I primi due minuti e mezzo del video valgono più di tutto il resto,testimonianza del padre di Chiara a parte,poi c'è molta poesiola da azione cattolica che annacqua un po' tutto,al solito.Poesiola che toglie serietà alle parole di Chiara,ma bisogna annacquare,altrimenti la santità sembrerebbe davvero possibile a tutti, mentre si vuole che rimanga una cosa lontana e inaccessibile.Eppure il suo viso e le sue parole dicono del suo cuore, abitato dalla presenza del Mistero.
mercoledì 29 settembre 2010
Chiara "Luce" Badano
I primi due minuti e mezzo del video valgono più di tutto il resto,testimonianza del padre di Chiara a parte,poi c'è molta poesiola da azione cattolica che annacqua un po' tutto,al solito.Poesiola che toglie serietà alle parole di Chiara,ma bisogna annacquare,altrimenti la santità sembrerebbe davvero possibile a tutti, mentre si vuole che rimanga una cosa lontana e inaccessibile.Eppure il suo viso e le sue parole dicono del suo cuore, abitato dalla presenza del Mistero.
martedì 28 settembre 2010
Gnocchi-Palmaro:il cervello non è un peso in più
Ancora una volta,sta diventando un'abitudine,grazie don Andrea Brugnoli per averli invitati e per la possibilità di diffonderne il contributo.
p.s.
Evidentemente sono allineatissimo coi due protagonisti,non sono dogma di fede,ma tra il meglio in circolazione di sicuro lo sono.
lunedì 27 settembre 2010
Nostalgia di un Amore presentito e sconosciuto
Nel cielo di cenere affonda
il giorno dentro l'onda
sull'orlo della sera
temo sparirmi anch'io nell'ombra
la notte che viene è un'orchestra
di lucciole e ginestra
tra echi di brindisi e fuochi
vedovo di te
sempre solo sempre a parte abbandonato
quanto più mi allontano lei ritorna
nella pena di una morna
e sull'amore che sento soffia caldo un lamento
e viene dal buio e dal mar
e quant'è grande la notte e il pensiero tuo dentro
nascosto nel buio e nel mar
grido non più
immaginare ancor
tanto qui c'è soltanto vento
e parole di allora
il vento della sera sarà
che bagna e poi s'asciuga
e labbra che ricordano e voce
e carne che si scuote sarà
sarà l'assenza che m'innamora
come m'innamorò
tristezza che non viene da sola
e non viene da ora
ma si nutre e si copre dei giorni
passati in malaora
quando è sprecata la vita
una volta
è sprecata in ogni dove
e sull'amore che sento soffia caldo un lamento
e viene dal buio e dal mar
e quant'è grande la notte e il pensiero tuo dentro
nascosto nel buio e nel mar
grido non più
immaginare ancor
quel che tanto è soltanto
vento e rimpianto di allora
il vento della sera sarà
che bagna e poi s'asciuga
e ancora musica e sorriso sarà
e cuore che non tace
la schiuma dei miei giorni sarà
che si gonfia e poi si spuma
sarà l'anima che torna
nella festa di una morna
Sembra una canzone per una donna, passata tra le braccia e svanita, tra le note di un vecchio pianoforte, ma non c'è forse ,più antica, la nostalgia per un bene presentito e forse ancora non pienamente conosciuto ,oppure conosciuto nel suo aspetto grigio e impolverato.Dio dei crocifissi,dei cervelloni e dei preti di campagna,benedici me e questo tuo santo matto e i suoi sogni senza nome che profumano indicibilmente di Te.Madre delle spine ,delle rose ,avvinte all'anima sanguinante dei tuoi figli, perduti, nelle nebbie ,del silenzio ,che tutto avvolge,
guida a te,noi e questo tuo figlio straziato dai ricordi di una bellezza presagita e mai a fondo gustata.Spirito Santo,potenza del soffio di Dio e Sua ombra,Tu che rivesti ogni sua nota di nostalgia di Cielo e ogni malinconia di desiderio di senso,di orizzonti di pace immaginati ma non veduti, nè creduti,accompagna i cuori degli ultimi, fossero pure i primi, all'Incontro col creatore delle armonie,con l'Amore eterno e misericordioso, così incredibile e vero da essere dimenticato.Accompagna tutti noi nelle braccia Paterne che sole danno pace al cuore.
domenica 26 settembre 2010
...come esercito in assetto da battaglia...
Quem é Esta que avança como Aurora. Temível como exército em ordem de batalha. Brilhante como o sol e como a lua. Mostrando os caminhos aos filhos seus.Ah, ah, ah, minha alma glorifica ao Senhor.Meu Espírito exulta em Deus, meu Salvador.
L'inferno trema solo a sentire il tuo nome Madre,io seguendoti, protetto dal tuo manto, lotto contro le tenebre ,che avvolgono molto del mondo e del mio cuore.Santa Madre ,tieni stretta la mia mano, in tua compagnia la mia anima glorifica il Signore,il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore
1. Se as águas do mar da vida quiserem te afogar Segura na mão de Deus e vai Se as tristezas desta vida quiserem te sufocar Segura na mão de Deus e vai Segura na mão de Deus, segura na mão de Deus,pois ela, ela te sustentará Não temas segue adiante e não olhes para trás Segura na mão de Deus e vai
2. Se a jornada é pesada e te cansas da caminhada Segura na mão de Deus e vai Orando, jejuando, confiando e confessando Segura na mão de Deus e vai
3. O Espírito do Senhor sempre te revestirá Segura na mão de Deus e vai Jesus Cristo prometeu que jamais te deixará Segura na mão de Deus e vai
Sicuro nelle mani di Dio...(quasi sicuro)
sabato 25 settembre 2010
Messaggio 25/09/2010 Medjugorje
mercoledì 22 settembre 2010
Missione di strada Milano...la mia e secondo me
Per noi missionari la missione iniziava col pranzo del venerdì e quindi partirò da uno straordinario episodio accadutomi sabato sera.Se c'è stato,per me,un sabato sera lo devo ad Alessandra(invalicabile baluardo di Dio).
Non ricordo il momento preciso,mi pare fosse dopo cena,prima della preghiera dei missionari che precede l'uscita per l'evangelizzazione di strada,sono entrato in chiesa, la decisione di rimanere era presa,ma fragilissima,precaria,dubbiosa,verso di me è venuta in lacrime una splendida creatura,piangeva per me,condivideva il mio dolore di quel momento e di quel momento che dura ormai da parecchio e che minaccia di protrarsi ancora a lungo e in modo più schiacciante.Mi ha abbracciato,come fossi suo figlio.Io mi sentivo felice e ricco per quelle braccia al collo e per quelle lacrime e nel contempo indegno.Per certi versi mi sembrava di rivivere la scena di Gesù e della Maddalena o chi per essa,che lavava con le sue lacrime i piedi del Figlio di Dio,non perchè io sia simile al Nazareno o lei alla donna dell'episodio(tutt'altro),ma perchè in quell'abbraccio,in quelle lacrime ho visto tutta l'immensa grandezza del cuore umano.Anche Gesù dev'essersi profondamente commosso per quell'inconsueta lavanda dei piedi e deve averla molto amata.Non è casuale che inizi raccontando di questo episodio che è rimasto scolpito nel mio cuore.
Prima di questa inconsueta e privilegiata dimostrazione un'altra santa donna,rimaniamo in famiglia,mi aveva telecomandato,Laura ,un angelo che il Cielo,qualche tempo fa, vistomi in difficoltà mi ha affiancato.Con le stesse parole di Alessandra(verificherò se si erano accordate)(nel caso "fregandomi")mi aveva "convinto" a rimanere,l'educazione all'obbedienza mi rendeva quindi difficile la fuga.Ancora Laura,maestra nella fede,ha pregato per me ,oltre quello che io ero in grado di fare,il Santissimo era lì e lei intercedeva per me,ancora una volta ,la Chiesa,viva e incarnata era al mio fianco.Devo ringraziare anche santa Claudia,la mia guida nella mia prima Luce nella notte,presente anche in questo sabato notte,per me più buio del solito,anche lei piegata su di me, con la grandezza umana tipica della gente di Dio.Ero solo nei miei inferi,sono ancora solo laggiù,ma particolarmente quei quattro angeli,Alessandra,Grazia,Laura e Claudia mi hanno dato forza e speranza,è incredibile:quattro donne con la loro dolcezza,(la faccia di Alessandra mentre mi arginava era tutto fuorché autoritaria o energica,aveva la faccia della carità, invalicabile baluardo di Dio)hanno abbattuto il muro di paura,angoscia,terrore che si era impadronito di me,hanno riscaldato il mio cuore in quel momento particolarmente avvolto dal gelo infernale.Quattro donne ,come non vedere in loro il volto di MARIA ,la madre che intercede presso il Figlio per i suoi figli.
Nelle condizioni in cui ero non volevo uscire in strada,non mi andava di parlare nè d'incontrare nessuno,ma ero lì per quello e non vedevo alternative ragionevoli,problema del buon Dio che tutto andasse bene.Non avevo alternativa che fidarmi,con me c'era suor Lia indefinibile creatura, che ha saputo con delicatezza ed intelligenza ,accompagnarmi per le vie dei navigli, tirando fuori la parte di me che serviva in quel momento a chi incontravamo e ,attraverso loro, che serviva a me.Non so dire il perché, ma ho sperimentato,ancora una volta cosa vuol dire quando san Paolo dice:non sono più io che vive ma Cristo vive in me.Io sono la paura schiacciante,devastante che non mi lascia mai,la mia vita invece è con gli amici di Gesù,guardando le meraviglie che Lui compie in me e attorno a me.Quando non è così le tenebre vincono,è accaduto sabato pomeriggio,ma per grazia di Dio qualcuno è sceso negli inferi con me ed ha portato la Sua luce.
p.s.
Io Nuovi Orizzonti non lo capisco proprio,ma c'è gente così incredibilmente splendida che è impossibile non dargli abbondante credito.
mercoledì 15 settembre 2010
LA DIVINA VOLONTA' NELL'ESPERIENZA DI LUISA PICCARRETA
QUINTA PUNTATA
Ca0rissimi, un saluto e ben ritrovati dopo la pausa estiva. Questo sarà il mio ultimo intervento, sul blog di Paolo, dedicato all'introduzione del Divin Volere, Dopo questa breve chiosa che segue, lasceremo magari gli spazi a veri e propri dialoghi tra Gesù e Luisa su questa vitale tematica, che non abbisognano certo dei miei commenti. Nell'ultimo incontro abbiamo analizzato l'Amore di Gesù che vive nell'Eucarestia. Vorrei oggi brevemente affrontare con voi un tema sul quale gli scribi e farisei di oggi potrebbero pontificare trattati mastodontici ed illuminanti: “l'umiltà come prima base per realizzare l'abbandono e vivere nella Divina Volontà”. Prima di tutto: dobbiamo forse essere dei miserabili reietti senza un quattrino in tasca, come molti pensano, per vivere nel Divin Volere? Fermi li, l'umiltà e la povertà a cui si riferisce Gesù quando dice al giovane che voleva seguirlo “vendi tutto e seguimi” non è questa! E allora ? E allora: “Se non vi fate piccoli come questi fanciulli non entrerete nel Regno del Padre Mio”. Piccoli, è tutto lì!!! - ma il piccolo è grande attraverso il Suo Signore, in quanto ama, vive, respira, prega con il suo Dio, e Gesù spende grazie a profusione a tutti attraverso questo “piccolo”. Il piccolo, già, colui che crede a quello che gli dice la mamma, che non dubita, che confida, che lascia fare. Infatti il Signore dice che il messaggio della Divina Volontà non sarà accolto né da dotti, né da teologi, scienziati o sapienti (NB: non ha detto che non sarà capito!) ma soltanto dai poveri, dai semplici, dagli umili, insomma: L'UMILTA' E' SEMPLICEMENTE LASCIARE FARE A CHI SA!.
Se noi riteniamo che Dio la “sa più lunga di noi” questo è già umiltà. Se capiamo che davanti a Dio non siamo niente, non sappiamo far nulla di buono, ma addirittura facciamo il male agendo con la nostra volontà, se lo riconosciamo nel nostro intimo davanti al Cielo, anche questa è umiltà; e lo è ancora di più se facciamo l'atto di riconoscerlo anche davanti agli uomini! Concludendo, riconoscendo il nostro nulla, lasciamo fare a chi sa, e chi più di Dio sa fare? E' tutto li! Sgombriamo ora il campo da un altro equivoco: non come molti pensano, l'umiltà non significa mettersi in ombra, nascondersi. Luisa a volte voleva nascondersi perché non si sentisse l'intimità che passava tra Lei ed il Signore ma Gesù subito l'ammoniva “Guai a te se occulti questo bene (le nozioni sul Divin Volere), perché metteresti questa luce nella tomba e il Signore non lo vuole; se tu ti vuoi nascondere, nascondi anche Me, che mi sono nascosto in te!”. Con ben a mente questo piccolo tratteggio del concetto d'umiltà, la domanda è: come facciamo noi a vivere del Divin Volere, riceverlo e vivere di questa luce interminabile? Per potere vivere non più della nostra volontà umana che crea solo tanti problemi, dobbiamo pensare a Gesù che dice spesso a Luisa: “Il mio Amore ramingo – così lo chiama – il mio Amore è andato ramingo in cerca dell'uomo, come un povero, a bussare a tutti i cuori per vedere che mi avrebbe dato ospitalità” e ripete: “il mio Amore ramingo, il mio Amore appassionato, il mio Amore straripante, delirante, sofferente...”, mette tanti aggettivi vicino al Suo Amore che non si può fare a meno di commuoversi.
