martedì 31 maggio 2011

Benedetto XVI ? Un burlone


C'ha sempre volgia di scherzare questo Papa tedesco,poi dicono che non è simpatico.Sotto ripropongo un articolo di Massimo Introvigne,non so se vi farete due risate,ma leggendolo a me è venuto da pensare ma ci crede davvero?Mi sono venute in mente alcune persone che stimo della mia città,preti,frati che molto probabilmente farebbero degli appunti al discorso del Santo Padre,perchè si la teoria è una cosa ma poi la realtà...la gente col gregoriano si addormenta,i giovani poi....certo l'obiezione è semplice basta educarla la gente e che io sappia i giovani fanno parte della gente,ma educare richiede certezze,polso e pazienza e sopratutto ragioni,che non si hanno.Eppure ricordo che la mia conversione è iniziata a 18 anni,non andavo a Messa dal giorno successivo alla mia Cresima, guardando 6000 ragazzi delle superiori, in assoluto silenzio, attendere l'inizio degli esercizi ed al segno iniziare a cantare con una sola voce,dovevano avere un buon motivo per rimanere in silenzio e dovevano averne uno migliore per cantare come fossero una persona sola.

Benedetto XVI lascia anche la possibilità,non la regola,che la liturgia sia accompagnata da musiche d'altro genere purchè con:«adeguato discernimento della qualità delle composizioni musicali utilizzate nelle celebrazioni liturgiche».In questa sua frase c'è la "salvezza" per tanti,che dopo adeguato discernimento,i primi tempi forse,proseguiranno con chitarrine,bonghi,tastiere,bassi e libero sfogo alla "creatività".
Un'altra volta Benedetto XVI da una parte,gran parte della Chiesa dall'altra.


Il Papa ribadisce il primato del gregoriano



di Massimo Introvigne

31-05-2011


La Santa Sede ha reso pubblica il 31 maggio la lettera, formalmente datata 13 maggio 2011, che Benedetto XVI ha inviato al Gran Cancelliere del Pontificio Istituto di Musica Sacra, il cardinale Zenon Grocholewski, in occasione delle celebrazioni del centenario di fondazione dell’Istituto. La pubblicazione di questo documento era molto attesa e segue alcune polemiche giornalistiche su un tema che, comprensibilmente, sta a cuore a molto fedeli e che ha visto purtroppo negli ultimi anni l'ampia diffusione di abusi.

Il Papa, sempre attento agli anniversari, ha ricordato che «cento anni sono trascorsi da quando il mio santo predecessore Pio X [1835-1914] fondò la Scuola Superiore di Musica Sacra, elevata a Pontificio Istituto dopo un ventennio dal Papa Pio XI [1857-1939]. Questa importante ricorrenza è motivo di gioia per tutti i cultori della musica sacra, ma più in generale per quanti, a partire naturalmente dai Pastori della Chiesa, hanno a cuore la dignità della Liturgia, di cui il canto sacro è parte integrante (cfr Conc. Ecum. Vat II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112)».

Il Papa ha voluto specialmente ricordare che il Pontificio Istituto di Musica Sacra fa parte a pieno titolo del sistema delle università pontificie e ha un legame speciale con l'Ateneo Sant'Anselmo dei Benedettini, specializzato in liturgia. «Codesto Istituto - ha detto il Papa - che dipende dalla Santa Sede, fa parte della singolare realtà accademica costituita dalle Università Pontificie romane. In modo speciale esso è legato all’Ateneo Sant’Anselmo e all’Ordine benedettino, come attesta anche il fatto che la sua sede didattica sia stata posta, a partire dal 1983, nell’abbazia di San Girolamo in Urbe, mentre la sede legale e storica rimane presso Sant’Apollinare».

Ma la celebrazione non basta. Senza dubbio anche a fronte delle polemiche recenti, il centenario secondo il Pontefice dev'essere occasione per «cogliere chiaramente l’identità e la missione del Pontificio Istituto di Musica Sacra». A questo scopo, «occorre ricordare che il Papa san Pio X lo fondò otto anni dopo aver emanato il Motu proprio "Tra le sollecitudini", del 22 novembre 1903, col quale operò una profonda riforma nel campo della musica sacra, rifacendosi alla grande tradizione della Chiesa contro gli influssi esercitati dalla musica profana, specie operistica. Tale intervento magisteriale aveva bisogno, per la sua attuazione nella Chiesa universale, di un centro di studio e di insegnamento che potesse trasmettere in modo fedele e qualificato le linee indicate dal Sommo Pontefice, secondo l’autentica e gloriosa tradizione risalente a san Gregorio Magno [ca. 540-604]».
I problemi di oggi, ha voluto spiegare il Papa, non sono - come capita in tanti altri campi - così nuovi come molti credono. Anche cento anni fa c'erano influssi indebiti della «musica profana» su quanto si cantava in chiesa, anche se allora ci si appassionava alle opere più che alle canzonette. Ma il Magistero è sempre dovuto intervenire. E per cento anni, ha ricordato Benedetto XVI, il Pontificio Istituto di Musica Sacra è stato chiamato a studiare e diffondere «i contenuti dottrinali e pastorali dei Documenti pontifici, come pure del Concilio Vaticano II, concernenti la musica sacra, affinché possano illuminare e guidare l’opera dei compositori, dei maestri di cappella, dei liturgisti, dei musicisti e di tutti i formatori in questo campo».

La musica sacra, ha messo in luce il Pontefice, non sfugge al criterio fondamentale che fin dagli inizi del suo pontificato va illustrando in tutti i campi dove sono sorte perplessità e controversie nei tempi tumultuosi del postconcilio: le innovazioni ci sono state, ma vanno interpretate secondo una ermeneutica della «riforma nella continuità», che comprende una «naturale evoluzione» ma esclude ogni rottura. «Un aspetto fondamentale, a me particolarmente caro, desidero mettere in rilievo a tale proposito - ha sottolineato il Papa -: come, cioè, da san Pio X fino ad oggi si riscontri, pur nella naturale evoluzione, la sostanziale continuità del Magistero sulla musica sacra nella Liturgia.

In particolare, i Pontefici Paolo VI [1897-1978] e Giovanni Paolo II [1920-2005], alla luce della Costituzione conciliare "Sacrosanctum Concilium", hanno voluto ribadire il fine della musica sacra, cioè "la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli" (n. 112), e i criteri fondamentali della tradizione, che mi limito a richiamare: il senso della preghiera, della dignità e della bellezza; la piena aderenza ai testi e ai gesti liturgici; il coinvolgimento dell’assemblea e, quindi, il legittimo adattamento alla cultura locale, conservando, al tempo stesso, l’universalità del linguaggio; il primato del canto gregoriano, quale supremo modello di musica sacra, e la sapiente valorizzazione delle altre forme espressive, che fanno parte del patrimonio storico-liturgico della Chiesa, specialmente, ma non solo, la polifonia; l’importanza della schola cantorum, in particolare nelle chiese cattedrali».

Questi, ha detto il Papa, «sono criteri importanti, da considerare attentamente anche oggi. A volte, infatti, tali elementi, che si ritrovano nella "Sacrosanctum Concilium", quali, appunto, il valore del grande patrimonio ecclesiale della musica sacra o l’universalità che è caratteristica del canto gregoriano, sono stati ritenuti espressione di una concezione rispondente ad un passato da superare e da trascurare, perché limitativo della libertà e della creatività del singolo e delle comunità». Un errore: «il primato del canto gregoriano» è stato ribadito dal Concilio Ecumenico Vaticano II e non può essere considerato «superato».

Per evitare gli errori correnti in tema di musica sacra e liturgia, ha detto il Papa, «dobbiamo sempre chiederci nuovamente: chi è l’autentico soggetto della Liturgia? La risposta è semplice: la Chiesa. Non è il singolo o il gruppo che celebra la Liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività. La Liturgia, e di conseguenza la musica sacra, "vive di un corretto e costante rapporto tra 'sana traditio' e 'legitima progressio'", tenendo sempre ben presente che questi due concetti - che i Padri conciliari chiaramente sottolineavano - si integrano a vicenda perché "la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso" (Discorso al Pontificio Istituto Liturgico, 6 maggio 2011)».

