caso e ammetto che non mi entusiasmava,c'è voluto un pò di tempo per intravvedere in quella che sembrava un commediola sentimentale molto altro,ma così l'ho visto io ma se "resistete oltre la metà del film credo che ne avrete spunti sorprendenti



Quest'altro invece l'ho scoperto grazie ad un amico,mi disse qualche giorno fa che ne era rimasto turbato.Effettivamente è pesantino ,ma del resto è una storia di guerra e si sa la guerra è guerra.Mi è piaciuto,ben fatto,duro il giusto e si il diavolo non molla mai la presa e dopo una trappola ce n'è subito un'altra e la maggior parte delle volte ci si casca dentro proprio quasi con gratitudine.Il finale non mi convince...il cornuto non ha l'ultima parola, mai!

martedì 4 ottobre 2011

L'anarchica messa da spiaggia,Medjugorje e la prudenza di Topolino


Sarà che soffro tantissimo il casino e che dovrebbe essere "ogni cosa a suo tempo e luogo",sarà che quasi quasi preferisco i peccatori Marrazzo e c. che vanno a trans e si divertono(spero per loro almeno)piuttosto che "il frullato con dentro Cristo pero!!!" di testoriana memoria ,che sarebbe quello che è diventata la Messa,ma così proprio non va bene.
La forma di preghiera della Messa è,credo,comunitaria,c'è una comunità (più o meno)che prega,quindi una preghiera,una Messa,una liturgia,una Eucaristia.Invece no:ognuno canta e prega per i fatti suoi,a volte sembra che si cantino anche canti differenti contemporaneamente ,senza ascoltare il vicino,senza sforzarsi di essere una voce sola di un cuore solo,al Padre Nostro ,domenica scorsa è stato il disastro,era difficile seguire,tenere un ritmo,io come riferimento normalmente seguo il celebrante,ma il celebrante era troppo tenerino per farsi seguire,sembrava una preghiera recitata durante una 4x400 a ostacoli.Ricordo don Livio anni fa durante la recita comunitaria dei vespri,in tono retto,s'è fermato ed a modo suo,quindi non particolarmente pacifico,ha interrotto la preghiera ha spiegato cosa si stava facendo e come lo si doveva fare ed abbiamo ricominciato la recita,il risultato è stato immediatamente raggiunto,non c'era più la voce mia ,la voce tua e di Paperino,c'era una voce unica, divisa in due cori alternati e complementari,era la voce della Chiesa.Certo ci vuole fegato,bisogna tenerci davvero per interrompere l'assemblea e spiegare che il cinema è altrove...e dire che così fa schifo.
Un'altra cosa "bella" è accaduta alla preghiera dei fedeli,il lettore è salito all'altare in bermuda e ciabatte, in fondo era in chiesa durante la Messa ,non era in un posto serio si può fare,si può fare e si fa questo e altro.Sento già qualche commento:1)la chiesa è la casa di Dio,Dio è padre,ci conosce e non si scandalizza dei suoi figli,meno che mai dell'aspetto esteriore.2) Gesù stesso ha detto "vi chiamo amici",un amico non fa troppo caso a come ci si veste in casa sua.
Provo a rispondere,certo è vero Dio è padre e non si scandalizza,se il criterio è questo ed è valido,madri mandate i figli a ciulare in chiesa è un posto pulito,santo (forse)e più sicuro di altri,Dio capirà,sarà stato giovane anche lui no? Siete in giro per la città ed avete un bisogno impellente,cosa c'è di meglio di un bel confessionale,appartato e discreto,eventualmente servisse si può usare la tendina.Se il buon Dio ci ha creati con certe esigenze mica si scandalizzerà se passiamo da casa sua in caso d'emergenza.Dirò di più così facendo si aiuta anche il frate o prete che dovrà pulire facendogli fare un esercizio di umiltà,come vedete è tutto a fin di bene.Comunque sia se io vado a casa dei miei in un momento importante,ammesso che la messa sia un momento importante,cerco di tenere un minimo di decoro,ma sarò strano io...non chi scambia la chiesa per la spiaggia.
Qualche giorno fa su fb un gruppo medjugorjano ha pubblicato con un certo risalto la seguente notizia:
"Domenica scorsa a Medjugorje, durante la Messa delle 10.00, fuori, mentre i Sacerdoti distribuivano la Comunione è apparsa nel cielo la Madonna con degli Angeli. Questo Segno straordinario lo hanno visto tutti... Anche i Sacerdoti si sono fermati attoniti... Poi c'e' stato un lunghissimo applauso per rigraziare Dio e Maria... Alleluia! GRAZIE MAMMA...!!! ♥ ♥ ♥
LA MADONNA CI CHIAMA ALLA CONVERSIONE IN OGNI MODO IN QUESTO TEMPO DI GRANDE GRAZIA... SEGUIAMOLA...! ♥"
Seguivano un centinaio di commenti tendenzialmente entusiastici e forse 4/5 prudenti .La Messa in oggetto è quella del 25 settembre era già passato qualche giorno e non c'erano conferme, nè da Medjugorje nè da padre Livio,ho chiesto ad un amico residente a Medjugorje e nemmeno lui ne sapeva niente,niente foto e niente video,tutti hanno visto ma non ce n'è traccia,sorprendente.I commenti sono arrivati quasi a 200 e sempre tutti o quasi entusiastici.Mi cecchipaonizzo :mi domando è fede o fideismo? L'assurdo è stato raggiunto quando qualcuno ha pubblicato una foto del cielo, probabilmente il sole dietro alle nuvole ,dicendo che lì si vedeva la Madonna(già gli angeli se ne erano andati)anch'io ho guardato e si ,forse, volendo, si può dire che c'è qualcosa che potrebbe assomigliare alla sagoma della Madonna...o ad un missile o ad un effetto ottico o forse a Topolino,ebbene,la gente chiedeva di spiegargli dove si vedesse la Madonna,cioè voleva essere convinta di vederla...da giù di testa.

