mercoledì 4 maggio 2011
Una congiura contro la verità
(da Il Tempo, 03-05-2011)
Angela Pellicciari
L’altro giorno, il primo maggio, avevo la casa trasformata in un dormitorio di ragazzi venuti a Roma per la beatificazione di papa Wojtyla quando, stanchi morti, fra un sonno e l’altro, ci siamo imbattuti in una notizia data da un telegiornale nazionale di cui non ricordo il numero. La notizia era un canto, un canto fatto a San Giovanni per la festa dei lavoratori, da un tipo con una barbetta rada. Il canto faceva così: “Di papi a Roma non ne vogliamo più”.
Il cantante lavoratore aveva l’aria intelligente ed istruita, tanto che si è rifatto alla Costituzione romana del 1848 ed ha evocato e magnificato Mazzini. Devo dire che la cultura mi fa sempre un bell’effetto e vederla così sbandierata in quella piazza oscurantista come San Giovanni, sede della chiesa madre della cristianità, mi ha provocato un sottile compiacimento. Compiacimento esteso alle scelte editoriali dei direttori dei tg nazionali che hanno pensato di dare spazio a quell’evento. Perché di evento indubbiamente si tratta.
Cantare che è ora di finirla col papato romano il giorno della beatificazione di Wojtyla, il giorno in cui rappresentanti di tutto il mondo vengono a Roma proprio perché sede del pontificato, bisogna ammetterlo, richiede coraggio. Mister Barbetta, questo il nome che ho pensato di dare al cantante lavoratore, prima di esprimersi con tanta luminosa semplicità sulla sorte dei papi e di Roma, aveva detto: “365 giorni del calendario ma il papa tedesco beatifica proprio oggi quello polacco e non posso dire altro perché ho firmato un documento che lo vieta”. Che dire? Parlare di santa Faustina Kowalska, del legame fra Giovanni Paolo II, la suora polacca e la festa della Divina Misericordia? Specificare che Wojtyla ha deciso di modificare una tradizione secolare per trasformare la seconda domenica dopo Pasqua, la domenica in albis, nella festa della Divina Misericordia e ricordare che Wojtyla è morto proprio alla vigilia di quella festa che quest’anno ricorreva il primo maggio?
“Di papi a Roma non ne vogliamo più”: qual è il soggetto dell’affermazione? Chi non vuole più papi a Roma? La parte per il tutto, proprio come faceva Mazzini che scambiava sé stesso per la parte migliore dell’umanità e, quindi, l’unica di cui bisognasse tener conto. Da tutto il mondo vengono a Roma per un papa? Che importa. La Roma cristiana eredita, meglio, porta a compimento, l’universalità romana? La Roma cristiana è la patria della bellezza, della cultura e delle opere di “carità cristiana”? Noi, i progressisti, pensiamo il contrario, e tanto basta. Durante la cerimonia di beatificazione, Ratzinger ricordava come Giovanni Paolo II abbia smascherato e contribuito ad abbattere le ragioni della totalitaria speranza progressista per rivendicare quelle della speranza cristiana: “Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso, egli l’ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza”.
Viene da chiedersi come mai i lavoratori per fare festa abbiano bisogno di ricorrere a una simile congerie di baggianate anticristiane. Non ci sono forse lavoratori cattolici fra quelli che festeggiano? Non ci sono lavoratori atei, dotati di ragione e di cultura, dotati di buon senso, che sono affezionati e non disprezzano la grande storia della nazione cui appartengono? Il punto è proprio questo: la storia è stata trasformata in una “congiura contro la verità” (Leone XIII). Sarebbe ora di dire basta.
http://www.angelapellicciari.it/1/una_congiura_contro_la_verita_5955137.html
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