lunedì 31 gennaio 2011

Unioni,convivenze,di.co,...cani e gatti!Matrimonio è bellezza in Dio,di Dio

Non facciamo troppo i poeti però Dio è croce e resurrezione,ma prima c'è la croce e c'è tutti i giorni,e le notti.Dedico questi due splendidi doni del buon Dio a tutte le coppie in difficoltà,ten dur!L'erba del vicino è sempre più verde ma di solito è velenosa,ten dur,Dio non sbaglia,magari avete sbagliato voi ,ma Lui la pezza ce la mette comunque.Affidatevi a Lui,alla Madonna,consacratevi a Loro,anche se non ci credete ,poi vedremo chi vincerà.



Ho voluto cantare questa canzone
Per toccare il tuo cuore
E dichiarare il mio amore

Tu sei il sogno che ho sognato,
Speranza che ho trovato
Per dare il mio meglio

Con te è diverso
Il nostro amore è un dono
Tenere accesa la fiamma
E ' il desiderio di chi ama

Il nostro amore è un riparo
che ci libera dai pericoli
Vivere in comunione
È il segreto del matrimonio

Prometto di stare amore
stare dove tu sei
Il tuo Dio è il mio Dio
E i tuoi sogni sono i miei

Prometto di amarti
Nulla ci potrà separare
Ogni mia promessa e tua
È alleanza della promessa di Dio

Nel testo portoghese il termine a cui ho sostituito matrimonio è uniao(unione) ma come diceva il mio don Natale,che sarà certamente in Paradiso accanto alla sua Gospa,le unioni sono quelle dei cani e dei gatti ,tra cristiani c'è il matrimonio,se poi come dice il testo è una unione che prevede la presenza di Dio è evidente che per cani e gatti non c'è posto.
Ancora stupore e riconoscenza per la mia mama Claudinha ,che si conferma sempre una splendida creatura, sotto ogni punto di vista.




Signore!
A te affido questa relazione,
perché sia da Te che arriva
e sia da te benedetto questo grande amore.

Perché ti amo, per questo desiderio
di stare insieme
Prego il Signore che nessun altro
ci possa separare,
perché per me sei molto speciale
il nostro amore è stato ferito,
per la rabbia che sentivo
avrei voluto lasciare tutto,
ma quando c'è l'amore c'è il perdono
e oggi voglio pregare per questo rapporto

(CORO)Nelle tue mani affido questo amore Signore,
e io affido i pezzi di questo cuore
e Ti chiedo di guarire, sanare,
curare questo amore di entrambi

Signore!
A te affido questa relazione,
perché sia da Te che arriva
e sia da te benedetto questo grande amore.

Io ti dono questi cuori
che trabocchino di benedizioni
siano il tuo regno d'amore.

Perché voglio che tu mi perdoni
l'ultimo addio, gli errori passati
perché tu e io ricominciamo dall'inizio
perché l'amore non finisce mai
Tesoro mio
non perdiamo tempo
Dammi la mano
e andiamo di corsa a chiedere a Dio di benedire questo amore
e camminiamo tenendoLo per mano.

(Coro)Signore!
A te affido questa relazione,
perché sia da Te che arriva
e sia da te benedetto questo grande amore.

Qual'è la vera Chiesa?

San Giampaolo Barra,direttore de "Il Timone" regalato dalle Sentinelle del mattino.E'un onore ospitarlo in questo blog,per la possibilità data anche a me e a voi di poter "partecipare" a questo incontro, culturalmente affascinante,illuminante,confortante ed evidentemente apologetico,grazie a don Andrea Brugnoli.

4. Qual è la vera Chiesa? from Sentinelle del mattino on Vimeo.

giovedì 27 gennaio 2011

Benedetto XVI:udienza del 26/01/2011


Santa Giovanna d'Arco

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlarvi di Giovanna d'Arco, una giovane santa della fine del Medioevo, morta a 19 anni, nel 1431. Questa santa francese, citata più volte nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è particolarmente vicina a santa Caterina da Siena, patrona d'Italia e d'Europa, di cui ho parlato in una recente catechesi. Sono infatti due giovani donne del popolo, laiche e consacrate nella verginità; due mistiche impegnate, non nel chiostro, ma in mezzo alle realtà più drammatiche della Chiesa e del mondo del loro tempo. Sono forse le figure più caratteristiche di quelle “donne forti” che, alla fine del Medioevo, portarono senza paura la grande luce del Vangelo nelle complesse vicende della storia. Potremmo accostarle alle sante donne che rimasero sul Calvario, vicino a Gesù crocifisso e a Maria sua Madre, mentre gli Apostoli erano fuggiti e lo stesso Pietro lo aveva rinnegato tre volte. La Chiesa, in quel periodo, viveva la profonda crisi del grande scisma d'Occidente, durato quasi 40 anni. Quando Caterina da Siena muore, nel 1380, ci sono un Papa e un Antipapa; quando Giovanna nasce, nel 1412, ci sono un Papa e due Antipapa. Insieme a questa lacerazione all'interno della Chiesa, vi erano continue guerre fratricide tra i popoli cristiani d'Europa, la più drammatica delle quali fu l'interminabile “Guerra dei cent’anni” tra Francia e Inghilterra.

Giovanna d'Arco non sapeva né leggere né scrivere, ma può essere conosciuta nel più profondo della sua anima grazie a due fonti di eccezionale valore storico: i due Processi che la riguardano. Il primo, il Processo di Condanna (PCon) , contiene la trascrizione dei lunghi e numerosi interrogatori di Giovanna durante gli ultimi mesi della sua vita (febbraio-maggio 1431), e riporta le parole stesse della Santa. Il secondo, il Processo di Nullità della Condanna, o di “riabilitazione” (PNul), contiene le deposizioni di circa 120 testimoni oculari di tutti i periodi della sua vita (cfr Procès de Condamnation de Jeanne d'Arc, 3 vol. e Procès en Nullité de la Condamnation de Jeanne d'Arc, 5 vol., ed. Klincksieck, Paris l960-1989).

Giovanna nasce a Domremy, un piccolo villaggio situato alla frontiera tra Francia e Lorena. I suoi genitori sono dei contadini agiati, conosciuti da tutti come ottimi cristiani. Da loro riceve una buona educazione religiosa, con un notevole influsso della spiritualità del Nome di Gesù, insegnata da san Bernardino da Siena e diffusa in Europa dai francescani. Al Nome di Gesù viene sempre unito il Nome di Maria e così, sullo sfondo della religiosità popolare, la spiritualità di Giovanna è profondamente cristocentrica e mariana. Fin dall'infanzia, ella dimostra una grande carità e compassione verso i più poveri, gli ammalati e tutti i sofferenti, nel contesto drammatico della guerra.

Dalle sue stesse parole, sappiamo che la vita religiosa di Giovanna matura come esperienza mistica a partire dall'età di 13 anni (PCon, I, p. 47-48). Attraverso la “voce” dell'arcangelo san Michele, Giovanna si sente chiamata dal Signore ad intensificare la sua vita cristiana e anche ad impegnarsi in prima persona per la liberazione del suo popolo. La sua immediata risposta, il suo “sì”, è il voto di verginità, con un nuovo impegno nella vita sacramentale e nella preghiera: partecipazione quotidiana alla Messa, Confessione e Comunione frequenti, lunghi momenti di preghiera silenziosa davanti al Crocifisso o all'immagine della Madonna. La compassione e l’impegno della giovane contadina francese di fronte alla sofferenza del suo popolo sono resi più intensi dal suo rapporto mistico con Dio. Uno degli aspetti più originali della santità di questa giovane è proprio questo legame tra esperienza mistica e missione politica. Dopo gli anni di vita nascosta e di maturazione interiore segue il biennio breve, ma intenso, della sua vita pubblica: un anno di azione e un anno di passione.

All'inizio dell'anno 1429, Giovanna inizia la sua opera di liberazione. Le numerose testimonianze ci mostrano questa giovane donna di soli 17 anni come una persona molto forte e decisa, capace di convincere uomini insicuri e scoraggiati. Superando tutti gli ostacoli, incontra il Delfino di Francia, il futuro Re Carlo VII, che a Poitiers la sottopone a un esame da parte di alcuni teologi dell'Università. Il loro giudizio è positivo: in lei non vedono niente di male, solo una buona cristiana.

Il 22 marzo 1429, Giovanna detta un'importante lettera al Re d'Inghilterra e ai suoi uomini che assediano la città di Orléans (Ibid., p. 221-222). La sua è una proposta di vera pace nella giustizia tra i due popoli cristiani, alla luce dei nomi di Gesù e di Maria, ma è respinta, e Giovanna deve impegnarsi nella lotta per la liberazione della città, che avviene l'8 maggio. L'altro momento culminante della sua azione politica è l’incoronazione del Re Carlo VII a Reims, il 17 luglio 1429. Per un anno intero, Giovanna vive con i soldati, compiendo in mezzo a loro una vera missione di evangelizzazione. Numerose sono le loro testimonianze riguardo alla sua bontà, al suo coraggio e alla sua straordinaria purezza. E' chiamata da tutti ed ella stessa si definisce “la pulzella”, cioè la vergine.

La passione di Giovanna inizia il 23 maggio 1430, quando cade prigioniera nelle mani dei suoi nemici. Il 23 dicembre viene condotta nella città di Rouen. Lì si svolge il lungo e drammatico Processo di Condanna, che inizia nel febbraio 1431 e finisce il 30 maggio con il rogo. E' un grande e solenne processo, presieduto da due giudici ecclesiastici, il vescovo Pierre Cauchon e l'inquisitore Jean le Maistre, ma in realtà interamente guidato da un folto gruppo di teologi della celebre Università di Parigi, che partecipano al processo come assessori. Sono ecclesiastici francesi, che avendo fatto la scelta politica opposta a quella di Giovanna, hanno a priori un giudizio negativo sulla sua persona e sulla sua missione. Questo processo è una pagina sconvolgente della storia della santità e anche una pagina illuminante sul mistero della Chiesa, che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è “allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione” (LG, 8). E’ l'incontro drammatico tra questa Santa e i suoi giudici, che sono ecclesiastici. Da costoro Giovanna viene accusata e giudicata, fino ad essere condannata come eretica e mandata alla morte terribile del rogo. A differenza dei santi teologi che avevano illuminato l'Università di Parigi, come san Bonaventura, san Tommaso d'Aquino e il beato Duns Scoto, dei quali ho parlato in alcune catechesi, questi giudici sono teologi ai quali mancano la carità e l'umiltà di vedere in questa giovane l’azione di Dio. Vengono alla mente le parole di Gesù secondo le quali i misteri di Dio sono rivelati a chi ha il cuore dei piccoli, mentre rimangono nascosti ai dotti e sapienti che non hanno l'umiltà (cfr Lc 10,21). Così, i giudici di Giovanna sono radicalmente incapaci di comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una Santa.