Oggi un amico mi ha chiamato al telefono tra le varie cose una mi ha colpito,ha trovato un sito in cui sono riportati tutti i messaggi di tutte le apparizioni contemporanee e da quello che ho capito l'autore del sito o chi per lui sintetizza anche il tutto per cavarne una specie di messaggio comune....Boh!? Che io sappia già le varie rivelazioni private,locuzioni interiori sono terreno su cui essere cauti.Se va bene il messaggio reale che Dio da ad un'anima viene "sporcato" ,reso impreciso dal limite umano ,se poi c'è anche qualcun altro che sintetizza a distanza auguri.A che serve tutto ciò? Qual'è il criterio? Cattolici o protestanti? Lasciamo perdere che forse è meglio....

lunedì 3 ottobre 2011

Finche c'è Silvio c'è speranza

Nove parlamentari cattolici del PDL scrivono al cardinale Bagnasco sul caso Berlusconi

Eminenza Reverendissima,

Le scriviamo innanzitutto per condividere la preoccupata analisi a tutto campo che Lei ha svolto nella sua ultima prolusione, in un momento storico delicato per il nostro paese e per la comunità internazionale, colpita dalla crisi economica e tormentata da guerre ancora in atto. Una riflessione che deve far riflettere innanzitutto la classe dirigente, coloro che hanno responsabilità nella gestione della cosa pubblica. È palpabile, da qualche tempo, “un’insicurezza che si va cristallizzando, e finisce per prendere una forma apprensiva dinanzi al temuto dileguarsi di quegli ancoraggi esistenziali per i quali ognuno si industria e fatica, essendo essi ragione di una stabilità messa oggi in discussione, per cause in larga misura non dipendenti da noi”.

Anche per questo le immagini della giornata mondiale della gioventù di Madrid sono state un conforto, che ci ha riempito il cuore di speranza, per i tanti giovani che si sono raccolti attorno a Benedetto XVI.

Ma questa è stata soprattutto l’estate in cui la crisi ha dato segni di “pericolosa recrudescenza”. Abbiamo tutti ben presenti le difficoltà fra le quali abbiamo cercato di fronteggiare il morso speculativo che si è concentrato ultimamente sulle nazioni ad alto debito pubblico. Difficoltà dovute anche ad egoismi corporativi, per i quali non è possibile rinunciare a niente di quanto già ottenuto, e per i quali ogni sacrificio è buono, purché riguardi gli altri.