«Altre forme espressive» diverse dal gregoriano e dalla polifonia non sono dunque escluse. Ma senza che il primato del gregoriano, che il Papa qui chiaramente riafferma, sia messo in discussione. E senza cedimenti al cattivo gusto e alla sciatteria, anzi con un «adeguato discernimento della qualità delle composizioni musicali utilizzate nelle celebrazioni liturgiche».

http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-il-papa-ribadisceil-primato-del-gregoriano-2019.htm

lunedì 30 maggio 2011

Due Chiese


Indovinello:ci sono due Chiese,una "vincente",moderna,popolare,apprezzata,l'altra indiscutibilmente perdente,antipatica,detestata degli stessi cristiani.Qual'è quella vera,autentica? Vi do un suggerimento,a dire il vero l'aveva dato Lui:"Quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà la fede sulla terra?"
Ancora troppo ermetico?Forse è vero,veniamo al dunque,c'è una chiesa milanese e una romana,la milanese sponsorizzava Pisapia ed ha vinto,è moderna,islamista,sinistra,autonoma ed è la chiesa "democratica",aperta alla società,accogliente.C'è poi Benedetto XVI,Ratzinger(ricordate)"du palle",tradizione e Magistero,musica ed arte sacra,il Vaticano (il potere,il denaro (??)),i valori irrinunciabili,lui ha perso,la Chiesa dei "dogmi",della ragione ha perso,ha perso la Chiesa verticale a vantaggio di quella orizzontale.Ha vinto chi mette evangelicamente,non sia mai,l'uomo al centro del mondo,ha perso chi mette Gesù Cristo al centro del cosmo e della storia.Lana caprina? Molto meno di quanto non sembri( http://www.storialibera.it/testi/il_racconto_dell_anticristo.html).
Meno di un mese fa si esultava per il milione alla beatificazione di Giovanni Paolo II,io sono stato critico,sia chiaro è bello vedere tanta gente in piazza san Pietro che rende onore al Papa polacco,non ero ,meno che mai lo sono adesso ,convinto che si trattasse di un milione di cattolici romani,milanesi forse.
Qual'è lo spartiacque? Vi faccio un esempio,oggi quando si cominciava a capire l'esito del voto milanese,sulla mia pagina di fb ho scritto provocatoriamente:la fede non c'entra con la realtà è una cosa molto più alta.Era una trappola volevo vedere se qualcuno abboccava ed immediatamente c'è stato l'apprezzamento,interrotto al volo dalla mia precisazione che fosse una gigantesca cazzata scritta volutamente.
Quindi?Quindi c'è una chiesa del "volontariato" ,della ecumenica, aconfessionale,caritas dove si toglie il crocefisso per non urtare i fratelli delle altre religioni,c'è una chiesa sociale,che sorvola sulla dottrina o diciamo che la reinterpreta per cui non ci sono valori irrinunciabili,ma "carità",ma persone,figli di Dio,magari di un dio minore.C'è una Chiesa che è ancorata al Depositum Fidei,al Fides et ratio,al Caritas,si ma,in Veritatis,una Chiesa che si chiede:"Quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà ancora la fede sulla terra?" Da qualche parte a Milano si risponderebbe:beh infondo ognuno ha una sua fede in un dio ed essendo Dio lo stesso.......Auguri!!!!!

venerdì 27 maggio 2011

Come il cacio sul cavallo -2-

Magdi Cristiano Allam non è certamente il mio preferito tra i politici e per i miei gusti è fin troppo moderato,ne apprezzo il coraggio e la chiarezza,apprezzo che non ricorra agli equilibrismi,apprezzo chi fino in fondo non accetti d'impantanarsi nelle convenienze ed opportunità curiali,credo l'apprezzerà anche Benedetto XVI.Non credo ci saranno provvedimenti contro il Tetta e Crociata (dal nome ci si aspetterebbe di più),questi sono espressione di una buona maggioranza all'interno della Chiesa,una maggioranza di derivazione sessantottina,"libera" dalla dottrina cattolica,"aperta" ai lontani,regolarmente a discapito dei vicini.Crociata ha difeso un giustissimo principio,se calato nella realtà,ma questi sono troppo "alti" per la realtà.Eccesso di santità.....mah!!??
Giulio(Andreotti)diceva :a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.Anche questa volta sto con Giulio.

giovedì 26 maggio 2011

Luce nelle teste

Non l'ho ancora visto ,ma i Cafè Teologico si sono guadagnati un tale credito da proporvi questo incontro con la massima fiducia.Buona apologetica!

10. Dio? No grazie, siamo scienziati! from Sentinelle del mattino on Vimeo.

mercoledì 25 maggio 2011

Medjugorje,messaggio del 25/05/2011

«Cari figli, la mia preghiera oggi è per tutti voi
che cercate la grazia della conversione.
Bussate alla porta del mio cuore,
ma senza speranza e senza preghiera,
nel peccato e senza il sacramento della riconciliazione con Dio.
Lasciate il peccato
e decidetevi figlioli, per la santità.
Soltanto così posso aiutarvi,
esaudire le vostre preghiere
e intercedere davanti all’Altissimo.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata».

Il circo della farfalla

Amici affidabili me l'hanno segnalato,non è troppo il mio genere ma ha un valore.Dura solo 20 min. buona visione.

Il circo della farfalla from Andrea M. on Vimeo.

Come il cacio sul cavallo


C'è un'altra emergenza preti



di Riccardo Cascioli

25-05-2011



Quando si leggono interviste a sacerdoti come quella a don Paolo Farinella, pubblicata domenica scorsa su L’Unione Sarda, ci si chiede davvero se in Italia, parlando di preti, il problema più grave sia la pedofilia. Intendiamoci bene: quello degli abusi sui minori da parte di alcuni preti è davvero – come diceva il cardinale Bagnasco lunedì aprendo i lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani – “un’infame emergenza non ancora superata, la quale causa danni incalcolabili a giovani vite e alle loro famiglie” e in nessun modo è lecito minimizzare o ridurre la portata e gravità della faccenda. Ma qui almeno la Chiesa è corsa ai ripari, sta agendo da anni per porre riparo ai danni provocati e prevenire quelli possibili. E abbiamo visto, numeri alla mano, che la cura Ratzinger funziona, anche se molto c’è ancora da fare.

Ma questo non ci deve portare a sottovalutare un altro grave “scandalo” che sta minando la credibilità della Chiesa italiana: quello dei preti in “libera uscita” che frequentano i salotti tv e riempiono pagine di giornali con le loro scempiaggini e creazioni teologiche, creando grave confusione anche tra i fedeli. E questo senza che ci sia almeno l’intervento chiarificatore di un vescovo, che spieghi almeno a che titolo parlano questi signori.

Dicevamo all’inizio di don Farinella, un prete della diocesi di Genova già noto per le sue sparate contro la Chiesa: nella lunga intervista citata, in cui si fa presenbtare come "fine biblista" e a cui viene dedicato un titolo in prima pagina contro la beatificazione di Giovanni Paolo II (definita “un’operazione di marketing”), fa delle affermazioni gravissime sia in materia sociale sia in materia di fede: oltre alle solite stupidaggini sull’Italia governata dal cardinale Bertone, segretario di Stato vaticano, e dal cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani ma anche suo arcivescovo, invita addirittura all’insurrezione contro Berlusconi citando la Populorum Progressio di Paolo VI, e attribuisce il dramma della pedofilia al celibato ecclesiastico, cosa che ben sappiamo essere smentita dai fatti. Poi accusa di smania di potere i suoi confratelli: “Se togliessero ai sacerdoti la gestione economica delle parrocchie, almeno due terzi abbandonerebbero l’abito talare”. Quell’abito talare che lui ovviamente non porta: “Perché dovrei travestirmi da donna?”. E siccome parla con il giornale di Cagliari si premura di riservare un pensierino anche al vescovo locale: “Se Gesù tornasse in terra sono sicuro che non andrebbe dal vostro vescovo, Giuseppe Mani che, nelle vesti di ordinario militare, è perfino generale di Corpo d’Armata”. E infine, tralasciando altre amenità, si descrive così: “Dentro di me convive il credente e il miscredente. Sono relativista… Dio è relativo e non assoluto…”.

Sicuramente è materia più per psicologi che non per teologi, però questo caso non è unico. Il suo confratello della diocesi di Genova, don Andrea Gallo, lanciato dal Maurizio Costanzo show è diventato una star, regolarmente presente in tv, radio e giornali. Ricordiamo anche le recenti polemiche per l’apparizione in tv di don Giorgio De Capitani che giustificava l’eliminazione fisica di Berlusconi. O il caso di don Vitaliano della Sala, attivista no global assieme a qualche missionario a cui non vogliamo fare altra pubblicità. Si potrebbe continuare ancora aggiungendo anche coloro – vescovi compresi - che, pur da posizioni ecclesiali ben diverse e sicuramente non eterodosse, non appena si trovano davanti un microfono sembrano perdere il lume della ragione e si lanciano in affermazioni di cui non si sente affatto la necessità.

Si dirà che si tratta comunque di pochi casi, che non rappresentano certo tutti i sacerdoti italiani. Ed è vero: ma la loro sovraesposizione nei media e la loro capacità di impatto, crea anch’essa “danni incalcolabili” all’immagine e alla credibilità della Chiesa, aumenta la già abbondante confusione sugli insegnamenti della Chiesa, rafforzati anche dalla totale assenza di chi avrebbe l’autorità per intervenire e non lo fa : “Se nessuno gli dice niente vuol dire che va bene”, è il commento di buon senso della gente comune. E anche di altri sacerdoti che sono tentati di seguirne le orme.