Riflettiamo quindi su tutte queste espressioni di un Dio che si rende mendico di fronte a noi che siamo peccatori. E' Dio che da finiti ci rende infiniti, da cattivi, a volte anche da delinquenti, santi; e da santi, a piccoli dei; come disse S. Pietro agli Apostoli: “Voi siete degli dei, gente santa, regal sacedozio”. Quindi coraggio, approfittiamo di quest'Amore, di questo desiderio che Gesù ha per noi! Cerchiamo di chiamare il Signore in tutto ciò che facciamo, a fronte di un Amore così grande, è da sciocchi lasciare perdere anche un solo istante, anche un solo atto di vita.
Se un albero carico di frutti meravigliosi e succulenti vedesse intorno a sé che nessun affamato accetta le sue delizie non potrebbe che soffrirne terribilmente; quindi noi, nonostante le nostre miserie, non dobbiamo essere ingrati. Il nostro bisogno di Dio è enorme e, anche volendo, non potremmo fare a meno di Lui, da Lui siamo venuti e a Lui dobbiamo tornare. Il mondo è bello SOLO se lo guardiamo con gli occhi stessi di Dio!
Se guardiamo il mondo della Divina Volontà tutto ci parla d'Amore, tutto è un messaggio, tutto è ispirazione meravigliosa. Se invece vogliamo vivere nella nostra volontà, siamo ciechi, zoppi, infangati, tutto diventa materia che in qualche attimo ci accontenta, ma poi ci assuefà e a lungo ci disgusta; perdiamo così la mappatura vera del nostro DNA e magari ci rimettiamo nelle mani di presunti amici “che ne sanno più di noi e ci possono aiutare di certo” (“ciechi guidati da ciechi” anyone?) o a psicologi e psichiatri del caso... (guardate, se serve, ne conosco Una bravissima che sta a Medjugorje da 29 anni!!). Allora dobbiamo deciderci: Gesù, per poterci ridare la felicità perduta, la felicità vera che inizia qui su questo pianeta, per completarsi poi nei cieli, ha accettato proprio tutto il soffrire possibile ed inimmaginabile ed ora noi, per rientrare nello stato di grazia in cui originariamente siamo stati creati, dobbiamo ritornare a Lui, sulle ali del Suo Volere, attraverso di Lui che è nostra Via, Verità e Vita. PS: nel “contratto della Creazione”, così come integrato dal “Contratto della Redenzione”, sottoscritto da noi al nostro Battesimo e confermato con la Cresima, al paragrafo “Gv. 15,5”(!) , se guardate, tra le varie clausole, Qualcuno ha scritto: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla"...ai ai ai, mi sa che ci tocca proprio vivere di questa Divina Volontà. ! :-) un abbraccio! Max.
martedì 14 settembre 2010
Messa antica, il motu proprio contestato
La decisione di Benedetto XVI è importante. Arriva dopo anni burrascosi. Dopo il Vaticano II nessuno, eccetto pochissime eccezioni, ha più potuto celebrare col rito antico.
Nel 1984, con la lettera Quattuor abhinc annos della Congregazione del culto divino, Giovanni Paolo II concesse sì il ritorno all’uso del rito tridentino, ma lo vincolò a due condizioni tassative. Per celebrare la messa secondo il rito di san Pio V occorreva anzitutto riconoscere «la legittimità e l’esattezza dottrinale» anche del messale promulgato da Paolo VI nel 1970. E soprattutto occorreva il permesso del vescovo del luogo. Un permesso che numerosi presuli hanno nella maggioranza dei casi negato ai sacerdoti e ai fedeli che ne facevano richiesta. Un rifiuto diffuso, che ha avuto tra le sue conseguenze quella di approfondire i dissidi con i seguaci dell’arcivescovo tradizionalista Marcel Lefebvre.
Ma torniamo al motu proprio. Il documento del Papa è un gesto atteso e coraggioso. Benedetto XVI vuole in questo modo mostrare comprensione per tutte quelle comunità di fedeli rimaste attaccate al vecchio rito romano. Queste, infatti, possono da quel momento in avanti, rivolgersi direttamente ai propri parroci per chiedere la celebrazione della messa antica. E non devono più appellarsi a dispense particolari.
Le novità pratiche che il motu proprio porta sono tante. In tutte le parrocchie dove «esiste stabilmente un gruppo di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica», il parroco è invitato ad accogliere volentieri le loro richieste. Il messale può essere utilizzato «nei giorni feriali, nelle domeniche e nelle festività», per celebrare «esequie o celebrazioni occasionali, ad esempio pellegrinaggi» e per i sacramenti, dal battesimo alla cresima, dal matrimonio all’unzione degli infermi.
Le letture «possono essere proclamate nella lingua vernacola». I preti possono usare il vecchio messale per le messe private senza chiedere il permesso a nessuno. E possono recitare il breviario secondo le antiche formule. Il vescovo, in caso di difficoltà, può intervenire ma deve andare incontro alle necessità di coloro che vogliono rifarsi al messale antico. In ultima istanza, per ogni controversia, i fedeli possono rivolgersi alla Pontificia commissione Ecclesia Dei che è incaricata di vigilare sull’osservanza delle nuove disposizioni.
Nella lettera che accompagna il motu proprio il Papa dice che «il documento è frutto di lunghe riflessioni, di molteplici consultazioni e di preghiera». Tanto è vero che «notizie e giudizi fatti senza sufficiente informazione hanno creato non poca confusione. Ci sono reazioni molto divergenti tra loro che vanno da un’accettazione gioiosa a un’opposizione dura, per un progetto il cui contenuto in realtà non era conosciuto».
Benedetto XVI conosce le perplessità che il motu proprio può destare. Molte di queste difficoltà, infatti, sono sorte quando la notizia della sua pubblicazione è filtrata sulla stampa. E prova a prevenirle, spiegando che il nuovo messale scaturito dalla riforma liturgica post-conciliare «è e rimane la forma normale» per celebrare la messa. Quella antica, dice il Papa, altro non è che una forma straordinaria dello stesso rito romano. I riti non sono due, come in molti hanno detto: «Si tratta, piuttosto, di un uso duplice dell’unico e medesimo rito». E se il rito è il medesimo, seppure celebrato in forme diverse, una è la Chiesa che lo celebra.
Ratzinger ricorda che alcuni fedeli si sono avvicinati all’antica liturgia «perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo messale». Esso, dice il Papa, «addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della liturgia al limite del sopportabile».
Il Papa dice di parlare per esperienza personale: «Ho vissuto anch’io quel periodo con tutte le sue attese e confusioni. E ho visto quanto profondamente siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa».
Col motu proprio Benedetto XVI vuole offrire «un regolamento giuridico più chiaro» e «liberare i vescovi dal dover sempre di nuovo valutare come sia da rispondere alle diverse situazioni».
La lettera di Benedetto XVI continua con affermazioni che fanno trasparire la volontà di prevenire le polemiche. Chiede per i fedeli tradizionalisti «carità e prudenza pastorale» auspicando che si celebri «con grande riverenza anche la nuova messa». Il Papa spera che si mantenga l’unità tra tutti i fedeli e precisa che «anche i sacerdoti delle comunità aderenti all’uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi» ....]
lunedì 13 settembre 2010
San Renato Zero!!!
Generosa solo tu viva e presente donne così non ne ho incontrato più con che passione con quale umiltà hai sfidato il silenzio ogni dolore o avversità. Così ingrata vita sei dopo tutto l’amore potevi sorridere anche a lei eccola lì che grandi mani che ha di tanti figli nessuno che passi di qua. Rose rose io coglierò per te per tutti i giorni che non furono mai rose dischiuse Rose cos’è quel buon profumo che non è più gioventù, E’ di più. Sei tu. Madre dolce madre china sulle mie ferite Madre sempre madre per chi non vede e chi non crede Madre dei consigli che non tradisci e non ti sbagli tu dalla mia parte per questo tu, tu solamente. Né tempo né distanze potranno scoraggiarti mai. Generosa. Mai e poi mai la dimenticai sconfitto e deluso in amore tornavo da lei. Rose rose lei non le ha viste mai di quelle rose lei conosceva le spine altro che rose rose perché non le aspettavi più potrai capirle tu madre. Non è più il tuo mondo io so a cosa stai pensando Prendimi la mano non ho mai smesso di essere un bambino stringimi ho paura che presto scenderà la sera che sarò da solo e tu un angolo del cielo mentre le mie rose appassiranno sempre più. E tu. E tu…
I nuovi santi avidi e rampanti abbronzati e un po’ stanchi tra un biturbo e un jet solo in contanti cambiano gli eventi sono i nuovi santi con l’American Express se un santo c’è lui pensa solo per se i nuovi santi puri e trasparenti per il fisco e gli agenti benestanti solo un po’ Ménage pesanti e scomodi parenti pretenziosi clienti sono i santi del no/stop anche nel bagno finiranno un impegno… Poveri cristi senza eternità senz’ ali per volare il vento cambia, quale immunità vi salverà Santi che muoiono di epidemia se il gradimento scende per un guasto, un innesco un flash d’agenzia, amen amen amen… Il santo mio non percepisce onorario s’è fatto un nome onesto sul calendario e s’arrabatta giorno e notte a bottega Chi lo frega Il santo mio lui non è ammanicato un santo in cielo non ce l’ha mai avuto Un giorno all’anno se ne va in processione poi domani si richiude il portone ma continua ad amare, il miracolo è qui! ………………… Ma quali santi rose e inquinanti sagrestani di banche fixing, Bot e C.C.T. Ma quali santi odore di tangenti ma quali santi santi senza pedigree Squali bianchi protesi splendenti Poveri cristi senza eternità senz’ali per volare ma quale santo, quale immunità vi salverà Santi che muoiono di epidemia se il gradimento scende per un guasto, un innesco un flash d’agenzia, amen amen amen… Il santo mio lui non fa la spia gli ho date è vero un po’ di tachicardia qualche emozione e certo un po’ d’insonnia ma non molla! Salvami tu che sei un vecchio santo salvami tu dai nuovi santi del mondo salvami tu da questi sporchi santi, trafficanti… Santi nuovi o presunti irremovibili santi santi sporchi e violenti I nuovi santi I nuovi santi
Da 23 anni grazie RENATO!!!!!!!!!!
La poesia,eterna, di Vinicio...
In Paradiso voglio passare così le mie serate,alcune delle mie serate,tra un concerto di Renato Zero e una chiacchierata davanti ad un pianoforte con Vinicio e un po' di amici e che amici avremo attorno....
domenica 12 settembre 2010
Imam: non spostate moschea di NY
"L'Islam si sentirebbe sotto attacco"
Uno spostamento della moschea da Ground Zero in un'altra localizzazione potrebbe avere gravi conseguenze sul mondo islamico. Ne è convinto l'imam di New York responsabile del progetto, secondo il quale l'ipotesi di trasferimento potrebbe spingere i musulmani a reagire sentendosi "sotto attacco negli Stati Uniti". "Potrebbero rispondere con grandi titoli che affermano che l'Islam viene attaccato".
L'imam Feisal Abdul Rauf è poi tornato a parlare dell'ipotesi di bruciare copie del Corano, lanciata dal pastore americano Terry Jones per celebrare l'anniversario dell'11 settembre, e ha detto che un atto del genere avrebbe mandato un messaggio neativo al mondo dell'Islam e avrebbe portato a un disastro tra i musulmani.
Quanto al progetto di una moschea a due isolati di distanza da Ground Zero, l'imam ha dunque spiegato che una rinuncia al progetto manderebbe un messaggio sbagliato al mondo dell'Islam. "Se davvero la moschea venisse spostata - ha detto - si rafforzerebbero gli estremisti nel mondo musulmano. Se questa ipotesi si realizzasse, si aiuterebbe il loro reclutamento".
