sabato 30 aprile 2011

Molto rumore per "nulla"


Giovanni Paolo II era un grande,difficile metterlo in dubbio,io come tantissimi sono cresciuto con lui,il mio primogenito si chiama Riccardo Giovanni Paolo,questo blog si chiama tuttoSuo che è evidentemente una rivisitazione del suo Totus Tuus,con tanti amici sono stato da lui da ragazzo a Strasburgo ad un'incontro dei giovani,durante il militare ad una sua udienza in sala Nervi e negli anni successivi un altro paio di volte,a Bologna per il Convegno Eucaristico,in piazza S.Pietro per l'incontro del Papa coi Movimenti e ancora per la libertà di educazione,l'ho visto quando è venuto a Cremona.Al suo funerale c'ero,sono partito alle 2 di notte con mio figlio di 6 anni e Assuntina di 8,14 ore di coda,di fila interminabile con Ricky in spalle addormentato,per salutarlo per l'ultima volta.L'ho amato ed ho pianto per lui quando il nostro vescovo al termine della veglia ci ha comunicato che era salito al Cielo.Non ho dubbi su di lui,o meglio un paio li ho,ma un paio in 27 anni sono nulla.
Seguirò con diffidenza tra poche ore la cerimonia di beatificazione,non quindi perchè ne dubiti,ma perché troppe cose sono fuori posto e questo non mi piace.
Un esempio leggevo oggi sul Timone che solo 8 stati europei hanno appoggiato il governo italiano nella querelle con Bruxelles sul crocifisso nei luoghi pubblici e non erano certamente i più influenti,se non ho capito male alla cerimonia per la beatificazione di Giovanni Paolo II sono attesi quasi 90 capi di stato o loro rappresentanti,ai funerali ne ricordo parecchi altri ed erano tutti i più potenti.Quindi? Quindi sorge o dovrebbe sorgere il sospetto che l'omaggio fosse e sia all'uomo,non al pontefice,al magnifico "teatrante" non al santo cioè al cristiano e c'è la sua differenza.Tant'è verò che in 8 hanno difeso il crocefisso,non tutti o quasi.
Oggi ho volutamente teso un trabocchetto ad un'amica ,lontana da se stessa e dalla Chiesa,come immaginavo è arrivato immediato il "quello di prima si mi piaceva,questo non lo sopporto" riferito ovviamente al precedente ed attuale Papa.Quanti tra i,lo dico con un certo brivido,cattolici sono sulla stessa posizione,quanti di quel milione attesi a Roma hanno la stessa "deviazione".Quanti "credo in "Dio" ma non nella Chiesa",quanti "se si vogliono bene è meglio che convivano",quanti "sono cristiano quindi sto a sinistra perchè la sinistra(non la Chiesa)difende i poveri",quanti "ma noi ci amiamo quindi usiamo il preservativo,sposarci no è presto"(per ciulare non è presto però.Quanti saranno là per l'onnipresente "emozione" e per l'immagino imponente spettacolo di folla,un po' come per il matrimonio inglese appena celebrato.Quanti del milione e degli altri a casa pensano come di padre Pio ,che era un sant'uomo,quasi o senza quasi,nonostante la Chiesa.Quanti vorrebbero una Chiesa non necessariamente Chiesa ma più "aperta,libera,di strada,povera,staccata dal mondo,simpatica...." com'era lui,dimenticando il suo magistero,che di simpatico aveva ben poco e anche la sua irruenza,ricordo un video visto,mi pare fosse in Nicaragua,in cui la gente inneggiava alla libertà,alla teologia della liberazione,ricordo il palco,sullo sfondo erano rappresentati volti di santi,mi pare mischiati a volti di "eroi sinistri","sociali" e ricordo il Papa guardare lo sfondo del palco come per cercare di capirne il perché e poi rivolto alla folla per tre volte e con tono sempre più deciso e duro imporre il silenzio.Fantastico,un Uomo,non un pagliaccio.
Mi chiedo quanto e per quanto i media useranno il Papa "giocherellone" contro il Papa intellettuale,il Papa "commovente" nella sofferenza, contro il vecchio austero Papa germanico, il Papa delle folle contro il Papa di Ratisbona,del preservativo,della pedofilia,il simpatico Papa,vittima,polacco,contro il militante nazista tedesco e i cattolicchi berranno tutto,perché il sentimento e l'emozione vengono prima della ragione,il cuore,probabilmente quello della Tamaro,non quello della Bibbia,viene prima ed è più "puro"(cara)del ragionamento e del cervello.Auguri!!!

Non ho mai amato sentirlo chiamare Giovanni Paolo il GRANDE,in primo luogo perchè era ed è una evidente presa in giro,lo chiamano così sopratutto quelli a cui non è mai interessato ascoltarlo davvero,poi perchè è come dire che chi l'ha preceduto era un pirla,poi è arrivato Karol e si è accesa la luce,morto lui,pazienza la festa è finita,si torna al solito tran tran.Un pò come quel nuovo ordine nato da non moltissimo credo e costituito certamente da santa gente,che si è dato il nome di Frati Poveri,quasi a dire che gli altri sono ricchi e che quindi loro sono migliori.
Il mio non è un giudizio sulle singole persone,quello è compito del buon Dio,il mio è un giudicare i frutti dell'albero e non è troppo stagione di un milione di frutti,altrimenti le chiese sarebbero piene e non avremmo divorzio,aborto,tra poco eutanasia,fortissime lobby omosessuali....
Quello che non vorrei è che ne uscisse un'immagine di una Chiesa ancora con un largo seguito,anche di giovani,perché non è troppo così.Si può avere quell'immagine navigando a pelo d'acqua,ma se si scende un po',lo scoraggiamento è forte e grazie a Dio che è così.Del resto non aveva detto:"quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà ancora la fede sulla terrà?" .Non aveva detto le folle ,ma la fede ed è fin troppo evidente che sono due cose ben distinte.Oggi a Roma la folla ci sarà....

venerdì 29 aprile 2011

Cristianesimo da "vecchiette"...

Sarà!Provate ad ascoltare 'sta santa gente con che gusto vive,mi raccomando volume adeguato.
Mi scuso per il secondo video ,indegno,non che il primo sia straordinario,non è necessario ne utile vederlo,la canzone è splendida,sia la musica che il testo.





averne di vecchiette così....
suggerirei di trovarvi i testi,in rete ci sono e tradurli,ne resterete sorpresi.
Forza facciamola andare questa "500" !

giovedì 28 aprile 2011

Intervista a don Gabriele Amorth - 10



Domanda:

Don Amorth, l'altra volta lei ci ha parlato del Codice da Vinci, dicendo che
la Chiesa una volta proibiva questi libri, mentre ora sono alla portata di tutti, è
normale?
Don Amorth: E' un romanzo, è un' invenzione. Gli stessi autori dei documenti su cui il romanzo si basa hanno detto di averli inventati. Non c'è niente di vero, c'è già anche un errore fondamentale in partenza, quello di confondere Santa Maria Maddalena, con la peccatrice innominata (di cui anche gli Ortodossi fanno la festa) con Maria sorella di Lazzaro e di Marta. Sono tre personaggi ben distinti. Maria Maddalena non è mai stata una peccatrice, è stata posseduta dal demonio e non va confusa con la peccatrice innominata. Questo romanzo è tutto una falsità. Ora perché la gente corre a vedere queste fandonie? A mio parere si vuole insinuare che nella nostra fede ci sono delle falsità. Ritengo dannoso leggere il romanzo o vedere il film. L'autore, e non solo lui, ha fatto milioni con i libri e col filmato. Dice San Paolo: “chi cerca i beni della terra non riceve i beni del cielo”.


Domanda: Io per circa 20 anni ho esercitato l'astrologia, l'ho esercitata senza farmi mai pagare; l'ho studiata a fondo trovando leggi molto interessanti. Avrei voluto che diventasse materia di studio nell'università. Dopo un incontro con l'esorcista della Scala Santa, padre Tommaso, che si era subito accorto della mia attività di astrologo,ricevuta la sua benedizione, ho capito che agivo male. In me infatti c'era molto orgoglio perché ero ammirato, applaudito… Tutto mi distoglieva dalla religione. Che cosa ne pensa lei dell'astrologia?
Don Amorth: L'astronomia è una scienza, l'astrologia è una deviazione, è superstizione è magia, quindi l'astrologia è da condannare. E' giusto che l'astronomia sia studiata.Ricordo un astronomo che diceva: studiando l'astronomia ho rinforzato la fede perché vedevo la potenza di Dio, la toccavo con mano. Mentre l'astrologia, che pretenderebbe attraverso lo studio degli astri di indovinare il futuro, è da negare, è una forma di magia.

Domanda: E' vero che sull'astrologia c'è l'infuenza dei demoni?
Don Amorth: Che nell'astrologia ci siano azioni malefiche è possibile come in tutte le forme di magia. In ogni caso è da condannare.


Domanda: Ritornando alla preghiera sui moribondi, mi è venuta in mente una preghiera che tutti conosciamo: “La coroncina della Divina Misericordia” di Suor Faustina. Gesù ha promesso che se uno la recita con fede accanto ad un morente, Lui si mostra come Salvatore e non come giudice.
Don Amorth: Sempre, quando preghiamo, Gesù si interpone come Salvatore, non solo in quella preghiera, ma, come ha promesso in tutte le preghiere, certo secondo i Suoi tempi.Dice San Paolo nella lettera ai Romani: “A volte non sappiamo cosa chiedere a Dio e allora è lo Spirito Santo che prega per noi con gemiti inesprimibili “. Noi non sappiamo molte volte quale sia il vero bene, per cui può accadere che chiediamo cose che non sono un bene per noi. Gesù si interpone sempre per darci il meglio. L'esempio più chiaro è quello della preghiera di Gesù nell'orto: “Padre se è possibile passi da me questo calice senza che Io lo beva ”. Nella lettera agli Ebrei c'è scritto che questa preghiera di Gesù è stata esaudita, eppure Lui chiedeva di evitare la passione; Dio l'ha esaudito, ma in che modo? Non l'ha esaudito alla lettera perché era meglio che Gesù patisse e risuscitasse. Lo dice
Lui stesso parlando ai discepoli di Emmaus: “Stolti, non sapevate che era necessario che Cristo patisse per giungere così alla sua gloria?”. E allora il Padre ha ascoltato questa preghiera a modo Suo, dandogli la forza di sopportare la passione, subire la morte e poi risuscitare. Questo era il meglio per Lui. Le nostre preghiere vengono sempre ascoltate,non sempre però alla lettera. Dio non sempre ci dà quello che noi chiediamo, sempre però ci dà qualcosa, qualcosa che per noi è sempre il meglio anche se lì per lì non ce ne rendiamo conto.


Domanda: Perchè la tentazione colpisce il pensiero?
Don Amorth: La tentazione colpisce tutto l'uomo. Noi sappiamo che l'attività principale di satana è quella di tentare l'uomo al male. Satana si è ribellato a Dio e quindi ribellandosi a Dio tenta l'uomo al male per cercare di portarlo dalla sua parte e quindi dove lui si trova.E allora ci tenta nella mente, ci tenta dappertutto, facendo leva sia sulla nostra fragilità naturale (ognuno di noi ha le sue ferite, le sue debolezze), sia servendosi delle occasioni che la vita ci presenta (situazioni, incontri, ecc.). Il demonio approfitta di tutto per
allontanarci da Dio.

mercoledì 27 aprile 2011

Benedetto XVI:catechesi del 27/04/2011



L'ottava di Pasqua

Cari fratelli e sorelle,

in questi primi giorni del Tempo Pasquale, che si prolunga fino a Pentecoste, siamo ancora ricolmi della freschezza e della gioia nuova che le celebrazioni liturgiche hanno portato nei nostri cuori. Pertanto, oggi vorrei riflettere con voi brevemente sulla Pasqua, cuore del mistero cristiano. Tutto, infatti, prende avvio da qui: Cristo risorto dai morti è il fondamento della nostra fede. Dalla Pasqua si irradia, come da un centro luminoso, incandescente, tutta la liturgia della Chiesa, traendo da essa contenuto e significato. La celebrazione liturgica della morte e risurrezione di Cristo non è una semplice commemorazione di questo evento, ma è la sua attualizzazione nel mistero, per la vita di ogni cristiano e di ogni comunità ecclesiale, per la nostra vita. Infatti, la fede nel Cristo risorto trasforma l’esistenza, operando in noi una continua risurrezione, come scriveva san Paolo ai primi credenti: «Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5, 8-9).