Non è che siamo qui a invocare misure disciplinari, e ci rendiamo ben conto che la gestione di certi casi è difficile, ma fare finta di nulla è certamente la strada peggiore. E se proprio non si riesce a fare altro, invece di moltiplicare incontri e documenti sull’uso dei mezzi di comunicazione sociale, i vescovi italiani imparino da questo manipolo di preti come si fa a far passare efficacemente un messaggio. Così magari in un prossimo futuro, ascoltando un prete in tv, avremo la possibilità di sentirci confermati nel fatto che a salvarci è Gesù Cristo e non Nicki Vendola.

http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-c-unaltra-emergenza-preti-1958.htm

lunedì 23 maggio 2011

Dagli atti degli apostati




M'è capitato ieri di andare a Messa,ho questo vezzo la Domenica.Era santa Rita quindi la chiesa era piena, l'età media era piuttosto alta,a voler essere ottimisti 55 anni più realisticamente 65.La chiesa era bella,addobbata come si conviene a certe feste,la statua di santa Rita era splendida,se Cascia non se la prende,più bella che nel santuario umbro.Inizia la celebrazione e, con sorpresa,tutto procede bene,liturgia rispettata,niente simbolismi personalizzati,il sacerdote procede anche spedito,senza lungaggini,che bella Domenica!Cos'ho detto!!!!!!Arriva l'omelia e il giocattolo si rompe,abbiamo scherzato,inizia lo sproloquio,la mania di protagonismo prende il sopravvento, Dario Fò,scusate,il sacerdote,reinventa,aggiorna,interpreta,nemmeno, riscrive,fonda un nuovo cattolicesimo,senza religioni,senza comandamenti,John Lennon,pardon,il celebrante non riesce a trattenersi,non si pone il problema che le vecchiette presenti ,magari, non capiscano,magari si scandalizzino,io mi sono scandalizzato e non ero una vecchietta.Bisogna essere moderni e parlare ai giovani,pazienza se questi non ci sono(furbi loro),li inventiamo,va di moda così,forse è anche un pretesto.Non capisco l'utilità di quello che Jovanotti,di nuovo,il protagonista (perché il protagonista è lui il prete,non certo l'Eucaristia che sta celebrando) sta dicendo,ipotizzo che nella fretta di una giornata ,certamente piena,stamattina abbia dimenticato le pastiglie contro la dissenteria verbale.Ma dopo la tempesta normalmente esce il sole,poco prima del termine un altro sacerdote prende la parola per gli avvisi e il cielo si rasserena,torna alla realtà,quella che conoscono e apprezzano tutti,i presenti dico,non gli ipotetici ,tra l'altro giustificatamente assenti(i "giovani" (du palle!)),modi diretti,esplicito,pratico,torna il sorriso,questo prete s'ha da conoscere.
Qualcuno dice che i "giovani"(du palle),non vadano a Messa perché la stessa è noiosa,qualcun altro,mi fido di più, perché gli abusi liturgici,compiuti negli anni ed ormai regola,hanno tolto significato,bellezza ,alla liturgia,perché a forza di andare incontro ai lontani ci si è dimenticati dei vicini,perché se per spiegare che la fede è una lampada che va messa sopra il moggio(ignoro cosa sia)e non sotto il tavolo,si prende il Vangelo e lo si lascia sotto l'altare per estrarlo al momento della lettura ,durante la Messa vuol dire che Oliviero Toscani ha fatto scuola,tra un paio d'anni,a fin di bene per carità,si potrebbe provare con un rito satanico durante la Messa,paradossalmente,ma forse non troppo,si potrebbe sostenere che è un modo per avvicinare i satanisti alla Chiesa,meritorio, e comunque perché così si capisce meglio,forse,il valore della celebrazione eucaristica.Ci si dimentica sempre che l'uomo da sempre,è attratto stabilmente dal bello,dal vero,non dalla novità,dal "marketing" che attrae non l'uomo,ma il consumatore uomo.Ma immagino che obama,perdonatemi ,il celebrante di ieri avesse realmente a cuore il consumatore,l'Uomo l'aveva a cuore,Gesù e pensare che per attrarlo non ha mai fatto il pirla,ricordate? "Signore da chi andremo,Tu solo hai parole di vita eterna".Lì è il cuore.

P.S.
La Madonna chiede di pregare molto per i sacerdoti,categoria alla quale ,almeno formalmente ,appartiene anche il don "innovatore".

Per un po' d'ordine salutare consiglio il libro di don Nicola Bux:
Docente Facoltà Teologica e Issr
Padre Spirituale Confraternita San Giuseppe - Bari
Consultore Congregazione Cause dei Santi e Dottrina della Fede,
nonchè collaboratore della rivista Il Timone

il link sottostante è un nemmeno troppo piccolo aperitivo
http://portodimarebis.blogspot.com/2011/03/liturgia-e-cristo-il-protagonista.html

giovedì 19 maggio 2011

Passano gli anni....inutilmente.



L'articolo che ripropongo è di 14 mesi fa,i criteri ribaditi dalla Chiesa Cattolica sono i medesimi,le opinioni di parecchi cattolici(?)rimangono ampiamente improntate alla libera e soggettiva interpretazione,supportati ampiamente dal clero più "adulto" (http://www.tempi.it/sacerdoti-della-curia-milanese-firmano-appello-pisapia-contro-la-moratti).

Bisogna votare i candidati che sostengono i "principi non negoziabili"

di Domenico Bonvegna

Qualche settimana fa il quotidiano Il Foglio ha fatto un'inchiesta in alcune parrocchie di Viterbo dove è emerso che la maggioranza degli operatori sarebbero propensi a votare per il candidato del PD, Emma Bonino la donna-simbolo dell'abortismo.

La responsabile della mensa della Caritas di Viterbo dichiara di aver fiducia in Emma Bonino perchè è onesta, anche se sul divorzio e l'aborto ha posizioni estreme. Comunque secondo la responsabile della Caritas bisogna avere rispetto delle opinioni altrui. Un avvocato in Curia dice di sentirsi tutelato dalla Bonino. Il direttore di un quotidiano locale voterà Bonino perchè è attenta agli ultimi. Addirittura un sacerdote di Latina spiega che nonostante la Bonino sia agli antipodi della Chiesa, merita fiducia. Come mai? "Nei cattolici esiste una profonda crisi dottrinale" , dice monsignor Luigi Negri, intervistato sull'argomento. "Stiamo crescendo generazioni assolutamente incapaci di giudizio critico sulle cose(...) A volte - continua il vescovo - sembra che il dialogo che impostiamo con chi non crede altro non sia che una resa senza condizioni. Nel nome del dialogo ci dimentichiamo chi siamo. E dimenticandoci chi siamo sono sempre gli altri ad avere ragione, ad avere la meglio".

Il pensiero radicale è penetrato all'interno dell' accampamento cattolico, in particolare tra la gente impegnata nelle parrocchie e nelle curie, per questo ci sono questi giudizi a favore della Bonino, ma purtroppo non vale per il solo Lazio. Da alcuni decenni il mondo cattolico è in debito di dottrina. Ci sono associazioni, preti che ignorano o non prendono in considerazione il criterio di scelta dei principi non negoziabili. Temo che la maggioranza dei cattolici che vive all'ombra delle parrocchie abbia sentito parlare poco dei cosiddetti principi non negoziabili, che i vertici della Chiesa propongono almeno dalla Nota dottrinale del 2002, firmata dall'allora cardinale Ratzinger.
Non è così a Torino dove i cattolici di Alleanza Cattolica e i vari movimenti pro-vita con i principi non negoziabili alla mano sono riusciti a sottoscrivere un Patto per la vita e la famiglia con il candidato di centrodestra Roberto Cota e quindi hanno perfettamente chiaro a chi dare il loro consenso.

L'insegnamento della Chiesa è chiarissimo: ci sono principi non negoziabili (la vita umana, famiglia, educazione libera) sul quale non è possibile scendere a compromessi. Dunque un politico favorevole all'aborto, all'eutanasia, ai matrimoni "gay", non può essere votato da un cattolico, anche se nella sua vita privata ha un comportamento conforme al Vangelo. La Chiesa invita a valutare gli atti pubblici, politici, del candidato, di qualunque schieramento. Tra l'altro è quello che fa l'associazione cattolica Nuove Onde (www. nuoveonde. com)che monitora tutti i parlamentari, i consiglieri in regioni e province, nei comuni italiani, controllando il loro voto riguardante i temi etici.

Recentemente una Nota del Vicariato di Roma apparsa sul settimanale diocesano di Avvenire, Roma Sette ha scritto che non si possono concedere «deleghe di rappresentanza politica» a chi persegue un progetto politico «che ci è estraneo e che non condividiamo». Non si possono «equiparare qualunquisticamente» i vari progetti, perché «non tutti incarnano i valori in cui crediamo». Ribadendo che la Diocesi non può dare esplicite indicazioni di voto, però fornisce un chiaro orientamento per esercitare questo diritto in modo responsabile rispetto alla fede professata.

Per i cittadini cristiani, secondo la Nota sono valori irrinunciabili : libertà religiosa, difesa della sacralità della vita dal concepimento fino alla morte naturale, libertà fondamentali della persona, famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, aperta alla maternità e paternità responsabile, libertà educativa e di istruzione, lavoro retribuito secondo giustizia, cura della salute, apertura agli immigrati in un sistema di leggi che coniughi insieme accoglienza legalità e sicurezza, casa, salvaguardia del creato, «in una parola il bene comune». Un chiarimento doveroso dopo le inquietudini e lo smarrimento emerso tra i cristiani per la candidatura della Bonino alla regione Lazio, anche se la Nota non la nomina mai. Ancora più chiaro è stato il cardinale Angelo Bagnasco, niente voto a chi non sostiene i principi non negoziabili. Il monito sembra lanciato soprattutto nei confronti di un candidato: Emma Bonino - scrive Michele Ruschioni su L'Occidentale.

"Bagnasco ha ripetuto con vigore che la frontiera della vita è decisiva nel giudizio "politico", che l'offesa dell'aborto all'umanità sta nel suo essere divenuto sordo moralmente, un'attività di routine nel controllo e nella pianificazione delle nascite, ma nondimeno un'ecatombe, un delitto efferato di natura culturale, una guerra segreta agli invisibili e ai deboli che grida vendetta al cospetto della ragione umana e della ragione divina. E questi, prima di ogni giaculatoria sociale, sono i principi non negoziabili della chiesa di Benedetto XVI. Chi vuole può ovviamente votare contro questa cultura di radice personalista e cristiana, e premiare le grandi antagoniste, la Bresso e la Bonino, ma da oggi sa quel che fa". (Giuliano Ferrara, Aborto? No Grazie, 23. 3. 2010 Il Foglio)

Può bastare? Si spera che ora i cattolici di Roma e non solo abbiano più chiaro il quadro politico per le prossime elezioni e quindi sappiano a chi dare il proprio voto.