Intanto, le proteste in Afghanistan contro l'annullato rogo del Corano negli Usa minacciano di prendere di mira le basi Nato del Paese asiatico. "Il governatore deve assicurarci che la Chiesa non brucerà il Corano, altrimenti attaccheremo a migliaia le basi delle truppe straniere", ha riferito un manifestante, Mohammad Yahya. "Morte all'America" e "Morte ai cristiani" sono slogan scanditi nella manifestazione nel Logar, a sud di Kabul, prima degli scontro con le forze dell'ordine.
Per una volta sono d'accordo col coso,anzi di più,credo che il Vaticano sarebbe il posto più indicato per una moschea,sarebbero contenti anche gli "ecumenisti" ad oltranza.Credo che Benedetto XVI° sarebbe disposto a traslocare,sarebbe un '"inno alla povertà",all'"accoglienza", secondo i cattolicchi almeno.O meglio ancora, nel nome dell'unico Dio(che mi è sconosciuto per altro)potrebbero convivere nello stesso palazzo tutti insieme,una bella ammucchiata "religiosa".No,non va ancora bene,in nome dell'umiltà Benedetto XVI° dovrebbe dormire sotto i ponti,povero tra i poveri,quanta gente sarebbe contenta,di quella gente certo a cui non importa niente ne del Papa ne della Chiesa.Forse sto sbagliando tutto però,la sola esistenza di un Papa potrebbe infastidire,anzi infastidisce e basta,per non creare turbamenti potrebbe rinunciare la Chiesa ad essere Chiesa,non ci sarebbe più bisogno di un Benedetto XVI° ne di cristiani più o meno tali e regnerebbe la pace,certo una pace diversa da quella che abbiamo in mente, ma sarebbe pace,quiete,riposo,l'eterno riposo e non avremmo la fatica di far finta di essere vivi.Tutto, pur di far contenti lor signori....bisogna porgere l'altra guancia.Siamo però sicuri che sul porgere l'altra guancia il Catechismo sia così molle?
Esagero?Se arrivasse la domanda di una moschea in Vaticano?Fantascenza?Sarà...Si concederebbe la moschea senza troppe obiezioni,il resto sarebbe solo lenta o meno conseguenza.Del resto la cosa interessa ormai a veramente pochi...
sabato 11 settembre 2010
The blind side
Il trailer è americano,non c'è alternativa,il film è "sanamente" repubblicano,alla faccia del presidente abbronzato, come necessariamente devono essere i cristiani americani e indigeni,grande interpretazione di Sandra Bullock.
God bless U.S.A.
Procuratevelo!
Oriana Fallaci su islam ed Occidente
Oriana Fallaci su islam ed Occidente
Oggi si deroga all'ordine di servizio di non citare e pubblicare la Fallaci finchè piazza copyright su ogni suo respiro. Su questo articolo per la prima volta pare che non ci sia, quindi lo prendo come un gesto di buona volontà.
Di seguito l'intervista concessa da Oriana Fallaci a Padre Andrzej Majewski, caporedattore della televisione pubblica polacca (Telewizja Polska).
I responsabili degli attacchi terroristici a Londra erano mussulmani nati in Gran Bretagna o cittadini inglesi. Quindi potrebbero essere considerati europei. Crede che per difendere il nostro continente e la civiltà occidentale dovremmo esiliare tutti i mussulmani dell'Europa?
Per incominciare, non sono affatto europei. Non possono essere considerati europei. O non più di quanto noi potremmo essere considerati islamici se vivessimo in Marocco o in Arabia Saudita o in Pakistan beneficiando della residenza o della cittadinanza.
La cittadinanza non ha niente a che fare con la nazionalità, e ci vuol altro che un pezzo di carta su cui è scritto cittadino inglese o francese o tedesco o spagnolo o italiano o polacco per renderci inglesi o francesi o tedeschi o spagnoli o italiani o polacchi.
Cioè parte integrante di una storia e di una cultura. Secondo me, anche quelli con la cittadinanza sono ospiti e basta. O meglio: invasori privilegiati.
Poi una cosa è espellere gli allievi terroristi o gli aspiranti terroristi, i clandestini, i vagabondi che vivono rubando o spacciando droga o, meglio ancora, gli imam che predicando la Guerra Santa incitano i loro fedeli a massacrarci. E una cosa è cacciare indiscriminatamente una intera comunità religiosa.
L'esilio è una pena che già nell'Ottocento l'Europa applicava con le molle, e solo per qualche individuo. Ai nostri tempi si applica soltanto per i re e le famiglie reali che hanno perso la partita. In parole diverse, non si addice più alla nostra civiltà. Alla nostra etica, alla nostra cultura. E l'idea di trasformarci paradossalmente da vittime in tiranni, da perseguitati in persecutori, è per me inconcepibile. Mi fa pensare ai trecentomila ebrei che nel 1492 vennero cacciati dalla Spagna, ai pogrom di cui gli ebrei sono stati vittime nell'intero corso della loro storia. Naturalmente, se volessero andarsene di loro spontanea volontà, non piangerei. Anzi, accenderei un cero alla Madonna.
Nel saggio pubblicato giorni fa dal Corriere della Sera, "Il nemico che trattiamo da amico", addirittura glielo suggerisco.
"Se siamo così brutti, così cattivi, così spregevoli e peccaminosi" gli dico "se ci odiate e ci disprezzate tanto, perché non ve ne tornate a casa vostra?". Il fatto è che se ne guardano bene. Non ci pensano nemmeno. Ed anche se ci pensassero, come attuerebbero una cosa simile? Attraverso un esodo uguale a quello con cui Mosè portò via gli ebrei dall'Egitto e attraversò il Mar Rosso?
Sono troppi, ormai. Calcolando solo quelli che stanno nell'Unione Europea, sostengono i dati più recenti, circa venticinque milioni. Calcolando anche quelli che stanno nei paesi fuori dell'Unione Europea e nell'ex Unione Sovietica, circa sessanta milioni. Questa è la loro Terra Promessa, mi spiego? Rispetto, tolleranza. Assistenza pubblica, libertà a iosa. Sindacati, prosciutto, il deprecato prosciutto, vino e birra, il deprecato vino e la deprecata birra. Blue jeans, licenza di esercitare in ogni senso prepotenze che qui non vengono né punite né rintuzzate né rimproverate. (Inclusa la licenza di buttare i crocifissi dalle finestre).
Protettori cioè collaborazionisti sempre pronti a difenderli sui giornali e a impedirne l'espulsione nei tribunali.
Caro padre Andrzej, è troppo tardi ormai per chiedergli di tornare a casa loro. Avremmo dovuto, avreste dovuto, chiederglielo venti anni fa. Cioè quando già dicevo: «Ma non lo capite che questa è un'invasione ben calcolata, che se non li fermiamo subito non ce ne libereremo mai più?». In nome della pietà e del pluriculturalismo, della civiltà e del modernismo, ma in realtà grazie ai cinici accordi euro-arabi di cui parlo nel mio libro La Forza della Ragione, invece, li abbiamo lasciati entrare.
Peggio: avendo scoperto che non ci piaceva più fare i proletari, cogliere i pomodori, sgobbare nelle fabbriche, pulire le nostre case e le nostre scarpe, li abbiamo chiamati. «Venite, cari, venite, ché abbiamo tanto bisogno di voi». E loro sono venuti. A centinaia, a migliaia per volta. Uomini robusti e sbarbati, donne incinte, bambini. Sempre seguiti dai genitori, dai nonni, dai fratelli, dalle sorelle, dai cugini, dalle cognate, continuano a venire e pazienza se anziché persone ansiose di rifarsi una vita lavorando ci ritroviamospesso vagabondi. Venditori ambulanti di inutilità, spacciatori di droga e futuri terroristi. O terroristi già addestrati e da addestrare.
Pazienza se fin dal momento in cui sbarcano ci costano un mucchio di soldi. Vitto e alloggio. Scuole e ospedali. Sussidio mensile. Pazienza se ci riempiono di moschee. Pazienza se si impadroniscono di interi quartieri anzi di intere città.
Pazienza se invece di mostrare un po' di gratitudine e un po' di lealtà pretendono addirittura il voto che in barba alla Costituzione le Giunte di Sinistra gli regalano a loro piacimento.
Pazienza se, per proteggere la Libertà, a causa loro dobbiamo rinunciare ad alcune libertà. Pazienza se l'Europa diventa anzi è diventata l'Eurabia.
Caro padre Andrzej, io non so quel che accade in Polonia. Ma nel resto dell'Europa, e per incominciare nel mio Paese, non accade davvero quel che accadde a Vienna oltre tre secoli fa.
Cioè quando i seicentomila ottomani di Kara Mustafa misero sotto assedio la capitale considerata l'ultimo baluardo del Cristianesimo, e insieme agli altri europei (Francia esclusa) il polacco Giovanni Sobieski li respinse al grido di «Soldati, combattete per la Vergine di Czestochowa». No, no. Qui accade quello che oltre tremila anni fa accadde a Troia, cioè quando i troiani apriron le porte della città e si portarono in casa il cavallo di Ulisse. Sicché dal ventre del cavallo Ulisse si calò con i suoi commandos e gli Achei distrussero tutto ciò che v'era da distruggere, scannarono tutti i disgraziati che c'erano da scannare, poi appiccarono il fuoco e buonanotte al secchio.
Perbacco! Inascoltata e sbeffeggiata come una Cassandra, da anni ripeto fino alla noia il ritornello «Troia brucia, Troia brucia».
Ed oggi ogni nostra città, ogni nostro villaggio, brucia davvero. Esiliare? Macché vuole esiliare. Oggi gli esuli siamo noi. Esuli a casa nostra.
Come crede che Papa Benedetto XVI dovrebbe reagire a questa situazione essendo il capo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana e il leader d'una religione che predica pace, non-violenza, bontà?
Senta, nel saggio "Il nemico che trattiamo da amico" a un certo punto mi rivolgo direttamente a Ratzinger. Pardon, a Papa Benedetto XVI. (Sa, io lo chiamo sempre Ratzinger e basta. Manco fosse un mio exprofessore o addirittura un mio ex compagno di scuola). E mi rivolgo a lui confutando ciò che confutavo a Wojtyla, pardon, a Papa Giovanni Paolo II.
Il Dialogo con l'Islam. "Santità" gli dico "Le parla una persona che La ammira molto. Che Le vuole bene, che Le dà ragione su un mucchio di cose. Che a causa di questo viene dileggiata coi nomignoli atea-devota, laica-baciapile, liberal-clericale. Una persona, inoltre, che capisce la politica e le sue necessità. Che comprende i drammi della leadership nonché i suoi compromessi. E che rispetta l'intransigenza della fede. Però il seguente interrogativo glielo devo porre ugualmente: crede davvero che i mussulmani accettino di dialogare coi cristiani, anzi con le altre religioni o con gli atei come me? Crede davvero che possano cambiare, ravvedersi, smetterla di seminar bombe?".
E ora aggiungo: il terrorismo islamico non è un fenomeno isolato, un fatto a sé stante. Non è una iniquità che si limita a una minoranza esigua dell'Islam. (Peraltro una minoranza tutt'altro che esigua. Si calcola che l'Europa disponga di ben quarantamila terroristi pronti a scattare. E non dimentichiamo che dietro ogni terrorista c'è una organizzazione precisa, una rete di contatti eccellenti, un oceano di soldi. Ergo, quel numero "quarantamila" va moltiplicato almeno per cinque anzi per dieci. E, stando alla matematica, così facendo s'arriva a duecentomila o quattrocentomila).
Il terrorismo islamico è soltanto un volto, un aspetto, della strategia adottata fin dai tempi di Khomeini (anzi fin dai giorni dei cinici accordi euro-arabi) per attuare la globale offensiva chiamata "Revival dell'Islam". Risveglio dell'Islam. Un risveglio che ancora una volta mira a cancellare l'Occidente, la sua cultura, i suoi principii, i suoi valori. La sua libertà e la sua democrazia. Il suo Cristianesimo e il suo Laicismo. (Sissignori, anche il laicismo. Forse, soprattutto il laicismo. Ma non l'avete ancora capito che il laicismo non può coabitare con la teocrazia?!?).
Un risveglio, insomma, che non si manifesta soltanto attraverso le stragi ma attraverso il secolare espansionismo dell'Islam. Un espansionismo che fino all'assedio di Vienna avveniva con gli eserciti e le flotte dei sultani, i cavalli, i cammelli, le navi dei pirati, e che ora avviene attraverso gli immigrati decisi a imporre la loro religione. La loro prepotenza, la loro prolificità. E tutto ciò sfruttando la nostra inerzia, la nostra debolezza, o la nostra buonafede. Peggio: la nostra paura.