Come possiamo allora far diventare “vita” la Pasqua? Come può assumere una “forma” pasquale tutta la nostra esistenza interiore ed esteriore? Dobbiamo partire dalla comprensione autentica della risurrezione di Gesù: tale evento non è un semplice ritorno alla vita precedente, come lo fu per Lazzaro, per la figlia di Giairo o per il giovane di Nain, ma è qualcosa di completamente nuovo e diverso. La risurrezione di Cristo è l’approdo verso una vita non più sottomessa alla caducità del tempo, una vita immersa nell’eternità di Dio. Nella risurrezione di Gesù inizia una nuova condizione dell’essere uomini, che illumina e trasforma il nostro cammino di ogni giorno e apre un futuro qualitativamente diverso e nuovo per l’intera umanità. Per questo, san Paolo non solo lega in maniera inscindibile la risurrezione dei cristiani a quella di Gesù (cfr 1Cor 15,16.20), ma indica anche come si deve vivere il mistero pasquale nella quotidianità della nostra vita.

Nella Lettera ai Colossesi, egli dice: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo seduto alla destra di Dio, rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (3,1-2). A prima vista, leggendo questo testo, potrebbe sembrare che l'Apostolo intenda favorire il disprezzo delle realtà terrene, invitando cioè a dimenticarsi di questo mondo di sofferenze, di ingiustizie, di peccati, per vivere in anticipo in un paradiso celeste. Il pensiero del “cielo” sarebbe in tale caso una specie di alienazione. Ma, per cogliere il senso vero di queste affermazioni paoline, basta non separarle dal contesto. L'Apostolo precisa molto bene ciò che intende per «le cose di lassù», che il cristiano deve ricercare, e «le cose della terra», dalle quali deve guardarsi. Ecco anzitutto quali sono «le cose della terra» che bisogna evitare: «Fate morire – scrive san Paolo – ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria» (3,5-6). Far morire in noi il desiderio insaziabile di beni materiali, l’egoismo, radice di ogni peccato. Dunque, quando l'Apostolo invita i cristiani a distaccarsi con decisione dalle «cose della terra», vuole chiaramente far capire ciò che appartiene all’«uomo vecchio» di cui il cristiano deve spogliarsi, per rivestirsi di Cristo.

Come è stato chiaro nel dire quali sono le cose verso le quali non bisogna fissare il proprio cuore, con altrettanta chiarezza san Paolo ci indica quali sono le «cose di lassù», che il cristiano deve invece cercare e gustare. Esse riguardano ciò che appartiene all’«uomo nuovo», che si è rivestito di Cristo una volta per tutte nel Battesimo, ma che ha sempre bisogno di rinnovarsi «ad immagine di Colui che lo ha creato» (Col 3,10). Ecco come l’Apostolo delle Genti descrive queste «cose di lassù»: «Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri (...). Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto» (Col 3,12-14). San Paolo è dunque ben lontano dall'invitare i cristiani, ciascuno di noi, ad evadere dal mondo nel quale Dio ci ha posti. E’ vero che noi siamo cittadini di un'altra «città», dove si trova la nostra vera patria, ma il cammino verso questa meta dobbiamo percorrerlo quotidianamente su questa terra. Partecipando fin d'ora alla vita del Cristo risorto dobbiamo vivere da uomini nuovi in questo mondo, nel cuore della città terrena.

E questa è la via non solo per trasformare noi stessi, ma per trasformare il mondo, per dare alla città terrena un volto nuovo che favorisca lo sviluppo dell'uomo e della società secondo la logica della solidarietà, della bontà, nel profondo rispetto della dignità propria di ciascuno. L’Apostolo ci ricorda quali sono le virtù che devono accompagnare la vita cristiana; al vertice c'è la carità, alla quale tutte le altre sono correlate come alla fonte e alla matrice. Essa riassume e compendia «le cose del cielo»: la carità che, con la fede e la speranza, rappresenta la grande regola di vita del cristiano e ne definisce la natura profonda.

La Pasqua, quindi, porta la novità di un passaggio profondo e totale da una vita soggetta alla schiavitù del peccato ad una vita di libertà, animata dall’amore, forza che abbatte ogni barriera e costruisce una nuova armonia nel proprio cuore e nel rapporto con gli altri e con le cose. Ogni cristiano, così come ogni comunità, se vive l’esperienza di questo passaggio di risurrezione, non può non essere fermento nuovo nel mondo, donandosi senza riserve per le cause più urgenti e più giuste, come dimostrano le testimonianze dei Santi in ogni epoca e in ogni luogo. Sono tante anche le attese del nostro tempo: noi cristiani, credendo fermamente che la risurrezione di Cristo ha rinnovato l’uomo senza toglierlo dal mondo in cui costruisce la sua storia, dobbiamo essere i testimoni luminosi di questa vita nuova che la Pasqua ha portato. La Pasqua è dunque dono da accogliere sempre più profondamente nella fede, per poter operare in ogni situazione, con la grazia di Cristo, secondo la logica di Dio, la logica dell’amore. La luce della risurrezione di Cristo deve penetrare questo nostro mondo, deve giungere come messaggio di verità e di vita a tutti gli uomini attraverso la nostra testimonianza quotidiana.

Cari amici, Sì, Cristo è veramente risorto! Non possiamo tenere solo per noi la vita e la gioia che Egli ci ha donato nella sua Pasqua, ma dobbiamo donarla a quanti avviciniamo. E’ il nostro compito e la nostra missione: far risorgere nel cuore del prossimo la speranza dove c’è disperazione, la gioia dove c’è tristezza, la vita dove c’è morte. Testimoniare ogni giorno la gioia del Signore risorto significa vivere sempre in “modo pasquale” e far risuonare il lieto annuncio che Cristo non è un’idea o un ricordo del passato, ma una Persona che vive con noi, per noi e in noi, e con Lui, per e in Lui possiamo fare nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5).

lunedì 25 aprile 2011

Medjugorje,messaggio del 25/04/2011


"Cari figli, come la natura dà i colori più belli dell'anno, così anch'io vi invito a testimoniare con la vostra vita e ad aiutare gli altri ad avvicinarsi al mio Cuore Immacolato perché la fiamma dell'amore verso l'Altissimo germogli nei loro cuori. Io sono con voi e prego incessantemente per voi perché la vostra vita sia il rilfesso del paradiso qui sulla terra. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Il risveglio è duro ,ma è bello e vero, hvala Majka Moja!



E' come se in questo momento mi fossi reso conto di cosa ho perso non andando a Medjugorje in questi giorni, com'era previsto ed il risveglio è duro.
Io lì ci sono rinato e in questi giorni non ci sono tornato,la caviglia fa male,ma il cuore fa più male,mi rendo conto solo ora che avrei potuto essere tra le braccia della Madre ed invece considerazioni ragionevoli,necessarie e forse anche giuste mi hanno tenute a casa.Ma non ci sono considerazioni ragionevoli che possano tener lontano dalla propria madre.So di non aver rinunciato a niente,il viaggio è solo rimandato e Lei è qui con me,c'era ieri mattina a messa,c'è sempre,mi accompagna e mi coccola quando ne ho bisogno eppure capisco di essere lontano mille miglia da Lei,lo sento,lontano con gli occhi,col cuore,con la testa,non potrebbe essere diversamente.
Sono in pace,c'è da fare anche qua,bisogna scendere dal Tabor e portare i tesori che Lei ha messo nel mio piccolo,piccolissimo cuore,qua ,agli amici di qua ,è che poi non ne sono capace,anche qua ho la mia piccola Medjugorje,è nei miei occhi ,più di quanto non ci sia la luce.Madre se ho sbagliato sacrificando il viaggio da Te perdonami,se così hai voluto tu mantieni il mio cuore in pace,che il dolore di adesso,la nostalgia pressante ,come se ti avessi tradita, sia una tua carezza,sia il tuo incoraggiamento a lavorare per la mia famiglia e per la vigna del Signore.
Gesu', Maria siete il mio respiro,il mio sorriso,la mia forza, il mio tutto e come un bambino lontano dalla mamma sono angosciato e triste e come un adulto resisto e combatto perché la meraviglia lo stupore,l'amore che ho incontrato arrivi,nonostante me,a chi ho accanto e sempre più sia vicino il Regno di Dio.

Jesus i adore You,Gospa volim te!

domenica 24 aprile 2011

I miei regali,le mie perle di Pasqua



Strana Pasqua questa,ma non ha importanza,vi racconto i regali di oggi di cui Chris Rice,l'autore dei due brani,fa parte.
Eravamo a messa dai frati,le premesse c'erano tutte,frati e padre Massimo come celebrante,ci sediamo in coro e ,lo sapevo,arriva a sedersi, proprio di fronte a me, una creatura angelica,pensavo è il cornutazzo ,che per distrarmi mi manda la splendida fanciulla,ma è Pasqua e il cornutazzo è stato sconfitto non è possibile.E' incantevole,ma è una bellezza bella,segno di Altro,di fianco a lei c'è la mamma,splendida ,anche lei e anche lei segno di Altro,le guardo,s'inginocchiano e pregano,come se in chiesa fosse normale pregare,al Padre Nostro si prendono per mano(RnS?)poi cantano anche e l'angelo più giovane canta forte e bene.C'è speranza la bellezza trionfa sul grigiore,sempre non lo so,stamattina certamente.

All'uscita dalla messa sono costretto a fermarmi a salutare,si salutano tutti,come se ci si dovesse salutare per forza,intravedo una faccia che mi sembra conosciuta ma mi sembra solo,se è lui era tantissimo tempo fa.Lascio stare conosco già troppa gente,non è il caso di aggiungerne altri.E' andata male anche a lui sembra di conoscermi e si avvicina,saranno passati vent'anni anche qualcuno in più,erano gli esercizi spirituali di G.S.a Riva del Garda credo,lui era uno dei due matti e detto da me dice molto,che non si sa come e perché erano venuti con noi,la sera scappavano dall'albergo per andare in cerca di ragazze o a bere.Erano una coppia incredibile mi davano un po' sui nervi ma mi piacevano.Lo guardo ,sono io quindi niente filtri,gli do del fighetto,s'è sempre vestito un po' da fighetto e lui si apre,non gli ho chiesto niente e mi racconta la sua vita,successo professionale,soldi...cocaina.Fantastico!Tre anni fa è entrato in comunità e si è ripulito,dice che ha incontrato un angelo che l'ha salvato,guardo la sua "compagna" e alla faccia ,stamattina in chiesa di angeli ce n'erano almeno tre.Che bel regalo è Pasqua e incontro subito uno risalito dagli inferi,grande Massimiliano,sono felice di averti reincontrato

Prima di andare in chiesa avevo intravisto su FB un'amica,l'avevo invitata a messa con noi e al cenacolo,al ritorno trovo il suo messaggio,splendido.Non posso spiegarvi ma quel pranzo lì è un sogno e probabilmente come tutti i sogni c'entra poco con la realtà,ma intanto c'è e ne sono felice ,per Matteo e spero per tutti gli altri.

ciao caro visto ora tuo messaggio...se tu non fossi come sei, non ti adorerei!!! Ho pranzo qui a casa: io, matteo , suo padre, sua zia e mia madre...ecco! Spero vederti presto e...dai, promesso che vengo, ma mi prendete come sono, una ribelle!! dai, scherzo. Dammi il tuo num di cell, non lo trovo e volevo chiamarti. Ti voglio un sacco di bene....anche se sei un catto-extremista!! Con un mondo di affetto, ma grande grande, BUONA PASQUA A TE E TUTTA LA TUA CARA FAMIGLIA!! Ciao a presto!! luciferina....dai, scherzo!!!