Rozzano MI, 23-3-2010

Domenico Bonvegna
domenicobonvegna[chiocciola]alice.it

http://www.mascellaro.it/node/41893

mercoledì 18 maggio 2011

Benedetto XVI:catechesi del 18/05/2011


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Cari fratelli e sorelle,

nelle due scorse catechesi abbiamo riflettuto sulla preghiera come fenomeno universale, che - pur in forme diverse - è presente nelle culture di tutti i tempi. Oggi, invece, vorrei iniziare un percorso biblico su questo tema, che ci guiderà ad approfondire il dialogo di alleanza tra Dio e l’uomo che anima la storia della salvezza, fino al culmine, alla parola definitiva che è Gesù Cristo. Questo cammino ci porterà a soffermarci su alcuni importanti testi e figure paradigmatiche dell’Antico e del Nuovo Testamento. Sarà Abramo, il grande Patriarca, padre di tutti i credenti (cfr Rm 4,11-12.16-17), ad offrirci un primo esempio di preghiera, nell’episodio dell’intercessione per le città di Sodoma e Gomorra. E vorrei anche invitarvi ad approfittare del percorso che faremo nelle prossime catechesi per imparare a conoscere di più la Bibbia, che spero abbiate nelle vostre case, e, durante la settimana, soffermarsi a leggerla e meditarla nella preghiera, per conoscere la meravigliosa storia del rapporto tra Dio e l’uomo, tra Dio che si comunica a noi e l’uomo che risponde, che prega.

Il primo testo su cui vogliamo riflettere si trova nel capitolo 18 del Libro della Genesi; si narra che la malvagità degli abitanti di Sodoma e Gomorra era giunta al culmine, tanto da rendere necessario un intervento di Dio per compiere un atto di giustizia e per fermare il male distruggendo quelle città. È qui che si inserisce Abramo con la sua preghiera di intercessione. Dio decide di rivelargli ciò che sta per accadere e gli fa conoscere la gravità del male e le sue terribili conseguenze, perché Abramo è il suo eletto, scelto per diventare un grande popolo e far giungere la benedizione divina a tutto il mondo. La sua è una missione di salvezza, che deve rispondere al peccato che ha invaso la realtà dell’uomo; attraverso di lui il Signore vuole riportare l’umanità alla fede, all’obbedienza, alla giustizia. E ora, questo amico di Dio si apre alla realtà e al bisogno del mondo, prega per coloro che stanno per essere puniti e chiede che siano salvati.

Abramo imposta subito il problema in tutta la sua gravità, e dice al Signore: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?» (vv. 23-25). Con queste parole, con grande coraggio, Abramo mette davanti a Dio la necessità di evitare una giustizia sommaria: se la città è colpevole, è giusto condannare il suo reato e infliggere la pena, ma – afferma il grande Patriarca – sarebbe ingiusto punire in modo indiscriminato tutti gli abitanti. Se nella città ci sono degli innocenti, questi non possono essere trattati come i colpevoli. Dio, che è un giudice giusto, non può agire così, dice Abramo giustamente a Dio.

Se leggiamo, però, più attentamente il testo, ci rendiamo conto che la richiesta di Abramo è ancora più seria e più profonda, perché non si limita a domandare la salvezza per gli innocenti. Abramo chiede il perdono per tutta la città e lo fa appellandosi alla giustizia di Dio; dice, infatti, al Signore: «E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?» (v. 24b). Così facendo, mette in gioco una nuova idea di giustizia: non quella che si limita a punire i colpevoli, come fanno gli uomini, ma una giustizia diversa, divina, che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che trasforma il peccatore, lo converte e lo salva. Con la sua preghiera, dunque, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, tenendo conto degli innocenti, liberi dalla colpa anche gli empi, perdonandoli. Il pensiero di Abramo, che sembra quasi paradossale, si potrebbe sintetizzare così: ovviamente non si possono trattare gli innocenti come i colpevoli, questo sarebbe ingiusto, bisogna invece trattare i colpevoli come gli innocenti, mettendo in atto una giustizia “superiore”, offrendo loro una possibilità di salvezza, perché se i malfattori accettano il perdono di Dio e confessano la colpa lasciandosi salvare, non continueranno più a fare il male, diventeranno anch’essi giusti, senza più necessità di essere puniti.

È questa la richiesta di giustizia che Abramo esprime nella sua intercessione, una richiesta che si basa sulla certezza che il Signore è misericordioso. Abramo non chiede a Dio una cosa contraria alla sua essenza, bussa alla porta del cuore di Dio conoscendone la vera volontà. Certo Sodoma è una grande città, cinquanta giusti sembrano poca cosa, ma la giustizia di Dio e il suo perdono non sono forse la manifestazione della forza del bene, anche se sembra più piccolo e più debole del male? La distruzione di Sodoma doveva fermare il male presente nella città, ma Abramo sa che Dio ha altri modi e altri mezzi per mettere argini alla diffusione del male. È il perdono che interrompe la spirale del peccato, e Abramo, nel suo dialogo con Dio, si appella esattamente a questo. E quando il Signore accetta di perdonare la città se vi troverà i cinquanta giusti, la sua preghiera di intercessione comincia a scendere verso gli abissi della misericordia divina. Abramo - come ricordiamo - fa diminuire progressivamente il numero degli innocenti necessari per la salvezza: se non saranno cinquanta, potrebbero bastare quarantacinque, e poi sempre più giù fino a dieci, continuando con la sua supplica, che si fa quasi ardita nell’insistenza: «forse là se ne troveranno quaranta … trenta … venti … dieci» (cfr vv. 29.30.31.32). E più piccolo diventa il numero, più grande si svela e si manifesta la misericordia di Dio, che ascolta con pazienza la preghiera, l’accoglie e ripete ad ogni supplica: «perdonerò, … non distruggerò, … non farò» (cfr vv. 26.28.29.30.31.32).

Così, per l’intercessione di Abramo, Sodoma potrà essere salva, se in essa si troveranno anche solamente dieci innocenti. È questa la potenza della preghiera. Perché attraverso l’intercessione, la preghiera a Dio per la salvezza degli altri, si manifesta e si esprime il desiderio di salvezza che Dio nutre sempre verso l’uomo peccatore. Il male, infatti, non può essere accettato, deve essere segnalato e distrutto attraverso la punizione: la distruzione di Sodoma aveva appunto questa funzione. Ma il Signore non vuole la morte del malvagio, ma che si converta e viva (cfr Ez 18,23; 33,11); il suo desiderio è sempre quello di perdonare, salvare, dare vita, trasformare il male in bene. Ebbene, è proprio questo desiderio divino che, nella preghiera, diventa desiderio dell’uomo e si esprime attraverso le parole dell’intercessione. Con la sua supplica, Abramo sta prestando la propria voce, ma anche il proprio cuore, alla volontà divina: il desiderio di Dio è misericordia, amore e volontà di salvezza, e questo desiderio di Dio ha trovato in Abramo e nella sua preghiera la possibilità di manifestarsi in modo concreto all’interno della storia degli uomini, per essere presente dove c’è bisogno di grazia. Con la voce della sua preghiera, Abramo sta dando voce al desiderio di Dio, che non è quello di distruggere, ma di salvare Sodoma, di dare vita al peccatore convertito.

E’ questo che il Signore vuole, e il suo dialogo con Abramo è una prolungata e inequivocabile manifestazione del suo amore misericordioso. La necessità di trovare uomini giusti all’interno della città diventa sempre meno esigente e alla fine ne basteranno dieci per salvare la totalità della popolazione. Per quale motivo Abramo si fermi a dieci, non è detto nel testo. Forse è un numero che indica un nucleo comunitario minimo (ancora oggi, dieci persone sono il quorum necessario per la preghiera pubblica ebraica). Comunque, si tratta di un numero esiguo, una piccola particella di bene da cui partire per salvare un grande male. Ma neppure dieci giusti si trovavano in Sodoma e Gomorra, e le città vennero distrutte. Una distruzione paradossalmente testimoniata come necessaria proprio dalla preghiera d’intercessione di Abramo. Perché proprio quella preghiera ha rivelato la volontà salvifica di Dio: il Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell’amore che porta già in sé il castigo. Dirà il profeta Geremia al popolo ribelle: «La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio» (Ger 2,19). È da questa tristezza e amarezza che il Signore vuole salvare l’uomo liberandolo dal peccato. Ma serve dunque una trasformazione dall’interno, un qualche appiglio di bene, un inizio da cui partire per tramutare il male in bene, l’odio in amore, la vendetta in perdono. Per questo i giusti devono essere dentro la città, e Abramo continuamente ripete: «forse là se ne troveranno …». «Là»: è dentro la realtà malata che deve esserci quel germe di bene che può risanare e ridare la vita. E’ una parola rivolta anche a noi: che nelle nostre città si trovi il germe di bene; che facciamo di tutto perché siano non solo dieci i giusti, per far realmente vivere e sopravvivere le nostre città e per salvarci da questa amarezza interiore che è l’assenza di Dio. E nella realtà malata di Sodoma e Gomorra quel germe di bene non si trovava.