Be': Papa Ratzinger, pardon, Benedetto XVI, lo sa meglio di me. Basta leggere i suoi libri, conoscere ciò che scrive sull'Europa, capire l'allarme che esprime nei riguardi dell'Europa, per concludere che lo sa meglio di me. Meglio di tutti noi. Il guaio è che si trova in una situazione difficilissima. Forse la più difficile che possa intrappolare un leader del nostro tempo. Difficile da un punto di vista teologico e filosofico. Difficile da un punto di vista politico e umano. Il fatto di stare a capo d'una Chiesa che basa il suo credo sull'amore e sul perdono, anzitutto. Che in termini ecumenici predica «ama- il-prossimo-tuo, quindi-pure- il-nemico-tuo-come te stesso». Poi il fatto di governare un'immensa comunità che, nei riguardi dell'Islam, anche nei suoi ranghi gerarchici è divisa cioè arroccata su opposte posizioni.
Pensi alla Caritas che raccatta i clandestini e magari li nasconde. Pensi ai frati Comboniani che con la sciarpa arcobaleno sulla tonaca bianca gli distribuiscono simbolici permessi-di-soggiorno. Pensi ai preti che sull'altare della loro chiesa permettono agli imam di celebrare il matrimonio misto e berciare Allah-akbar, Allah-akbar. (Come è successo, per esempio, a Torino). E infine il fatto d'essere l'immediato successore d'un Papa, Papa Wojtyla, che a parlare di Dialogo è stato il primo. Che con il comunismo e l'Unione Sovietica usava il pugno di ferro ma con l'Islam usava il guanto di velluto. Che gli imam li invitava ad Assisi. Che l'exterrorista e magnate di terroristi Yasser Arafat lo riceveva in Vaticano. E che contro Bin Laden non tuonava mai in modo diretto. (Padre Andrzej, mi dispiace dirlo a lei che è polacco e che con questa intervista si rivolge ai polacchi: so bene quanto è venerato Wojtyla in Polonia. E non a torto perché Wojtyla era un grand'uomo, un grande leader. Ma, su quel punto, secondo me sbagliava). Be', Ratzinger amava molto Wojtyla. Per stargli vicino, si sa, rinunciò perfino al desiderio di invecchiare nella sua Baviera e tornare al lavoro che gli piaceva di più cioè l'insegnamento. Inoltre lo sosteneva, lo consigliava. E si può forse pretendere che di punto in bianco imbocchi un'altra strada, sconfessi il sogno del dialogo? Eppure io ho fiducia in Ratzinger, in Benedetto XVI. È troppo intelligente per non rendersi conto che il Risveglio dell'Islam s'è ingigantito come all'epoca dell'Impero Ottomano, e che col suo fondamentalismo ha assunto i contorni d'un nuovo nazismo.
Che dialogare o illudersi di poter dialogare con un nuovo nazismo equivale a commettere lo stesso errore che l'Inghilterra di Chamberlain e la Francia di Daladier commisero nel 1938. Cioè quando, illudendosi di poter trattare Illudersi di poter dialogare con l'Islam è ripetere lo stesso errore che Francia e Gran Bretagna commisero nel 1938 quando, illudendosi di poter trattare con Hitler, firmarono il Patto di Monaco [PARLA ORIANA Col comunismo e l'Unione Sovietica Papa Wojtyla usava il pugno di ferro ma con l'Islam usava il guanto di velluto. Wojtyla era, sì, un grand'uomo. Ma, secondo me, su quello sbagliava Prima o poi (meglio prima che poi) Papa Ratzinger riempirà il vuoto. Il suo volto è buono, il suo sorriso è mite, ma i suoi occhi sono molto fermi. Molto risoluti. Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, è tra i più acuti interpreti della crisi d'identità europea Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II, sconfisse il comunismo e cercò il dialogo con l'Islam Il Corano, libro sacro dell'Islam, ordina il Jihad, la Guerra santa, contro i "cani infedeli" con Hitler, Francia e Inghilterra firmarono il Patto di Monaco e un anno dopo si ritrovarono con la Polonia invasa dai nazisti. È un uomo davvero raziocinante, Benedetto XVI.
Guardi come affronta, lui, l'irresolubile problema di conciliare la fede con la ragione. Capisce benissimo che nei riguardi dell'Islam il laicismo ha perso il treno! Che i laici a parole ma non a fatti sono mancati all'appuntamento loro offerto dalla Storia. Che soprattutto a Sinistra si sono messi dalla parte del nemico. Un nemico deciso ad estendere la sua ideologia teocratica all'intero pianeta. Altrettanto bene capisce che, mancando all'appuntamento loro offerto dalla Storia, quei laici hanno aperto una voragine. Hanno creato un vuoto da riempire. Non a caso penso che prima o poi, (meglio prima che poi), lui lo riempirà. Il suo volto è buono, il suo sorriso è mite, ma i suoi occhi sono molto fermi. Molto risoluti. Questo non significa aizzare Crociate, guerre di religione: l'accusa che mi rivolgono gli imbecilli in malafede. Non significa vendersi al Vaticano, tradire il laicismo. (Il mio laicismo, padre Andrzej, è a prova di bomba. Non di convenienza). Non significa insomma mettersi al servizio d'un Papa, invitarlo a sostenere il ruolo di Giovanni Sobieski che ai suoi soldati urla "Combattete per la Vergine di Czestochowa".
Non significa chiedergli di indossare l'armatura cara ai suoi predecessori rinascimentali, di sguainare la spada, tagliare la testa di chi la taglia a noi. E tanto meno significa spingere all'orrore dei pogrom.
Significa ricordare all'intransigenza della fede che l'autodifesa è una legittima difesa. Non un peccato. Significa sostenere che, quando è necessario, anche un sant'uomo può fare la voce grossa. Comportarsi come Gesù Cristo che al Tempio perde la pazienza e rovescia le bancarelle dei mercanti, magari gli tira anche un bel pugno sul naso. E per me significa scegliere bene il proprio alleato. Per me atea-cristiana (devota no ma cristiana sì) il Cristianesimo non è soltanto una filosofia di primaqualità, un pensiero al quale ispirarmi, una radice dalla quale non posso e non devo e non voglio prescindere.
È anche un alleato. Un compagnon de route. Di conseguenza, lo è pure chi lo interpreta ai massimi livelli. Cioè chi lo rappresenta. Sa, nel mio caso non si tratta di mischiare il sacro con il profano, il diavolo con l'acqua santa. Si tratta di esercitare la razionalità. L'autodifesa che è legittima difesa, e la razionalità. Infatti la cosa che mi ha dato più conforto negli ultimi tempi è stata l'intervista che l'acutissimo vescovo Rino Fisichella, il Rettore dell'Università Lateranense, dette al Corriere della Sera a proposito del mio sentirmi meno sola dacché leggo Ratzinger e Ratzinger è diventato Benedetto XVI.
Intervista che il Corriere pubblicò sotto il commovente titolo: "Ratzinger, Oriana: l'incontro di due pensieri liberi". Più che un'intervista, una sentenza. Un verdetto.
"Non la stupisce" gli chiede subito l'intervistatore "questa concordanza con il Papa da parte di una donna che si definisce atea?". E Fisichella, pardon, il vescovo Fisichella, risponde: "Non mi stupisce. Anzi mi conferma la possibilità, sempre offerta a tutti, d'un vero incontro sulla base della Ragione. La Forza della Ragione è un titolo famoso della Fallaci, ma anche un'espressione che ricorre negli scritti del teologo Ratzinger. Come del resto ricorre nell'Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II".
E quando l'intervistatore gli chiede quale sia il segreto di quell'intesa sulla base della Ragione, risponde: "Nel caso della Fallaci e del Papa che si incontrano nel giudizio sulla crisi dell'Europa e dell'Occidente, il segreto sta nella Libertà. Sappiamo quanto la Fallaci tenga alla sua autonomia di giudizio che è forse la qualità che più le ha permesso di fare storia nel giornalismo e nella narrativa. E ugualmente sappiamo quanto il teologo Ratzinger sia sempre stato libero dalle idee ricevute nonché incurante del politically correct".
Infine, alla domanda che - dice- sulla- battuta- della- Fallaci "Se un'atea e un Papa sostengono la medesima cosa, significa che in quella cosa dev'esserci qualcosa di vero", risponde: "Dico che, se si pensa davvero, ci si incontra. Dico che, se si va oltre le diverse forme di relativismo cui siamo abituati, se si superano gli schematismi e i pensieri deboli, si arriva a un'unità profonda. Anche se partiamo da luoghi diversi".
Sacrosante parole a cui non ho da aggiungere una virgola, e su cui tanti dovrebbero riflettere un po'. (Non dico quanto ho riflettuto io sulla geniale raccomandazione che Ratzinger rivolge ai non credenti: "Comportatevi come se Dio esistesse, veluti si Deus daretur"... Si stancherebbero troppo. Ma una pensatina, sì).
Qual è la sua opinione sulla guerra contro il terrorismo attualmente condotta dagli Stati Uniti?
Senta, padre Andrzej: un mese prima che scoppiasse la guerra in Iraq scrissi per lo Wall Street Journal e per il Corriere della Sera un articolo intitolato "La Rabbia, l'Orgoglio, e il Dubbio". Articolo dove, insieme a molte altre cose per cui sono stata messa alla gogna anzi crucifissa, dicevo questo: "E se l'Iraq diventasse un secondo Vietnam? E se dalla sconfitta di Saddam Hussein nascesse una Repubblica Islamica dell'Iraq cioè una copia della Repubblica Islamica dell'Iran khomeinista? La libertà e lademocrazia non si possono regalare come due pezzi di cioccolata. Specialmente in un paese, in una società, che di quei concetti ignora il significato.
La Libertà bisogna conquistarcela. E per conquistarcela bisogna sapere cos'è. Bisogna capirla, bisogna volerla. La democrazia, ovvio, lo stesso. Forse mi sbaglio, ma gli iracheni io li lascerei bollire nel loro brodo".
Sbagliavo? Temo di no. D'accordo, provo conforto a vedere che Saddam Hussein è caduto dal trono con la sua banda. Provo soddisfazione, anzi un goccio di sia pur perplessa speranza, a pensare che anche ignorando cos'è la democrazia tanti iracheni e tante irachene siano andati a votare. Ma, visto il prezzo che stanno pagando e che stiamo pagando, visti i morti che a entrambi ci costa, continuo a credere che sarebbe stato meglio lasciarli bollire nel loro brodo. In Iraq gli Stati Uniti si sono impantanati come si impantanarono in Vietnam. Nel pantano il cancro dell'antiamericanismo è diventato più velenoso quindi più pericoloso del falso pacifismo che gli arcobalenisti sventolano da una parte sola. E per capirlo basta un esempio che indigna: ad ogni strage di piccoli iracheni assiepati intorno al Marine che distribuisce le caramelle, gli imbecilli in malafede scrivono che «gli americani si fanno scudo dei bambini». Parole che, inutile dirlo, aiutano non poco i Bin Laden e gli Zarqawi. Quasi ciò non bastasse, l'Iran di Khomeini è uscito allo scoperto imponendo le sue centrali nucleari ed eleggendo presidente il bieco individuo che a Teheran capeggiò il sequestro degli ostaggi americani presi all'Ambasciata. Il petrolio sale, e con l'aiuto dell'Iran la Repubblica Islamica dell'Iraq incombe sempre di più. Detto questo, cioè ammesso che la frittata è ormai fatta, affermo che attribuire il terrorismo alla guerra in Iraq è un errore anzi una frode per ingannare gli stolti. Accidenti, l'Undici Settembre del 2001 la guerra in Iraq non c'era. La guerra che l'Undici Settembre ci venne dichiarata ufficialmente da Osama Bin Laden, invece, c'era già. Da decenni i figli di Allah tormentavano l'Europa e l'America e Israele con le loro carneficine.
Ricorda quelle che anche in Italia subivamo ad opera degli Habbash e degli Arafat? Oh, lo capisco a che cosa mira la sua domanda. Mira alla faccenda del ritirare le truppe dall'Iraq. E le rispondo: non è imitando l'irresponsabile e insopportabile Zapatero che il terrorismo islamico cesserà o diminuirà. Al contrario. Ogni volta che un contingente si ritira, l'Europa dà un'altra prova di debolezza, di paura. Ed oltre ad abbandonare gli iracheni nelle grinfie di Al Qaeda e dell'Iran, ogni volta affondiamo la vanga dentro la fossa che ci stiamo scavando con le nostre stesse mani. Per andarcene, per tentar di rimediare alla frittata ormai fatta, ci vorrà tempo. E parecchio cervello.
A suo avviso definire l'Islam "una religione di pace" e dire che il Corano insegna la misericordia è una sciocchezza. Perché?