L'appello di Giovanna al giudizio del Papa, il 24 maggio, è respinto dal tribunale. La mattina del 30 maggio, riceve per l'ultima volta la santa Comunione in carcere, e viene subito condotta al supplizio nella piazza del vecchio mercato. Chiede a uno dei sacerdoti di tenere davanti al rogo una croce di processione. Così muore guardando Gesù Crocifisso e pronunciando più volte e ad alta voce il Nome di Gesù (PNul, I, p. 457; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 435). Circa 25 anni più tardi, il Processo di Nullità, aperto sotto l'autorità del Papa Callisto III, si conclude con una solenne sentenza che dichiara nulla la condanna (7 luglio 1456; PNul, II, p 604-610). Questo lungo processo, che raccolse le deposizioni dei testimoni e i giudizi di molti teologi, tutti favorevoli a Giovanna, mette in luce la sua innocenza e la perfetta fedeltà alla Chiesa. Giovanna d’Arco sarà poi canonizzata da Benedetto XV, nel 1920.

Cari fratelli e sorelle, il Nome di Gesù, invocato dalla nostra Santa fin negli ultimi istanti della sua vita terrena, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore, il centro di tutta la sua vita. Il “Mistero della carità di Giovanna d'Arco”, che aveva tanto affascinato il poeta Charles Péguy, è questo totale amore di Gesù, e del prossimo in Gesù e per Gesù. Questa Santa aveva compreso che l’Amore abbraccia tutta la realtà di Dio e dell'uomo, del cielo e della terra, della Chiesa e del mondo. Gesù è sempre al primo posto nella sua vita, secondo la sua bella espressione: “Nostro Signore servito per primo” (PCon, I, p. 288; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 223). Amarlo significa obbedire sempre alla sua volontà. Ella afferma con totale fiducia e abbandono: "Mi affido a Dio mio Creatore, lo amo con tutto il mio cuore" (ibid., p. 337). Con il voto di verginità, Giovanna consacra in modo esclusivo tutta la sua persona all'unico Amore di Gesù: è “la sua promessa fatta a Nostro Signore di custodire bene la sua verginità di corpo e di anima” (ibid., p. 149-150). La verginità dell'anima è lo stato di grazia, valore supremo, per lei più prezioso della vita: è un dono di Dio che va ricevuto e custodito con umiltà e fiducia. Uno dei testi più conosciuti del primo Processo riguarda proprio questo: “Interrogata se sappia d'essere nella grazia di Dio, risponde: Se non vi sono, Dio mi voglia mettere; se vi sono, Dio mi voglia custodire in essa” (ibid., p. 62; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2005).

La nostra Santa vive la preghiera nella forma di un dialogo continuo con il Signore, che illumina anche il suo dialogo con i giudici e le dà pace e sicurezza. Ella chiede con fiducia: “Dolcissimo Dio, in onore della vostra santa Passione, vi chiedo, se voi mi amate, di rivelarmi come devo rispondere a questi uomini di Chiesa” (ibid., p. 252). Gesù è contemplato da Giovanna come il “Re del Cielo e della Terra”. Così, sul suo stendardo, Giovanna fece dipingere l'immagine di “Nostro Signore che tiene il mondo” (ibid., p. 172): icona della sua missione politica. La liberazione del suo popolo è un’opera di giustizia umana, che Giovanna compie nella carità, per amore di Gesù. Il suo è un bell’esempio di santità per i laici impegnati nella vita politica, soprattutto nelle situazioni più difficili. La fede è la luce che guida ogni scelta, come testimonierà, un secolo più tardi, un altro grande santo, l’inglese Thomas More. In Gesù, Giovanna contempla anche tutta la realtà della Chiesa, la “Chiesa trionfante” del Cielo, come la “Chiesa militante” della terra. Secondo le sue parole, ”è un tutt'uno Nostro Signore e la Chiesa” (ibid., p. 166). Quest’affermazione, citata nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 795), ha un carattere veramente eroico nel contesto del Processo di Condanna, di fronte ai suoi giudici, uomini di Chiesa, che la perseguitarono e la condannarono. Nell'Amore di Gesù, Giovanna trova la forza di amare la Chiesa fino alla fine, anche nel momento della condanna.

Mi piace ricordare come santa Giovanna d’Arco abbia avuto un profondo influsso su una giovane Santa dell'epoca moderna: Teresa di Gesù Bambino. In una vita completamente diversa, trascorsa nella clausura, la carmelitana di Lisieux si sentiva molto vicina a Giovanna, vivendo nel cuore della Chiesa e partecipando alle sofferenze di Cristo per la salvezza del mondo. La Chiesa le ha riunite come Patrone della Francia, dopo la Vergine Maria. Santa Teresa aveva espresso il suo desiderio di morire come Giovanna, pronunciando il Nome di Gesù (Manoscritto B, 3r), ed era animata dallo stesso grande amore verso Gesù e il prossimo, vissuto nella verginità consacrata.

Cari fratelli e sorelle, con la sua luminosa testimonianza, santa Giovanna d’Arco ci invita ad una misura alta della vita cristiana: fare della preghiera il filo conduttore delle nostre giornate; avere piena fiducia nel compiere la volontà di Dio, qualunque essa sia; vivere la carità senza favoritismi, senza limiti e attingendo, come lei, nell'Amore di Gesù un profondo amore per la Chiesa. Grazie.



http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110126_it.html

martedì 25 gennaio 2011

Sub Tuum praesidium.....


La gioia regnerà nel mondo perchè vi siete aperti alla mia chiamata e all’amore di Dio. Lo Spirito Santo cambia la multitudine di coloro che hanno detto si. Perciò desidero dirvi: grazie per aver risposto alla mia chiamata


Tranqulli adesso non mi metto anche ad interpretare i messaggi di Medjugorje,normalmente non oso nemmeno pubblicare qualcosa il 25 del mese che non sia il messaggio,oggi ho trasgredito con padre Amorth ma era parecchie ore prima e adesso perchè Lei mi ha provocato."Vi siete aperti alla mia chiamata e all'amore di Dio":probabilmente si riferisce ad altri non a me,io non mi sono aperto,ci vorrà parecchio tempo temo.

Lo Spirito Santo cambia la moltitudine di coloro che hanno detto si:la moltitudine può darsi,forse l'ammetto in qualcosa sono cambiato anch'io ma quando poi ringrazia per aver risposto alla chiamata è troppo.Mi vedi?Sono io che devo ringraziare per la Tua chiamata a cui se ho risposto l'ho fatto proprio poco e male e perchè io ne ho bisogno.E' pazzesco,Lei viene a darci,a darmi ,quello di cui ho bisogno più dell'aria che respiro e mi ringrazia,è impossibile,non ci siamo.Fa tutto Lei,io rispondo "quando ho tempo,quando mi gira" ed è contenta.

Stasera dopo il messaggio m'è arrivata una mail da Boris ,san Boris,mi confermava la disponibilità di posti per Pasqua,disponibilità residua e provvidenziale.Dovrei portare a Medjugorje degli amici che verranno per la prima volta,era da un paio di settimane che stavamo accordandoci per andare se e quando ma oggi con la mail di Boris la cosa è diventata concreta,comincia ad essere vero che a Pasqua ,forse,se Dio vuole,potremmo tornare nel posto più bello del mondo.Dopo la prima mail ce n'è stata qualche altra per,prezzi,sistemazione,dettagli pratici,chiamali dettagli...Ogni volta che vedevo sul monitor la risposta da Medjugorje,il mio cuore esultava,era ogni volta come una conferma,esiste,Medjugorje esiste ancora,ancora per me.Giuro,non dico palle,era da parecchio che non dicevo un rosario,a dire il vero che non riuscivo a pregare,o meglio a pregare in modo tradizionale,con le preghiere classiche perchè poi il cuore non smette mai di pregare,con i canti ,che nel tempo ho scoperto attraverso internet(anche i canti sono conseguenza di Medjugorje) prego sempre,ma come chiede la Madonna ,cioè col rosario ,era da molto almeno per le mie abitudini che non riuscivo a pregare.Dopo lo scambio col mio amico croato,mi sono steso a terra(come ai bei tempi)col rosario della prima volta che sono stato là, ed è scrosciata fuori la preghiera,in croato come piace a me e pazienza se recitando le Ave Maria non sono riuscito ad essere proprio impassibile ma mi sembrava proprio di essere là,rivedevo,gli amici,i posti,sentivo l'aria di Medjugorje ed è impossibile non commuoversi.

Il periodaccio trascorso è alle spalle ne porto ancora i segni e sono pesanti anche quelli,il lavoro continua a mancare e mi chiedo,meglio una parte di me si chiede se è il caso di andare,più precisamente da dove arriveranno i soldi per viaggio e soggiorno e se quei soldi non saranno sottrati ad altri scopi magari più concreti,più prosaici ma quotidiani.So che ho bisogno di andarci e che farà bene a tutti,ma so anche che se dieci giorni prima della partenza valuterò che non è il caso,che realisticamente non è possibile,non andrò,sarà dura,ma c'è in me una speranza,una sicurezza,ragionevolmente insensata se non fosse che è riposta in Lei,se Lei può sperare che il mondo cambi in bene e che la pace regnerà nei cuori e lo fa perchè confida in noi,beh allora forse io posso sperare,che Lei guidi i miei passi e mi faccia tornare a casa.

Volim Te Gospa!

Medjugorje,messaggio del 25/01/2011


"Cari figli! Anche oggi sono con voi e vi guardo, vi benedico e non perdo la speranza che questo mondo cambierà in bene e che la pace regnerà nei cuori degli uomini. La gioia regnerà nel mondo perchè vi siete aperti alla mia chiamata e all’amore di Dio. Lo Spirito Santo cambia la multitudine di coloro che hanno detto si. Perciò desidero dirvi: grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Intervista a padre Gagriele Amorth - 2


Domanda: E' possibile durante un esorcismo che la persona esorcizzata cominci a
ridere, a ridere di una risata sgangherata ?


Don Amorth: Certo, è verissimo, può essere uno dei segni della presenza del demonio.
Bisogna distinguere bene certi tipi di risate proprie del demonio da altri tipi di risate che
non dipendono dal demonio ma dal sistema nervoso della persona.


Domanda: E se la persona ride durante la preghiera dall'inizio alla fne?


Don Amorth: Può essere una tentazione, non una possessione, non una presenza del
demonio, ma una tentazione del demonio che cerca di disturbare la preghiera e di
distogliere dalla stessa.


Domanda: Circa 15 anni fa la ragazza di mio fglio portò a casa da scuola il gioco
“del bicchierino” o “cento lire” così infatti lo chiamavano ed evocavano lo spirito dei defunti. Questo è durato per parecchie volte fno a quando ci siamo impauriti e tutto è fnito. Ho fatto benedire la casa perché la notte qualche volta ci sembrava di vedere qualcuno in camera. A mio fglio di dieci anni era stata predetta la data della sua morte e cioè a ventinove anni. Lui ci pensa sempre perché ora ne ha venticinque.Cosa dobbiamo fare? Non è solo Dio che decide della nostra vita? Grazie, una mamma in pena.