Ma la misericordia di Dio nella storia del suo popolo si allarga ulteriormente. Se per salvare Sodoma servivano dieci giusti, il profeta Geremia dirà, a nome dell’Onnipotente, che basta un solo giusto per salvare Gerusalemme: «Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se c’è un uomo che pratichi il diritto, e cerchi la fedeltà, e io la perdonerò» (5,1). Il numero è sceso ancora, la bontà di Dio si mostra ancora più grande. Eppure questo ancora non basta, la sovrabbondante misericordia di Dio non trova la risposta di bene che cerca, e Gerusalemme cade sotto l’assedio del nemico. Bisognerà che Dio stesso diventi quel giusto. E questo è il mistero dell’Incarnazione: per garantire un giusto Egli stesso si fa uomo. Il giusto ci sarà sempre perché è Lui: bisogna però che Dio stesso diventi quel giusto. L’infinito e sorprendente amore divino sarà pienamente manifestato quando il Figlio di Dio si farà uomo, il Giusto definitivo, il perfetto Innocente, che porterà la salvezza al mondo intero morendo sulla croce, perdonando e intercedendo per coloro che «non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Allora la preghiera di ogni uomo troverà la sua risposta, allora ogni nostra intercessione sarà pienamente esaudita.

Cari fratelli e sorelle, la supplica di Abramo, nostro padre nella fede, ci insegni ad aprire sempre di più il cuore alla misericordia sovrabbondante di Dio, perché nella preghiera quotidiana sappiamo desiderare la salvezza dell’umanità e chiederla con perseveranza e con fiducia al Signore che è grande nell’amore. Grazie.

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110518_it.html#

Sogni nel buio

E' il mio profeta,la colonna sonora della mia vita,il defibrillatore della mia coscienza,la speranza dei giorni bui,ancora mi accompagna e mi rattrista il giudizio degli "incauti",dei "ciechi",dei "sordi",...è un frocio!Ce ne fossero di Uomini così.
RENATO ZERO un cuore,un'anima ,in solitaria ricerca del suo Destino.
Grazie Renatino!



Sogni nel buio è per i sinistri,"i cattolici" sinistri e qualcuno anche destro, che in nome di una folle libertà hanno sacrificato solo in Italia decine di milioni di vite,è per chi combatte per salvare madri e bimbi dall'olocausto della morte menzognera,ai bambini che non devono essere chiamati bambini perché è più difficile altrimenti ucciderli,ai bambini distrutti nelle e dalle loro madri,alle mamma che per sempre sentiranno nel cuore,nelle orecchie le voci dei loro figli sacrificati alla paura,a quelle donne perché trovino chi rianima il loro cuore ingannato e massacrato.Perché loro quelle donne,quelle mamme, non rimangano in silenzio ma siano per i venditori di morte come le trombe dei cavalieri dell'Apocalisse,come il tallone della Vergine Madre che schiaccia la testa del serpente.Ave Maria!E' per quei "padri" molli,invisibili nella loro egoistica presenza,per quegli "uomini",fragili,tristi,meschini,inconsapevoli o colpevolmente voltati,vili nel servirsi di corpi come discariche.Per loro,il silenzio.... e Padre nostro...

Vivo lo dedico a chi fa fatica ad arrivare a sera,a chi lotta solo per quel filo di luce che penetra tra le tenebre,a chi per quel filo di Luce vive da sempre

lunedì 16 maggio 2011

e lo chiamano Dio silenzioso...

Questo è un post complicato per chi lo legge,non so se lo capirete,non so se ci crederete ma è successo così ed è incredibile,davvero io stesso non capisco,ma questo è successo e questo io vedo.Stasera mi sono visto l'ultima "lezione" dell'Arte di amare" di Chiara Amirante,questo è il link http://www.nuoviorizzonti.org/index.php/it/extra/nuovi-orizzonti-tv ,ero molto in ritardo essendo l'incontro del mese scorso,ma meglio tardi che mai,non vi dico una parola di quello che ha detto Chiara,vi faccio faticare un po',ma ogni tanto faticare un po' va bene e poi non vi tolgo il sapore della sorpresa.Al termine dell'intervento di Chiara,volevo trovare qualche canto adatto di quelli che piacciono a me,cristiano e possibilmente nuovo,una di quelle sorprese che a volte il buon Dio mi concede.Sono entrato nella mia webtv ammiraglia,vi metto anche il link di questa così la guardate che vi fa solo bene e a me va su in classifica: http://worldtv.com/musicfromgod/ ,nella sezione a cui, in teoria, solo io posso accedere ,ho cercato tra i video che mi vengono suggeriti perché in qualcosa simili ai miei,mi sono fermato sul video che poi ascolterete,pensavo fosse un canto spagnolo ma era molto di più.Per non buttare tutto nel bidone,vi chiederei di tenere a freno il cuoricino,lasciar perdere commozioni e pietismi vari,guardate la potenza di quest'uomo,la ,azzardo ,bellezza di questa persona.Guardate anche Giovanni Paolo II,guardate la sua forza,non guarda l'handicappatino,guarda l'Uomo,non gli va incontro con la lacrimuccia ma con ammirazione ,con stima,non va a coccolarlo,a confortarlo,non ne ha bisogno forse,va a baciare un grande uomo,va ad abbracciare quello che tutti eravamo in origine e che siamo ancora sotto le tonnellate di balle che il mondo c'ha messo addosso.Se avete ascoltato Chiara ,vi sarà trasparente quanto il Dio ,che qualcuno dice silenzioso, parli e lo faccia con voce robusta.Il video è in spagnolo ma si capisce quello che dice o almeno s'intuisce.




Buon Dio complimenti,sei sempre più avanti.Chapeau!

sabato 14 maggio 2011

Paranormal activity-tra stupidità e ignoranza

Qualche giorno fa ho visto il film su indicato,non mi addentro ,non sono un "tecnico", solo alcune cose che mi hanno colpito e che sarebbe opportuno che non accadessero.
I due ragazzi protagonisti convivono,non sono sposati,non c'è traccia di immagini sacre in casa,solo un piccolo crocifisso quando ormai è un pò troppo tardi.I primi segni che qualcosa di "strano" c'è ,vengono affrontati quasi,ma a me sembra senza quasi,per gioco,la prima persona che interpellano è un "sensitivo" o "medium" non ricordo,non c'è traccia di sacerdoti.Il ragazzo prende gli avvenimenti come una sfida personale,lui deve proteggere la sua ragazza e non trova altro modo che utilizzare la sconsigliata tavoletta per mettersi in contatto con lo spirito maligno.Ignoranza e presunzione suicide.
I video che seguono sono un valido aiuto a prevenire,secondo gli insegnamenti della Chiesa,libere interpretazioni e iniziative.
Paranormal activity è solo un film,questo non vuol dire che certi fatti non accadano.





I cattolici non votino a sinistra

Il titolo è l'stremo riassunto di quanto dice S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi,il suo pronunciamento è ineccepibile e assolutamente nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica.Leggendo mi sono però chiesto quanti avranno capito qual'è l'indicazione,perché va bene il bla bla ma poi la sostanza è destra o sinistra? Sono materiale e brutale? Perfetto allora ci siamo,in Italia vige un forse discutibile e migliorabile ma comunque vige un sistema bi-polare:destra o sinistra.Non sono previste terze parti che di fatto sono in un modo o nell'altro spostate a sinistra,è come se di fronte ad un bivio,l'intelligente e di solito "puro" volesse andare diritto.
Mi sembra che nella confusione che regna sopratutto tra i cattolici,in larga parte sinistri,gerarchie comprese,ci sia bisogno si di indicazioni,ma meno in ecclesialese,chi vuole guidare si prenda la responsabilità e guidi,basta inutili bisbigli,si dica che Di.CO,eutanasia,aborto,divorzio,eugenetica varia,gaysmo,anticlericali e anti-cattolici stanno stabilmente e da sempre di casa a sinistra.Questo non vuol dire che qualche simpatizzante non ci sia anche a destra,ma a destra sono minoranza.
Finchè regnerà l'ecclesialese i "cattolici" o presunti tali rimarranno largamente sinistri in nome di un "presunto" vangelo dell'accoglienza,che accoglie ,in astratto, chiunque in concreto nemmeno quello che dovrebbe.


Riflessioni e indicazioni pastorali sulle prossime elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011



Un momento importante

Le elezioni, siano esse politiche che amministrative, sono sempre un momento importante per una comunità. Sono infatti l’occasione per pensare a se
stessa e al proprio futuro e per indicare programmi e nomi che possano interpretare questa idea di se stessa e del proprio futuro. E’ vero che nella nostra società i momenti decisionali della politica si sono moltiplicati e, si potrebbe dire, sono usciti dai tradizionali palazzi. C’è oggi una politica “diffusa” nella società e nel territorio. Ciononostante, il momento elettorale conserva una sua indubbia importanza perché in esso il cittadino riflette non solo sui propri bisogni e interessi, ma sul “nostro” bene, il bene di tutti, il bene della comunità percepita come un tutto. E’ così anche per le prossime elezioni amministrative.

Il compito del Vescovo

Il mio compito, come vescovo, è di confermare che la comunità cristiana e la fede cristiana non sono estranee a questi momenti importanti della vita della comunità, anzi, dato che esse hanno a cuore l’uomo “via della Chiesa”, come scriveva nella sua prima enciclica, la Redemptor hominis, il Beato Giovanni Paolo II, non possono ritenersi estranee ai momenti in cui l’uomo decide di se stesso e del proprio futuro. Non perché la fede cristiana fornisca ricette politiche o amministrative, ma perché ritiene di aver qualcosa da dire – e di fondamentale importanza – sul senso comunitario della vita umana e sul nostro destino. E’ propriamente qui, sul tema
dell’uomo e del suo destino – il suo “cos’è” e il suo “cosa deve essere” – che la fede cristiana scende nella pubblica piazza e fa la sua proposta a tutti gli uomini che cercano la verità.