Pasqua è primavera


La forza di Gesù (la vita, la morte, quei 7 mila ragazzi e Caterina)
Posted: 23 Apr 2011 11:27 PM PDT

Tutti nel mondo, in questi mesi, vedono tumulti, catastrofi e caos. Analisti e media brancolano nel buio. Tutto dà segno di disfacimento. Un invisibile tsunami ci sta travolgendo.
Eppure io conosco i segni di una primavera nascosta. Ma bisogna volgere lo sguardo altrove. Bisogna accorgersi di qualcosa che sta accadendo nel silenzio, lontano dai riflettori.Come quando stava crollando l’impero romano e sembrava vi fossero solo le rovine e le orde barbariche e i lupi che infestavano ogni luogo: invece qualcuno silenziosamente stava piantando il seme di una nuova civiltà e della città di Dio.
Dunque non guardate dove guardano tutti i media, cioè verso le rovine, perché la novità e la speranza non vengono dalla politica, dall’economia, dagli stati, dagli intellettuali, dagli eserciti o dalle sedicenti rivoluzioni.
La novità vera sembra fragile e silenziosa come le gemme che spuntano a rinnovare la vita di un bosco.
Dice Péguy che quando vedi una gemma ti sembra una cosa tanto piccola e fragile che sembra insignificante confrontata alla grande foresta.
Eppure senza quella gemma tutta quella foresta secca non sarebbe che legna da ardere, non sarebbe che un cimitero. Non avrebbe alcuna speranza.
E dunque oggi voglio raccontarvi come spunta una gemma nella foresta morta. Una gemma che sfida lo tsunami del tempo, del dolore e della morte.

Un fatto strano

Immaginate 7 mila giovani fra i 19 e i 15 anni. E pensateli a Rimini, sulla riva del mare. Di sicuro vi viene in mente un gran baccano.
Invece questa immensa folla di giovani sulla sponda dell’infinito era in un silenzio assoluto e commosso, che lasciava sentire la brezza e il rumore delle onde.
E’ accaduto venerdì scorso, venerdì santo, dalle ore 13 alle 18. Settemila giovani dietro a una croce. Anzi dietro al “più bello fra i figli dell’uomo”, dietro all’Inimmaginabile, dietro all’unico uomo veramente affascinante della storia.
L’unico re, umile e veramente potente. L’unico amico fedele, l’unico che ha pietà di noi uomini.
Non crediate che si tratti di extraterrestri. Sono i nostri figli. Frequentano licei e istituti tecnici. Sono normalissimi ragazzi italiani dell’anno di grazia 2011.
Volti normali, abbigliamento tipico della loro generazione, chi col piercing, chi con la coda di cavallo, chi col bordo delle mutande che spunta sotto i jeans.
Non sono ragazzi che non fanno peccati, anzi sono qui proprio perché – come tutti gli altri – li fanno: sono venuti per questo, perché sentono il bisogno dell’abbraccio di un Padre buono, che perdona, di un Amico grande, che non tradisce mai e che medica le loro ferite.
Non sono qui perché non s’innamorano: ma, al contrario, sono qui proprio perché s’innamorano e vogliono capire chi e cosa mai potrà colmare questa loro sete d’amore che è più grande del mare, più immensa, più misteriosa e profonda dei suoi fondali.
Il loro raduno – organizzato da Gioventù studentesca (CL) – era cominciato il giovedì santo, alla fiera di Rimini, proprio con le immagini dello tsunami in Giappone avvolte da una musica che struggeva il cuore.
Don Eugenio Nembrini ha suggellato quelle immagini con una domanda che mette ognuno con le spalle al muro: “che cosa sta in piedi nella vita?”.Tutto infatti è spazzato via dal tempo e dalla morte. Tutto. Anche il potere più formidabile è ridotto in polvere e non resta nulla.
E così sembra che non valga la pena vivere o pare che si possa vivere solo cinicamente.
Ma invece don Julian Carron ha esortato questi settemila giovani a non rassegnarsi: “sentire urgere dentro di sé le esigenze di felicità, di bellezza, di giustizia, di amore, di verità, sentirle vibrare, ribollire in ogni fibra del nostro essere” e “prenderle sul serio è ‘la’ decisione più grande della vita”.E’ l’avventura degli audaci: “per gente viva, libera, capace di volersi veramente bene. Per gente che vuol vivere all’altezza dell’ideale a cui il cuore spinge senza sosta”.Ma cosa può restare in piedi e resistere alla distruzione del tempo, del dolore, del male e della morte?
Il motto degli antichi monaci certosini diceva: “Stat Crux dum volvitur orbis”. Che vuol dire: solo l’uomo della Croce rimane invincibile, mentre tutto nel mondo passa e tutto crolla.
Resta solo il potere dell’Amore, di “Colui che ha preso sulle sue spalle la croce di ognuno di noi, Colui che ha portato tutte le croci del mondo”, come ha detto don Eugenio.

“Lascieretelo voi?”

L’immensa via crucis dei giovani sfilava in silenzio dietro la croce fra gli alberi del parco Marecchia a Rimini, verso il ponte di Tiberio, fra le note sublimi dello “Stabat mater” di Pergolesi, poi dell’antico canto polifonico “O cor soave/ cor del mio Signore…”.
Un passante, in bicicletta, si è fermato sbalordito e ha chiesto: “ma chi siete? Cosa state facendo?”.
Un ragazzo del “servizio d’ordine” gli ha risposto: “siamo studenti, è venerdì santo: stiamo facendo la Via crucis”. Quell’uomo, commosso, si è messo in ginocchio e ha mormorato: “Dio sia benedetto!”.
Intanto quella fiumana di giovinezza si era fermata a una nuova stazione. Per il lungo cammino qualcuno in fondo si distrae e parlotta.
Ma quando viene letto il vangelo della crocifissione e alla fine don Eugenio dice: “Cristo ha dato la vita per noi e muore per noi”, tutti tacciono di colpo e come un’onda silenziosa si inginocchiano commossi.
Proprio tutti i settemila giovani: sono stati cinque minuti infiniti di silenzio
che hanno abbracciato il loro cuore e il mondo, tutti i destini e tutto il tempo, da Adamo al Giudizio universale.
Poi il coro, un meraviglioso coro di ragazzi, ha intonato una laude cinquecentesca a quattro voci che lacera l’anima: “Cristo al morir tendea”.
L’intreccio fantastico delle voci ripete le parole che secondo l’autore Maria ha rivolto agli amici di Gesù: “Or, se per trarvi al ciel dà l’alma e ‘l core,/ Lascieretelo voi per altro amore?”.Prosegue così:“ben sa, ben sa che fuggirete/ di gran timore e al fin vi nascondrete/ Ed ei pur come Agnel che tace e muore/ svenerassi per voi d’immenso amore”.Quel canto si conclude con questa strofa: “Dunque diletti miei/ se a dura croce, in man d’iniqui e rei/ dà per salvarvi ‘l sangue e l’alma e ‘l core/ Lascieretelo voi per altro amore?”E’ un canto a cui sono personalmente affezionato anche perché è uno dei prediletti della mia Caterina.
Caterina è cresciuta in questa stupenda compagnia che fa ardere i cuori dei giovani per la Bellezza e la Verità. E’ stata educata da gesti così.

Una mano potente

E quando uno tsunami violentissimo ha investito la sua giovane vita e tutti pensavano e dicevano che ormai non c’era più niente da fare, che Caterina non c’era più, una mano potente l’ha afferrata, quella del Re umile che tante volte lei aveva cantato, e la sua mano benedetta e invincibile l’ha fatta riemergere dall’oceano oscuro del coma. Anzitutto attraverso la voce e i volti di chi l’ama perdutamente.Ora Caterina sta nuotando verso riva: è una traversata defatigante e durissima, ma una grande catena umana la sostiene: quella compagnia che è il volto e la carezza del Nazareno nel mondo.
Dalla sua faticosa croce Caterina partecipa alla salvezza del mondo. “La Bellezza salverà il mondo”, annunciava Dostoevskij, e lei è parte di questa Bellezza.
Diversi di quei ragazzi presenti a Rimini nei mesi scorsi mi avevano scritto, colpiti e commossi dalla storia di Caterina e dal suo sorriso, dal suo canto, dai suoi amici e dall’amore del suo ragazzo che è più forte della morte e dello tsunami.
Per molti di loro Caterina è diventata una sorta di eroina, ben più ammirabile dei miti e dei mitomani imposti dai media, dalla politica, dai giornali.
Ma la forza di Caterina è la stessa che ha portato loro lì a Rimini, che fa fiorire la primavera, che dà senso alla vita, che ha ispirato a Michelangelo la Pietà, che commuove i cuori e muove le galassie. La forza di Colui che ha vinto il mondo e ha vinto la morte.

Antonio Socci
Da “Libero”, 24 aprile 2011

venerdì 22 aprile 2011

Per molti,forse,ma non per tutti...

..e le potenze degli inferi NON prevarranno contro di essa

Oggi vi suggerisco uno splendido film,forse splendido non è proprio il termine adatto,
si concede ancora forse troppo ai colpi ad effetto ,ma nel complesso mi sembra ben fatto,umano,realistico,cattolico e per la mia esperienza almeno ,il finale è commovente.Il film lo consiglio solo a chi è "preparato" per questo argomento,non per un "gusto" morboso che francamente non posso apprezzare,lo consiglio a chi combatte la buona battaglia ed è schierato dalla parte giusta.
Buona visione e ...croce di san Benedetto sempre a portata di mano.
p.s.
Non si tratta di un gioco,nessuno azzardi niente al di fuori degli ambiti indicati da Santa Romana Chiesa.

mercoledì 20 aprile 2011

Benedetto XVI:catechesi del 20/04/2011


Triduo Pasquale

Cari fratelli e sorelle,

siamo ormai giunti al cuore della Settimana Santa, compimento del cammino quaresimale. Domani entreremo nel Triduo Pasquale, i tre giorni santi in cui la Chiesa fa memoria del mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù. Il Figlio di Dio, dopo essersi fatto uomo in obbedienza al Padre, divenendo in tutto simile a noi eccetto il peccato (cfr Eb 4,15), ha accettato di compiere fino in fondo la sua volontà, di affrontare per amore nostro la passione e la croce, per farci partecipi della sua risurrezione, affinché in Lui e per Lui possiamo vivere per sempre, nella consolazione e nella pace. Vi esorto pertanto ad accogliere questo mistero di salvezza, a partecipare intensamente al Triduo pasquale, fulcro dell’intero anno liturgico e momento di particolare grazia per ogni cristiano; vi invito a cercare in questi giorni il raccoglimento e la preghiera, così da attingere più profondamente a questa sorgente di grazia. A tale proposito, in vista delle imminenti festività, ogni cristiano è invitato a celebrare il sacramento della Riconciliazione, momento di speciale adesione alla morte e risurrezione di Cristo, per poter partecipare con maggiore frutto alla Santa Pasqua.