Don Amorth
: Guardate, purtroppo oggi anche i bambini fanno sedute spiritiche, il “gioco”
un libro, un flm di Henry Potter, milioni e milioni di copie sparse nel mondo che
insegnano la magia ai bambini e poi è possibile che quelle sedute spiritiche, che quei
giochi di magia che lì per lì non hanno nessun efetto, quando si arriva i 20 anni, ai 30
anni, e 40 saltino fuori? A noi esorcisti ci capita spesso questo, persone di 50 anni che
vengono da noi, che sono disturbate e poi risalendo nella loro vita si vede che c'è stata
nella prima fanciullezza …(mia mamma mi ha portato da una signora perchè mi togliesse
il malocchio). Altro che togliere il malocchio. Cosa si deve fare? Un giovane di 25 anni che
ha paura di questa profezia “morirai a 29 anni”. Il padrone della vita è Dio e che non
abbia nessuna paura, però che approftti di questa, non voglio dire profezia perchè non
merita, diciamo previsione, per essere pronto, per essere vigilante, questo deve fare,
pregare ed essere pronto e non avere nessuna paura. A 29 anni sarà ancora vivo e chissà
per quanto tempo. Chi comanda è il Signore, chi comanda è Lui. Però che questa paura
che ha gli dia la forza di essere sempre pronto in qualunque momento. Ricordo che da
ragazzo in Azione Cattolica amavamo tanto San Luigi Gonzaga, questo giovane, morto a
23 anni, assistendo gli appestati, ed è morto di peste, ha rinunciato al principato, lui
principe dei Gonzaga per farsi Gesuita e da ragazzo, una volta, quando aveva nove anni
gli chiesero: “se ti dicessero che tu adesso morirai cosa faresti?” E lui ha risposto:
“continuerei a giocare”. Era pronto, era sempre pronto. Mica ha detto, correrei in Chiesa a
fare una confessione. Continuerei a giocare, essere sempre pronti.


Domanda : Mio marito è sempre stata una persona dedita alla famiglia a al suo
lavoro, è un carabiniere, la domenica come sempre va a messa. Da un mese ho
capito che nella sua vita c'è una persona che lo ha fatto completamente cambiare,
allontanandolo da me e dalle nostre due fglie è assente, pensieroso, lo sguardo
assente, vomita spesso è dimagrito è scostante, si è trasformato veramente in
un'altra persona. Ha anche deciso di lasciare me e le sue due fglie. E' possibile che
questa persona con la quale si incontra gli abbia fatto qualcosa? Se si, che cosa
posso fare per riavere l'uomo che ho sposato? Ho portato con me degli indumenti, è possibile benedirli?


Don Amorth
: Alla fne benediremo anche tutti gli indumenti. Ma quello che conta è che
questa persona deve convertirsi, deve tornare a Dio. E' possibile che gli sia stato fatto
qualcosa? Si, ma col suo, consenso, con una sua debolezza, con una sua caduta. Ha
incontrato un'altra donna negativa evidentemente collegata col demonio, se ne è
invaghito ed è crollato, e avviene sempre così quando mi dicono: mio marito mi ha
lasciato, mia moglie mi ha lasciato, dico che problema c'è, è sempre un problema di
conversione. Se non sta con Dio non si fanno certi errori, le famiglie sono unite, gli sposi
si amano, i fgli ubbidiscono ai genitori. Se si prega, se si sta uniti a Dio, le cose vanno
bene. Anche questa mattina una ragazza che conosco così bene, una ragazzina giovane
giovane mi ha confdato: “ Padre sono incinta ”. Figliola cara, chi osserva le leggi di Dio
non si trova in queste difcoltà, non si trova davanti a questi problemi. Che a quest'uomo
sia stato fatto qualcosa, si, ma che ci sia in origine anche una colpa, un consenso suo, si,
se no il male fatto non avrebbe attecchito. Se continuava ad andare a Messa, se
continuava a pregare, a stare unito a Dio e a vincere le tentazioni, che ci sono a tutte le
età: ho 80 anni ma anch'io ho le tentazioni, altro che. Pregate per me. Le tentazioni
fnché siamo al mondo le abbiamo tutti, il diavolo sa fare molto bene il suo dovere, e
anche il concilio ce lo ripete che la vita, è caratterizzata da una lotta continua contro
satana che durerà, dice il Signore, fno alla fne del mondo, e che durerà dice il Signore
fno alla fne di ciascuno di noi. Il mio grande maestro, Padre Candido, per 36 anni
esorcista alla scala Santa, anche negli ultimi giorni di vita, veniva assalito dal demonio, lui
che ha passato la vita a combattere il demonio anche negli ultimi giorni di vita. Finché
siamo al mondo dobbiamo lottare, e il Vangelo dice. “Vigilate e pregate per non cadere in
tentazione perché lo spirito è pronto ma la carne è debole”.

Domanda: Quando qualcuno viene dall'Egitto e porta qualche ricordino: es. piccoli scarabei, lei che cosa consiglia di buttarli o tenerli?


Don Amorth
: Se uno lo tiene come porta fortuna con spirito di idolatria allora è un danno
quindi buttarlo. Se è un semplice oggetto carino che tiene così, un ricordo di buon gusto
senza pensare che abbia alcuna infuenza allora lo può tenere, non c'è niente di male. E
anche la persona che ha fatto questo regalo, se non aveva nessuna intenzione cattiva,
voleva solo fare un regalo che piacesse, non c'è niente di male, quindi lo può fare tranquillamente, che non ci sia lo spirito idolatrino del porta fortuna, del mio
salvaguardia, non ti salva da nessun fico secco.

lunedì 24 gennaio 2011

I rapporti tra Dio e l'anima


Cari Amici, dopo tutte queste vacanze rieccomi a voi nel mio angolino su questo blog di Paolo. Nelle varie letture intraprese di recente che approfondiscono il tema della Divina Volontà, mi è capitato di leggere i quaderni di Maria Valtorta (chi segue Radio Maria la conoscerà!) che, rispetto alla Luisa Piccarreta (la quale di certo non sarà gelosa :-) ), è più contemporanea. In specie mi piace l'idea di proporvi un brano dai Quaderni del 1943; a differenza dell'Opera “Libro del Cielo” della L. Piccarreta, qui Gesù spazia oltre alla Sua Amabile Volontà, però in questo brano, con infinita dolcezza, ci fa capire alcune cose molto utili circa il nostro benessere e circa il distacco dalle cose “che san di terra” per occuparci delle cose che “san di cielo”. Ovviamente non posso non notare un certo stile espositivo che è il Suo quindi, senza anticipare giudizi che non competono a me, personalmente riconosco Lui nelle parole che leggerete. Buona lettura.
(dai quaderni di Maria Valtorta, 13 ottobre 1943, sera)
Gesù dice:
“ Parlo a te per tutti, per spiegare gli amorosi rapporti fra Dio e l'anima.
Non per vano modo di dire sono chiamato “sposo” delle anime vostre. Vi ho sposate con rito di dolore e vi ho dato per dote il mio sangue, poiché siete così povere, da voi stesse, che sareste state un disdoro per la dimora del Re. Nel regno del Padre Mio non entrano coloro che sono denudati da ogni veste. Io vi ho tessuto la veste nuziale e l'ho tinta di porpora divina per renderla ancora più bella agli occhi del Padre Mio; Io vi ho incoronati del mio serto, perchè chi regna porta corona, e vi ho dato il mio scettro. Veramente ciò avrei voluto darlo a tutte le anime, ma infinite hanno spregiato il mio dono. Hanno preferito le veti, le corone e gli scettri della Terra, la cui durata è così relativa e la cui efficacia così nulla rispetto alle leggi dello Spirito.
Onori, ricchezze, glorie Io non le maledico. Dico solo che non sono fine a sé stesse, ma sono mezzi per conquistare il vero fine: la vita eterna. Bisogna usarne, se la vostra missione di uomini ve le affida, con cuore e mente pieni di Dio, facendo di queste ricchezze ingiuste non ragione di rovina, ma di vittoria. Essere poveri di spirito, guadagnare il Cielo con le ricchezze ingiuste (vedi Matteo 5,3; Luca 16,9): ecco due frasi che capite poco. Poveri di spirito vuol dire non avere attaccamento a ciò che è terreno; vuol dire essere liberi e sciolti da ciò che è veste pomposa, come umili pellegrini che vanno verso la meta godendo degli aiuti che la Provvidenza elargisce. Ma non godendone con superbia e avarizia, ma sebbene come uccelli dell'aria, che beccano contenti i granelli che il loro Creatore sparge per i loro piccoli corpi e poi cantano di gratitudine, grati come sono della piumosa veste che li ripara, e di più non cercano, e non si rammaricano con ira se un giorno il cibo è scarso e l'acqua del cielo bagna nidi e penne, ma sperano pazienti in Chi non li può abbandonare. Poveri di spirito vuol dire vivere dove Dio vi ha posti, ma con l'animo staccato dalle cose della Terra ed unicamente preoccupato di conquistare il cielo (…).
Guadagnare il Cielo con le ricchezze ingiuste vuol dire esercitare carità di ogni forma nelle glorie della Terra. Matteo, il pubblicano, ha saputa fare delle ricchezze ingiuste, scala per penetrare in Cielo. Maria, la peccatrice, ha saputo, rinunciando agli artifizi con cui rendeva più seducente la sua carne e usandoli per i poveri di Cristo, cominciando da Cristo stesso, santificare quelle ricchezze di peccato. Nei secoli cristiani molti di numero, pochi rispetto alla massa, hanno saputo fare delle ricchezze e del potere la loro arma di santità. Sono quelli che hanno capito Me. Ma sono così pochi!
La Mia veste, la veste che vi dono, è quella che Io ho bagnato col Mio Sangue durante l'agonia spirituale, morale e fisica, che va dal Getsemani al Golgota. La Mia corona è quella di spine ed il Mio scettro è la croce. Ma chi vuole questi monili di Cristo ? Solo i veri amatori Miei. E quelli li disposo con rito di alta carità. Quando sarà finito il tempo della Terra, per ogni mio singolo amatore Io verrò, fulgido, ad introdurli nella gloria. Verrà, Maria, verrò. Per ora è il tempo del reciproco desiderio. Perchè quanto possa essere presso a te, anche sensibilmente, sono sempre come amante che gira intorno alle muraglie che gli impediscono di penetrare dall'amata. Il tuo spirito si affaccia da ogni spiraglio per vedere Me e getta il suo grido d'amore. Ma la carne lo tiene prigioniero. Se anche Io, forzando la carne entro, poiché sono il padrone del Miracolo, sono sempre contatti fugaci e relativi. Non posso prenderti con Me. Ucciderei la tua carne, ed essa ha ancora un oggi ed un domani di utilità per causa mia. Ancora tutto non è compiuto del tuo lavoro, ed Io solo so quando fermerò per te l'ora terrena che scorre.
Ma allora verrò, Oh! come, anima Mia che desideri uscire dalla Terra ostile, come ti sembrerà bello il Cielo! E come, confrontandoli con i presenti, ti parranno accesi gli abbracci dell'Amore!
Tu dici che è cessata per te l'ansia per le vicissitudini che potevano, in questi tempi di sventura, turbare gli ultimi giorni della mamma tua, e che ciò mette nel tuo soffrire di orfana una vena di pace. Ma pensa quando potrai dire a te stessa che è cessata per te ogni ansia ed ogni pericolo e nulla più potrà separarti dal tuo Signore! Ama con un superamento di forze, poiché Io ti ho amata e ti amo con un superamento di misura.
La mia Carità ti ha lavata e vestita per non vedere la tua nudità su cui erano molte ombre di polvere umana. Tutto la mia Carità ha disposto per il tuo bene immortale. Agli occhi del mondo può apparire che la mia mano si sia aggravata su te. Ma il mondo è uno stolto che non sa vedere le verità soprannaturali. Tu sei sempre stata amata da un amore di predilezione da Me. Come giardiniere che ha creato un nuovo fiore da un ruvido arbusto sino allora privo di corolle e ne è geloso come di un tesoro, Io ho vegliato e veglio su di te. Mi hai detto che sono di una prepotenza gelosa. E' ciò che faccio coi prediletti che serbo a Me soltanto. E se ho fatto il deserto intorno a te, è perchè ho voluto metterti nella condizione di non avere altro luogo di attrazione che non sia il Cielo. Là, nell'altra vita, è tutto ciò che amasti con tanta forza umana. Ora più niente hai sulla Terra e sei come un uccello imprigionato che, attraverso le sbarre della gabbia, guarda il cielo dove i suoi compagni sono liberi e felici, e sta presso la porticciola in attesa che venga socchiusa per prendere il volo.
Verrò, sta certa. Anche la nostalgia presente serve ad ornare il tuo diadema. Sii costante e paziente. Come un bimbo che sa la mamma vicina, riposa senz'ansie sull'amore del tuo Gesù. Egli non ti perde di vista, non ti lascia, non ti dimentica. Ha più ansia di te di pronunciare la parola che libera lo spirito e lo introduce nel Regno. Dopo tanto gelo, dopo tanto spogliamento, dopo tanto pianto, verrò per darti il Mio Sole, per rivestirti di fiori eterni, per asciugare ogni tuo pianto.
Tu che hai avuto una visione della luce che empie i Cieli, pensa cosa sarò entrare in essa, presa per mano dal tuo Re. Se uno spiraglio socchiuso appena su quel Regno di Luce e appena intravisto permane in te come un ricordo che ti empie di letizia, pensa cosa sarà quando la Luce sarà il tuo possesso. Allora, e non più con le limitazioni di ora, Io vivrò in te e tu in Me, e come la sposa del Cantico, potrai dire che il tuo Gesù è tuo e tu di Lui.
Per ora chiamami con ogni tuo affetto, Se son presso non conta. Amo sentirmi chiamare e più sono chiamato e più presto vengo, perchè non so resistere alla voce dell'amore (…).”