L’uomo ha una sola vocazione

Credo che non sia corretto interpretare la frase evangelica “date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” come se la politica avesse da provvedere ai bisogni “materiali” della persona e la fede a quelli “spirituali”. Sia la politica, sia la fede cristiana guardano alla persona tutta intera. La persona non ha due chiamate diverse: una materiale e una spirituale; non persegue due destini diversi: uno terreno e l’altro eterno; non risponde a due bisogni diversi: il benessere qui e la salvezza di là. La persona è un tutt’uno e cerca semplicemente di essere, di crescere, di maturare in tutte le sue dimensioni; sente che qualsiasi singola dimensione le sta stretta e cerca di respirare al massimo, con i polmoni e con l’anima. La politica, compresa quella amministrativa, non riguarda solo un aspetto della persona, perché nella persona nessun aspetto è pienamente comprensibile se viene staccato dagli altri. La politica riguarda, quindi, tutta la persona, come pure la fede riguarda tutta la persona: la vedono da angolature diverse ma non contrapposte.

Le elezioni amministrative non sono mai solo amministrative

Può risultare strana questa mia affermazione. La politica nelle amministrazioni locali – si dice talvolta – riguarda l’organizzazione pratica della vita della comunità: il lavoro, il traffico, l’occupazione, il tempo libero … ; la fede, invece, riguarda altre cose: la preghiera, i sacramenti, lo spirito … Certamente questa visione ha molti aspetti di verità, però se nella persona si vede – come insegna la fede cristiana – la creatura del Padre, l’immagine di Dio, un fratello in Gesù Cristo, una realtà unica ed eminente che non ha eguali nel creato, anche l’organizzazione del lavoro, del traffico, dell’occupazione, del tempo libero … troverà altre e superiori motivazioni e indicazioni operative. Non pensiamo che ci siano da un lato le questioni operative e materiali e dall’altro quello morali e spirituali. L’uomo è un tutt’uno e la vita è sempre una sintesi. Quando noi compiamo una qualsiasi azione ci mettiamo tutta la nostra realtà di persone umane.

I grandi valori umani

E’ per questo che le elezioni amministrative non devono essere considerate come estranee ai grandi valori umani, che la fede cristiana ci ha insegnato e continua ad insegnarci. L’amministrazione di una città è senz’altro indipendente dal piano ecclesiastico della religione, ma non lo è dall’etica, ossia dai principi morali legati al bene della persona e della comunità e che la fede cristiana ha contribuito a far scoprire e contribuisce oggi a conservare, a difendere e a far respirare.. I grandi valori umani della persona sono per esempio il diritto alla vita, l’integrità della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, la libertà per le famiglie di educare i propri figli secondo la propria responsabilità, l’aiuto solidale ai poveri condotto in modo sussidiario, ossia evitando sprechi ed assistenzialismo e favorendo, invece, la creatività e l’assunzione di responsabilità di persone e corpi intermedi.

Davanti alla scheda elettorale

Davanti alla scheda elettorale, l’elettore sa bene che dovrà decidere non solo del piano urbanistico o della viabilità, ma anche di questi grandi valori. Ed è per questo che la Chiesa ha sempre insegnato che non è lecito al cristiano appoggiare partiti che «su questioni etiche fondamentali hanno espresso posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa» (Nota della Congregazione della Dottrina della Fede del 2002). Questo sia per un dovere di coerenza, sia perché, facendo diversamente, si farebbe un danno alla persona e alla società. Ci sono, infatti, questioni che possono essere affrontate e risolte in molti modi, ed altre che, invece, sono sicuramente sbagliate e contrarie al bene umano.

La crescente importanza degli enti territoriali

Oggi gli enti territoriali hanno sempre maggiori competenze anche su queste questioni di fondamentale importanza. Essi possono danneggiare o aiutare la famiglia, possono o meno aprire il riconoscimento pubblico a “nuove forme di famiglia”, possono o meno mettere in atto aiuti concreti contro l’aborto, possono o meno promuovere forme di pubblicità offensive del diritto alla vita, possono soffocare la libertà di educazione delle famiglie oppure fare passi concreti per permettere il suo esercizio, possono sistematicamente combattere la presenza pubblica del cristianesimo o aprirsi ad una collaborazione nel reciproco rispetto. E tutto questo si amplierà ulteriormente in futuro, perché le autonomie si stanno diffondendo e le stesse competenze legislative degli enti locali aumentano.

Il dovere della coerenza

Anche in occasione di elezioni amministrative, il cristiano che voglia essere fedele agli insegnamenti della Chiesa distinguerà nei programmi le questioni su cui sono lecite molte opinioni da quelle che invece obbligano la sua coscienza. E non darà il suo appoggio a partiti che le prevedano. Cercherà l’onestà personale dei candidati, ma non solo. Cercherà anche l’accettabilità dei loro programmi dal punto di vista dei valori fondamentali che ho elencato sopra e valuterà la storia e il retroterra culturale dei partiti dentro cui i candidati operano.

S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi

Arcivescovo-vescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa

mercoledì 11 maggio 2011

Benedetto XVI:catechesi del 11/05/2011


Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei continuare a riflettere su come la preghiera e il senso religioso facciano parte dell’uomo lungo tutta la sua storia.

Noi viviamo in un’epoca in cui sono evidenti i segni del secolarismo. Dio sembra sparito dall’orizzonte di varie persone o diventato una realtà verso la quale si rimane indifferenti. Vediamo, però, allo stesso tempo, molti segni che ci indicano un risveglio del senso religioso, una riscoperta dell’importanza di Dio per la vita dell’uomo, un’esigenza di spiritualità, di superare una visione puramente orizzontale, materiale della vita umana. Guardando alla storia recente, è fallita la previsione di chi, dall’epoca dell’Illuminismo, preannunciava la scomparsa delle religioni ed esaltava una ragione assoluta, staccata dalla fede, una ragione che avrebbe scacciato le tenebre dei dogmatismi religiosi e avrebbe dissolto il “mondo del sacro”, restituendo all’uomo la sua libertà, la sua dignità e la sua autonomia da Dio. L’esperienza del secolo scorso, con le due tragiche Guerre mondiali ha messo in crisi quel progresso che la ragione autonoma, l’uomo senza Dio sembrava poter garantire.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “Mediante la creazione Dio chiama ogni essere dal nulla all’esistenza. … Anche dopo aver perduto la somiglianza con Dio a causa del peccato, l’uomo rimane ad immagine del suo Creatore. Egli conserva il desiderio di colui che lo chiama all’esistenza. Tutte le religioni testimoniano questa essenziale ricerca da parte degli uomini” (n. 2566). Potremmo dire - come ho mostrato nella scorsa catechesi - che non c’è stata alcuna grande civiltà, dai tempi più lontani fino ai nostri giorni, che non sia stata religiosa.

L’uomo è per sua natura religioso, è homo religiosus come è homo sapiens e homo faber: “il desiderio di Dio – afferma ancora il Catechismo – è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio” (n. 27). L’immagine del Creatore è impressa nel suo essere ed egli sente il bisogno di trovare una luce per dare risposta alle domande che riguardano il senso profondo della realtà; risposta che egli non può trovare in se stesso, nel progresso, nella scienza empirica. L’homo religiosus non emerge solo dai mondi antichi, egli attraversa tutta la storia dell’umanità. A questo proposito, il ricco terreno dell’esperienza umana ha visto sorgere svariate forme di religiosità, nel tentativo di rispondere al desiderio di pienezza e di felicità, al bisogno di salvezza, alla ricerca di senso. L’uomo “digitale” come quello delle caverne, cerca nell’esperienza religiosa le vie per superare la sua finitezza e per assicurare la sua precaria avventura terrena. Del resto, la vita senza un orizzonte trascendente non avrebbe un senso compiuto e la felicità, alla quale tendiamo tutti, è proiettata spontaneamente verso il futuro, in un domani ancora da compiersi. Il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione Nostra aetate, lo ha sottolineato sinteticamente: “Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo [- chi sono io? -], il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo” (n. 1). L’uomo sa che non può rispondere da solo al proprio bisogno fondamentale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente, egli fa l’esperienza di non bastare a se stesso. Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca, deve uscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmare l’ampiezza e la profondità del suo desiderio.

L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l’uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare. San Tommaso d’Aquino, uno dei più grandi teologi della storia, definisce la preghiera “espressione del desiderio che l’uomo ha di Dio”. Questa attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell’uomo, è l’anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascun orante. La storia dell’uomo ha conosciuto, in effetti, svariate forme di preghiera, perché egli ha sviluppato diverse modalità d’apertura verso l’Altro e verso l’Oltre, tanto che possiamo riconoscere la preghiera come un’esperienza presente in ogni religione e cultura.