Nel nostro agire politico, uno dei punti di riferimento è sempre stato quello che Benedetto XVI indica con felice sintesi nella Caritas in veritate, quando afferma che la questione sociale è diventata radicalmente antropologica; che senza andare alla radice, senza affermare la centralità della persona sin dalla sua origine, senza fissare il diritto alla vita come inalienabile non può esserci solidarietà, considerazione dell’altro, anelito alla giustizia. Nel Pdl, pure composto da diverse culture, c’è una convergenza comune su questa analisi: si vuole conservare quella che Giovanni Paolo II definì "eccezione italiana", quell’orientamento che investe e forma anche l’azione di tanti che non si professano credenti, e però condividono una cultura e una visione antropologica cristiana, che nel nostro paese ha radici profonde e solide. Ne è testimonianza l'impegno per affermare nella dimensione pubblica i principi non negoziabili che attengono alla persona e alla sua centralità, dal concepimento al naturale tramonto, dall'affermazione di un'identità che si fondi su una tradizione e ne riconosca i simboli, alla costruzione di un modello socio-economico sensibile alla sussidiarietà ed efficace nei confronti delle situazioni di fragilità.

Non vogliamo tuttavia nasconderci dietro a un dito: ci rendiamo conto che alcuni
comportamenti personali, pur mai esibiti, ma diventati clamorosamente pubblici grazie a un’intrusione violenta nel privato, sono sottoposti al giudizio pubblico; sappiamo che la Chiesa non può esimersi dal giudicare, e naturalmente lo fa secondo la
dottrina e la morale cristiana. Abbiamo a maggior ragione apprezzato le considerazioni sulla magistratura, proposte già nella precedente prolusione e oggi sottolineate con maggior forza: “l’ingente mole di strumenti di indagine messa in campo” nei

confronti di un’unica persona, “quando altri restano indisturbati”. Il che non significa limitarsi a stigmatizzare determinati trattamenti "ad personam": significa, piuttosto, mettere in guardia dal danno irreparabile che la supina e legittimante accettazione di una violazione sistematica delle regole potrebbe cagionare allo stesso Stato di diritto, patrimonio condiviso di una comunità nazionale e soprattutto, come ha evidenziato Benedetto XVI nel suo discorso al Parlamento tedesco, proiezione terrena della capacità di distinguere fra il bene e il male.

Vogliamo inoltre far notare che quando la Chiesa parla di “comportamenti licenziosi e relazioni improprie”, di “pansessualismo” e relativismo etico, il suo invito va accolto considerandone il significato e il valore a tutto tondo. Non possiamo accettare che siano gli alfieri del laicismo più sprezzante, chi abitualmente dileggia la morale sessuale cattolica e vorrebbe una Chiesa muta e intimidita, a plaudire oggi alle parole dei vescovi italiani, utilizzate strumentalmente e applicate in modo unilaterale, con esclusivo riferimento al Presidente del Consiglio. Non accettiamo quindi che giudizi violenti e definitivi vengano da altre cattedre, che si sono sempre contraddistinte per il doppio peso con cui hanno giudicato e continuano a giudicare la Chiesa a seconda della convenienza politica.

Così come abbiamo scritto nella lettera aperta di qualche mese fa, continuiamo a pensare che un politico vada innanzitutto giudicato da politico, e che il reato e il peccato vadano tenuti distinti.

Non sappiamo quanto di tutto questo immenso polverone rimarrà, dal punto di vista giudiziario. Sappiamo però che anche questo è un immenso polverone che ammorba l’aria, confonde le priorità e annebbia il giudizio di tanti.

Raffaele Calabrò

Roberto Formigoni

Maurizio Gasparri

Maurizio Lupi

Alfredo Mantovano

Mario Mauro

Gaetano Quagliariello

Eugenia Roccella

Maurizio Sacconi

domenica 2 ottobre 2011

Medjugorje,messaggio del 02/10/2011


“Cari figli, anche oggi il mio Cuore materno vi invita alla preghiera, ad un vostro rapporto personale con Dio Padre, alla gioia della preghiera in Lui. Dio Padre non vi è lontano e non vi è sconosciuto. Egli vi si è mostrato per mezzo di mio Figlio e vi ha donato la vita, che è mio Figlio. Perciò, figli miei, non fatevi vincere dalle prove che vogliono separarvi da Dio Padre. Pregate! Non cercate di avere famiglie e società senza di Lui. Pregate! Pregate affinché la bontà che viene solo da mio Figlio, che è la vera bontà, inondi i vostri cuori. Solo cuori pieni di bontà possono comprendere ed accogliere Dio Padre. Io continuerò a guidarvi. In modo particolare vi prego di non giudicare i vostri pastori. Figli miei, dimenticate forse che Dio Padre li ha chiamati? Pregate! Vi ringrazio”.