venerdì 21 gennaio 2011

Quando fa così.....


Voglio condividere con voi una mail che un'amica ha mandato anche a me,quando fa così rimane solo il silenzio,il "serbava queste cose nel suo cuore" di Maria,anche lei non capiva tutto ma intravvedeva e dava credito.
Io tante cose non le capisco proprio,ma ci vedo e qua dentro c'è Luce,io provo a dar credito di più proprio non riesco.
Lei le chiama piccole storie....
Gustatevela.....


Piccole storie di straordinaria presenza di Gesù.

Con tanta gioia condivido con voi una cosa stupenda che mi è capitata ieri.

Da tre anni nell'azienda in cui lavoro organizzo delle raccolte fondi a favore della nostra comunità in Brasile per la quale, ne sono ormai certissima, Dio ha un amore specialissimo.

Già l'anno scorso il Signore mi stupì, perché avendo io organizzato una lotteria e non avendo nessun premio da mettere in palio, mi misi a girovagare in Internet e trovai il sito di una lussuosa Villa Veneta. Non ci pensai due volte e scrissi una e-mail a questi perfetti sconosciuti, spiegando che stavo facendo una lotteria a favore dell'adozione a distanza di una bambina brasiliana e bla, bla, bla ... Dopo qualche minuto mi risposero: 'Abbiamo deciso di offrire un week end per due persone con cena romantica in suite'. Potete immaginare il mio stupore e la mia riconoscenza!!! Questa gente non mi conosceva, li avevo trovati per caso in Internet...

Ma quest'anno Gesù mi ha voluta stupire ancora di più.

Il 15 dicembre ho promosso nella mia azienda una lotteria (ah, giusto per completare il quadro, quest'anno i premi me li ha offerti il proprietario della mia azienda, mangiapreti e ateo convinto, che detesta Nuovi Orizzonti perché 9 anni fa Nuovi Orizzonti ha soffiato all'azienda un ingegnere sul quale avavno molto investito, tale Giuseppe (....). Era un mio collega: da nove anni vive a Piglio!!!). Estrazione prevista il 20 gennaio, ovvero ieri.
Fino a ieri avevamo raccolto, con fatica, 460 ero (comunque sufficienti per rinnovare l'adozione e fare in più una donazione alla comunità). Ieri mattina, andando in ufficio e pensando che alle 12.50 avremmo dovuto effettuare la donazione, mi son messa a pregare Gesù, chiedendogli di benedire la lotteria (devo sottolineare che non lo avevo ancora fatto ...) e di far vendere ancora qualche biglietto prima dell'estrazione.

Ragazzi, non ci crederete, ma ieri mattina io non sono riuscita a lavorare! Da tutti reparti dell'azienda mi continuavano a chiamare per poter acquistare i biglietti!!! Ho dovuto prendere la decisione di spostare a lunedì prossimo l'estrazione, poiché ho esaurito tutti i biglietti. Nel giro di 4 ore, ieri mattina, abbiamo venduto circa 250 biglietti. Per venderne 460 è stato necessario quasi un mese. E ho altre richieste per lunedì (oggi non sono andata in ufficio).

Pazzesco!

Gesù mi ha fatto toccare con mano quanto Lui intervenga concretamente, quando lo mettiamo 'in mezzo', quando non lo escludiamo dal nostro operare, anche se si tratta di un'azione oggettivamente buona in sé !!! Gesù in mezzo ... Mi ricorda tanto una testimonianza di un focolarino, qualche anno fa a Pentecoste ...
E mi ha voluto dire: 'Se fai da sola, puoi fare cose belle, ma limitate, con me invece ... cose stupende!'.

Grazie, Gesù.
Laura

Peace,love and smile!

Non sono impazzito,sono solo sotto l'effetto di un bellissimo film che abbiamo appena visto,il titolo?Scrivimi una canzone.Protagonisti:Hugh grant e Drew Barrymore,non è lo si capisce al volo un filmone intellettuale ma fa bene vederlo,quindi consiglio mio,procuratevelo e vedetevelo con moglie o fidanzata.(Mi sono già procurato la canzone che poi vi entrerà nel cuore)



L'altro film,d'epoca,che vi suggerisco è La strana coppia del '67 con Jack Lemmon e Walter Matthau.Film assolutamente divertente,dissacrante e per certi versi educativo,premetto,io voglio essere il personaggio,Oscar,che Walter Matthau interpreta in questo capolavoro di comicità."Deformazione professionale" il film può quasi essere uno strumento di conoscenza di se.Anche questo sarebbe da vedere con moglie o fidanzata,può insegnare qualcosa e comunque farà bene anche a lei ridere un .Da vedere.

giovedì 20 gennaio 2011

Ad Anna tutto o quasi è concesso


Torno a contribuire al blog del mio amico S. Paolino :-)

Semplicemente perché non posso tacere ciò che visto e per dare voce ad una Chiesa bella e che dà speranza.

Giovedì scorso mi sono fatta una flebo di Padre Marcelo Rossi che, per chi è assiduo lettore di questo blog ha già avuto modo di conoscere e per chi non lo fosse, in breve, questo Padre è un consacrato che vive in Brasile e raduna attorno a sé migliaia di persone per pregare in modo carismatico, cioè lasciando che sia lo Spirito Santo a guidarle nella lode, nell’intercessione e “suggerendo” parole, gesti, profezie, immagini.

Sono rimasta ancora una volta esterefatta nel guardare e nell’ascoltare (nonostante sia portoghese per lo più si capisce) questo Padre e nel vedere come le persone lo seguano e si lascino guidare nella lode. Poi, la S. Messa...con Vescovo brasiliano e Padre M.Rossi...i miei occhi non credevano a ciò che stavano guardando. Mando un messaggio a Paolino chiedendogli se fosse tutto vero... “esiste un Vescovo così? esistono cristiani così pieni di gioia?”
Incredibile! possibile?

La risposta, questo week-end appena trascorso.
Vado a Milano per vivere un’edizione speciale di “Una Luce nella Notte”. Speciale perchè come giovani del nord che hanno aderito a questo progetto nella propria Diocesi, c’eravamo dati appuntamento nella grande metropoli per evangelizzare insieme e per ritrovarsi come amici, fratelli e sorelle appartenenti ad un unico grande network, quello delle Sentinelle del Mattino. Now Jesus = Gesù vivo, Colui che ci tiene uniti, la nostra passione e la ragione di ogni nostra attività di Primo Annuncio.
Non mi dilungo nel raccontare quanto sia stato bello ritrovarsi in un clima di comunione e amicizia, vado al cuore.
Chiamata a stare in strada con Federico, di Novara, incontro persone di ogni genere.
L’annuncio è chiaro ed esplicito “Gesù ti ama e stasera ti vuole incontrare. La Chiesa di S. Eustorgio è aperta fino all’1 per te”. Risposte e reazioni di ogni genere ma quanta sete, quanto stupore, quanti silenzi...ma anche, quanto non senso, quanta rabbia, quanta sfiducia, quanta poca voglia di vivere ed essere felici. La mia reazione, gioia e sofferenza. Ma che bello poter dare, proprio in quel momento, la propria testimonianza di un Gesù vivo che ha cambiato la mia vita e può e vuole fare lo stesso con te.
Annuncio gratuito ma doveroso, senza che ci sia data la facoltà e la possibilità di sapere se e quando questo seme lanciato nel loro cuore porterà frutto. Bello!

