mercoledì 15 settembre 2010

LA DIVINA VOLONTA' NELL'ESPERIENZA DI LUISA PICCARRETA


QUINTA PUNTATA


Ca0rissimi, un saluto e ben ritrovati dopo la pausa estiva. Questo sarà il mio ultimo intervento, sul blog di Paolo, dedicato all'introduzione del Divin Volere, Dopo questa breve chiosa che segue, lasceremo magari gli spazi a veri e propri dialoghi tra Gesù e Luisa su questa vitale tematica, che non abbisognano certo dei miei commenti. Nell'ultimo incontro abbiamo analizzato l'Amore di Gesù che vive nell'Eucarestia. Vorrei oggi brevemente affrontare con voi un tema sul quale gli scribi e farisei di oggi potrebbero pontificare trattati mastodontici ed illuminanti: “l'umiltà come prima base per realizzare l'abbandono e vivere nella Divina Volontà”. Prima di tutto: dobbiamo forse essere dei miserabili reietti senza un quattrino in tasca, come molti pensano, per vivere nel Divin Volere? Fermi li, l'umiltà e la povertà a cui si riferisce Gesù quando dice al giovane che voleva seguirlo “vendi tutto e seguimi” non è questa! E allora ? E allora: “Se non vi fate piccoli come questi fanciulli non entrerete nel Regno del Padre Mio”. Piccoli, è tutto lì!!! - ma il piccolo è grande attraverso il Suo Signore, in quanto ama, vive, respira, prega con il suo Dio, e Gesù spende grazie a profusione a tutti attraverso questo “piccolo”. Il piccolo, già, colui che crede a quello che gli dice la mamma, che non dubita, che confida, che lascia fare. Infatti il Signore dice che il messaggio della Divina Volontà non sarà accolto né da dotti, né da teologi, scienziati o sapienti (NB: non ha detto che non sarà capito!) ma soltanto dai poveri, dai semplici, dagli umili, insomma: L'UMILTA' E' SEMPLICEMENTE LASCIARE FARE A CHI SA!.
Se noi riteniamo che Dio la “sa più lunga di noi” questo è già umiltà. Se capiamo che davanti a Dio non siamo niente, non sappiamo far nulla di buono, ma addirittura facciamo il male agendo con la nostra volontà, se lo riconosciamo nel nostro intimo davanti al Cielo, anche questa è umiltà; e lo è ancora di più se facciamo l'atto di riconoscerlo anche davanti agli uomini! Concludendo, riconoscendo il nostro nulla, lasciamo fare a chi sa, e chi più di Dio sa fare? E' tutto li! Sgombriamo ora il campo da un altro equivoco: non come molti pensano, l'umiltà non significa mettersi in ombra, nascondersi. Luisa a volte voleva nascondersi perché non si sentisse l'intimità che passava tra Lei ed il Signore ma Gesù subito l'ammoniva “Guai a te se occulti questo bene (le nozioni sul Divin Volere), perché metteresti questa luce nella tomba e il Signore non lo vuole; se tu ti vuoi nascondere, nascondi anche Me, che mi sono nascosto in te!”. Con ben a mente questo piccolo tratteggio del concetto d'umiltà, la domanda è: come facciamo noi a vivere del Divin Volere, riceverlo e vivere di questa luce interminabile? Per potere vivere non più della nostra volontà umana che crea solo tanti problemi, dobbiamo pensare a Gesù che dice spesso a Luisa: “Il mio Amore ramingo – così lo chiama – il mio Amore è andato ramingo in cerca dell'uomo, come un povero, a bussare a tutti i cuori per vedere che mi avrebbe dato ospitalità” e ripete: “il mio Amore ramingo, il mio Amore appassionato, il mio Amore straripante, delirante, sofferente...”, mette tanti aggettivi vicino al Suo Amore che non si può fare a meno di commuoversi.
Riflettiamo quindi su tutte queste espressioni di un Dio che si rende mendico di fronte a noi che siamo peccatori. E' Dio che da finiti ci rende infiniti, da cattivi, a volte anche da delinquenti, santi; e da santi, a piccoli dei; come disse S. Pietro agli Apostoli: “Voi siete degli dei, gente santa, regal sacedozio”. Quindi coraggio, approfittiamo di quest'Amore, di questo desiderio che Gesù ha per noi! Cerchiamo di chiamare il Signore in tutto ciò che facciamo, a fronte di un Amore così grande, è da sciocchi lasciare perdere anche un solo istante, anche un solo atto di vita.
Se un albero carico di frutti meravigliosi e succulenti vedesse intorno a sé che nessun affamato accetta le sue delizie non potrebbe che soffrirne terribilmente; quindi noi, nonostante le nostre miserie, non dobbiamo essere ingrati. Il nostro bisogno di Dio è enorme e, anche volendo, non potremmo fare a meno di Lui, da Lui siamo venuti e a Lui dobbiamo tornare. Il mondo è bello SOLO se lo guardiamo con gli occhi stessi di Dio!
Se guardiamo il mondo della Divina Volontà tutto ci parla d'Amore, tutto è un messaggio, tutto è ispirazione meravigliosa. Se invece vogliamo vivere nella nostra volontà, siamo ciechi, zoppi, infangati, tutto diventa materia che in qualche attimo ci accontenta, ma poi ci assuefà e a lungo ci disgusta; perdiamo così la mappatura vera del nostro DNA e magari ci rimettiamo nelle mani di presunti amici “che ne sanno più di noi e ci possono aiutare di certo” (“ciechi guidati da ciechi” anyone?) o a psicologi e psichiatri del caso... (guardate, se serve, ne conosco Una bravissima che sta a Medjugorje da 29 anni!!). Allora dobbiamo deciderci: Gesù, per poterci ridare la felicità perduta, la felicità vera che inizia qui su questo pianeta, per completarsi poi nei cieli, ha accettato proprio tutto il soffrire possibile ed inimmaginabile ed ora noi, per rientrare nello stato di grazia in cui originariamente siamo stati creati, dobbiamo ritornare a Lui, sulle ali del Suo Volere, attraverso di Lui che è nostra Via, Verità e Vita. PS: nel “contratto della Creazione”, così come integrato dal “Contratto della Redenzione”, sottoscritto da noi al nostro Battesimo e confermato con la Cresima, al paragrafo “Gv. 15,5”(!) , se guardate, tra le varie clausole, Qualcuno ha scritto: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla"...ai ai ai, mi sa che ci tocca proprio vivere di questa Divina Volontà. ! :-) un abbraccio! Max.

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