Infatti, cari fratelli e sorelle, come abbiamo visto mercoledì scorso, la preghiera non è legata ad un particolare contesto, ma si trova inscritta nel cuore di ogni persona e di ogni civiltà. Naturalmente, quando parliamo della preghiera come esperienza dell’uomo in quanto tale, dell’homo orans, è necessario tenere presente che essa è un atteggiamento interiore, prima che una serie di pratiche e formule, un modo di essere di fronte a Dio prima che il compiere atti di culto o il pronunciare parole. La preghiera ha il suo centro e affonda le sue radici nel più profondo della persona; perciò non è facilmente decifrabile e, per lo stesso motivo, può essere soggetta a fraintendimenti e a mistificazioni. Anche in questo senso possiamo intendere l’espressione: pregare è difficile. Infatti, la preghiera è il luogo per eccellenza della gratuità, della tensione verso l’Invisibile, l’Inatteso e l’Ineffabile. Perciò, l’esperienza della preghiera è per tutti una sfida, una “grazia” da invocare, un dono di Colui al quale ci rivolgiamo.

Nella preghiera, in ogni epoca della storia, l’uomo considera se stesso e la sua situazione di fronte a Dio, a partire da Dio e in ordine a Dio, e sperimenta di essere creatura bisognosa di aiuto, incapace di procurarsi da sé il compimento della propria esistenza e della propria speranza. Il filosofo Ludwig Wittgenstein ricordava che “pregare significa sentire che il senso del mondo è fuori del mondo”. Nella dinamica di questo rapporto con chi dà senso all’esistenza, con Dio, la preghiera ha una delle sue tipiche espressioni nel gesto di mettersi in ginocchio. E’ un gesto che porta in sé una radicale ambivalenza: infatti, posso essere costretto a mettermi in ginocchio – condizione di indigenza e di schiavitù -, ma posso anche inginocchiarmi spontaneamente, dichiarando il mio limite e, dunque, il mio avere bisogno di un Altro. A lui dichiaro di essere debole, bisognoso, “peccatore”. Nell’esperienza della preghiera la creatura umana esprime tutta la consapevolezza di sé, tutto ciò che riesce a cogliere della propria esistenza e, contemporaneamente, rivolge tutta se stessa verso l’Essere di fronte al quale sta, orienta la propria anima a quel Mistero da cui si attende il compimento dei desideri più profondi e l’aiuto per superare l’indigenza della propria vita. In questo guardare ad un Altro, in questo dirigersi “oltre” sta l’essenza della preghiera, come esperienza di una realtà che supera il sensibile e il contingente.

Tuttavia solo nel Dio che si rivela trova pieno compimento il cercare dell’uomo. La preghiera che è apertura ed elevazione del cuore a Dio, diviene così rapporto personale con Lui. E anche se l’uomo dimentica il suo Creatore, il Dio vivo e vero non cessa di chiamare per primo l’uomo al misterioso incontro della preghiera. Come afferma il Catechismo: “Questo passo d’amore del Dio fedele viene sempre per primo nella preghiera; il passo dell’uomo è sempre una risposta. A mano a mano che Dio si rivela e rivela l’uomo a se stesso, la preghiera appare come un appello reciproco, un evento di alleanza. Attraverso parole e atti, questo evento impegna il cuore. Si svela lungo tutta la storia della salvezza” (n. 2567).

Cari fratelli e sorelle, impariamo a sostare maggiormente davanti a Dio, a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, impariamo a riconoscere nel silenzio, nell’intimo di noi stessi, la sua voce che ci chiama e ci riconduce alla profondità della nostra esistenza, alla fonte della vita, alla sorgente della salvezza, per farci andare oltre il limite della nostra vita e aprirci alla misura di Dio, al rapporto con Lui, che è Infinito Amore. Grazie.

martedì 10 maggio 2011

No, non ci dà fastidio Tyler


"Gesù, cosa ho fatto?". Rock star sconvolto dall'aborto di suo figlio


di Raffaella Frullone10-05-2011


“Gesù, che cosa ho fatto?”. Disperate, angosciate, terrorizzate, sono le uniche cinque parole che giravano vorticosamente in testa ad un padre l’attimo dopo aver assistito all’aborto del figlio. Non un padre qualunque, non un inesperto adolescente, non un uomo timido e insicuro alle prese con una situazione che non sapeva gestire, non un cattolico fervente la cui donna aveva deciso per due, no. Il grido silenzioso di rimorso è quello di Steve Tyler, rock star di fama internazionale nonché leader degli Aerosmith.



Era il 1975 , anno dei primi travolgenti successi per il gruppo, esploso, anche sotto il profilo commerciale, con Toys in the attic, che ha venduto circa 8 milioni di copie, Sweet Emotion e Walk this way. Tyler , allora 27enne, si era trasferito a Boston ed aveva voluto con sé la giovanissima fidanzata Julia Holcomb. La ragazza allora aveva solo 14 anni e per consentire la convivenza tra i due, i genitori di Julia avevano firmato un permesso per affidare a Tyler la custodia legale della figlia.



A distanza di 35 anni, la vicenda viene a galla dalle pagine dell’autobiografia del gruppo, “Walk in this way”, curata da Stephen Davis e da poco disponibile nelle librerie americane. Secondo quanto riportato nelle pagine del libro, Julia rimase incinta e l’enturage degli Arosmith convinse Tyler a prendere l’unica strada ragionevolmente possibile: quella dell’aborto. Un’esperienza di cui Tyler stesso parla proprio nel volume: «Ero davvero in crisi. Per me era un momento importante, stavo costruendo un progetto di vita con una donna, ma ci convinsero che non avrebbe mai funzionato e che avrebbe rovinato le nostre vite». Tyler e Julia si lasciano convincere ed è proprio la rock star a descrivere con poche, crude parole il momento che davvero segna la reale rovina delle loro vite. « E’ semplice. Vai dal medico, si mette un ago nel ventre della mamma, e viene iniettato il veleno. Tu resti lì, a guardare. Poi tirano fuori il bambino, morto. Pochi minuti. Ero devastato, nella mia testa continuavo a ripetere “Gesù, cosa ho fatto?” ».



A descrivere lo stato d’animo di Tyler dopo l’aborto del figlio è anche l’amico Ray Tabano, chitarrista del gruppo che ha vissuto di riflesso il dramma del cantante «Tyler uscì stravolto da quell’esperienza. Era solo un ragazzo e il fatto di aver visto tutto, di avere vissuto tutto, lo distrusse».



Sebbene negli anni dell’adolescenza Tyler avesse già avuto esperienze con alcool e marjuana, è l’aborto della sua fidanzata a segnare lo spartiacque più importante della sua vita, che degenera in maniera irreversibile. Pur continuando a vedere Julia, piombata in una crisi depressiva che la porterà a tentare più volte il suicidio, inizia una relazione con una modella di Playboy, Bebe Buell, che lo accompagna in un tour Europeo. La modella è la prima diretta testimone del baratro in cui cade Tyler: “Era pazzo, sempre completamente ubriaco, più volte è stato capace di distruggere il camerino che gli assegnavano. Tornati a Boston le cose non sono migliorate, un giorno tornando a casa l’ho trovato disteso in bagno completamente imbottito di droga. Era distrutto dal dolore». La situazione degenera a tal punto che la Buell, quando rimane incinta della figlia Lyv, nata nel 1977, realizza che è impossibile crescere un figlio con un uomo completamente fuori controllo al suo fianco e torna con il suo ex fidanzato, il produttore Todd Rundgren, che crescerà Lyv come fosse sua figlia.



Sebbene la vita disordinata di Tyler possa essere vista come la conseguenza del successo misto all’animo rock, gli esperti riconoscono in questo tipo di atteggiamento i tratti tipici di uno stress seguito ad un grosso trauma: assumere droghe infatti non è che il tentativo di rimuovere ricordi e sensazioni. La rabbia inoltre, specialmente per un uomo è spesso espressione di un grosso senso di colpa che ha bisogno di essere espresso.

Di come la sua vita sia stata rovinata dalla droga, Tyler parla anche nella sua stessa autobiografia: «Mi sono sniffato la mia Porsche, il mio aereo e la mia casa. Ho buttato via 20 milioni di dollari per colpa della droga. Nonostante negli anni 80 fossi uno dei cantanti più celebri e pagati al mondo, ero sempre senza soldi per via degli stupefacenti».



Il libro è presentato dal cantante come «il racconto della sua discesa agli inferi»: «Salivo spesso sul palco con una cassetta piena di droga – scrive il cantante –Sono fortunato di essere ancora vivo». A nulla è valsa la sua permanenza in diversi centri di riabilitazione per disintossicarsi: «Se non fossi stato aiutato dagli altri, probabilmente sarei morto diverse volte» ha dichiarato «Ecco che cosa ho avuto dalla droga. Mi ha fatto allontanare dai figli, ha segnato in negativo la mia band, ha distrutto i miei matrimoni e spesso mi ha messo in ginocchio».



Una storia triste. Squallida se pensiamo che stiamo parlando di un talentuoso rocker che nella vita ha avuto possibilità straordinarie di successo oltre che di guadagno. Una storia che Tyler ha messo per iscritto in un libro che probabilmente è specchio del suo stato d’animo oggi “Does the noise in my haed bother you?” ovvero “Ti dà fastidio il chiasso nella mia testa?”. No, non ci dà fastidio Tyler, e forse il chiasso è figlio di quella frase che come un vortice ti girava in testa in quella spoglia stanza d’ospedale “Gesù, che cosa ho fatto?”


http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-ges-cosa-ho-fatto-rock-star-sconvolto-dallaborto-di-suo-figlio-1821.htm

Altro che micio micio bau bau....

Non sono solito pubblicare cose "emozionanti" ,ma questa testimonianza ,oltre ad essere di oggettivo valore, è riuscita a mettere d'accordo due personaggi, un po' differenti ,come Marco Invernizzi,anzi padre Marco Invernizzi,avendo egli due figli se non sono diventati tre e don Davide Banzato.
Posso io mettermi di traverso ad una tale "santa alleanza"?