La sorpresa grande e la risposta a quanto raccontato sopra mi è però arrivata la Domenica mattina. Sveglia alle 9, colazione e alle 11 era prevista la Messa. Con due amiche ci avviamo in Chiesa con un po' di anticipo, circa 10 minuti. Entriamo e sentiamo che c’è qualcuno che sta iniziando a guidare un momento di preghiera in preparazione alla Messa. Mai visto. Laici, che sono di fronte all’assemblea e man mano che i fedeli entrano li invitano a cantare e ad invocare lo Spirito Santo. Poi ha inizio la Messa. Canto di festa e all’ingresso del Parroco, don Pigi, super applausi (il Lunedì avrebbe compiuto gli anni). Applauso sentito, spontaneo, infinito. Mai visto. Ha inizio la Messa, non è una festa ma il clima che si respira è di accoglienza, di gioia, di famiglia, di comunità viva e che segue il suo pastore. Mai visto. Dopo l’omelia di don Pigi la preghiera dei fedeli è lasciata alla spontaneità dell’assemblea. Ci sono due persone che passano con i microfoni e chi vuole
può parlare. Si prega per tutto e tutti e tanto per don Pigi. Mai visto. Ad un certo punto una fedele dice che sente che ci sono molti fra noi, coppie di sposi o fidanzati che sono feriti, che vivono la propria affettività e sessualità in modo disordinato e pensa che oggi sia il giorno giusto per ricevere una speciale benedizione da don Pigi e dai sacerdoti che concelebrano con lui. Don Pigi, prima dell’offertorio, non lasciando cadere quella preghiera fatta da una sua parrocchiana, invita tutte le coppie o anche i singoli che si sentono in quella condizione ad uscire dai banchi e ad andare all’altare. Mai visto. Senza farselo dire due volte qualcuno inizia ad uscire, mentre nel frattempo si è iniziato a cantare. Don Pigi, sollecita e dice di non aver paura. Le coppie, anche con figli, e i singoli aumentano. Persone che non hanno timore del giudizio degli altri e che ci mettono la faccia. Mai visto. Don Pigi quindi, invita tutti, restando al proprio posto, ad allungare le proprie mani in segno di benedizione e mentre si fanno dei canti i sacerdoti e alcuni laici passano invece tra le coppie e i singoli, pregando su di loro e per loro. Mai visto. Noi dal posto partecipiamo alla preghiera per questi fratelli. Finita la preghiera tutti tornano al loro posto. Ma non è finita...prima del momento della Pace, che nel rito ambrosiano è situato in un momento diverso rispetto al rito Romano, don Pigi chiede chi è la prima volta che partecipa ad una Messa lì nella loro parrocchia. Alzo la mano, ma come me ce ne sono altri. Ci invita ad uscire. Ci troviamo nella navata principale quando invita allo scambio della pace. Siamo “assaliti” da destra a sinistra da persone che ci danno, con naturalezza e il sorriso sulle labbra, due baci sulle guance la stretta di mano o un abbraccio. Mai visto. Poi i diaconi che concelebrano o don Pigi ci rivolgono, uno ad uno, un saluto, ci danno la pace e ci chiedono da dove veniamo. Mai visto. Poi al momento della Comunione, un diacono spiega che è possibile farla sotto le due forme (pane e vino per intinzione) e invita tutti, anche coloro che non possono ricevere il Corpo di Gesù, per vari motivi, a mettersi in fila comunque, incrociando le braccia sul petto, così da ricevere una benedizione dal sacerdote. E come se non bastasse don Pigi ci invita a ricevere Gesù con il sorriso sulle labbra perché è la cosa più che ci sia. Mai visto. Mentre sono in fila, vedo gli altri che mettono la mano sulla spalla di quello davanti, come per accompagnarlo ad accogliere Gesù, seguo e faccio lo stesso. E sulla mia spalla c’è la mano di Mary. Mai visto. Alla fine, prima della benedizione conclusiva, momento di Adorazione con l’esposizione del Santissimo. Mai visto. Un diacono guida la preghiera e poi invita don Pigi a mettersi davanti a Gesù Eucarestia perché tutti possano pregare per lui. E così è, alcuni fedeli lo circondano, imponendo su di lui le mani in segno di benedizione e di invocazione dello Spirito Santo e noi, dal posto, facciamo lo stesso. Mai visto. Al termine di questo bellissimo momento e dopo aver ricevuto la benedizione un diacono dice che si è un po' sforato l’orario “canonico” ma che ne è valsa la pena. Guardo l’ora. Sono le 13.10. Mai visto. Non ci credo e neanche mi è pesata.
Non avevo mai partecipato ad una Messa, sono anche un amante della Messa in rito antico ma vi assicuro che, più di una volta,avevo gli occhi pieni di commozione. Non si tratta si emozionalismo o sentimentalismo ma di un segno degli ultimi tempi, quando Gesù tornerà, vorrei che trovasse così ogni comunità. Impossibile partecipare ad una Messa così senza arrendersi, seguire e alzare le mani in segno di lode, di gioia. D’avvero, alla fine mi sono trovata a dire anch’io come i discepoli “Non abbiamo mai visto nulla di simile!” (Mc 2,12).
Vi invito, andate e vedete!

“Voglio dunque che gli uomini preghino, ovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese” (1 Tm 2,8)

BENEDETTO XVI:udienza generale del 19/01/2011


Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani

Cari fratelli e sorelle,

stiamo celebrando la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, nella quale tutti i credenti in Cristo sono invitati ad unirsi in preghiera per testimoniare il profondo legame che esiste tra loro e per invocare il dono della piena comunione. È provvidenziale il fatto che, nel cammino per costruire l’unità, venga posta al centro la preghiera: questo ci ricorda, ancora una volta, che l’unità non può essere semplice prodotto dell’operare umano; essa è anzitutto un dono di Dio, che comporta una crescita nella comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il Concilio Vaticano II dice: “Queste preghiere in comune sono senza dubbio un mezzo molto efficace per impetrare la grazia dell'unità e costituiscono una manifestazione autentica dei vincoli con i quali i cattolici rimangono uniti con i fratelli separati: «Poiché dove sono due o tre adunati nel nome mio [dice il Signore], ci sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).” (Decr. Unitatis Redintegratio, 8). Il cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani abita nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la “costruiamo” noi, ma la “costruisce” Dio, viene da Lui, dal Mistero trinitario, dall’unità del Padre con il Figlio nel dialogo d’amore che è lo Spirito Santo e il nostro impegno ecumenico deve aprirsi all’azione divina, deve farsi invocazione quotidiana dell’aiuto di Dio. La Chiesa è sua e non nostra.

Il tema scelto quest’anno per la Settimana di Preghiera fa riferimento all’esperienza della prima comunità cristiana di Gerusalemme, così come è descritta dagli Atti degli Apostoli; abbiamo sentito il testo: “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2,42). Dobbiamo considerare che già al momento della Pentecoste lo Spirito Santo discende su persone di diversa lingua e cultura: ciò sta a significare che la Chiesa abbraccia sin dagli inizi gente di diversa provenienza e, tuttavia, proprio a partire da tali differenze, lo Spirito crea un unico corpo. La Pentecoste come inizio della Chiesa segna l’allargamento dell’Alleanza di Dio a tutte le creature, a tutti i popoli e a tutti i tempi, perché l’intera creazione cammini verso il suo vero obiettivo: essere luogo di unità e di amore.

Nel brano citato degli Atti degli Apostoli, quattro caratteristiche definiscono la prima comunità cristiana di Gerusalemme come luogo di unità e di amore e san Luca non vuol solo descrivere una cosa del passato. Ci offre questo come modello, come norma della Chiesa presente, perché queste quattro caratteristiche devono sempre costituire la vita della Chiesa. Prima caratteristica, essere unita e ferma nell’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, poi nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Come ho detto, questi quattro elementi sono ancora oggi i pilastri della vita di ogni comunità cristiana e costituiscono anche l’unico solido fondamento sul quale progredire nella ricerca dell’unità visibile della Chiesa.

Anzitutto abbiamo l’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, ovvero l’ascolto della testimonianza che essi rendono alla missione, alla vita, alla morte e risurrezione del Signore. È ciò che Paolo chiama semplicemente il “Vangelo”. I primi cristiani ricevevano il Vangelo dalla bocca degli Apostoli, erano uniti dal suo ascolto e dalla sua proclamazione, poiché il vangelo, come afferma S. Paolo, “è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1,16). Ancora oggi, la comunità dei credenti riconosce nel riferimento all’insegnamento degli Apostoli la norma della propria fede: ogni sforzo per la costruzione dell’unità tra tutti i cristiani passa pertanto attraverso l’approfondimento della fedeltà al depositum fidei trasmessoci dagli Apostoli. Fermezza nella fede è il fondamento della nostra comunione, è il fondamento dell’unità cristiana.

Il secondo elemento è la comunione fraterna. Al tempo della prima comunità cristiana, come pure ai nostri giorni, questa è l’espressione più tangibile, soprattutto per il mondo esterno, dell’unità tra i discepoli del Signore. Leggiamo negli Atti degli Apostoli che i primi cristiani tenevano ogni cosa in comune e chi aveva proprietà e sostanze le vendeva per farne parte ai bisognosi (cfr At 2,44-45). Questa condivisione delle proprie sostanze ha trovato, nella storia della Chiesa, modalità sempre nuove di espressione. Una di queste, peculiare, è quella dei rapporti di fraternità e di amicizia costruiti tra cristiani di diverse confessioni. La storia del movimento ecumenico è segnata da difficoltà e incertezze, ma è anche una storia di fraternità, di cooperazione e di condivisione umana e spirituale, che ha mutato in misura significativa le relazioni tra i credenti nel Signore Gesù: tutti siamo impegnati a continuare su questa strada. Secondo elemento, quindi, la comunione, che innanzitutto è comunione con Dio tramite la fede; ma la comunione con Dio crea la comunione tra di noi e si esprime necessariamente in quella comunione concreta della quale parlano gli Atti degli Apostoli, cioè la condivisione. Nessuno nella comunità cristiana deve avere fame, deve essere povero: questo è un obbligo fondamentale. La comunione con Dio, realizzata come comunione fraterna, si esprime, in concreto, nell’impegno sociale, nella carità cristiana, nella giustizia.

Terzo elemento: nella vita della prima comunità di Gerusalemme essenziale era il momento della frazione del pane, in cui il Signore stesso si rende presente con l’unico sacrificio della Croce nel suo donarsi completamente per la vita dei suoi amici: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi … questo è il calice del mio Sangue … versato per voi”. “La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa” (Giovanni Paolo II, Enc. Ecclesia de Eucharistia, 1). La comunione al sacrificio di Cristo è il culmine della nostra unione con Dio e rappresenta pertanto anche la pienezza dell’unità dei discepoli di Cristo, la piena comunione. Durante questa settimana di preghiera per l’unità è particolarmente vivo il rammarico per l’impossibilità di condividere la stessa mensa eucaristica, segno che siamo ancora lontani dalla realizzazione di quell’unità per cui Cristo ha pregato. Tale dolorosa esperienza, che conferisce anche una dimensione penitenziale alla nostra preghiera, deve diventare motivo di un impegno ancora più generoso da parte di tutti affinché, rimossi gli ostacoli alla piena comunione, giunga quel giorno in cui sarà possibile riunirsi intorno alla mensa del Signore, spezzare insieme il pane eucaristico e bere allo stesso calice.

Infine, la preghiera - o come dice san Luca le preghiere - è la quarta caratteristica della Chiesa primitiva di Gerusalemme descritta nel libro degli Atti degli Apostoli. La preghiera è da sempre l’atteggiamento costante dei discepoli di Cristo, ciò che accompagna la loro vita quotidiana in obbedienza alla volontà di Dio, come ci attestano anche le parole dell’apostolo Paolo, che scrive ai Tessalonicesi nella sua prima lettera: “State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1Ts 5, 16-18; cfr. Ef 6,18). La preghiera cristiana, partecipazione alla preghiera di Gesù, è per eccellenza esperienza filiale, come ci attestano le parole del Padre Nostro, preghiera della famiglia - il “noi” dei figli di Dio, dei fratelli e sorelle - che parla al Padre comune. Porsi in atteggiamento di preghiera significa pertanto anche aprirsi alla fraternità. Solo nel “noi” possiamo dire Padre Nostro. Apriamoci dunque alla fraternità, che deriva dall’essere figli dell’unico Padre celeste, ed essere disposti al perdono e alla riconciliazione.