Il Giovedì Santo è il giorno in cui si fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale. In mattinata, ciascuna comunità diocesana, radunata nella Chiesa Cattedrale attorno al Vescovo, celebra la Messa crismale, nella quale vengono benedetti il sacro Crisma, l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi. A partire dal Triduo pasquale e per l’intero anno liturgico, questi Oli verranno adoperati per i Sacramenti del Battesimo, della Confermazione, delle Ordinazioni sacerdotale ed episcopale e dell’Unzione degli Infermi; in ciò si evidenzia come la salvezza, trasmessa dai segni sacramentali, scaturisca proprio dal Mistero pasquale di Cristo; infatti, noi siamo redenti con la sua morte e risurrezione e, mediante i Sacramenti, attingiamo a quella medesima sorgente salvifica. Durante la Messa crismale, domani, avviene anche il rinnovo delle promesse sacerdotali. Nel mondo intero, ogni sacerdote rinnova gli impegni che si è assunto nel giorno dell’Ordinazione, per essere totalmente consacrato a Cristo nell’esercizio del sacro ministero a servizio dei fratelli. Accompagniamo i nostri sacerdoti con la nostra preghiera.

Nel pomeriggio del Giovedì Santo inizia effettivamente il Triduo pasquale, con la memoria dell’Ultima Cena, nella quale Gesù istituì il Memoriale della sua Pasqua, dando compimento al rito pasquale ebraico. Secondo la tradizione, ogni famiglia ebrea, radunata a mensa nella festa di Pasqua, mangia l’agnello arrostito, facendo memoria della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù d’Egitto; così nel cenacolo, consapevole della sua morte imminente, Gesù, vero Agnello pasquale, offre sé stesso per la nostra salvezza (cfr 1Cor 5,7). Pronunciando la benedizione sul pane e sul vino, Egli anticipa il sacrificio della croce e manifesta l’intenzione di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato. Durante l’Ultima Cena, gli Apostoli vengono costituiti ministri di questo Sacramento di salvezza; ad essi Gesù lava i piedi (cfr Gv 13,1-25), invitandoli ad amarsi gli uni gli altri come Lui li ha amati, dando la vita per loro. Ripetendo questo gesto nella Liturgia, anche noi siamo chiamati a testimoniare fattivamente l’amore del nostro Redentore.

Il Giovedì Santo, infine, si chiude con l’Adorazione eucaristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’orto del Getsemani. Lasciato il cenacolo, Egli si ritirò a pregare, da solo, al cospetto del Padre. In quel momento di comunione profonda, i Vangeli raccontano che Gesù sperimentò una grande angoscia, una sofferenza tale da fargli sudare sangue (cfr Mt 26,38). Nella consapevolezza della sua imminente morte in croce, Egli sente una grande angoscia e la vicinanza della morte. In questa situazione, appare anche un elemento di grande importanza per tutta la Chiesa. Gesù dice ai suoi: rimanete qui e vigilate; e questo appello alla vigilanza concerne proprio questo momento di angoscia, di minaccia, nella quale arriverà il proditore [traditore], ma concerne tutta la storia della Chiesa. E' un messaggio permanente per tutti i tempi, perché la sonnolenza dei discepoli era non solo il problema di quel momento, ma è il problema di tutta la storia. La questione è in che cosa consiste questa sonnolenza, in che cosa consisterebbe la vigilanza alla quale il Signore ci invita. Direi che la sonnolenza dei discepoli lungo la storia è una certa insensibiltà dell'anima per il potere del male, un’insensibilità per tutto il male del mondo. Noi non vogliamo lasciarci turbare troppo da queste cose, vogliamo dimenticarle: pensiamo che forse non sarà così grave, e dimentichiamo. E non è soltanto insensibilità per il male, mentre dovremmo vegliare per fare il bene, per lottare per la forza del bene. È insensibilità per Dio: questa è la nostra vera sonnolenza; questa insensibilità per la presenza di Dio che ci rende insensibili anche per il male. Non sentiamo Dio - ci disturberebbe - e così non sentiamo, naturalmente, anche la forza del male e rimaniamo sulla strada della nostra comodità. L'adorazione notturna del Giovedì Santo, l'essere vigili col Signore, dovrebbe essere proprio il momento per farci riflettere sulla sonnolenza dei discepoli, dei difensori di Gesù, degli apostoli, di noi, che non vediamo, non vogliamo vedere tutta la forza del male, e che non vogliamo entrare nella sua passione per il bene, per la presenza di Dio nel mondo, per l'amore del prossimo e di Dio.

Poi, il Signore comincia a pregare. I tre apostoli - Pietro, Giacomo, Giovanni - dormono, ma qualche volta si svegliano e sentono il ritornello di questa preghiera del Signore: “Non la mia volontà, ma la tua sia realizzata”. Che cos'è questa mia volontà, che cos'è questa tua volontà, di cui parla il Signore? La mia volontà è “che non dovrebbe morire”, che gli sia risparmiato questo calice della sofferenza: è la volontà umana, della natura umana, e Cristo sente, con tutta la consapevolezza del suo essere, la vita, l'abisso della morte, il terrore del nulla, questa minaccia della sofferenza. E Lui più di noi, che abbiamo questa naturale avversione contro la morte, questa paura naturale della morte, ancora più di noi, sente l'abisso del male. Sente, con la morte, anche tutta la sofferenza dell'umanità. Sente che tutto questo è il calice che deve bere, deve far bere a se stesso, accettare il male del mondo, tutto ciò che è terribile, l’avversione contro Dio, tutto il peccato. E possiamo capire come Gesù, con la sua anima umana, sia terrorizzato davanti a questa realtà, che percepisce in tutta la sua crudeltà: la mia volontà sarebbe non bere il calice, ma la mia volontà è subordinata alla tua volontà, alla volontà di Dio, alla volontà del Padre, che è anche la vera volontà del Figlio. E così Gesù trasforma, in questa preghiera, l’avversione naturale, l’avversione contro il calice, contro la sua missione di morire per noi; trasforma questa sua volontà naturale in volontà di Dio, in un “sì” alla volontà di Dio. L'uomo di per sé è tentato di opporsi alla volontà di Dio, di avere l’intenzione di seguire la propria volontà, di sentirsi libero solo se è autonomo; oppone la propria autonomia contro l’eteronomia di seguire la volontà di Dio. Questo è tutto il dramma dell'umanità. Ma in verità questa autonomia è sbagliata e questo entrare nella volontà di Dio non è un’opposizione a sé, non è una schiavitù che violenta la mia volontà, ma è entrare nella verità e nell'amore, nel bene. E Gesù tira la nostra volontà, che si oppone alla volontà di Dio, che cerca l'autonomia, tira questa nostra volontà in alto, verso la volontà di Dio. Questo è il dramma della nostra redenzione, che Gesù tira in alto la nostra volontà, tutta la nostra avversione contro la volontà di Dio e la nostra avversione contro la morte e il peccato, e la unisce con la volontà del Padre: “Non la mia volontà ma la tua”. In questa trasformazione del “no” in “sì”, in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Egli trasforma l'umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro “no” ed entrare nel “sì” del Figlio. La mia volontà c'è, ma decisiva è la volontà del Padre, perché questa è la verità e l'amore.

Un ulteriore elemento di questa preghiera mi sembra importante. I tre testimoni hanno conservato - come appare nella Sacra Scrittura - la parola ebraica o aramaica con la quale il Signore ha parlato al Padre, lo ha chiamato: “Abbà”, padre. Ma questa formula, “Abbà”, è una forma familiare del termine padre, una forma che si usa solo in famiglia, che non si è mai usata nei confronti di Dio. Qui vediamo nell'intimo di Gesù come parla in famiglia, parla veramente come Figlio col Padre. Vediamo il mistero trinitario: il Figlio che parla col Padre e redime l'umanità.

Ancora un’osservazione. La Lettera agli Ebrei ci ha dato una profonda interpretazione di questa preghiera del Signore, di questo dramma del Getsemani. Dice: queste lacrime di Gesù, questa preghiera, queste grida di Gesù, questa angoscia, tutto questo non è semplicemente una concessione alla debolezza della carne, come si potrebbe dire. Proprio così realizza l'incarico del Sommo Sacerdote, perché il Sommo Sacerdote deve portare l'essere umano, con tutti i suoi problemi e le sofferenze, all'altezza di Dio. E la Lettera agli Ebrei dice: con tutte queste grida, lacrime, sofferenze, preghiere, il Signore ha portato la nostra realtà a Dio (cfr Eb 5,7ss). E usa questa parola greca “prosferein”, che è il termine tecnico per quanto deve fare il Sommo Sacerdote per offrire, per portare in alto le sue mani.

Proprio in questo dramma del Getsemani, dove sembra che la forza di Dio non sia più presente, Gesù realizza la funzione del Sommo Sacerdote. E dice inoltre che in questo atto di obbedienza, cioè di conformazione della volontà naturale umana alla volontà di Dio, viene perfezionato come sacerdote. E usa di nuovo la parola tecnica per ordinare sacerdote. Proprio così diventa realmente il Sommo Sacerdote dell'umanità e apre così il cielo e la porta alla risurrezione.

Se riflettiamo su questo dramma del Getsemani, possiamo anche vedere il grande contrasto tra Gesù con la sua angoscia, con la sua sofferenza, in confronto con il grande filosofo Socrate, che rimane pacifico, senza perturbazione davanti alla morte. E sembra questo l'ideale. Possiamo ammirare questo filosofo, ma la missione di Gesù era un'altra. La sua missione non era questa totale indifferenza e libertà; la sua missione era portare in sé tutta la nostra sofferenza, tutto il dramma umano. E perciò proprio questa umiliazione del Getsemani è essenziale per la missione dell'Uomo-Dio. Egli porta in sé la nostra sofferenza, la nostra povertà, e la trasforma secondo la volontà di Dio. E così apre le porte del cielo, apre il cielo: questa tenda del Santissimo, che finora l’uomo ha chiuso contro Dio, è aperta per questa sua sofferenza e obbedienza. Queste alcune osservazioni per il Giovedì Santo, per la nostra celebrazione della notte del Giovedì Santo.

Il Venerdì Santo faremo memoria della passione e della morte del Signore; adoreremo Cristo Crocifisso, parteciperemo alle sue sofferenze con la penitenza e il digiuno. Volgendo “lo sguardo a colui che hanno trafitto” (cfr Gv 19,37), potremo attingere dal suo cuore squarciato che effonde sangue ed acqua come da una sorgente; da quel cuore da cui scaturisce l’amore di Dio per ogni uomo riceviamo il suo Spirito. Accompagniamo quindi nel Venerdì Santo anche noi Gesù che sale il Calvario, lasciamoci guidare da Lui fino alla croce, riceviamo l’offerta del suo corpo immolato. Infine, nella notte del Sabato Santo, celebreremo la solenne Veglia Pasquale, nella quale ci è annunciata la risurrezione di Cristo, la sua vittoria definitiva sulla morte che ci interpella ad essere in Lui uomini nuovi. Partecipando a questa santa Veglia, la Notte centrale di tutto l’Anno Liturgico, faremo memoria del nostro Battesimo, nel quale anche noi siamo stati sepolti con Cristo, per poter con Lui risorgere e partecipare al banchetto del cielo (cfr Ap 19,7-9).