Perché a parte quattordici secoli di Storia, (secoli durante i quali l'Islam non ha fatto che scatenar guerre ossia conquistare e sottomettere e massacrare), lo dice il Corano. È il Corano, non mia zia, che chiama i non-mussulmani «cani infedeli». È il Corano, non mia zia, che li accusa di puzzare come le scimmie e i cammelli. È il Corano, non mia zia, che invita i suoi seguaci a eliminarli. A mutilarli, lapidarli, decapitarli, o almeno soggiogarli. Sicché se in Arabia Saudita ti fai beccare con una crocetta al collo, un santino in tasca, una Bibbia in casa, finisci in galera o magari al cimitero. E se in Sudan sei un povero africano o una povera africana che prega la Madonna, finisci almeno coi ceppi ai polsi ed ai piedi cioè in stato di schiavitù. Ma volete mettervela in testa questa semplice, inequivocabile, indiscutibile verità? Tutto ciò che i mussulmani fanno contro di noi e contro sé stessi è scritto nel Corano. Richiesto o voluto dal Corano. La Jihad o Guerra Santa.
La violenza, il rifiuto della democrazia e della libertà. L'allucinante servitù delle donne. Il culto della Morte, il disprezzo della Vita.
E non mi risponda come i furbacchioni del presunto Islam Moderato, non mi dica che il Corano ha versioni varie e diverse. Gira e rigira, in ogni versione la sostanza è la stessa. E dove si nasconde, in quella sostanza, la "religione di pace"? Dove si nasconde "la misericordia di Allah"? Io non la capisco la deferenza con cui voi cattolici vi riferite al Corano. Io non lo capisco l'ossequio che manifestate verso Maometto. Manco Cristo e Maometto fossero due amiconi che bisbocciano insieme in Paradiso o nel Djanna. Non lo capisco il vostro insistere con la scappatoia del Dio Unico.
Domenica 17 luglio, in una chiesetta della provincia di Varese, un parroco ha invitato un bambino mussulmano a pregare Allah poi ha concluso la Messa dichiarando quasi minacciosamente ai fedeli:
"E badate bene che chi non vuole chiamare Padre anche Allah, non è degno di recitare il Pater Noster".
Ma come?!? Allah non ha nulla a che fare col Dio del Cristianesimo. Nulla. Non è un Dio buono, non è un Dio Padre. È un Dio cattivo. Un Dio Padrone. Gli esseri umani non li tratta come figli. Li tratta come sudditi, come schiavi. E non insegna ad amare: insegna a odiare. Non insegna a rispettare: insegna a disprezzare. Non insegna ad essere liberi: insegna a ubbidire. Basta leggere le Sure sui cani-infedeli per rendersene conto. Ad esempio le quattro in base alle quali, nel lercio libretto scritto dal mussulmano (naturalizzato ita - liano) che butta i crocifissi dalla finestra e che definisce la Chiesa cattolica "un'associazione a delinquere" (ma nessuno lo processa), i mussulmani vengon sollecitati a castigare la Fallaci cioè ad eliminarla.
No, no, il nostro primo nemico non è Bin Laden. Non è Zarqawi. Non sono i terroristi e i tagliateste. Il nostro primo nemico è quel libro. Il libro che li ha intossicati. Ecco perché dico che il dialogo con l'Islam è impossibile e respingo la fandonia dell'Islam Moderato, cioè l'Islam che ogni tanto si degna di condannare le stragi però alle condanne aggiunge sempre un "se" o un "ma".
Ecco perché la convivenza col nemico che trattiamo da amico è una chimera, e la parola "integrazione" è una bugia. Ecco perché illudersi di poter trattare con loro equivale a firmare il Patto di Monaco con Hitler, a ripetere l'errore di Chamberlain e di Daladier. Ecco perché parlo sempre di nazismo islamico e mi rifaccio a Churchill che diceva: «verseremo lacrime e sangue».
Ecco perché sostengo che il loro nazismo non è una questione di razza, di etnia: è una questione di religione. Giuridicamente, infatti, molti sono davvero nostri concittadini. Gente nata in Inghilterra, in Francia, in Italia, in Spagna, in Germania, in Olanda, in Polonia, eccetera.
Individui cresciuti come inglesi, francesi, italiani, spagnoli, tedeschi, olandesi, polacchi, eccetera.
Giovani che hanno studiato o studiano nelle nostre scuole medie e nelle nostre università, che parlano bene le nostre lingue, che giocano a football o a cricket e frequentano le discoteche e le palestre. Che non di rado bevono il vino e la birra e la vodka. Che sembrano davvero inseriti nella nostra società. A colpo d'occhio lo sembrano, sì. Non portano nemmeno la barba.
Intanto, però, trattano le loro donne (e anche le nostre) come le trattano. Le picchiano, le umiliano, a volte le ammazzano. E, quando mettono piede in moschea, si fanno ricrescere la barba. Ascoltano l'imam che predica la Jihad, studiano cioè imparano a memoria il Corano, e paf! Diventano aspiranti terroristi poi allievi terroristi poi militanti terroristi. Mentre quelli che non lo diventano, i cosiddetti moderati, farfugliano i loro ambigui "se" o "ma" o "però". (E in Israele pretendono addirittura di modificare l'inno e la bandiera).
Padre Andrzej, a me le statistiche sono antipatiche. Tuttavia non possono essere ignorate, e dall'inchiesta che dopo la strage di Londra è stata condotta per il Daily Telegraph risulta che il 24% dei mussulmani inglesi ammette di "provar simpatia per i sentimenti e i motivi che hanno portato alla strage del 7 luglio". Il 46% dei moderati capisce "perché quegli ex sbarbati si comportano in tal modo". Il 32% ritiene "che i mussulmani debbano porre fine alla decadente civiltà Occidentale".
Il 14% confessa "di non sentirsi in dovere d'avvertire la polizia se sanno che è in preparazione un attentato, e ancor meno se un imam incita alla Guerra Santa".
Quasi non bastasse, da un rapporto governativo indicato come "The Next London Bombing" risulta che in Gran Bretagna vi sono sedicimila mussulmani impegnati in attività terroristiche, e che la metà dei giovani mussulmani intervistati si dicono "ansiosi di passare alla violenza per eliminare la nostra immorale società".
Per giudicare senza statistiche basta leggere ciò che è emerso dall'arresto del terrorista di cittadinanza inglese e nazionalità etiope o eritrea Hamdi Issac: arrestato a Roma dov'era vissuto per cinque anni insieme alla numerosa famiglia. E dove anche i suoi fratelli con regolare Permesso di Soggiorno sono finiti in carcere per rilascio di passaporti falsi a scopo terroristico.
Ma lo sa che in Italia quell'Issac c'era arrivato (con falso passaporto somalo) come "rifugiato politico"? Lo sa che a Londra aveva abitato sei anni a spese dello Stato Britannico da cui riceveva sussidi anche per l'alloggio?
Lo sa che la cittadinanza britannica gliela avevano data senza batter ciglio e senza accorgersi che il suo nome era falso?
Lo sa che insieme agli altri tre (anche loro naturalizzati cittadini britannici, anche loro mantenuti col sussi - dio statale) e insieme al suo boss Muktar Said Ibrahim (anche lui naturalizzato cittadino britannico, anche lui mantenuto col sussidio statale) confezionava esplosivi cui si divertiva ad aggiungere chiodi e bulloni e lamette per far più male? («Ma lui dice che non voleva uccidere nessuno. Voleva fare soltanto un'azione dimostrativa» ha dichiarato la fascinosa avvocatessa che lo Stato italiano gli ha fornito a spese dei contribuenti).
Padre Andrzej, le dà fastidio udire certe cose: vero? Le ripugna vedere in tanti nostri ospiti una nuova Hitler-Jugend che applica il suo Mein Kampf: vero? E trova eccessivo che in loro io veda un pericolo per l'Occidente e il resto dell'umanità: vero?
Allora le rammento che a installare il nazismo in Germania, in Europa, non fu l'intero popolo tedesco. Fu la non esigua minoranza di sciagurati che al profeta Adolf Hitler guardava come i terroristi di oggi guardano al profeta Maometto.
E se crede che sia ingiusto darne la colpa a una religione anzi a un libro, pensi al ragazzo americano che i Marines catturarono coi Talebani durante la guerra in Afghanistan. Americano, ripeto. Californiano. Losangelino con la pelle bianca come il bianco dell'uovo sodo, e di educazione laico-cristiana. Non marocchino o tunisino o saudita o senegalese o somalo. Con la pelle scura.
Ma un giorno quel losangelino aveva messo piede in moschea, aveva detto: «Mammy, daddy, voglio studiare il Corano». Poi era andato in Pakistan, il Corano se l'era imparato a memoria, il cervello se l'era fatto lavare dagli imam, ed era finito coi Talebani a Kabul. Padre Andrzej, è questa la mia risposta al suo ultimo perché. E so bene che a dargliela rinforzo il rischio di andare in galera per reato di opinione mascherato con l'accusa di "vilipendio all'Islam".
So bene che insieme alla galera rischio la vita cioè sfido ancora di più la nuova Hitler-Jugend che vorrebbe ammazzarmi.
So altrettanto bene che neanche noi siamo stinchi di santo. Che nella nostra Storia anche noi ne abbiamo combinate di cotte e di crude.
Ma oggi il pericolo non siamo noi. Sono loro. È il loro libro. E visto che nessuno lo dice, visto che qualcuno deve dirlo, lo dico io. Col che saluto i polacchi che attraverso la sua traduzione ci hanno seguito. Saluto Lei, e la ringrazio d'avermi ascoltato.
venerdì 10 settembre 2010
giovedì 9 settembre 2010
Faccia a faccia con il demonio
“Sesso, divorzio, aborto, occultismo: ecco come riesco a portare gli uomini all’Inferno…”
Proseguendo la nostra campagna di comunicazione denominata ‘Non praevalebunt’, promossa per mettere in guardia le anime dall’esistenza reale dell’inferno e del rischio di imbattersi in possessioni diaboliche a causa del peccato e di diverse forme di occultismo, pubblichiamo l’introduzione e il testo di un colloquio intrattenuto dal compianto esorcista Don Giuseppe Tomaselli (nella foto) con uno spirito infernale interrogato con l’autorità della Chiesa durante una preghiera di liberazione. Le domande sono evidenziate in grassetto, come avviene normalmente per tutte le altre interviste pubblicate sul nostro giornale, mentre le risposte sono virgolettate.
di Don Giuseppe Tomasselli
Il Sommo Pontefice Paolo VI, in uno dei suoi illuminanti discorsi, il 15 novembre 1972, accennò al demonio ed al male che esso produce nel mondo. Contro il detto Papa ci fu una levata di scudi, certamente da parte di ignoranti e degli irreligiosi: ma ancora la Chiesa parla del demonio? Ancora si crede a certe dicerie dei secoli scorsi? E’ in circolazione un libretto, dal titolo “Interviste col maligno”. Ho pensato che potrei scrivere anch’io un libretto sul delicato argomento, in quanto da cinquant’anni in qua (1934-1984) ho esercitato il compito di esorcista ed anzi ho avuto non poche volte l’occasione di vedere il demonio, in forma umana, di lottare direttamente con lui, anzi di essere stato preso più volte per il collo e maltrattato. Ho potuto studiarlo, come si vedrà in questo scritto, nelle varie manifestazioni. Inoltre sono stato e sono Direttore Spirituale di anime mistiche, le quali sogliono essere bersaglio diretto e terribile del demonio in persona, e come Direttore di tali anime ho potuto constatare fatti, che sembrerebbero inimmaginabili, eppure io sono stato testimonio per decine e decine di volte. Per svolgere il tema ho dovuto impostare l’intervista in forma ideale, né potrebbe farsi diversamente; però quanto si verrà esponendo corrisponde ai detti ed ai fatti, di cui io sono stato testimonio oculare, auricolare e parte direttamente interessata.
Melid, intratteniamoci in conversazione, per fare un’intervista. So per studio e per esperienza che tu operi sempre per il male, poiché sei confermato nel male e non puoi volere altro che il male. Ma so anche che pur volendo sempre il male, indirettamente, contro tua voglia, per disposizione divina puoi cooperare al bene, così avviene che tante volte tenti al male e chi vince le tue tentazioni si arricchisce di meriti eterni. Quest’intervista potrà operare molto bene, ed io prego Dio che ti costringa a rispondere ai quesiti che ti presento.
“Ebbene, Pretaccio, cosa chiedi? Non dimenticare che tu parli con Melid! E dimmi: come sai che io mi chiamo Melid?”.
Me lo dicesti tu stesso al nostro primo incontro tanti anni or sono. Anzi, allora eravate in due, tu ed il tuo aiutante Ofar. Allora ti chiesi: Come mai siete in due? Voi di solito andate in giro per il mondo o in uno o in tre o in sette e tu mi rispondesti indispettito: Cosa sai tu di questi numeri? - Prima di andare avanti con l’intervista, ti rivolgo una domanda in apparenza inutile, anzi piuttosto sciocca: Tu, Melid, in qualità di demonio, esisti o no?
“Ignorante! E come potrei non esistere?”.
Quando ti conviene, dici che esisti; in caso contrario, fai dire sfacciatamente che non esisti. Comunque, dimmi Melid, prima di essere demonio chi eri?