Cari Fratelli e Sorelle, come discepoli del Signore abbiamo una comune responsabilità verso il mondo, dobbiamo rendere un servizio comune: come la prima comunità cristiana di Gerusalemme, partendo da ciò che già condividiamo, dobbiamo offrire una forte testimonianza, fondata spiritualmente e sostenuta dalla ragione, dell’unico Dio che si è rivelato e ci parla in Cristo, per essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento. E’ importante, allora, crescere ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani; sentire che esiste una vera unità interiore tra tutti coloro che seguono il Signore; collaborare il più possibile, lavorando assieme sulle questioni ancora aperte; e soprattutto essere consapevoli che in questo itinerario il Signore deve assisterci, deve aiutarci ancora molto, perché senza di Lui, da soli, senza il “rimanere in Lui” non possiamo fare nulla (cfr Gv 15,5).

Cari amici, è ancora una volta nella preghiera che ci troviamo riuniti - particolarmente in questa settimana - insieme a tutti coloro che confessano la loro fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio: perseveriamo nella preghiera, siamo uomini della preghiera, implorando da Dio il dono dell’unità, affinché si compia per il mondo intero il suo disegno di salvezza e di riconciliazione. Grazie.


mercoledì 19 gennaio 2011

Caterina Socci


per affetto e stima di Antonio Socci

Caterina, un episodio. E una preghiera…

Posted: 18 Jan 2011 03:55 AM PST

Cari amici,
tanti di voi mi scrivono per chiedermi di Caterina. Questa manifestazione di vicinanza e di affetto è davvero toccante per me, anche se non riesco – purtroppo – a rispondere a tutte le mail.
E anche se le mie risposte sono un po’ vaghe, perché non me la sento di entrare nei dettagli delle condizioni di salute.
Tuttavia voglio raccontarvi un piccolo episodio di ieri da cui potrete capire qualcuno dei problemi di Caterina, ma anche la sua stupefacente consapevolezza.
Dovete sapere anzitutto che Caterina è in grado di comunicare con il “sì” e il “no”. Facendole delle domande lei risponde benissimo. Salvo il fatto che per dire “sì” dice “a!” (perché la “s” è difficile da pronunciare), mentre pronuncia bene il “no”.
Dunque, sua mamma, Alessandra, ieri stava parlandole di alcune cose e Caterina – capendo tutto bene – rispondeva, anche con risate ed esclamazioni varie che rientrano nella sua ampia espressività.
A un certo punto Alessandra le ha chiesto: “Ma tu, Cate, vuoi bene a Gesù?”. Non aveva neanche finito la domanda che Caterina, con quella prontezza che si ha solo per le cose che ardono nel cuore, le ha risposto con i suoi occhioni che si riempivano di lacrime: “ A!!! A!!!”.
Dalla sua croce, commossa e ardente come è sempre lei, Caterina ha rinnovato questa appassionata dichiarazione d’amore al Salvatore …
Sinceramente è difficile non restarne toccati (soprattutto per chi ha visto gli occhi di Caterina) e credo che la primissima a commuoversi per questo amore a Suo Figlio sia la nostra buona, dolce Madre, la Regina del cielo e della terra.
Così, considerato che siamo alla svolta decisiva nel cammino di Caterina, per ottenere la sua guarigione dalle difficoltà attuali ho pensato di fare una novena con la “Corona delle lacrime della Madonna” per chiedere la grazia da Colui che è il Medico e la Medicina delle anime e dei corpi.
Già tanti di noi recitano il Rosario quotidiano.
Oggi propongo, a chi può e vuole, di unirsi a me anche in questa preghiera, non solo per Caterina, ma per i vostri malati e per tante persone che mi hanno scritto chiedendo preghiere per loro amici o parenti che sono nella sofferenza, alle quali ho risposto che tutte le preghiere per Caterina sono anche per loro.
Questa devozione delle “lacrime di Maria”, che ebbe l’imprimatur del vescovo, deriva dalle apparizioni di Gesù a suor Amalia Aguirre, in Brasile, nel 1929-1930.
In particolare l’8 Novembre 1929, mentre stava pregando offrendo se stessa per salvare la vita di una sua parente gravemente ammalata, la suora udì una voce:
“ Se vuoi ottenere questa grazia, domandala per le Lacrime di mia Madre. Tutto ciò che gli uomini mi domandano per quelle Lacrime sono obbligato a concederlo”.
Potete trovare la storia di queste apparizioni su internet. Sotto vi copio le modalità di questo “Rosario delle lacrime” che si recita su una corona un po’ diversa da quella del rosario normale (è composta di 49 grani, divisi in gruppi di 7 e separati da 7 grani grossi, e termina con 3 grani piccoli), ma, con un po’ di praticità, si può recitare anche senza corona.
Grazie.

Antonio Socci

Rosario delle lacrime di Maria

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Orazione iniziale:


O Gesù, nostro Divino Crocifisso, inginocchiati ai tuoi piedi noi ti offriamo le lacrime di Colei che ti ha accompagnato lungo la via dolorosa del Calvario, con un amore così ardente e compassionevole. Esaudisci o buon Maestro le nostre suppliche e le nostre domande, per l’amore delle Lacrime della Tua Santissima Madre. Accordaci la grazia di comprendere gli insegnamenti dolorosi che ci danno le lacrime di questa Buona Madre, affinché adempiamo sempre la Tua Santa Volontà sulla terra e siamo giudicati degni di lodarti e glorificarti eternamente in cielo.

Sui grani grossi ( 7 ) :
O Gesù, ricordati delle Lacrime di Colei che ti amato più di tutti sulla terra. E ora ti ama nel modo più ardente in cielo.

Sui grani piccoli ( 7 x 7 ) :
O Gesù esaudisci le nostre suppliche e le nostre domande. Per amore delle Lacrime della tua Santa Madre.

Alla fine si ripete 3 volte :
O Gesù ricordati delle Lacrime di Colei che ti ha amato più di tutti sulla terra.

Preghiera conclusiva:

O Maria, Madre dell’Amore, Madre di dolore e di Misericordia, noi ti domandiamo di unire le tue preghiere alle nostre, affinché il tuo divin Figlio, al quale noi ci rivolgiamo con confidenza, in virtù delle tue Lacrime, esaudisca le nostre suppliche e ci conceda, oltre le grazie che gli domandiamo, la corona della gloria nell’eternità.

martedì 18 gennaio 2011

Meglio Silvio dei vescovi!(di certi,molti,vescovi)


Fuoco e fiamme


Sono,più o meno,quindici anni che il leader di centro destra è accusato di qualcosa,è stato accusato di tutto e come per Andreotti, prima di lui, tutto s'è sempre concluso in niente,in niente però dopo anni di processi,spese legali e gogne mediatiche.Le sofferenze personali non le tocco nemmeno,chiunque abbia subito un processo conosce le cicatrici che lascia.

Posso capire l'odio che gli animali rossi provano nei suoi confronti,erano riusciti a realizzare un colpo di stato dal volto legale dato che l'arma era stata la magistratura e in un colpo solo s'erano liberati di tutte le forze di governo,pregustavano il loro momento e Silvio li ha lasciati al palo,veni,vidi,vici!

Oggi però leggo che il Sir che sarebbe un organo di comunicazione della Cei,prende posizione,ci vuole chiarezza,come cantava Ivan Graziani ...e che diamine qua ci vuole sicuro un po' di moralitààààà e siccome a forza di ripeterla una menzogna diventa verità lor signori s'irrigidiscono,pardon non sia mai che gli s'irrigidisca qualcosa,s'inalberano,diventano moralizzatori.L'accusa che provoca il rossore di tanti prelati sarebbe la frequentazione del Premier di una allora diciassettenne ,durante alcune feste private a casa sua,dato che il nostro Supersex(per chi ne ha memoria)ha "solo"75-settantacinque anni,si dice addirittura che fossero,meglio,che siano più di una le giovincelle che il fantasmagorico intratteneva con la sua esuberante virilità.Per conto mio dopo quindici anni di accuse in serie,nemmeno fosse l'antiCristo,non do nessun credito alle porno avventure di Silvio ma se fosse,exultet,lode alle possenti anche del Presidente del Consiglio,ci arrivassi io a settantacinque anni in grado di "giochicchiare" con una diciottenne di quel genere.
Torno alla disapprovazione dei vescovi,certamente di molti vescovi,è giusto che facciano sentire la loro voce e noi gli dobbiamo obbedienza, o forse no, perchè mi risulta che si deve obbedienza a chi di loro è in comunione col Santo Padre e allora mi chiedo a chi di costoro dobbiamo obbedienza,a quanti?Quasi nessuno sembrerebbe, è risaputo che la maggior parte dei vescovi non crede a satana e lo dimostrano non autorizzando esorcisti nelle loro diocesi,saranno in comunione col Papa?....Giovanni Paolo II diceva chi non crede a satana non crede al Vangelo.....

E' risaputo che la maggior parte dei vescovi sono contrari e ostili al Motu Proprio Summorum Pontificum,il Papa dispone e i vescovi rifiutano:saranno in comunione col Papa?Per chi non lo sapesse il Motu Proprio è la massima espressione della volontà personale del Pontefice e i vescovi dicono no! Non sia mai!

E' altrettanto risaputo che molti vescovi sono di sinistra,invitano a votare a sinistra,vanno a braccetto coi comunisti con chi non ha mai rinnegato il comunismo ,su cui tra l'altro,pende ancora una scomunica,ma si,ma chi se ne frega ,è solo un atto ufficiale di un Pontefice.Mi chiedo questi vescovoni come sono rispetto alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica,ancora, sono in comunione col Papa?

Allora e chiudo ,prima di fare la morale ad un capo di stato, che ,se Dio vuole ,ci ha tenuti lontano da governi sinistri che avrebbero fatto ben altri danni(di.co,eutanasia,aborto,divorzio lampo,matrimonio omosessuale,adozioni omosessuali,liberalizzazione delle droghe,legge sull'"omofobia"........),pur non essendo un cattolicone ,che ha il viziaccio riprovevole,avrebbe il "viziaccio" che gli piacciono le donne(secondo natura),guardassero un pò se stessi e chi è senza peccato scagli la prima pietra.

P.S

Prodi con una cosina come "Ruby" non avrebbe nemmeno saputo cosa farci,ma fatemi il piacere.....

New entry pesante!Che Dio mi benedica e protegga....


Un caro e stimato amico una decina di giorni fa aveva pubblicato su FB una interessante intervista a padre Gabriele Amorth,sono stato tentatissimo di condividerla sul blog,ma un po' per ragioni di opportunità e un po' per mancanza di entusiasmo nello schierarmi ancora apertamente contro il cornutone ho tergiversato,non ho la necessità di altre botte,preferirei starmene in disparte per un po'.Oggi però lo stesso amico ha condiviso qualcosa dello stesso autore ma decisamente più lungo e forse opportuno e mi è sembrata una risposta del Cielo ai miei tormenti,al mio tentativo di nascondimento e così ho deciso,mi rimetto in prima linea a prender botte,ci pensino il buon Dio,la mia Gospa preferita e quell'energumeno di san Michele Arcangelo a farmi da scudo.
Da oggi ci accompagnerà settimanalmente una nuova "rubrica" che credo possa essere molto utile,l'autore sarà quell'amico e maestro che risponde al nome di padre Amorth.
Vorrei avere amici più comodi,ma non me li scelgo io e c'hanno spesso un "viziaccio"comune tanto vale prenderne atto e seguirli.
Partiamo con :Intervista a padre Gabriele Amorth



Le seguenti risposte di p. Amorth sono tratte dal sito Centro Regina della Pace e sono contenute nelle registrazioni degli incontri che si tengono a Roma ogni ultimo sabato del mese, alle ore 16.00 presso l'Istituto Santa Maria sito in Viale Manzoni,


Domanda: Il nemico può tentare una persona anche mentre dorme attraverso i sogni tristi e angosciosi che rovinano poi la giornata



Don Amorth: Può. Conosco tante persone che sono tante angustiate perché dicono “mentre dormo o mentre faccio sogni, mi sembra di bestemmiare, mi sembra di maledire Dio, mi sento perverso”. Hai colpa? No! E' il demonio che suggerisce queste cose? Sì, può suggerirle. Perché? Perché cerca di toglierti la pace, darti gli scrupoli, metterti dei tormenti e mille paure di aver commesso chissà quali colpe, mentre non hai commesso niente. Dico a queste persone “offrite anche queste sofferenze, queste bestemmie al Signore, voi non le volevate, offritele come sacrifici in espiazione dei peccati”.