Cari amici, abbiamo cercato di comprendere lo stato d’animo con cui Gesù ha vissuto il momento della prova estrema, per cogliere ciò che orientava il suo agire. Il criterio che ha guidato ogni scelta di Gesù durante tutta la sua vita è stata la ferma volontà di amare il Padre, di essere uno col Padre, e di essergli fedele; questa decisione di corrispondere al suo amore lo ha spinto ad abbracciare, in ogni singola circostanza, il progetto del Padre, a fare proprio il disegno di amore affidatogli di ricapitolare ogni cosa in Lui, per ricondurre a Lui ogni cosa. Nel rivivere il santo Triduo, disponiamoci ad accogliere anche noi nella nostra vita la volontà di Dio, consapevoli che nella volontà di Dio, anche se appare dura, in contrasto con le nostre intenzioni, si trova il nostro vero bene, la via della vita. La Vergine Madre ci guidi in questo itinerario, e ci ottenga dal suo Figlio divino la grazia di poter spendere la nostra vita per amore di Gesù, nel servizio dei fratelli. Grazie.

Dio ama la realtà,la terribile realtà,non i sogni


Reagisco ad un post di un amico,oso chiamarlo così,l'ho conosciuto e lo stimo,ma come quasi sempre con lui e altri non ne condivido le posizioni.
Gesù ha detto è vero " se non tornerete come bambini",ma chissà se intendeva docili nel seguire e vivacemente attenti ,oppure "scemi".Se intendeva dire proprio in tutto quindi fino a picchiarsi per un nonnulla,fino a farsi pulire il naso,fino ad essere fortemente egoisti come sono i bambini piccoli,finoa fare i capricci,perchè c'è l'adorazione di quella frase di Gesù come se i bambini fossero la perfezione e se Dio vuole e grazie al Cielo non è così.Mi sembra che Dio si sia incarnato,abbia abbracciato la realtà,non l'ha censurata,tra le migliaia di persone che ha incontrato in tre anni di predicazione ha guarito solo alcuni malati,ha liberato alcuni indemoniati non tutti,non so a quanti poveri abbia cambiato la vita.Non mi pare che gli apostoli abbiano passato la vita risolvendo i problemi del mondo.Gesù e gli apostoli,fino a noi,hanno annunciato il Vangelo e da lì,come conseguenza,non progetto,il mondo ha iniziato a cambiare le persone i rapporti hanno iniziato a cambiare e duemila anni dopo si chiama ancora valle di lacrime mi sembra.Non è Gesù stesso che dice qualcosa tipo che i poveri li avremo con noi fino alla fine del mondo,non era la sua preoccupazione principale quindi.C'è il culto degli immigrati,dei poveri dei diseredati,perchè Gesù lo è stato,sembra quasi che, quindi, basti rientrare in alcune categorie più sfortunate per essere i prediletti,sarà ma non credo sia così e so di essere in ottima compagnia.Altrimenti,banalizzo,perchè non avere il culto dei falegnami,ergiamoli(non so se si dica così) a casta privilegiata,il culto per chi ha la barba e i capelli lunghi,il culto per i palestinesi,questo per la verità i sinistri sembrano averlo,lo hanno meno per il palestinese Gesù.
Gesù ha detto i ladri e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli,quindi tutti a puttane e a scuola di furti? Con Cicciolina in parlamento in qualche modo ci si era provato a "divinizzare"la professione,può essere fosse la strada giusta.Tutti danno del ladro ai politici ,ma se quella era la categoria preferita da Gesù ,c'è solo da avere molto rispetto e stima per i più o meno onorevoli.
L'europa e lo scrivo volutamente con la minuscola ,è il nulla o meglio, magari fosse il nulla, è l'antitesi di quello in cui crediamo,Mario Mauro,dovrebbe essere l'attuale vice-presidente del pirlamento europeo,profeticamente ,forse più di dieci anni fa avvisava che là si sarebbero sempre più giocate le sorti di ognuno ,Stato e singolo e che era il caso che i cattolici, in massa se ne rendessero conto e si dessero da fare, in politica ,per difendere ciò in cui credono o dicono di credere.Non troppo tempo fa Benedetto XVI,Bagnasco,Ruini hanno chiesto una nuova generazione di politici cattolici,non ha detto cattolici adulti,cattolici,ma i cattolici sono così "puri" che non osano sporcarsi le mani,obbedendo alla Chiesa,salvo poi "piangere" perchè il mondo non è come vorrebbero...Sono tutti troppo santi e intelligenti per "limitarsi" ad ascoltare chi guida.
Può essere che ci sia una strada più sicura che è quella indicata dal Magistero della Chiesa,dalla dottrina sociale,forse,ma dico forse,duemila anni di storia, hanno lasciato tracce di una saggezza dottrinale "leggermente" superiore alle liriche aspirazioni, personali, di ciascuno.
Il dilemma come sempre è realtà o sogno,incarnazione o spiritualismo,FIDES ET RATIO,non FIDES e basta,sempre che il pontefice non si sia sbagliato.

Il tuo mondo è la strada ,quindi la realtà o una parte di essa,per i sogni basta il letto.
Con immutata stima e affetto a presto san don Giacomo.

Viva i bambini!
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/1006920/catanzaro-bimbo-percosso-grave.shtml

Può il leone arrendersi agli attacchi del drago?





Questa sera partiremo per Medjugorje,vogliamo partire,tutto però sembra darci contro.


Qualche passo indietro:la mattina comincia con l'officina che mi avvisa che c'è da rifare la trasmissione della macchina e mi costerà poco meno di 1000 €,mi mancava proprio è il periodo adatto...La cosa mi preoccupa ,evidentemente, ma non mi faccio piegare.Dopo il lavoro, verso le 18 ,ho bisogno di staccare la spina,la giornata tra pc e telefono è stata impegnativa,porto i bimbi a giocare a pallone,tra noi,in tranquillità.Giuro che non ho mai avuto traumi ossei,articolari e roba simile ma bastano venti minuti di gioco,coi bambini,tento una semi-rovesciata e crac la caviglia cede,un male sopportabile ma intenso e sopratutto preoccupante quel crac.Riportiamo i bimbi a casa ,dopo che un paio di angeli mi hanno soccorso e accompagnato a spalle alla macchina.Pronto soccorso immediato,cinque ore di attesa,niente fratture e questo lo sapevo,domani visita ortopedica.Durante l'attesa Silvia è andata al bancomat a prelevare,dobbiamo partire ,un po' di soldi serviranno,ma la nostra destinazione è Medjugorje e al drago la cosa non piace e non molla la presa,carta disabilitata,è incredibile! Chissà cos'altro accadrà domani,ma io non mollo,Silvia è più ragionevole,io conosco una sola ragione,la c'è la Madonna e se il cornuto s'illude di fermarmi sbaglia di grosso.Se proprio non andremo sarà perchè la Madonna lo suggerisce,non perchè un drago qualunque si mette di mezzo.

Dimenticavo il mio infortunio ci ha impedito di preparare i bagagli,siamo tornati a casa da poco e domani (oggi) si lavora e domani (oggi) sera si parte e si guida tutta notte,tutto incasinato al massimo,come sempre,forse più del solito.


Il leone è nato per ruggire e fino alla fine ruggirà!

UE vs Ungheria:che tristezza...




Ungheria, approvata Costituzione cristiana contraria all'aborto. Ue, gay e laicisti si oppongono

Di Rodolfo Casadei
inEsteri
18 Apr 2011

Oggi la nuova Costituzione è stata approvata dal Parlamento ungherese e prevede protezione della vita del feto sin dal concepimento, promozione della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, limitazioni ai poteri della Corte costituzionale, invocazione della responsabilità di fronte a Dio dei parlamentari. Troppo per Ue, gay, laicisti e Amnesty International

La protezione della vita del feto sin dal concepimento, la promozione della famiglia, rappresentata dall'unione in matrimonio fra un uomo e una donna, la proibizione delle pratiche eugenetiche, limitazioni ai poteri della Corte costituzionale, doveri dei genitori verso i figli ma anche doveri dei figli verso i genitori anziani, limitazione costituzionale all'indebitamento dello Stato non oltre il 50 per cento del Pil, invocazione della responsabilità di fronte a Dio dei parlamentari che approvano la Costituzione, formalizzazione costituzionale dello stemma nazionale centrato sulla Santa Corona e su Santo Stefano, simboli dell'eredità storica cristiana dell'Ungheria.

Il primo ministro ungherese Viktor Orban e il suo governo di coalizione di centrodestra formato dal suo partito Fidesz e dal Partito popolare cristiano democratico non ha avuto difficoltà a far approvare nella giornata di oggi la nuova Costituzione dal Parlamento nazionale, dove detengono una maggioranza dei due terzi. Ma potrebbero essere costretti a fare marcia indietro per l'ostruzionismo di Bruxelles, dove i contenuti sopra elencati fanno venire l'orticaria a laicisti e sinistra nel Parlamento europeo, e probabilmente non solo lì.

Al momento attuale l'attacco esterno più violento viene dall'Alde, l'Alleanza dei liberali e democratici per l'Europa che riunisce partiti di ideologia radicale, laicista e anticristiana come i liberali belgi e i liberal-democratici britannici (l'unica formazione italiana presente è l'Italia dei Valori). In un comunicato stampa il presidente del gruppo in Parlamento, il belga Guy Verhofstadt, ha dichiarato che «è nell'interesse di noi tutti che questa Costituzione non diventi un cavallo di Troia per un sistema politico più autoritario in Ungheria basato sulla perpetuazione del governo di un partito. Invitiamo le autorità ungheresi a sottomettere il testo della nuova Costituzione alla Commissione europea per una valutazione per revisionare le parti che non si conformano ai valori della Ue».

I liberaldemocratici sono preoccupati perché il testo costituzionale
potrebbe essere interpretato «sulla base di specifici valori come la fede, la lealtà, la preminenza della comunità e della nazione sull'individuo, il ruolo primario delle famiglie tradizionali nella società e l'importanza del cristianesimo nella preservazione della nazione ungherese», e perché sembra escludere «le famiglie monoparentali, le coppie di fatto e le coppie omosessuali; mentre la protezione della vita del feto dal concepimento equivale a una proibizione dell'aborto».

Gli stessi concetti erano stati espressi dalla britannica baronessa Sarah Ludford all'audizione del Parlamento europeo sulla nuova Costituzione ungherese del 29 marzo scorso, allorché tutti i componenti del gruppo socialista erano assenti per altri impegni. La delegazione ungherese del Ppe al Parlamento europeo ha replicato con un comunicato in cui definisce quello di Verhofstadt «un altro attacco infondato e politicamente motivato, in quanto la bozza di Costituzione è fondata sui valori europei». In particolare vengono respinte le critiche sui minori poteri riconosciuti alla Corte costituzionale dalla nuova Costituzione: «I rilievi di Guy Verhofstadt sui poteri della corte costituzionale sono un caso di doppio standard, in quanto costui è stato per molti anni il primo ministro di un paese in cui i poteri dell'analogo organo erano molto inferiori a quelli sia della vecchia che della nuova Costituzione ungherese».

Anche Amnesty International si è scagliata contro la nuova costituzione, in un suo rapporto apparso il 31 marzo nel quale condanna «riforme costituzionali ostili agli omosessuali, persecuzione delle comunità rom da parte di estremisti e una nuova legge sui media che minaccia la libertà di espressione». La legge sui media è stata in realtà modificata su richiesta della Commissione europea, mentre sui rom Viktor Orban ha annunciato che proporrà una nuova strategia europea prima della fine della presidenza di turno ungherese della Ue (1° luglio 2011).


http://www.tempi.it/ungheria-approvata-costituzione-cristiana-contraria-allaborto-ue-gay-e-laicisti-si-oppongono

domenica 17 aprile 2011

Quanto mi piace quest'uomo,...