“Ero un alto ufficiale della Corte Angelica, un Cherubino, ed ora sono un ufficiale di Satana”.
Ma come ti sei deciso a lasciare il Paradiso ed a piombare nell’Inferno? Non sapevi che c’era preparato l’inferno, perché ti sei azzardato a ribellarti a Dio?
“Lui, l’Altissimo, disse a me ed ai miei compagni che ci avrebbe messi alla prova, non ci disse che ci avrebbe punito con l’inferno, nel fuoco eterno; ed è fuoco, fuoco!”.
E quale fu la prova alla quale foste messi tutti gli Angeli?
“Accettare che il figlio dell’Altissimo avrebbe presa la natura umana e noi, di natura angelica, che è di gran lunga più nobile di quella umana, avremmo dovuto umiliarci davanti a Lui e adorarlo. Lucifero, che splendeva come il sole nel firmamento, si ribellò: ‘Se si farà uomo, disse, non lo servirò, sarò a lui superiore!’. Apparve durante la prova la figura di un uomo”.
La figura di quest’uomo era coronata di spine o era in Croce?
“No; era la figura d’un semplice uomo. Grandi schiere di Angeli eravamo del parere di Lucifero. S’ingaggiò una lotta terribile tra Michele e Lucifero e tra fuoco e zolfo d’un colpo precipitammo nel pozzo infernale”.
Bel guadagno facesti quel giorno, infelice angelo ribelle! Ora sei pentito del male fatto?
“Pentito? Giammai! Lui, l’Altissimo, non doveva umiliarsi così! Io odio e odierò per sempre il Cristo, perché per Lui mi trovo nell’inferno. Come è ingiusto questo Dio! Un solo peccato io ho fatto e sono condannato nel fuoco eterno; mentre voi con tanti peccati ed assai gravi avete quella Donna (…la Madonna…). L’avessimo avuta anche noi!”.
Nell’inferno come siete organizzati?
“Il Cristo vi diede qualche idea, quando gli fu rinfacciato che scacciava i demoni per l’appoggio di Belzebul, dicendo: ‘Come può Satana andare contro Satana. Un regno diviso in se stesso va in rovina, mentre il regno di Satana perdura’. Nell’inferno c’è il vero regno di Satana; Lucifero ne è il capo, il despota. Quelli che eravamo ufficiali di Corte Angelica, ora siamo ufficiali delle schiere infernali. Ero un cherubino ed oggi sono un alto ufficiale del regno di Satana, con il compito più lucroso ed interessante, che è quello di spingere all’impurità’.
Voi demoni non avete bisogno di dormire, di procurarvi il pane quotidiano e non potete sentire il peso della stanchezza. Come svolgete la vostra attività?
“Odiando Dio e rodendoci di rabbia e di gelosia contro le creature umane. Sfogando l’odio verso Dio, dovremmo sentire del piacere; invece tutto aumenta la nostra sofferenza”.
Chiedo un’altra delucidazione. Voi demoni state sempre nel pozzo della fornace ardente o potete anche uscirne?
“Per permissione dell’Altissimo, Lucifero può mandare demoni in giro per il mondo. Tu da Prete, sai che non si possono scrutare i disegni divini. I demoni che vagano per il mondo, continuano a soffrire, perché sono sempre sotto la mano punitrice di Dio. Però andando in giro per il mondo, possono avere dei sollievi”.
Comprendo in qualche modo questa situazione, perché Gesù disse: ‘Quando un demonio esce da un uomo, va in giro in cerca di riposo’. E poi tu stesso, Melid, me lo facesti comprendere, quando durante un esorcismo mi chiedesti: ‘Dimmi dove devo andare e me ne vado!’. Và in alto mare nel corpo di qualche pesce, ti dissi. Tu mi rispondesti: ‘Io cerco uomini’. Ed io soggiunsi: ‘E perché non vuoi andare nel corpo del pesce?’. ‘Mi rispondesti: e perché non vai tu a riposare nel corpo delle bestie?’. Dunque, voi demoni che andate vagando per il mondo, pur soffrendo senza interruzione per il vostro stato di dannazione, potete avere degli alti e bassi di sofferenza. Voi demoni, quando andate in giro per il mondo, se Dio lo permette, potete impossessarvi di un corpo umano; ne sono prova gli ossessi; nel Vangelo si parla spesso di questi infelici ossessi. Quando non potete impossessarvi degli uomini, v’impossessate delle bestie, come faceste a Gerasa, al tempo di Gesù, entrando nel corpo di quei maiali che pascolavano. Potete anche impossessarvi di certi luoghi, come potrebbe avvenire nelle stanze ove si fanno le sedute spiritiche, ed ivi potete produrre fenomeni strani e terrificanti, per cui si rende necessaria l’opera sacerdotale con particolari benedizioni…
“Hai altro da chiedere?”.
Ancora sono all’inizio. Ti presento una mia constatazione, frutto di esperienza, che riguarda l’ossessione di uomini e di donne. Dato che nel corpo umano godi di un certo riposo, quando ti è permessa l’ossessione, tu fai il possibile per rimanere nel corpo umano e ricorri alle tue numerose astuzie; prima di tutto fai il possibile per non farti riconoscere come demonio, per non essere cacciato. Scegli corpi umani che abbiano qualche malessere, così la gente invece di badare all’ossessione bada alla malattia; nel corpo di certi ossessi ci può essere quindi la malattia e l’ossessione; per non farti cacciare, sovente dici: ‘Sono uno spirito buono e son venuto per aiutare tutta la famiglia’. Tu temi gli esorcismi e, quando sei scoperto, trai in inganno il Sacerdote esorcista sforzandoti di far comprendere l’inutilità degli scongiuri religiosi, cosicché il Sacerdote, non vedendo alcun frutto, lascia gli esorcismi. Anche con me talvolta hai usato questa tattica ed ho cercato di non cadere nella tua rete. Ricordi Melid, quell’uomo che da più di vent’anni tenevi nell’ossessione? Ebbene, ogni giorno facevo l’esorcismo; tu resistevi; cominciai a farlo due volte al giorno ed allora, irato, dicesti: ‘Basta! Non ne posso più! Preferisco ritornare nel pozzo infernale’. Tra le insidie degli ossessi c’è anche questa: quando vieni scoperto sovente dici: ‘Sono l’anima della tale persona uccisa’. Ricordi, Melid, quando in un esorcismo domandai: ‘Chi sei?’. Mi rispondesti: ‘Sono il maresciallo Bluetti di Palermo, ucciso sedici anni fa’. Man mano che incalzavano le preghiere, ti rivelasti: ‘Si, sono il demonio! E perché vuoi cacciarmi? Che male faccio a questa creatura? Melid, vorrei sapere perché voi demoni preferite ritornare nell’inferno, anziché subire gli esorcismi…
“Quando siamo nell’inferno la sofferenza è grande; durante l’esorcismo la sofferenza è grandissima. Nell’inferno siamo, per così dire, lontani da Dio; durante l’esorcismo siamo vicini alla Divinità ed aumenta la sofferenza, come quando c’è una fornace ardente; più ci si avvicina e più aumenta il calore”.
Chi l’avrebbe mai detto che tra te, Melid, e me avrebbero dovuto attuarsi tanti rapporti, non di buona amicizia, ma di vicendevole lotte? E che lotte! Più volte mi chiedo, scherzando: ma Melid come mai sente tanta attrattiva verso di me? Mi segue di notte e di giorno per tormentarmi nello spirito e nel corpo. Tu, o demonio, sei tanto industrioso nel disturbarmi, però essendo angelo delle tenebre, preferisci molestarmi o apparirmi nelle ore notturne.
“Pretaccio, ci vuole poco a comprendere il motivo della mia condotta nei tuoi riguardi. Io lavoro per strappare anime a Dio e tu lavori per rubarmi anime. Spendi la tua vita a scrivere e diffondere libretti religiosi popolati ed i lettori credono ciò che tu scrivi”.
Ma se tu sei potente, allorché scrivo contro di te libri e ne ho scritti quattro direttamente contro di te, perché non mi paralizzi la mano?
“Non posso. Quel tale (Dio) non lo permette”.
Ricordati, Melid, cosa facesti un paio di mesi addietro? Stavo per levarmi dal letto, erano le ore sei, venisti nella mia camera arrabbiato e mi afferrasti per il collo; avresti voluto strozzarmi. Io sentivo le tue manacce al collo e nelle altre parti del corpo. La lotta fu forte…
“Ma vincesti tu, perché il Cristo ti ha dato un’arma alla quale non posso resistere. E’ l’invocazione del Sangue di Cristo, invocazione, che tu ininterrottamente ripeti quando sono addosso a te. Quella mattina tu avevi pronti per la spedizione due mila libri e per questo motivo ti piombai addosso”.
Mentre siamo nell’argomento delle tue manifestazioni dirette, chiariscimi qualche circostanza un poco oscura. La notte dl 24 maggio 1963, venisti nella mia camera. Eri sotto le sembianze di una donna, anzi un donnone. Ti sei gettato addosso a me. Io cercai di resistere, come al solito; in un dato momento mi rendesti del tutto immobile. Allora mi toccò subire il tuo assalto. Tu sai che quando noi due lottiamo, istintivamente ti do’ dei morsi alle mani e alle braccia, con le mie mani ti tocco, però quando ti do’ i morsi, coi denti non stringo nulla. Come mai che con le mie mani ti tocco, ovvero sento le tue membra che toccano me, e con i denti non stringo nulla?
“La spiegazione l’avesti quella stessa notte. Subito dopo l’assalto di quella donna, tu mi vedesti in forma umana presso il tuo letto. Allora facesti uno studio su di me. Ti fermasti ad osservare la mia carnagione, i nervi, le vene e l’ossatura. Vedevi il corpo umano, in pelle ed ossa. Ti venne l’istinto di toccarmi; appena la tua mano toccò la mia mano, sull’istante io scomparvi e tu rimanesti solo in camera. Noi demoni, sebbene ribelli, abbiamo conservata la nostra natura angelica, con l’intelligenza, che supera ogni intelligenza umana. Conosciamo tanti segreti di natura, per cui possiamo prendere qualunque forma sensibile e possiamo anche far vedere ciò che non esiste fisicamente o non far vedere ciò che esiste oppure far provare o no le varie sensazioni. Il corpo di quella donna che sentivi addosso ed il corpo umano che vedesti, non esistevano come tali, però agivano come se esistessero fisicamente”.
Perché questo assalto avvenne in quella notte?
“Per uno sfogo di rabbia contro di te, perché il giorno precedente eri stato ricevuto dal Papa in udienza privata ed avesti modo di fargli le tue confidenze, cosa che mi era dispiaciuta”.
Mi pare che tanti assalti me li fai a proposito ed a sproposito. Ricordi, Melid, che anni or sono mi assalisti nel cuore della notte? Venisti nella mia stanzetta, al solito ti avventasti al collo, ma potesti fare poco, perché come tu vedesti, apparve una mano minacciosa sulla spalla del mio letto e tu, dopo pochi minuti, dovesti lasciarmi e partire. Ed alla fine di luglio del 1983, quando ero a Fiuggi, nella Pensione Santa Chiara, perché venisti a lanciare una bomba a mano nella mia stanza? Che colpo e che esplosione! Io dissi: questa volta Melid avrà fracassato lavandino, specchi ed altro! Invece tutto rimase intatto.
“Volli disturbarti perché a Fiuggi con le tue quotidiane conferenze vespertine, mi strappasti delle anime, che avevo io e ritornarono a Cristo”.
Melid, ci fu un lungo periodo in cui i tuoi assalti erano molto frequenti.
“Certamente, perché allora scrivevi libri senza interruzione, stando nella quiete di una montagna. Ad ogni libro che scrivevi, aumentava la mia rabbia, allora ti assalivo anche in forma di ossessione”.
A proposito, in quel tempo ebbi la voglia di constatare come t’impossessavi di me. Gesù mi accontentò. Una sera, mentre mi disponevo al riposo, trovandomi nella mia stanzetta, all’improvviso udii come l’appressarsi di un ciclone, preceduto da un sibilo acuto, all’altezza di un metro dal letto. Contemporaneamente fui in tuo possesso e mi trovai in un antro diffuso di penombra. Eravate in tre, con la faccia nera. Gli altri due si misero a sedere e guardavano la scena della lotta che si svolgeva tra noi due. La lotta fu forte e si protrasse per dieci minuti poiché appena mi lasciasti controllai l’orologio. Melid, quante seccature mi procuri e sotto quante forme ti manifesti a me, anche lungo le vie, come facesti; in questa mia città, proprio in piazza; nella nottata a Firenze, nel ricovero, sotto forma di guardia notturna. Vorrei sapere che vantaggio hai quando moltiplichi le seccature su di me. Se sto a letto, ecco uno squillo di campanello sotto le coperte, ovvero sotto forma di sparviero, batti le ali fortemente e ripetutamente sul guanciale, oppure ti corichi al mio fianco e mi fai sentire anche i tuoi respiri. Ed inoltre che gusto quando lungo il giorno mi regali dei pugni alle spalle, oppure come un ragno m’invadi la faccia e ricordo anche quando mi facesti sentire un grosso ago, che partendo dalla sommità del capo, mi traforò testa e faccia fin sotto il mento! In realtà non c’era nulla, ma mi facesti sentire il dolore di una vera trafittura. E che gusto hai quando mi fai sentire la tua vociaccia sguaiata?