Domanda: Esiste il Purgatorio?

Don Amorth: Il Purgatorio esiste, altroché! E' un atto grande della Misericordia di Dio di avere creata questa possibilità. Niente di non perfetto può entrare in Paradiso, ecco che allora il Signore creando il Purgatorio, ci dà la possibilità di completare quella purifcazione che non si è arrivati a completare in vita. Nel Purgatorio si soffre tanto e allora è importante pregare in suffragio delle anime del Purgatorio che consideriamo sante perché sono morte in grazia di Dio. Esse hanno a loro volta una grande efficacia nell'intercedere grazie per noi, noi preghiamo in loro suffragio loro pregano in nostro aiuto. Potrei parlarvi di tante grazie, anche materiali, ottenute per intercessione delle anime del Purgatorio. Il Signore ha creato la possibilità di farci completare la nostra
purifcazione in Purgatorio. Ricordiamoci però che è molto meglio per noi fare il
Purgatorio in questa vita, perché le pene del Purgatorio sono grandissime e lunghe.

Lilli: Don Amorth, i peccati dei padri e dei nonni possono ricadere sui figli e nipoti?

Don Amorth: No, la Bibbia è chiarissima. Ci insiste molto il profeta Geremia e molto di più il profeta Ezechiele: ognuno paga per sé, i figli non pagano per i peccati dei genitori, e i genitori non pagano per i peccati dei figli; ognuno paga per sé. C'è invece un'altra cosa possibile: può tramandarsi una maledizione. Se un padre o una madre maledice suo figlio e maledice il suo matrimonio e i figli del suo matrimonio, questa maledizione può ricadere sui figli e sui nipoti. Qui non è il peccato di uno che viene pagato da un altro, qui
è il male che viene fatto da uno, una vera e propria maledizione a ricadere sugli altri.

Domanda: Le è capitato di avere a che fare con anime dannate? Come discernere se sono realmente anime dannate o diavoli? Le dicono anche il motivo della loro
dannazione eterna?

Don Amorth: Nel vecchio rituale di esorcismi che io uso ancora perché è consentito, c'è una regola che dice “state bene attenti, non crediate che ci siano delle persone che si presentano con disturbi malefici disturbate o possedute dall'anima di un defunto dannato”. No, è il diavolo che si camuffa così. I dannati stanno all'inferno, e non hanno più nessuna possibilità di azione. Così se qualcuno ha l'impressione di sognare una persona dannata che lo maledice e gli preannuncia cose malefiche, disgrazie, ecc.,quando si sveglia non abbia alcuna paura, è il demonio che ha suggerito quel sogno, il dannato non c'entra affatto.


Domanda: E' possibile che il demonio possa occultare un oggetto che magari è lì, ma che non si riesce a vedere? Si vede dopo in quel posto dove prima non era senza che nessuno l'abbia toccato? Può il demonio fare dei dispetti?


Don Amorth: Questo sì, ma capita molto raramente. Il demonio ha due tipi di azioni. La principale è tentare l'uomo al male, trascinarlo lontano da Dio, trascinarlo nell'inferno: tutti siamo soggetti alle tentazioni del demonio, dalla nascita alla morte. Anche Gesù ha accettato di essere tentato dal demonio. E la Madonna? Sicuramente anche la Madonna. Il Vangelo non ce ne parla, ma è logico pensare che durante la Sua vita, Lei sia stata tentata. Solo che il demonio è stato sempre scornato, la Madonna non gli ha mai dato retta. La tentazione è l'azione principale del demonio, riguarda tutti. Sono invece casi rari il procurare mali malefici o la possessione. Il Signore può servirsene per la santificazione
delle anime. Tante persone che vengono da me a farsi esorcizzare mi dicono “ Padre,
sono anni che io vengo a farmi esorcizzare, non finirà mai questa storia?” Rispondo:
“Dimmi la verità, tu prima non andavi a messa adesso ci vai sempre, anche nei giorni
feriali, tu prima non pregavi, adesso preghi sempre. Tu pregheresti così? Frequenteresti così la Chiesa, i Sacramenti se non avessi questi disturbi?” Allora vedete come il Signore può permettere che il demonio dia questi disturbi per attirarci a Sé, per avvicinarci alla Chiesa, ai sacerdoti, per avvicinarci a una vita di preghiera e di Sacramenti. Ci sono stati tanti Santi colpiti da mali malefici, che hanno avuto bisogno di essere esorcizzati, per esempio quella suor Maria carmelitana, la piccola araba dei nostri tempi, santificata. Per due volte in due periodi della sua vita è stata posseduta dal demonio e ha avuto bisogno
di esorcismi. Mentre era posseduta dal demonio bestemmiava, ne faceva di tutti i colori,non era lei, era il demonio, si serviva delle sue membra per fare queste cose. Non abbiamo paura però, perché tutto ciò capita raramente e con la preghiera, con i Sacramenti si è protetti, l'importante è non fare sbagli. Quando vedo certi giovani intenti a guardare spettacoli di rock satanico, giovani che si danno alle sedute spiritiche, quando penso ai 13 milioni di italiani che vanno dai cartomanti, questi se lo tirano loro il demonio in casa, sono loro ad aprire la porta al demonio. Se uno vive in grazia di Dio, se uno prega, se uno sta unito a Dio il demonio non lo tocca.

lunedì 17 gennaio 2011

Massima fiducia in Benedetto XVI,ma....


Condivido la preoccupazione dei firmatari.


Assisi III: Il prof. Corrado Gnerre replica alle non-ragioni del dott. Tornielli

Appello di alcuni cattolici per evitare una nuova "Assisi"

L’11 gennaio scorso sulle pagine del quotidiano Il Foglio è comparso un appello a Sua Santità Benedetto XVI affinché receda dalla partecipazione al venticinquennale del raduno interreligioso di Assisi che si terrà il prossimo ottobre. L’appello è stato firmato da sei intellettuali cattolici, tra cui, oltre Francesco Agnoli, Roberto de Mattei, Mario Palmaro, Alessandro Gnocchi, Camillo Langone, Lorenzo Bertocchi, Luisella Scrosati e Katharina Stoltz, vi è anche Corrado Gnerre, iniziatore de Il Cammino dei Tre Sentieri.

Ciò che ha stupito è che l’appello è stato attaccato -come era prevedibile- non solo dalle componenti più progressiste, ma anche da alcuni ambienti che hanno sempre tenuto a cuore la difesa della Tradizione cattolica.

Nel primo caso si è distinto sul Corriere della Sera lo storico Alberto Melloni, esponente di quella “Scuola di Bologna” spesso critica e per nulla docile alle indicazioni magisteriali. Nel secondo caso annoveriamo la posizione del giornalista Andrea Tornielli, che , dalle colonne de Il Giornale, ha pubblicato un articolo dallo sprezzante titolo: I prof che insegnano la teologia al Papa. Accusa che dispiace perché il tenore dell’appello non ha nulla di saccente.

Si è trattato invece di un appello che non solo ringrazia il Pontefice perciò che finora ha fatto e sta facendo, non solo non mette in discussione o in dubbio le ottime intenzioni che hanno spinto Benedetto XVI ad una decisione del genere, ma che si limita, indicando anche il magistero precedente, a porre in rilievo, soprattutto considerando ciò che è accaduto nel 1986, il rischio che un tale raduno possa ingenerare scandalo e confusione alimentando ormai troppo diffusi sincretismi e relativismi religiosi.

Corrado Gnerre, in coscienza, con il doveroso rispetto e ribadendo la dovuta obbedienza al Sommo Pontefice, ha avvertito la necessità di intervenire e di sottoscrivere, convinto che la salvezza di una sola anima costituisca un valore ben più importante della possibilità di scongiurare qualsiasi rischio di possibili conflitti.

Sempre Andrea Tornielli da La Bussolaquotidiana.it ha scritto: "Il Papa ha indicato quest’anno la libertà religiosa come via indispensabile per costruire la pace, pochi giorni fa ha ricordato che non si può negare «il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà». Il successore di Pietro ritiene che l’umanità oggi stia vivendo un momento così difficile da giustificare anche i rischi di un Assisi III."





In risposta Gnerre afferma:



Caro Tornielli, certamente il Papa ha tante ottime intenzioni per indire un Assisi III, ma tali intenzioni non possono essere poste come lei le presenta.



Lei dice che un eventuale rischio di un Assisi III sarebbe giustificato dall'attuale momento difficile dell'umanità.



Ma si rende conto di cosa in questo caso significa la parola "rischio"? La dottrina cristiana ha sempre affermato che il rischio che possa scandalizzarsi (e quindi perdersi) anche una sola anima è infinitamente più grave del rischio perfino di una guerra planetaria? Gesù dice chiaramente di non temere coloro che possono uccidere il corpo, bensì di coloro che possono uccidere l'anima. Lo scandalo è molto più grave di ogni possibile catastrofe!



Certamente non tutte le occasioni di scandalo possono definirsi "prossime", ma considerato ciò che è già avvenuto nei raduni interreligiosi scorsi, dove non ci si è limitati a umanamente dialogare per discutere insieme sull'importante valore della pace, bensì a pregare insieme, il rischio che possa ancor più diffondersi l'ormai già tanto diffusa convinzione che tutte le religioni si equivalgano penso proprio che possa esserci.



Caro Tornielli, l'esperienza che mi tocca quotidianamente non è quella di descrivere la realtà e di interpretarla dalle colonne di un importante quotidiano, ma, essendo docente, di trovarmici dentro: a contatto quotidiano con ragazzi che di certo non formano i loro giudizi andando alle fonti o leggendo integralmente i discorsi del Papa, bensì informandosi con ciò che i media dicono o -ancor peggio- con il 'passa-parola' e i 'si-dice'.



Mi creda: vorrei davvero sbagliarmi. Per adesso, però, in coscienza mi sono sentito di rendere pubblica questa mia preoccupazione.



Lei mi definisce come uno dei prof che ha avuto la pretesa di insegnare la teologia a Papa. No, lungi da me insegnare qualcosa a Colui che la Provvidenza ha posto a capo della Chiesa. Non mi si chieda però di stare in silenzio dinanzi alla crisi della vita cristiana, non mi si chieda di non far nulla dinanzi al triste spettacolo di tanti giovani che, disorientati, percorrono la via del peccato... forse anche perché molti di noi, ormai da troppo tempo, siamo incapaci di presentare in maniera davvero affascinante e persuasiva l'incontro esclusivo con Cristo, che non è una via, una verità e una vita, ma la Via, la Verità e la Vita."