A DIO NON SI SFUGGE


di Rino Cammilleri 16-04-2011


Esce nelle librerie una nuova sfida di Rino Cammilleri, amico e collaboratore de La Bussola Quotidiana. Ma è, questa sua, una sfida diversa dalle altre a cui ci ha abituati. Se pur è infatti vero che qualsiasi cosa si scriva, lunga o breve, romanzo o saggio, contiene sempre un (bel) po’ del suo autore, il nuovo libro di Cammilleri lo contiene invece tutto il suo autore. Si tratta infatti di un’autobiografia, intitolata Come fu che divenni C.C.P. (cattolico credente e praticante), edita a Torino da Lindau. Anzi, è l’autobiografia della sua conversione al cattolicesimo. Finisce infatti dove tutto inizia davvero, la vita nuova, la vita vera, lasciando il “dopo” appunto alla vita vissuta. Proprio come già sublimemente fatto da grandi maestri quali C.S. Lewis e Gilbert K. Chesterton. Qui ne proponiamo un assaggio.


Pisa, casa Cammilleri, dunque. Ancora una volta ero finito nel luogo da cui cercavo di scappare. Qualunque cosa facessi, comunque mi sbattessi, eccomi di nuovo là. Con i miei. E i libri. La paghetta insufficiente anche per fumare. I pomeriggi al cinema. Come una gallina che la padrona insegue per farla rientrare nella stia all’imbrunire, la Sorte mi braccava bloccandomi ogni via di fuga. La stia ha l’unica porta aperta e, marcata stretta, la gallina è costretta a imboccarla. Una volta dentro, la porta le viene chiusa sul becco e lei guarda fuori con nostalgia. Gira qua e là la testa, strabuzza gli occhi, osserva la stia e pare voglia dire «ma che ci faccio qui?». La padrona sa bene che nella stia la gallina sarà al sicuro dal nibbio e dai pericoli della notte. Nella stia si sta al calduccio e c’è da mangiare. Ma la gallina non capisce. Non per niente è una gallina. Fine della similitudine.

Uno che, invece, aveva perfettamente capito era Giona. Sì, il profeta biblico. Si stava facendo i fatti suoi (arava i campi) quando Dio andò a scocciarlo: «Giona, vai a Ninive e di’ agli abitanti di convertirsi». Giona pensò: a Ninive? quella babilonia di pagani? quella sodoma e gomorra di gaudenti? chest’è ‘sciuto pazzo! Ma Giona, furbo, non palesò il suo pensiero. Disse sì e scappò nella direzione opposta. Già, ma come si può sfuggire a Dio? Ecco, dunque, che Dio lo insegue e provoca una tempesta attorno alla nave sui cui si è imbarcato. Giona si rassegna, si fa buttare in mare, finisce ingoiato da una balena e viene vomitato, guarda un po’, davanti a Ninive. Okay, devo predicare? E predichiamo, visto che insisti. Giona esegue e poi si piazza su un monte per vedere lo spettacolo. Ma aveva ragione Dio: i niniviti si convertono. Giona, stufo di aspettare gli effetti speciali sulla città, si addormenta all’ombra. Però Dio fa seccare la pianta e Giona si sveglia perché il sole gli picchia in testa. Insomma, non mi lasci in pace neanche qui? Allora Dio spiega tutto a Giona, il quale, ascoltata la ramanzina, se ne va e nulla più sappiamo di lui.

Non si può sfuggire a Dio. Ti fa un pressing asfissiante, di solito doloroso, fino a quando non cedi. Ed è una benedizione, dicono, perché è segno di predilezione (se così posso esprimermi). Se però, dài e dài (cosa che può durare anche a lungo), ti dimostri ostinato nel seguire la tua, di volontà, e non la Sua, ci sta che Dio rinunci all’assedio e ti lasci ai tuoi desideri. È per questo, pare, che a certuni sembra arridere la fortuna mentre ad altri, pur pii, no. Vi dico come l’ho capita io, questa faccenda: quelli con i quali, secondo una prospettiva di fede, non c’è niente da fare, quelli, insomma, che scelgono pervicacemente la via della perdizione, costoro - per giustizia, visto che si dirigono a tutta birra verso l’aldilà sbagliato - hanno qui la loro parte di «consolazione» (come dice il Vangelo - Lc 16,20 - nella parabola del povero Lazzaro e del ricco Epulone). Gli altri, quelli che si convertono e si sforzano di vivere da cristiani, hanno qui la croce perché, avendo scelto bene, avranno la «consolazione» (eterna) Lassù. Certo, è difficile capire tutto questo. Anzi, diciamola tutta, è un mistero. Ma sì, Dio crea la gente senza il suo consenso (è Lui che infonde l’anima in ogni nuovo corpo che viene al mondo, così dice la teologia) e però sostiene di creare esseri liberi. I quali, tuttavia, sono così liberi da finire in discarica (la Geenna evangelica) se non seguono le Istruzioni del Fabbricante. Messa così, e detto fra me e voi, tutta questa libertà non la vedo mica. Infatti, è un mistero. È il Grande Boh, come quello che scombussolò l’esistenza di Giona. Perché Dio aveva bisogno proprio di lui per predicare ai niniviti la penitenza? Di più: perché Dio aveva bisogno di qualcuno per farlo? Boh. Appunto.

La croce, «dovunque tu corra non puoi sfuggirla, poiché in qualsiasi luogo tu giunga, porti e trovi sempre te stesso» (Imitazione di Cristo, II. 12,2), «perché in ogni cosa ci sarà qualche difetto e dappertutto ci sarà uno che ti contrasta» (III. 27,1). «Se, affacciandosi un’occasione, la coglierai, troverai ancora, e ancora di più, quello che avevi fuggito» (III. 27,2). Insomma, non si scappa. Bisogna imitare Cristo. Il quale, dopo millenni di sofferenze e speranze nel popolo ebraico, finalmente arriva, entra nella sinagoga di Nazaret e dice: eccomi qua, sono il Messia che stavate aspettando (Lc 4,16). E lo cacciano a pedate. E questo è solo l’inizio della vita pubblica di Cristo. Quella privata era cominciata con la fuga in Egitto per non fare la fine degli Innocenti. Ma perché - direte - bisogna per forza imitare Cristo? E che ne so, io? Forse perché è il Prototipo, «per mezzo del Quale tutte le cose sono state fatte» (Gv 1,3). Ma è una spiegazione che non spiega niente, convengo. Non so se ve ne siete accorti, ma sto anch’io sulla stessa vostra barca. Navigo a vista sotto lo sguardo di un Dio che ha comandato anche a me di amarLo, anche se non di rado sembra far di tutto per farsi odiare. Era più facile rassegnarsi (virtù cristiana) al Fato, il quale non si sapeva neanche che cosa fosse. Sì, perché Dio lo conosciamo, è Cristo, sappiamo di Lui quanto basta per imitarLo; ci ha detto che è «buono» e che è «padre», dunque non ci può accusare di prenderci troppa confidenza. Epperò è anche l’Altissimo, con tutto quel che segue. Ve l’ho detto: boh. http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-a-dio-non-si-sfugge-1593.htm

venerdì 15 aprile 2011

Mi sono allevato una "serpe",ma che "serpe"...


MEDJUGORIE 15 GIORNI DOPO, X GIORNI PRIMA




Carissimi, un breve articolino con un titolo un po' divertente visto il titolo dell'ultimo post di Paolo. Son tornato da 2 settimane dal posto ove sono nato No, non ditemi...cavolo gia' 2 settimane che non vai piu' a Cremona ?! :-) Intendo un'altra cosa. Nato alla vita, nato alla consapevolezza che non sono solo nelle mie giornate, nato alla voglia di conoscere sempre di piu' questo Compagno di Vita, nato al tentativo di capire la Sua Volonta' e non piu' la mia, imperfetta, parziale e percio' stesso dannosa, nato alle vere lacrime che scendono quando conosci la Sua dolcezza, nato ai timidi sorrisi che si dipingono sulle tue labbra quando, con tanta paura, ti abbandoni nelle Sue braccia dicendoGli... Confido in Te! Orbene, lo scrivente neonato nella fede vi racconta brevemente questa piccola testimonianza.


Medjugorje 3, Ecco Mirjana....EVVAI!


Gia', dal titolo sembra un Governo neo reimpastato all'Italiana... invece cosi' non e':-) Questa la 3^ volta in tre anni, quasi, che vado a trovare la Gospa. Si e' vero, c'e' stata a Caravaggio, c'e'stata a Loudes, Fatima ecc... la c'e' oggi con le Sue apparizioni quotidiane. Questa e' la differenza che mi fa correre in quel paesino appena posso e quando mi chiama. Stavolta e' stato tutto diverso. Stesso posto, diversissime vicende. Come da titolo. Ho conosciuto personalmente Mirjana (la veggente che ha il msg il 2 del mese tanto per chiarirci). Vi dico solo questo. Appena l'ho incontrata, da buon italiano provolone, tendente al bigottismo ed all'idolatria (:-) no magari cosi' no dai...hihihi) le ho fatto il baciamano(!) e le ho detto: e' un onore per me conoscerti! Lei sorridendo ha subito replicato: Ma perche' ? Guarda che sono come te...(insomma... io la Gospa la vedo solo nella statua che ho dinnanzi alla porta di camera mia... :-)) Ho passato 3 giorni con Lei e devo dire, senza paura di essere smentito, che la mano della Mamma si nota subito in quella persona. In Italia, una persona famosa come lei sarebbe gia' sulle pagine di gossip e ciarpame assortito. A casa di Maria no. E infatti eccola disvelarsi in una persona umilissima, sempre pronta ad indossare un grembiule ed a servirti a tavola, con un sorriso sovrastato da 2 occhiaie notevoli, segno e testimonianza di notti passate a pregare seguite da digiuni ferrei... Una che ad una domanda, se vogliamo un po' scherzosa come sono aduso fare io: ma Mirjana, se su 50 ave Maria ne dico 20 bene e 30 pensando a tutte le mie cose, la Madonna che fa ? Ne tiene 20 e 30 le butta via ? lei, mutando aspetto e divenendo seria all'istante, mi ha risposto: Chi puo' dire di pregare bene ?..Ok. 6 parole, una lezione immensa di umilta'. Stop, e' su un'altro pianeta caro Max, devi farne di strada.... hihihihihi. Insomma un carattere fortissimo, modi di fare di una ragazzina pronta a scherzare, umile e con la firma di Maria sul cuore. Che dire di piu'? Ah si, che ha una figlia notevolmente carina (ops...) stranamente di nome Maria... hihihihi.. la fantasia non le manca di certo eh ? Ho poi conosciuto anche il sorriso di Vicka. Dico cosi' non perche' sono dislessico o sgrammaticato. Ho infatti incontrato prima il suo sorriso e dopo lei. E' incredibile come anche costei, a fronte delle plurime malattie che soffre ed offre al Signore per chi non crede, riesca sempre a sorridere. Li c' e' fede pura, li c' e' la mano di Maria che la chiama Figlia mia tutti i giorni e le dice..non temere, io sono con te! Gente che vive un anticipo di Paradiso, Gente privilegiata ? No. Non direi. Siamo tutti privilegiati sapete ? Noi abbiamo conosciuto la Verita'. Colui che e' Verita', Via e Vita nostra. Non abbiamo il sorriso di Vicka ? E di chi e' la colpa ? Ve lo dico io... un cuore freddo che non cerca Maria e' inutile che stia a naso all' insu' a cercare il sole che gira (pure questo ho visto durante l'ora dell'apparizione, nei 2 precedenti pellegrinaggi non mi era mai capitato... stupefacente!); chi pensa di arrivare in Paradiso senza passare da Maria, e' come quell'uccello che crede di volare senz'ali, diceva Gesu', in uno dei suoi meravigliosi dettati a Maria Valtorta. Mi ricordo che il Signore, nel contempo, diceva anche che nessuno sara' mai grande agli occhi Suoi per le rivelazioni che riceve; quelle gliele concede Dio per Sua benevolenza e per fare del bene; piuttosto uno sara' grande per quanta fiducia porra' nel suo Dio, per quanto amore riuscira' a profondere nel prossimo, e non mi sembra che questi 2 requisiti siano prerogative dei veggenti no ? Anche stavolta, e' bene precisarlo, ho visto comunque gente, che era venuta con me con ogni scetticismo possibile ed immaginabile, tornare a casa con lacrime agli occhi e rosario in mano... scena gia' vista su un curioso ragazzo che credeva 3 anni fa di sapere tutto del mondo, non attendendosi piu' sorprese, ed invece ha iniziato a capire che questo mondo null'altro e' che una bella vetrina posticcia con un acre gusto di terra.. Ha quindi cercato di abbandonarlo, grazie a Maria SS., per gustare le cose che san di cielo e tutt'ora ci sta provando, con qualche successo solo per Grazia ricevuta... lo conoscete ? Io si... e credo anche voi se state leggendo le mie parole :-) Giusto 2 righe, come vi dicevo, per abbozzarvi le mie impressioni su questo breve pellegrinaggio che e' sempre troppo breve ogni volta :-).. Non so quando sara' il prox; ma questo e' un problema che lascio alla Gospa. L'Amore Perfetto vive, ditelo a tutti ! Un abbraccio... M

giovedì 14 aprile 2011

Medjugorje,5 mesi dopo,6 giorni prima.