“Pretaccio, ci vuole così poco a comprendere! Siccome tu mi produci delle seccature con le varie forme di apostolato, io mi disobbligo con altrettante seccature. Piuttosto, non hai paura di me? Io sono Melid ed ho tanta possibilità di ridurti un cencio!”.
Veramente solo qualche volta ho avuto un po’ di tremarella alla tua presenza, ma subito mi scomparve, pensando che tu non sei libero e non puoi scostarti un palmo dalla volontà di Dio. Difatti quando mi hai minacciato, ti ho detto sempre: Non ho paura! Se Dio te lo permette, agisci pure; diversamente non puoi farmi nulla. Ricordi la minaccia fattami l’altra volta? ‘Pretaccio, vedrai ciò che ti farò questa notte!’. La notte ti aspettavo e venisti, ma non potesti entrare nella mia stanza; battevi alla porta, ma non potevi entrare. Melid, entriamo in altro argomento. Tu sai come Gesù si sceglie delle anime direttamente e le mette nello stato mistico. Costoro sono il battaglione d’assalto contro voi demoni. Hanno le stimmate, la corona di spine, godono di tante visioni celesti. Soffrono però assai perché devono salvare moltissime anime. Voi demoni le conoscete una ad una queste anime privilegiate.
“E si che le conosciamo, le seguiamo singolarmente notte e giorno, come conoscevamo e seguivamo Padre Pio. Se il lavorio di Cristo in tali anime è di cento gradi, il nostro lavorio diabolico è almeno di novanta gradi. Noi lottiamo direttamente le anime mistiche ed indirettamente lottiamo contro il Direttore Spirituale di ognuna di esse. Io so che tu sei stato da lunghi anni e lo sei ancora Direttore Spirituale di parecchie anime privilegiate. Questo tuo compito deve farti comprendere la rabbia che sento verso di te. Ed ora cosa vorresti sapere?”.
Soltanto qualche delucidazione. Non ti accenno la storia delle diverse anime mistiche; mi soffermo solo su di una di esse, che seguo e dirigo da circa trentacinque anni. Tu sai di chi intendo parlarti, di quella donna, martire della Vocazione Religiosa. Dall’infanzia Gesù si manifestava e la scelse quale vittima straordinaria. Gesù le ispirò il forte desiderio di divenire Suora, secondo la foggia dei vari Monasteri; ma per la tua malvagia opera non riusciva a professare e veniva cacciata senza pietà da tutte le Comunità. Tu, Melid, ricordi ciò che avvenne a Torino, nell’Istituto delle Suore di Sant’Anna, nei pressi del Rondò? Nel periodo in cui aveva indossato l’abito religioso, tu ogni sera, mentre la Comunità era a riposo, aprendo le porte chiuse ed il portone di ingresso, afferravi la giovane e con essa sulla motocicletta per qualche ora andavi in giro per la città. Gli abitanti del vicinato erano scandalizzati a vedere un giovanotto, che eri tu, andare in giro con una giovane, vestita con l’abito religioso. La storia si ripeteva ogni notte verso le ore undici. Fu informata la Superiora, che non voleva credere, finché un giorno davanti a molte persone presentò tutta la Comunità, dicendo: indicatemi tra le presenti la giovane che avete accusata. Tutti a dire: E’ quella! E’ Quella! L’indomani un telegramma informò i parenti della giovane, al quale fu cacciata. Ricordi ancora Melid, come quella giovane fu accettata in prova nella Comunità delle Suore a Castelfidardo? Anche lì facesti il resto. Un giorno, mentre le Suore erano nel Coro per l’ufficiatura, ti presentasti in forma umana e la Superiora ti poté vedere. All’improvviso togliesti l’abito alla giovane e la lasciasti nel Coro in mutandine. Tutte le Suore scapparono inorridite ed al più presto la giovane fu mandata a casa. Tu, Melid, t’incaponivi ed anch’io mi incaponivo nell’ardua impresa, in qualità di Direttore Spirituale. Cercai un Monastero di Clausura, informai di tutto l’Abbadessa, la quale si decise ad ammetterla in Comunità. Anche qui continuarono le vessazioni diaboliche, più forti e più frequenti che altrove. Io moltiplicavo le mie visite in questo Monastero. L’Abbadessa mi confidava tutto e sembrava coraggiosa, anche quando tu ti facevi vedere ad essa apertamente. La giovane era allenata ai tuoi malvagi colpi e gliene preparavi uno piuttosto strano. Era stata ammessa alla vestizione religiosa; alcuni giorni prima le tagliasti la chioma dei capelli, che al presente io tengo conservata come ricordo. Questo fatto mise in apprensione l’Abbadessa, perché durante la funzione era prescritto il taglio con le forbici di tre ciocche di capelli, cosicché al momento prescritto dovette fingere di tagliare i capelli che non c’erano. Dimmi Melid, che scopo avevi allorché tagliasti la chioma?
“Un giorno la giovane aveva fatto un atto di vanità per la sua bella chioma castana e l’Altissimo mi permise quel taglio come riparazione all’atto di vanità”.
Ma non ti fermasti qui; la notte la portavi in giro per la città. In conclusione, la martire della Vocazione Religiosa fu cacciata dal Monastero. Fu mio dovere interessarmi al caso. Nella città di mia dimora conoscevo un ottimo Sacerdote, Parroco. Lo informai di tutto, lui prese a cuore il caso pietoso e l’affidai a lui, dicendogli; se capiteranno fatti strani, mi chiami al telefono e subito verrò, perché so il da fare. Non passò molto e una mattina il Parroco mi chiamò al telefono: venga subito qui. Eravamo in due sacerdoti nella stanzetta della giovane, la quale era a letto, distesa sulla coltre, vestita e ben composta; il volto era sanguinante, con parecchie piaghe, una alla fronte, un’altra al mento, due agli zigomi della faccia e le labbra bruciacchiate. Le mani erano legate strettissimamente ai polsi, tanto che erano divenute nere. Non era la prima volta che avveniva ciò e quindi non mi fece tanta impressione. Chiesi alla giovane, che nell’assieme era serena: cosa è capitato? ‘Ieri sera, verso le undici ero in ginocchio presso il letto. Venne il demonio, mi afferrò come suole fare sempre e mi portò in giro. Questa mattina verso le ore cinque mi portò qui. Prima, toccandomi, mi bruciò la faccia poi mi legò le mani’. Reverendo, io dissi al parroco, non si preoccupi; siccome questi fatti si sono ripetuti tante volte, la signorina sa come medicarsi; però sappia che dopo una settimana il volto non avrà traccia di queste ferite e la carnagione ritornerà fresca come quella di una bambina. Lui stesso col coltellino tagliò il laccio che legava le mani. Ora, Melid, ti chiedo: perché tratti così questa giovane?
“Con la sua vita di vittima mi strappa tante anime ed io, non potendo fare altro, la tormento notte e giorno. So che vincerà il Cristo, ma almeno sfogo la mia rabbia”.
Melid, hai dei potenti nemici e sono quelli che abitualmente sono nell’intima amicizia con Dio e che compiono un fruttuoso apostolato. Ma purtroppo hai tanti amici e spesso sono coloro che negano la tua esistenza. Non credono in te, ma seguono le tue direttive; negano l’inferno e vivono serenamente in peccato, intenti solo ad appagare le loro passioni. Hai anche un’altra categoria di amici e sono quelli che si mettono in tua relazione con le sedute spiritiche, specialmente i medium. Tu desideri che i medium ed il loro amici curiosi ti chiamino. Costoro credono di chiamare l’anima di qualche trapassato e d’ordinario non sanno che sei proprio tu a rispondere alle loro domande. Tu hai interesse a camuffarti, perché nelle sedute spiritiche intendi inculcare la reincarnazione, fai credere che i defunti chiamati siano persone extraterrestri, vaganti per la purificazione. Tu sai che accettando la reincarnazione, resta annullato l’inferno. Ricordi, Melid, come un giorno io ti domandai: ‘Melid, a nome di Dio, rispondi! Non è vero che la reincarnazione che tu inculchi è un trucco?’. Tu mi rispondesti: ‘E se tu sai che è un trucco, perché mi domandi? Anche quando semino la menzogna c’è chi mi crede’. Spiegami qualche cosa riguardo alle sedute spiritiche. Il medium chiama un trapassato ed i presenti credono che alle domande di curiosità risponda il dato defunto. Tante volte tu, Melid, ti comporti da mansueto, istruendo con menzogne i presenti. Talvolta ti dimostri irato. Perché? Difatti più di una persona mi hai riferito ciò che è avvenuto alla loro presenza. In questi giorni venne a trovarmi un giovanotto, che era sbalordito. Mi disse: ‘sono stato a Vicenza. Con un gruppo di amici chiamammo l’anima di un tale: Il medium cominciò a sentirsi male e gettava bava dalla bocca. All’improvviso i quadri e ciò che stava sulle pareti della stanza cominciarono ad agitarsi. La scrivania, presso la quale stavano i giovanotti, si sollevò da terra a più di un metro di altezza ed andò ad attaccarsi a duna parete della stanza stando sospesa da sola: dopo si rovesciò sul pavimento. Io ed i miei compagni uscimmo spaventati. Eravamo quattordici ed ognuno aveva la motocicletta sulla via. Nessuna delle moto funzionava; erano tutte bloccate’. Mi diceva quel giovanotto: ‘io non vorrò trovarmi più in simili circostanze. Che spavento! In altre sedute spiritiche non era avvenuto nessun disordine’. Dimmi Melid, perché avvenne quel putiferio?
“Potresti comprendere il motivo. Quantunque chi assiste d’ordinario è poco religioso, o impuro, o da anni lontano dai Sacramenti, casualmente c’è chi tiene addosso qualche oggetto sacro o del Cristo o di quella Donna, mia nemica, ed allora faccio pagare ai presenti la loro invocazione con forti spaventi”.
Melid, la nostra intervista non è completa, se non rispondi ad altre domande più interessanti delle precedenti. Rispondi: tutti i demoni avete la stessa forza?
“No; il Cristo ce l’insegnò, quando disse agli Apostoli incapaci a scacciare il demonio da un ossesso: ‘Questo genere di demoni si vince con la preghiera e col digiuno’. Il genere più forte è quello dell’impurità. I demoni impuri siamo i più potenti e ci è facile vincere nella lotta. Uno dei capi di questa categoria di demoni sono proprio io’.
So che uomini e donne hanno il dono della libertà. Quindi, se vogliamo, possiamo superare ogni vostro assalto.
“In teoria è così, ma in pratica no. Noi abbiamo tanta intelligenza e conosciamo le tendenze umane. Sappiamo prendere ciascuna creatura per il proprio verso e con le nostre tentazioni impure ottenebriamo le intelligenze e pieghiamo le volontà, come col fuoco si piega anche l’acciaio. La tattica più efficace è saper prendere donne e uomini con l’amo del cuore. Quando prendiamo per il cuore, il novanta per cento di volte cantiamo vittoria”.
Io credo che voi demoni siate specializzati, come sono specializzati i soldati dell’esercito terreno: chi combatte in aria, chi a mare e chi sulla terra ferma. Quindi ci saranno tra voi demoni che per un nonnulla spingono alla bestemmia, all’odio, al furto, all’ateismo, ecc. Però penso anche che tante specie di peccati se si fanno poche volte, si riesce facilmente a detestarli, mentre l’impurità, dopo poche cadute, non si suole detestare ed è raro il correggersi. Melid, più volte ti ho chiesto negli esorcismi: qual è il peccato che manda più anime all’inferno? Tu mi hai risposto: ‘Non occorre che io te lo dica; tu lo sai’. Secondo me è l’impurità.
“Vedi che lo sai! Tutti coloro che stanno nel pozzo infernale, vi si trovano per l’impurità. Hanno fatto anche altri peccati, ma si sono dannati sempre per questo peccato o anche con esso”.
Cosa pensi tu di tutti quelli che vivono nell’immoralità?
“Penso che sono già scritti nel registro dei dannati e che solamente una grande grazia potrebbe cancellarli”.
Dunque, sono scritti nel libro dei tuoi schiavi i divorziati e le divorziate?