Offriamo a tutti i nostri amici, che non avessero già avuto la possibilità di leggerlo, il testo integrale dell’appello.

Santo Padre Benedetto XVI, siamo alcuni cattolici gratissimi dell’opera da Lei compiuta come pastore della Chiesa universale in questi anni; riconoscenti per la sua grande valutazione della ragione umana, per la concessione del motu proprio “Summorum pontificum”, per il Suo proficuo rapporto con gli Anglicani che ritornano all’unità, e per molto altro ancora.

Abbiamo preso il coraggio di scriverle dopo aver sentito, proprio nei giorni del massacro dei cristiani copti in Egitto, dell’ intenzione di convocare ad Assisi, per il mese di ottobre, un grande raduno interreligioso, venticinque anni dopo “Assisi 1986”.



Tutti noi ricordiamo quell’evento di tanti anni fa. Un evento anche mediatico come pochi, che, a prescindere dalle intenzioni e dalle dichiarazioni di chi lo convocò, ebbe un contraccolpo innegabile, rilanciando, proprio nel mondo cattolico, l’indifferentismo ed il relativismo religioso.



Proprio da quell’avvenimento prese vigore presso il popolo cristiano l’idea che l’insegnamento secolare della Chiesa, “una, santa cattolica e apostolica”, sull’unicità del Salvatore, fosse in qualche modo da archiviare.



Tutti noi ricordiamo rappresentanti di tutte le religioni in un tempio cattolico, la chiesa di Santa Maria degli Angeli, allineati con in mano un ramoscello di ulivo: quasi a significare che la pace non passa da Cristo ma, indistintamente, da tutti i fondatori di un credo, quale che esso sia (Maometto, Budda, Confucio, Kalì, Cristo…).



Ricordiamo la preghiera dei mussulmani in Assisi, cioè nella città di un santo che aveva fatto della conversione degli islamici uno dei suoi obiettivi. Rammentiamo la preghiera degli animisti, la loro invocazione degli spiriti elementali, e quella di altri credenti o di rappresentanti di religioni atee come il giainismo.



Quel pregare “insieme”, qualsiasi fosse il fine, volenti o nolenti ebbe l’effetto di far credere a molti che tutti pregassero “lo stesso Dio”, solo con nomi diversi. Invece le Sacre Scritture parlano chiaro: “Non avrai altro Dio all’infuori di me” (I comandamento); “Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 6).



Chi scrive non nega certamente il dialogo, con ogni persona, di qualsiasi religione essa sia. Viviamo nel mondo, e tutti i giorni parliamo, discutiamo, amiamo, anche chi non è cristiano, perché ateo, incerto, o di altre religioni. Ma questo non ci impedisce di credere che Dio stesso sia venuto sulla terra, e si sia fatto uccidere, per insegnarci, appunto, la Via e la Verità, e non solo una delle tante e possibili vie e verità. Cristo è per noi cristiani il Salvatore: l’Unico Salvatore del mondo.



Ricordiamo dunque con sgomento, tornando a quell’avvenimento di venticinque anni fa, i polli sgozzati sull’altare di santa Chiara secondo riti tribali e la teca con una statua di Budda posta sopra l’altare della chiesa di san Pietro, sopra le reliquie del martire Vittorino, ammazzato, 400 anni dopo Cristo, per testimoniare la sua fede.



Ricordiamo i sacerdoti cattolici che si sottoposero a riti iniziatici di altre religioni: una scena raccapricciante, dal momento che, se è “sciocco” battezzare nella fede cattolica una persona adulta che non vi crede, altrettanto assurdo è il fatto che un sacerdote cattolico si sottoponga a un rito cui non riconosce alcuna validità né utilità. Così facendo si finisce infatti solo per far passare una idea: che i riti, tutti, non siano altro che vuoti gesti umani. Che tutte le concezioni del divino si equivalgano. Che tutte le morali, che da ogni religione promanano, siano intercambiabili.



Ecco, quello “spirito di Assisi”, su cui poi i media e i settori della Chiesa più relativisti ricamarono a lungo, gettò confusione. Ci sembrò estraneo al Vangelo e alla Chiesa di Cristo, che mai, in duemila anni, aveva scelto di fare altrettanto. Avremmo voluto riscrivere, allora, queste ironiche osservazioni di un giornalista francese: “In presenza di tante religioni, si crederà più facilmente o che esse sono tutte valide o che sono tutte indifferenti; vedendo così tanti dei, ci si chiederà se tutti non si equivalgono o se ce n’è uno solo vero. Il parigino beffardo (scettico ed ateo, ndr) imiterà quel collezionista scettico, il cui amico aveva appena fatto cadere un idolo da una mensa: ‘Ah! Disgraziato, poteva essere il Dio vero’”.



Trovammo conforto, allora, alle nostre perplessità, in tantissime dichiarazioni di pontefici che avevano sempre condannato un siffatto “dialogo”. Un Congresso di tutte le religioni era stato già organizzato, infatti, a Chicago, nel 1893, e a Parigi, nel 1900. Ma papa Leone XIII era intervenuto a vietare qualsiasi partecipazione cattolica.



Lo stesso atteggiamento tenne Pio XI, il papa che condannò l’ateismo comunista e quello nazionalsocialista, ma che deplorò nel contempo il tentativo di unire gli uomini in nome di un vago e indistinto senso religioso, senza Cristo. Scriveva quel papa nella sua “Mortalium animos” (Epifania del 1928), proprio a riguardo dei congressi ecumenici: “Persuasi che rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale.



Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione. Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo…”.



Col senno di poi, possiamo dire che Pio XI aveva ragione, anche solo sul piano della mera opportunità: quale è stato, infatti, l’effetto di “Assisi 1986”, nonostante le giuste dichiarazioni di papa Giovanni Paolo II, volte ad impedirne una simile interpretazione?



Qual è il messaggio che hanno rilanciato talvolta gli stessi organizzatori, i media, ed anche non pochi ecclesiastici modernisti, ansiosi di ribaltare la Tradizione della Chiesa?



Ciò che è passato, presso moltissimi cristiani, tramite le immagini, che sono sempre le più evocative, e tramite i giornali e le tv, è molto chiaro: il relativismo religioso, che è poi l’equivalente dell’ateismo.



Se tutti pregano “insieme”, hanno concluso in tanti, allora le religioni sono tutte “uguali”: ma se così è, significa che nessuna di esse è quella vera.



A quell’epoca, Lei, cardinale e prefetto della Congregazione della Fede, insieme al cardinal Giacomo Biffi e a tanti altri, fu tra coloro che espressero forti perplessità.



Per questo, negli anni successivi, non partecipò mai alle repliche proposte ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio. Infatti, come Lei ha scritto in “Fede, verità e tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo” (Cantagalli, 2005), proprio criticando l’ecumenismo indifferentista, al cattolico “deve risultare nettamente che non esistono ‘le religioni’ in generale, che non esiste una comune idea di Dio e una comune fede in Lui, che la differenza non tocca unicamente l’ambito della immagini e delle forme concettuali mutevoli, ma le stesse scelte ultime..”.



Lei concorda perfettamente, dunque, con Leone XIII e con Pio XI sul pericolo di contribuire, con gesti come quelli di “Assisi 1986”, al sincretismo ed all’indifferentismo religioso.



Rischio messo in luce anche dai padri conciliari del Vaticano II, che in Unitatis Redintegratio, a proposito, si badi bene, dell’ecumenismo non con le altre religioni, ma con gli altri “cristiani”, invitavano alla prudenza: “Tuttavia la comunicazione nelle cose sacre non la si deve considerare come un mezzo da usarsi indiscriminatamente per il ristabilimento dell’unità dei cristiani…”.



Lei ha insegnato, in questi anni, non sempre compreso neppure dai cattolici, che il dialogo avviene e può avvenire non tra diverse teologie, ma tra diverse culture; non tra le Fedi, ma tra gli uomini, alla luce di ciò che tutti ci contraddistingue: la ragione umana.



Senza ricreare l’antico Pantheon pagano; senza che l’integrità della Fede venga messa a repentaglio dall’amore per il compromesso teologico; senza che la Rivelazione, che non è nostra, venga rimaneggiata dagli uomini e dai teologi intenti a conciliare l’inconciliabile; senza che Cristo, “segno di contraddizione”, debba essere messo sullo stesso piano di Budda o di Confucio, che tra il resto non dissero mai di essere Dio.



Per questo siamo qui a esporLe la nostra preoccupazione. Temiamo che qualsiasi cosa Lei dirà, tv, giornali e tanti cattolici interpreteranno alla luce del passato e dell’indifferentismo imperante; che qualsiasi cosa affermerà, l’evento sarà letto come la continuazione della manipolazione della figura di Francesco, trasformato, dagli ecumenismi odierni, in un irenista e in un sincretista senza fede. Sta già succedendo…



Abbiamo paura che qualsiasi cosa Lei dirà, per fare chiarezza, i fedeli semplici, come siamo anche noi, in tutto il mondo non vedranno (e non gli sarà fatto vedere, ad esempio in tv) altro che un fatto: il vicario di Cristo non che parla, discute, dialoga con i rappresentanti di altre religioni, ma che prega con loro. Come se il modo e l’obiettivo della preghiera fossero indifferenti.



E molti, sbagliando, penseranno che anche la Chiesa ormai ha capitolato, ed ha riconosciuto, in sintonia con la mentalità new age, che pregare Cristo, Allah, Budda o Manitù sia la stessa cosa. Che la poligamia islamica e animista, le caste induiste o lo spiritismo politeista animista… possano stare insieme alla monogamia cristiana, alla legge dell’amore e del perdono ed al Dio Uno e Trino.



Ma come ha scritto sempre Lei, nel libro citato: “Con l’indifferenziazione delle religioni e con l’idea che esse siano tutte sì distinguibili, e tuttavia propriamente uguali, non si avanza”. Santo Padre, noi pensiamo che con una nuova “Assisi 1986” nessun cristiano in terre d’Oriente verrà salvato: né nella Cina comunista, né in Corea del nord, né in Pakistan o in Iraq… tanti fedeli, invece, non capiranno più perché proprio in quei paesi c’è ancora oggi chi muore martire per non rinnegare il suo incontro non con una religione, ma con Cristo. Come sono morti gli stessi apostoli.



Di fronte alla persecuzione, ci sono vie politiche, diplomatiche, dialoghi personali e di Stato: si seguano tutte, nel modo migliore possibile. Con la Sua amorevolezza e il Suo desiderio di pace per tutti gli uomini.



Ma senza che sia possibile a chi vuole confondere le acque e rilanciare il relativismo religioso, anticamera di ogni relativismo, una opportunità, anche mediatica, così ghiotta come la “riedizione” di “Assisi 1986”.



Con devozione filiale



Francesco Agnoli, Lorenzo Bertocchi,

Roberto de Mattei, Corrado Gnerre,

Alessandro Gnocchi, Camillo Langone,

Mario Palmaro, Luisella Scrosati,

Katharina Stolz