Cinque mesi fa era stato un pellegrinaggio "difficile",di una pesantezza unica.L'alternativa era vita o morte e non troppo per modo di dire.Non sono riuscito al ritorno a raccontarvi come sia andata,la vittoria è stata ottenuta ,ma l'incubo è stato così profondo e lungo che è dura lasciarselo alle spalle.La vittoria è Sua,Lei mi ha protetto,per Lei non ho mollato,Lei ha vinto.Abbiamo passato i cinque giorni più infernali di sempre a Medjugorje,come fuori dal tempo,tremavo,non ero in pace,non lo sono stato nemmeno per un secondo,sapevo di essere nell'unico posto dove volevo essere e che solo lì avrei potuto attingere la forza per affrontare, se il buon Dio l'avesse permesso,il peggio.So di poter sembrare un deficiente ma nonostante l'angoscia,la paura,siamo in Quaresima,nonostante sudassi sangue ero in Paradiso,ero tra le braccia della Madre.Tanti segni,segni umani,volti umani,mi dicevano stai tranquillo,due su tutti mi hanno dato forza Boris,il mio san Boris da cui anche stavolta alloggeremo e Nancy,Nancy e la sua mamy.Loro tre,guardandomi negli occhi,che palle,non c'è niente di sentimentale,ci sono delle volte che uno ti guarda negli occhi e ti parla al cuore,lì era così,gli occhi di Boris erano gli occhi della Madonna,il sorriso,gli occhi di Nancy,il suo "stai tranquillo pregheremo per te", era la Madonna ,era Lei ,di cui ancora io non mi fido,ma ne sono certo,ne ero certo.La paura era talmente forte che negavo a me stesso che potesse essere vero,che sull'orlo del baratro Lei mi volesse salvare,che il mio Angelo Custode ,che all'ultimo secondo mi ha sempre evitato il peggio,deve essere uno alla Schwarzenegger,sarebbe intervenuto.Io voglio sempre capire,non sopporto quando non capisco le cose e non riesco a capire perchè il Cielo si sia piegato,si pieghi continuamente su di me,è incomprensibile. Cinque mesi fa sono tanti,adesso ho proprio bisogno di tornare,di ricaricare il cuore,di affidare a MARIA tutti i miei casini,tutti i progetti,tutti gli istanti che vivo,tutto quello che mi si presenta e che non riesco più a "leggere". In quei cinque giorni a fine Ottobre,non io,non ne ero capace,ma il mio spirito s'è affidato alla Madonna era la cosa più ragionevole da fare,l'unica cosa da fare ,a Pasqua nel disastro degli italiani che "impesteranno" Medjugorje ,col loro casino sempre ovunque e comunque,cercherò il silenzio,è quello che desiderò più di tutto far silenzio in me,lasciar parlare il cuore,lasciare che il mio spirito dialoghi con lo Spirito e che lo Spirito guidi i miei passi tra le braccia della Madonna.

Ormai è da qualche volta che non mi emoziona più la partenza per quel posto meraviglioso e del resto per il valore che do io alle emozioni è meglio così. So però che quando comincerà ad avvicinarsi il confine sloveno comincerò davvero a crederci "sto tornando da Lei,mi vuole ancora" e poi inizierò a riconoscere le case che costeggiano le strade,a riconoscere gli incroci,azzarderò le poche parole croate che conosco con gli agenti alle dogane ,che è l'unico modo per dirgli, per dire al mondo ,che sto andando a MEDJUGORJE!!!!!!Poi l'ultimo ostacolo ,la dogana bosniaca,lì l'insidia è sempre dietro l'angolo ,ma se e quando l'avremo passata saremo a CASA,sarò massacrato dal viaggio,assonnato ma ad ogni chilometro che passa sentirò l'impazienza aumentare,il cuore più leggero,come quando ero bambino,non ricordo ma probabilmente anch'io lo sono stato,poi la gioia incontenibile al primo cartello che indica Medjugorje .Arriviamo al distributore,non ne ricordo mai il nome, ma lì di fronte c'è la deviazione,la salita, si costeggia il rivenditore di statue di gesso e a me sembra di essere arrivato ,ma c'è ancora un pochino ,una ventina di chilometri se non ricordo male.Finalmente poi il centro commerciale sull'incrocio, dove gli uomini aspettano qualcuno per il lavoro giornaliero,con le loro cassette degli attrezzi,come i vignaioli dell'ultima ora,ma loro sono croati,sono di Medjugorje,loro sono della prima ora,da sempre.Da lì in poi non sono più io,mi si stampa in faccia un sorriso,incontrollato,è vero sono a Medjugorje! Non c'è stanchezza che tenga, entrati in paese devo fare tappa al parcheggio dietro la chiesa,mi basta questo,me ne sto lì un po' a guardarmi la chiesa,quei due campanili,quella chiesa lì,la mia Chiesa, come fosse il più bel regalo del mondo e lo è, per me almeno ,lo è.Ringrazio la Madonna che ancora una volta mi ha voluto,ogni volta è dura trattenere le lacrime ,che sono di gioia,di commozione per un'altra occasione ,così pazzesca data a me.Sono le lacrime di un figlio che da troppo tempo non vede la Madre e fossero solo due giorni ,sarebbe già troppo tempo.

La stanchezza è scomparsa,c'è ancora ma non è più determinante,raggiungiamo Boris,la sua pensione,scarichiamo,tre minuti sul letto mi ci vogliono,oggi no,siamo appena arrivati,ma domani comincerò a crederci.Sono di nuovo a Medjugorje!

p.s

Non so come sarà questa volta,ho molto da chiedere e quel poco che ho, dovrà darLe molto.

Dobro dosli u Medjugorje!

Benedetto XVI:catechesi del 13/04/2011




La santità

Cari fratelli e sorelle,

nelle Udienze generali di questi ultimi due anni ci hanno accompagnato le figure di tanti Santi e Sante: abbiamo imparato a conoscerli più da vicino e a capire che tutta la storia della Chiesa è segnata da questi uomini e donne che con la loro fede, con la loro carità, con la loro vita sono stati dei fari per tante generazioni, e lo sono anche per noi. I Santi manifestano in diversi modi la presenza potente e trasformante del Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, “ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio” (Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium 50). Al termine di questo ciclo di catechesi, vorrei allora offrire qualche pensiero su che cosa sia la santità.

Che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo? Spesso si è portati ancora a pensare che la santità sia una meta riservata a pochi eletti. San Paolo, invece, parla del grande disegno di Dio e afferma: “In lui – Cristo – (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). E parla di noi tutti. Al centro del disegno divino c’è Cristo, nel quale Dio mostra il suo Volto: il Mistero nascosto nei secoli si è rivelato in pienezza nel Verbo fatto carne. E Paolo poi dice: “E’ piaciuto infatti a Dio che abiti in Lui tutta la pienezza” (Col 1,19). In Cristo il Dio vivente si è fatto vicino, visibile, ascoltabile, toccabile affinché ognuno possa attingere dalla sua pienezza di grazia e di verità (cfr Gv 1,14-16). Perciò, tutta l’esistenza cristiana conosce un’unica suprema legge, quella che san Paolo esprime in una formula che ricorre in tutti i suoi scritti: in Cristo Gesù. La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua. E’ l’essere conformi a Gesù, come afferma san Paolo: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29). E sant’Agostino esclama: “Viva sarà la mia vita tutta piena di Te” (Confessioni, 10,28). Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Chiesa, parla con chiarezza della chiamata universale alla santità, affermando che nessuno ne è escluso: “Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un’unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio e … seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria” (n. 41).

Ma rimane la questione: come possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata? Posso farlo con le mie forze? La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo (cfr Is 6,3), che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma. Per dirlo ancora una volta con il Concilio Vaticano II: “I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta” (ibid., 40). La santità ha dunque la sua radice ultima nella grazia battesimale, nell’essere innestati nel Mistero pasquale di Cristo, con cui ci viene comunicato il suo Spirito, la sua vita di Risorto. San Paolo sottolinea in modo molto forte la trasformazione che opera nell’uomo la grazia battesimale e arriva a coniare una terminologia nuova, forgiata con la preposizione “con”: con-morti, con-sepolti, con-risucitati, con-vivificati con Cristo; il nostro destino è legato indissolubilmente al suo. “Per mezzo del battesimo - scrive - siamo stati sepolti insieme con lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti… così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Ma Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono e viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra volontà alla volontà di Dio.

Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre azioni diventino il pensare e l’agire con Cristo e di Cristo? Qual è l’anima della santità? Di nuovo il Concilio Vaticano II precisa; ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta. “«Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Ora, Dio ha largamente diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr Rm 5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Lui. Ma perché la carità, come un buon seme, cresca nell’anima e vi fruttifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e, con l'aiuto della grazia, compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'Eucaristia e alla santa liturgia; applicarsi costantemente alla preghiera, all'abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all'esercizio di ogni virtù. La carità infatti, vincolo della perfezione e compimento della legge (cfr Col 3,14; Rm 13,10), dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine. Forse anche questo linguaggio del Concilio Vaticano II per noi è ancora un po' troppo solenne, forse dobbiamo dire le cose in modo ancora più semplice. Che cosa è essenziale? Essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell'Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. E, nella strada della nostra vita, seguire gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato nel Decalogo letto con Cristo, che è semplicemente l'esplicitazione di che cosa sia carità in determinate situazioni. Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità: l’incontro col Risorto la domenica; il contatto con Dio all’inizio e alla fine del giorno; seguire, nelle decisioni, gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di carità. Perciò il vero discepolo di Cristo si caratterizza per la carità verso Dio e verso il prossimo” (Lumen gentium, 42). Questa è la vera semplicità, grandezza e profondità della vita cristiana, dell'essere santi.

Ecco perché sant’Agostino, commentando il capitolo quarto della Prima Lettera di san Giovanni, può affermare una cosa coraggiosa: “Dilige et fac quod vis”, “Ama e fa’ ciò che vuoi”. E continua: “Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; vi sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene” (7,8: PL 35). Chi è guidato dall’amore, chi vive la carità pienamente è guidato da Dio, perché Dio è amore. Così vale questa parola grande: “Dilige et fac quod vis”, “Ama e fa’ ciò che vuoi”.