“L’Altissimo, davanti al quale tutto deve essere puro e senza macchia, non accetterà nel suo regno dei Beati coloro che trascorrono la vita nel quotidiano peccato impuro. Sono stato io ed altri miei compagni a convincere i capi di Stato ad emettere la legge del divorzio, facendo comprendere che questa legge è un’esigenza del progresso dei popoli. I primi a pagare questa legge, che tu, Pretaccio, chiami iniqua e che io invece chiamo tesoro del mio regno, saranno i legislatori, responsabili dei peccati impuri dei divorziati e poi sono responsabili uomini e donne che hanno accettato la pessima legge”.
Sventurati i divorziati, che per una breve vita di piacere passeggero, in eterno dovranno soffrire i tormenti che al presente tu stesso devi subire!
“Io, Melid, faccio comprendere a costoro che le parole del Cristo sono da disprezzare e non faccio riflettere che con l’Altissimo c’è poco da scherzare”.
E delle numerose prostitute cosa sarà?
“Le tengo strette al mio cuore, affinchè nessuna mi lasci. La catena più forte per loro è il piacere e la brama di denaro. L’inferno è ampio e c’è il posto preparato per ciascuna di loro”.
A te, Melid, piacciono di più i peccati privati, solitari, che non hanno ripercussioni sugli altri, oppure i peccati che danno scandalo e spingono gli altri al male?
“Certamente io preferisco gli scandalosi, perché con essi i peccati si moltiplicano. Il mondo è pieno di scandali e perciò io e i miei compagni stiamo più vicini agli scandalosi, che sono i nostri migliori aiutanti”.
Gesù Cristo dice: ‘chi segue me, non cammina nelle tenebre… Il Cielo e la Terra passeranno, ma le mie parole, non passeranno; è impossibile che non avvengano scandali. Ma guai al mondo per gli scandali e guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Sarebbe meglio se si legasse al collo dello scandaloso una macina da mulino e venisse gettato nel profondo del mare’. Io mi domando: se le parole di Gesù, Redentore e Giudice Supremo dell’umanità, sono così terribili, come possono gli scandalosi vivere in tanta serenità?
“Intervengo io; faccio l’anestesia spirituale, invisibile ma reale. Come il medico, fatta l’anestesia, può tagliare ed anche mutilare un corpo umano, senza che l’ammalato senta dolore, così agisco io; non faccio riflettere sulla responsabilità degli atti umani davanti al Creatore e così resta annullato ogni rimorso; tutto è considerato lecito”.
Venendo ai particolari, che sistema adoperi con le varie categorie di persone immorali?
“Faccio travisare gli ordini del Creatore, il quale ha dato un corpo umano quale strumento di procreazione. Lavorando nella mente degli impuri, li persuado che la continenza corporale non è possibile. Dopo questa convinzione, sobillo le passioni secondo il sesso, l’età e le varie circostanze che la vita presenta”.
Quali potrebbero essere tali circostanze?
“La esagerata ed imprudente familiarità tra uomini e donne ed in generale gli spassi che sollecitano i latrati delle passioni”.
Credo che il televisore sia uno dei mezzi più efficaci per il tuo lavoro diabolico. Usato in bene è fonte di bene; usato male, è torrente d’iniquità. Nelle tarde ore della notte sono trasmesse scene più immorali ed anche sconcertanti.
“Io eccito la curiosità agli adulti, ai giovani ed ai ragazzi, saziando le loro brame immorali”.
Poi se la vedranno con Dio, giusto Giudice, i fautori di tali perfide trasmissioni, i padroni del televisore e coloro che vi assistono. Prima la scuola dell’immoralità soleva essere fuori dell’ambiente familiare; oggi, col televisore male usato, si trova in casa. E che dire dei films cattivi? La massa degli spettatori si sazia d’impurità e voi, demoni impuri, tenete nelle vostre reti infernali queste masse di ambo i sessi, che non sempre si contentano degli sguardi e dei pensieri e giungono anche più in là.
“Tutti costoro, come hai detto bene, stanno dentro la mia rete, ma inebriati al piacere impuro non vedono la mia rete. La vedranno in seguito, quando non avranno più rimedi nella fornace ardente eterna. Tu, Pretaccio, pensi che televisori e films siano i soli mezzi di cui mi servo per popolare l’inferno? Come il pastore gode a vedere un grande prato ricco di erbe fresche, così e più ancora godo io a vedere la massa femminile con la moda moderna, specialmente sulle spiagge. Con ansia noi demoni dell’impurità aspettiamo il periodo estivo per legare più uomini e donne alle nostre reti d’impurità”.
Melid, Gesù l’ha detto espressamente; se un uomo guarda una donna con cattivo desiderio, ha già peccato con lei nel suo cuore. Infelici donne incoscienti! Sappiate che c’è l’impurità del corpo e quella del pensiero: chi può numerare i cattivi pensieri e desideri che suscita negli uomini dissoluti la vostra moda invereconda lungo le vie e specialmente nelle spiagge, ove stanno schiere di demoni impuri? Voi agite così sulle spiagge per lavare il corpo ed imbrattare le vostre anime e quelle di chi vi guarda maliziosamente! Volete evitare il calore della stagione coi vostri bagni a mare e non pensate che vi preparate il fuoco eterno! Voi al pensiero del fuoco eterno ci ridete su, ma non ci ridono le donne che vi hanno precedute con la morte e che al presente stanno pagando coi dannati!
“Io sono molto intelligente e, per riuscire nel mio compito nel mondo, suscito la debolezza della correzione nei genitori di tante giovani donne, i quali sono i primi responsabili della moda indecente delle figlie. Alle donne immodeste nel vestire faccio comprendere che non c’è nulla di male a portare l’abito indecente, in quanto ormai sono molte le donne che vestono così. Per la libertà nelle spiagge insinuo la voglia di essere guardate ed ammirate. Pretaccio, ti manifesto ciò che non sai. Nell’inferno ci sono attualmente le donne più belle del mondo, quelle che in vita si sono servite della loro bellezza fisica per sedurre gli uomini”.
Ma perché queste donne immodeste nel vestire non pensano che si ha da morire e che il loro corpo diventerà pasto dei vermi?
“Sono io, Melid, che allontano dalla loro mente questi pensieri, che potrebbero farle staccare da me. Lavorio simile faccio con coloro che si dilettano con il ballo, nei veglioni ed anche nelle famiglie”.
Certo che il tuo lavorio con gli amanti della danza non è vuoto di frutti impuri, poiché la musica lasciva ed i movimenti richiesti dai balli moderni sono stati inventati per svegliare ed eccitare la concupiscenza. Anche costoro appartengono al tuo regno diabolico. Sono convinto che pure la lettura e la stampa pornografica siano veleni dell’immoralità, di cui ti servi largamente per rovinare le anime.
“Certamente! I libri che allettano le passioni e le immagini scandalose sono armi potenti a mio servizio. Distolgo dalla sana lettura, inoculando l’antipatia per essa ed eccito la voglia delle cose impure. Gli scrittori sanno questo e per amore del guadagno riversano nelle pagine dei romanzi e dei rotocalchi i semi dell’impurità, che hanno loro nel cuore; queste letture eccitano i sensi e la smania del piacere nei lettori e così le mie prede aumentano sempre di più”.
Melid, fammi conoscere la tattica che hai per il cambiamento di coscienza e di carattere in seno alle famiglie. Ragazzi e ragazze, prima buoni, ubbidienti, studiosi, frequenti alle sacre funzioni e facili a comunicarsi, appena chiuso il periodo dell’infanzia molti di costoro, man mano che crescono, lasciano i Sacramenti, disprezzano la preghiera e sentono antipatia ed anche odio per tutto ciò che riguarda la religione.
“E tu, Pretaccio, non sei capace di comprendere il motivo dei cambiamenti? Quando si è nel periodo d’infanzia, d’ordinario le passioni non si fanno sentire o sono molto deboli. Passata l’infanzia, comincia la pubertà con il relativo risveglio della concupiscenza. Per uscire vittoriosi da questo periodo occorre la grazia di Dio, che viene con la preghiera, con la vigilanza e la buona volontà. Non tutti si appigliano a questi mezzi, perché intervengo io e brigo per far gustare la droga che si diffonde oggi nel mondo, provata una o poche volte non si può più tralasciare e si direbbe che diventi un bisogno impellente, così e peggio ancora avviene quando si è assaggiata la droga dell’immoralità. Si cade, si ricade e si diventa abulici. Se poi sopraggiungono altri coefficienti, può arrivarsi alla schizzofrenia, che la medicina non può riuscire a curare. Quanti, specialmente del sesso maschile, giungono alla pazzia e devono interrompere lo studio o il lavoro, perché dominati dalla mania dell’impurità. Non sempre la schizzofrenia è causata dall’abuso delle passioni, ma una delle cause più importanti è proprio questa. Naturalmente chi è dominato dalla mania del sesso, giunge a rivoltarsi a Dio, il quale prescrive il freno delle passioni”.
Melid, tempo fa ti chiesi: ‘Cosa mi dici riguardo alla gioventù maschile?’. Tu, festosamente, mi rispondesti: ‘Eh, i giovani di oggi vanno in cerca di scrofe!’. ‘E della gioventù femminile? Esultando dicesti: ‘Eh, le giovani fanno peggio dei giovanotti’. La gioventù moderna in gran parte è bruciata dall’impurità. E delle famiglie cosa hai da dire? Il matrimonio è un Sacramento e perciò la convivenza dell’uomo con la donna, quando è secondo la legge di Dio, è apportatrice di bene.
“Nelle famiglie intervengo anche io in mille modi e tu, Pretaccio, ne sei a conoscenza. Quante miserie morali ci sono prima del matrimonio! In questo cooperano spesso i genitori, i quali lasciano i figli e le figlie nel fidanzamento con poca o nessuna vigilanza, specie nelle ore della sera, andando in giro in macchina o a piedi. Io colgo il momento opportuno per tentarli e farli cadere. A loro interessa che il giorno delle nozze la donna abbia l’abito bianco. Sfrutto la debolezza e l’ignoranza di tanti genitori, che lasciano alle figlie massima libertà di uscire di casa e di rincasare quando vogliono. Il numero delle ragazze-madri aumenta sempre più, perché a questo riguardo svolgo bene il mio compito di tentatore. Durante la vita matrimoniale i miei assalti non sono interrotti: sovente riesco a convincere i genitori a non accettare i figli e li uccidono prima di nascere. Tante volte tendo insidie per rallentare l’affetto e riesco a far legare il cuore dell’uomo alla donna di un altro uomo e meglio ancora riesco a legare il cuore della donna all’uomo di un’altra donna. Per mezzo dello spirito d’impurità, giungo al punto della separazione legale, distruggendo l’amore naturale verso i figli”.
Quale altra insidia metti in atto?
“Faccio pensare che prima la separazione coniugale era considerata motivo di disonore, mentre col progresso è considerata una cosa necessaria, perché al cuore non si comanda e la libertà non può essere violata da nessuno. I frutti del mio lavoro diabolico sono grandi, perché col pungolo dell’impurità trascino uomini e donne dove voglio io”.
E così li trascini all’inferno.
“Certamente! Avvenuta la morte, avranno la mia sorte, là, dove c’è in eterno pianto, rimorso e stridore di denti”.
Ora, Melid, ti comando di rispondere all’ultima richiesta. So bene che non vorrai rispondere, ma te lo comando!
“E chi sei tu, Pretaccio, che pretendi di darmi comandi?”.
Io sono misera creatura, ma come Sacerdote e Ministro di Dio, per l’autorità divina inerente al mio Sacerdozio, ti ordino di rispondermi dicendo la verità. Secondo le risposte che mi hai dato sinora, sembrerebbe che tutto il mondo sia in tuo possesso a causa dell’immoralità. Ma nel mondo oltre al tuo regno c’è anche il Regno di Dio. Il male fa più rumore del bene, ma quanto bene c’è anche oggi nell’umanità. Non si possono contare le anime che con voto solenne e privato servono Dio nel celibato! Quanti, uomini e donne, osservano la purezza sino a farsi uccidere anziché peccare; quanti genitori osservano con regolarità ammirevole i doveri della continenza matrimoniale! Quanta gloria danno a Dio queste schiere di anime! A proposito di anime buone, vittoriose nelle tentazioni, dimmi quali cose odi e temi di più?
“Due cose: la prima è la preghiera e la seconda è la fuga dalle cattive occasioni”.
E perché temi la preghiera?
“Essa è il primo passo verso Dio, attira le sue grazie e mi riesce difficile attirare a me chi prega molto e con fede e perseveranza. Tutti coloro che ora stanno all’inferno non pregavano, o pregavano poco e piuttosto male. Odio specialmente la preghiera rivolta a quella Donna, il cui nome noi demoni non nominiamo mai. La seconda cosa che odio è la fuga dalle occasioni cattive. I miei schiavi a motivo dell’impurità non solo non fuggono le male occasioni, ma ne vanno a caccia, cercandole avidamente”.