Forse potremmo chiederci: possiamo noi, con i nostri limiti, con la nostra debolezza, tendere così in alto? La Chiesa, durante l’Anno Liturgico, ci invita a fare memoria di una schiera di Santi, di coloro, cioè, che hanno vissuto pienamente la carità, hanno saputo amare e seguire Cristo nella loro vita quotidiana. Essi ci dicono che è possibile per tutti percorrere questa strada. In ogni epoca della storia della Chiesa, ad ogni latitudine della geografia del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione. E sono tipi molto diversi. In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono “indicatori di strada”, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.

Nella comunione dei Santi, canonizzati e non canonizzati, che la Chiesa vive grazie a Cristo in tutti i suoi membri, noi godiamo della loro presenza e della loro compagnia e coltiviamo la ferma speranza di poter imitare il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna.

Cari amici, come è grande e bella, e anche semplice, la vocazione cristiana vista in questa luce! Tutti siamo chiamati alla santità: è la misura stessa della vita cristiana. Ancora una volta san Paolo lo esprime con grande intensità, quando scrive: “A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo… Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,7.11-13). Vorrei invitare tutti ad aprirsi all’azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia, perché il volto di Cristo splenda nella pienezza del suo fulgore. Non abbiamo paura di tendere verso l’alto, verso le altezze di Dio; non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore. Grazie.


http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110413_it.html

domenica 10 aprile 2011

Le Sentinelle del mattino sono di destra?

Il titolo è volutamente provocatorio,lo stile è copiato dal Cafè Teologico,le sentinelle,più probabilmente don Andrea Brugnoli,Chiara e i collaboratori più stretti,stanno affrontando,con coraggio,con ardore direi, temi improponibili,improponibili perchè bollati dalla qultura sinistra come errori ingiustificabili ed incomprensibili e nel tempo anche i cattolicchi si sono conformati. Omosessualità,genetica,sesso,Galileo,Messa in rito antico,Crociate,Conquistadores....tutto con apologeti di prim'ordine.
Devono essere proprio gli ultimi tempi...
Il relatore ,mi era sconosciuto,è san Paolo Molinari.Sarò eternamente grato a chi ci ha dato la possibilità di conoscerlo.

Conquistadores criminali?

7. Conquistadores criminali? from Sentinelle del mattino on Vimeo.

venerdì 8 aprile 2011

500 o Ferrari - Cabrio o berlina

Questo è uno degli esempi di come un canto un po' impolverato può essere trasformato in un trascinante inno di lode,altra cosa è il casino.

Approfitto del video per anticipare che il primo maggio non pubblicherò nulla che riguardi Giovanni Paolo II ,ad esclusione di eventuali interventi di Benedetto XVI.Sarò prevenuto ,ma ci vedo troppa contrapposizione tra il precedente e l'attuale pontefice,contrapposizione artificiale e strumentalizzata.Karol il grande,il moderno,contro Ratzinger il tradizionalista,l'ex Sant'Uffizio,il Papa interreligioso contro il Papa di Ratisbona,il Papa delle emozioni contro il Papa intellettuale,il povero Papa polacco contro il tedesco dal passato "nazista",un po' la contrapposizione diffusissima in moltissimi, devoti a padre Pio ma ostili alla Chiesa.
Ho amato moltissimo Giovanni Paolo II,sono cresciuto con lui e don Giussani come modelli,ho pianto quando al termine della veglia il nostro vescovo ha dato la notizia della sua salita al Cielo.Ho esultato,ero al lavoro,alla notizia dell'elezione di Benedetto XVI,la Chiesa,adesso,grati a Giovanni Paolo II,è Benedetto XVI.

mercoledì 6 aprile 2011

Benedetto XVI:catechesi 06/04/2011


Santa Teresa di Lisieux Cari fratelli e sorelle, oggi vorrei parlarvi di santa Teresa di Lisieux, Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, che visse in questo mondo solo 24 anni, alla fine del XIX secolo, conducendo una vita molto semplice e nascosta, ma che, dopo la morte e la pubblicazione dei suoi scritti, è diventata una delle sante più conosciute e amate. La "piccola Teresa" non ha mai smesso di aiutare le anime più semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano, ma ha anche illuminato tutta la Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale, a tal punto che il Venerabile Papa Giovanni Paolo II, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in aggiunta a quello di Patrona delle Missioni, già attribuitole da Pio XI nel 1939. Il mio amato Predecessore la definì "esperta della scientia amoris" (Novo Millennio ineunte, 27). Questa scienza, che vede risplendere nell'amore tutta la verità della fede, Teresa la esprime principalmente nel racconto della sua vita, pubblicato un anno dopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un'anima. E’ un libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso in tutto il mondo. Vorrei invitarvi a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'Amore, raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dall’infanzia fino alla morte? Cari amici, questo Amore ha un Volto, ha un Nome, è Gesù! La Santa parla continuamente di Gesù. Vogliamo ripercorrere, allora, le grandi tappe della sua vita, per entrare nel cuore della sua dottrina. Teresa nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, una città della Normandia, in Francia. E' l'ultima figlia di Luigi e Zelia Martin, sposi e genitori esemplari, beatificati insieme il 19 ottobre 2008. Ebbero nove figli; di essi quattro morirono in tenera età. Rimasero le cinque figlie, che diventarono tutte religiose. Teresa, a 4 anni, rimase profondamente ferita dalla morte della madre (Ms A, 13r). Il padre con le figlie si trasferì allora nella città di Lisieux, dove si svolgerà tutta la vita della Santa. Più tardi Teresa, colpita da una grave malattia nervosa, guarì per una grazia divina, che lei stessa definisce il "sorriso della Madonna" (ibid., 29v-30v). Ricevette poi la Prima Comunione, intensamente vissuta (ibid., 35r), e mise Gesù Eucaristia al centro della sua esistenza. La "Grazia di Natale" del 1886 segna la grande svolta, da lei chiamata la sua "completa conversione" (ibid., 44v-45r). Guarisce, infatti, totalmente dalla sua ipersensibilità infantile e inizia una "corsa da gigante". All'età di 14 anni, Teresa si avvicina sempre più, con grande fede, a Gesù Crocifisso, e si prende a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte e impenitente (ibid., 45v-46v). "Volli ad ogni costo impedirgli di cadere nell'inferno", scrive la Santa, con la certezza che la sua preghiera lo avrebbe messo a contatto con il Sangue redentore di Gesù. E' la sua prima e fondamentale esperienza di maternità spirituale: "Tanta fiducia avevo nella Misericordia Infinita di Gesù", scrive. Con Maria Santissima, la giovane Teresa ama, crede e spera con "un cuore di madre" (cfr PR 6/10r). Nel novembre del 1887, Teresa si reca in pellegrinaggio a Roma insieme al padre e alla sorella Celina (ibid., 55v-67r). Per lei, il momento culminante è l'Udienza del Papa Leone XIII, al quale domanda il permesso di entrare, appena quindicenne, nel Carmelo di Lisieux. Un anno dopo, il suo desiderio si realizza: si fa Carmelitana, "per salvare le anime e pregare per i sacerdoti" (ibid., 69v). Contemporaneamente, inizia anche la dolorosa ed umiliante malattia mentale di suo padre. E’ una grande sofferenza che conduce Teresa alla contemplazione del Volto di Gesù nella sua Passione (ibid., 71rv). Così, il suo nome da Religiosa - suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo - esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai Misteri centrali dell'Incarnazione e della Redenzione. La sua professione religiosa, nella festa della Natività di Maria, l’8 settembre 1890, è per lei un vero matrimonio spirituale nella “piccolezza” evangelica, caratterizzata dal simbolo del fiore: "Che bella festa la Natività di Maria per diventare la sposa di Gesù! - scrive - Era la piccola Vergine Santa di un giorno che presentava il suo piccolo fiore al piccolo Gesù" (ibid., 77r). Per Teresa essere religiosa significa essere sposa di Gesù e madre delle anime (cfr Ms B, 2v). Lo stesso giorno, la Santa scrive una preghiera che indica tutto l'orientamento della sua vita: chiede a Gesù il dono del suo Amore infinito, di essere la più piccola, e sopratutto chiede la salvezza di tutti gli uomini: "Che nessuna anima sia dannata oggi" (Pr 2). Di grande importanza è la sua Offerta all'Amore Misericordioso, fatta nella festa della Santissima Trinità del 1895 (Ms A, 83v-84r; Pr 6): un'offerta che Teresa condivide subito con le sue consorelle, essendo già vice maestra delle novizie. Dieci anni dopo la "Grazia di Natale", nel 1896, viene la "Grazia di Pasqua", che apre l'ultimo periodo della vita di Teresa, con l'inizio della sua passione in unione profonda alla Passione di Gesù; si tratta della passione del corpo, con la malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova della fede (Ms C, 4v-7v). Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa vive allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima. La Carmelitana ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, chiamati da lei "fratelli". Vive allora ancora più intensamente l'amore fraterno (8r-33v): verso le sorelle della sua comunità, verso i suoi due fratelli spirituali missionari, verso i sacerdoti e tutti gli uomini, specialmente i più lontani. Diventa veramente una "sorella universale"! La sua carità amabile e sorridente è l'espressione della gioia profonda di cui ci rivela il segreto: "Gesù, la mia gioia è amare Te" (P 45/7). In questo contesto di sofferenza, vivendo il più grande amore nelle più piccole cose della vita quotidiana, la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l’Amore nel cuore della Chiesa (cfr Ms B, 3v). Teresa muore la sera del 30 settembre 1897, pronunciando le semplici parole "Mio Dio, vi amo!", guardando il Crocifisso che stringeva nelle sue mani. Queste ultime parole della Santa sono la chiave di tutta la sua dottrina, della sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore. Le semplici parole “Gesù Ti amo” sono al centro di tutti i suoi scritti. L'atto d'amore a Gesù la immerge nella Santissima Trinità. Ella scrive: "Ah tu lo sai, Divin Gesù Ti amo, / Lo Spirito d'Amore m'infiamma col suo fuoco, / E' amando Te che io attiro il Padre" (P 17/2). Cari amici, anche noi con santa Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è uno dei “piccoli” del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il Mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti, di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, è la scienza più alta. "Tutti i santi l'hanno capito e in modo più particolare forse quelli che riempirono l'universo con l'irradiazione della dottrina evangelica. Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza divina che affascina i geni più grandi?" (Ms C, 36r). Inseparabile dal Vangelo, l'Eucaristia è per Teresa il Sacramento dell'Amore Divino che si abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui. Nella sua ultima Lettera, su un'immagine che rappresenta Gesù Bambino nell'Ostia consacrata, la Santa scrive queste semplici parole: "Non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo! (...) Io Lo amo! Infatti, Egli non è che Amore e Misericordia!" (LT 266). Nel Vangelo, Teresa scopre soprattutto la Misericordia di Gesù, al punto da affermare: "A me Egli ha dato la sua Misericordia infinita, attraverso essa contemplo e adoro le altre perfezioni divine! (...) Allora tutte mi paiono raggianti d'amore, la Giustizia stessa (e forse ancor più di qualsiasi altra) mi sembra rivestita d'amore" (Ms A, 84r). Così si esprime anche nelle ultime righe della Storia di un'anima: "Appena do un'occhiata al Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre... Non è al primo posto, ma all'ultimo che mi slancio… Sì lo sento, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui" (Ms C, 36v-37r). "Fiducia e Amore" sono dunque il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari hanno illuminato tutto il suo cammino di santità, per poter guidare gli altri sulla stessa sua "piccola via di fiducia e di amore", dell’infanzia spirituale (cf Ms C, 2v-3r; LT 226). Fiducia come quella del bambino che si abbandona nelle mani di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che è dono totale di sé, per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: "Amare è dare tutto, e dare se stesso" (Perché ti amo, o Maria, P 54/22). Così Teresa indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia del Battesimo nel dono totale di sé all'Amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per tutti gli altri. Grazie.