Non amo nemmeno accodarmi alle cose troppo spinte e negli ultimi giorni su FB questo video è presente ovunque,ma se la Chiesa accoglie,a volte,il "vox populi vox Dei" anch'io mi devo allineare.

domenica 8 maggio 2011

Lady Gaga non può perdersi





Crollano i muri e a volte traballo anch'io.
M'è capitato di vedere oggi il nuovo discusso video di Lady Gaga:Judas.M'è piaciuto,ma mi è piaciuto anche molto,chi è questa nuova madonna l'ho capito da parecchio ed anche il nuovo video è molto velenoso,non conosco il testo tradotto,ma dubito che sia un trattato di apologia cattolica.
Non ne giudico la blasfemia,né l'immoralità,quelle le diamo per scontate quello che mi ha colpito è che è difficilmente negabile che la canzone è ben fatta,il video pure,l'insieme,passatemelo,è bello,attraente,pensando al regista del video m'è scappato un "è un artista",io non concedo facilmente il titolo di artista,ma questo ha fatto una cosa notevole.Il secondo video è solo per inquadrare meglio,se servisse, chi è la ciccia in questione.
Il "pensierone" che ha ispirato questo post è semplice,come si fa a biasimare i ragazzini e/o ragazzoni che rimangono affascinati da Lady Gaga e simili,se piace a me,anche se mi limito a questo video,che darei volentieri fuoco a video simili e a chi li produce,l'impatto sul tredicenne dev'essere devastante e come fa la tredicenne a non volerla imitare,insomma cosa c'è di più bello,affascinante?Nulla.
Ai nostri figli proponiamo cosa,quali artisti che contrastino,nessuno.Massima stima per Roberto Bignoli,Claudio Chieffo(Dio l'abbia in gloria),Giosy Cento?I Gen Rosso,Gen Verde....Massima stima per costoro,ci si impegnano,a volte ci riescono anche,ma nient'altro.
Lo stesso discorso vale per la letteratura,a parte cose molto spirituali(fin troppo) cosa leggono i "cattolici" Saviano e porcate simili,si c'è Brosio,forse ,ma temo sia più di nicchia ,Socci e poi il nulla,se chiedessimo chi è l'autore cattolico più venduto temo in molti risponderebbero Corrado Augias....mamaaaaaa.
Nel cinema,nella televisione,nei giornali,in politica dov'è questo supposto popolo cattolico.Di quel milione e più a Roma per la beatificazione de Giovanni Paolo II,cos'è stato? Si sono commossi,emozionati?Caraaaaa,i catto-emo.
Capite che se più di un milione di cattolici fossero cattolici sul serio,non emo,scusate,catto-emo,ci sarebbero giornali cattolici,intendo tipo il Corriere o Repubblica dato che questi fanno l'opinione dei "cattolici",ci sarebbero Vasco Rossi cattolici,ma non ci sono,ci sarebbero centinaia di film cattolici e qualche pirlata atea,ma non è così.Il mondo insomma sarebbe cattolico,le opere dei santi si sono diffuse a tempo di record spesso ed hanno plasmato la storia del mondo e l'Europa.
Tempo fa c'era un milione di cattolici,che si emozionava di meno probabilmente,fino al Medio Evo,quello che per intenderci i cattolici stessi schifano(gnurant),si sporcavano le mani,erano ovunque,ospedali,cattedrali,università,l'Arte....
Poi i "cattolici" si sono,carlomariamartinizzati,tettamanzizzati,toninobellati,si sono spostati a sinistra e ritirati dal mondo,troppo puri per coinvolgersi,abbastanza puri da fare i moralizzatori per conto del padrone ,sinistro.
Mio figlio maggiore di undici anni,ascolta musica ed è educato,sa che Lady Gaga,madonna,Vasco,Ligabue,rockers e dj vari sono velenosi,sa che se Cristo non è una palla per rimbambiti centra con tutto,quindi anche con film,musica,amici...Non gli è chiesto di rinunciare a niente,ma di giudicare tutto si.I film li scegliamo sempre insieme e li guardiamo insieme,se vuole musica ha tutti i generi del mondo a disposizione,tutti splendidi e cristiani o anche non cristiani ma non velenosi,è ancora possibile educare?E' ancora possibile educare al bello?Si,io ci riesco e non credo di essere Superman,certo non mi emoziono troppo spesso....
Se un miliardo e mezzo circa di cristiani fossero davvero cristiani(ci sono anch'io nel mucchio)Lady Gaga non sarebbe persa,ma canterebbe con lo stesso vigore ben altre storie,ma finchè ci emozioniamo....



http://ciaktube.com/video/YNRRS45YX5MU/Gli-Emo-sul-palco-di-Zelig-2011

mercoledì 4 maggio 2011

Una congiura contro la verità


(da Il Tempo, 03-05-2011)
Angela Pellicciari

L’altro giorno, il primo maggio, avevo la casa trasformata in un dormitorio di ragazzi venuti a Roma per la beatificazione di papa Wojtyla quando, stanchi morti, fra un sonno e l’altro, ci siamo imbattuti in una notizia data da un telegiornale nazionale di cui non ricordo il numero. La notizia era un canto, un canto fatto a San Giovanni per la festa dei lavoratori, da un tipo con una barbetta rada. Il canto faceva così: “Di papi a Roma non ne vogliamo più”.
Il cantante lavoratore aveva l’aria intelligente ed istruita, tanto che si è rifatto alla Costituzione romana del 1848 ed ha evocato e magnificato Mazzini. Devo dire che la cultura mi fa sempre un bell’effetto e vederla così sbandierata in quella piazza oscurantista come San Giovanni, sede della chiesa madre della cristianità, mi ha provocato un sottile compiacimento. Compiacimento esteso alle scelte editoriali dei direttori dei tg nazionali che hanno pensato di dare spazio a quell’evento. Perché di evento indubbiamente si tratta.
Cantare che è ora di finirla col papato romano il giorno della beatificazione di Wojtyla, il giorno in cui rappresentanti di tutto il mondo vengono a Roma proprio perché sede del pontificato, bisogna ammetterlo, richiede coraggio. Mister Barbetta, questo il nome che ho pensato di dare al cantante lavoratore, prima di esprimersi con tanta luminosa semplicità sulla sorte dei papi e di Roma, aveva detto: “365 giorni del calendario ma il papa tedesco beatifica proprio oggi quello polacco e non posso dire altro perché ho firmato un documento che lo vieta”. Che dire? Parlare di santa Faustina Kowalska, del legame fra Giovanni Paolo II, la suora polacca e la festa della Divina Misericordia? Specificare che Wojtyla ha deciso di modificare una tradizione secolare per trasformare la seconda domenica dopo Pasqua, la domenica in albis, nella festa della Divina Misericordia e ricordare che Wojtyla è morto proprio alla vigilia di quella festa che quest’anno ricorreva il primo maggio?
“Di papi a Roma non ne vogliamo più”: qual è il soggetto dell’affermazione? Chi non vuole più papi a Roma? La parte per il tutto, proprio come faceva Mazzini che scambiava sé stesso per la parte migliore dell’umanità e, quindi, l’unica di cui bisognasse tener conto. Da tutto il mondo vengono a Roma per un papa? Che importa. La Roma cristiana eredita, meglio, porta a compimento, l’universalità romana? La Roma cristiana è la patria della bellezza, della cultura e delle opere di “carità cristiana”? Noi, i progressisti, pensiamo il contrario, e tanto basta. Durante la cerimonia di beatificazione, Ratzinger ricordava come Giovanni Paolo II abbia smascherato e contribuito ad abbattere le ragioni della totalitaria speranza progressista per rivendicare quelle della speranza cristiana: “Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso, egli l’ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza”.
Viene da chiedersi come mai i lavoratori per fare festa abbiano bisogno di ricorrere a una simile congerie di baggianate anticristiane. Non ci sono forse lavoratori cattolici fra quelli che festeggiano? Non ci sono lavoratori atei, dotati di ragione e di cultura, dotati di buon senso, che sono affezionati e non disprezzano la grande storia della nazione cui appartengono? Il punto è proprio questo: la storia è stata trasformata in una “congiura contro la verità” (Leone XIII). Sarebbe ora di dire basta.

http://www.angelapellicciari.it/1/una_congiura_contro_la_verita_5955137.html

Benedetto XVI:catechesi del 04/05/2011


L'uomo in preghiera

Cari fratelli e sorelle,

quest’oggi vorrei iniziare una nuova serie di catechesi. Dopo le catechesi sui Padri della Chiesa, sui grandi teologi del Medioevo, sulle grandi donne, vorrei adesso scegliere un tema che sta molto a cuore a tutti noi: è il tema della preghiera, in modo specifico di quella cristiana, la preghiera, cioè, che ci ha insegnato Gesù e che continua ad insegnarci la Chiesa. E’ in Gesù, infatti, che l’uomo diventa capace di accostarsi a Dio con la profondità e l’intimità del rapporto di paternità e di figliolanza. Insieme ai primi discepoli, con umile confidenza ci rivolgiamo allora al Maestro e Gli chiediamo: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1).

Nelle prossime catechesi, accostando la Sacra Scrittura, la grande tradizione dei Padri della Chiesa, dei Maestri di spiritualità, della Liturgia vogliamo imparare a vivere ancora più intensamente il nostro rapporto con il Signore, quasi una “Scuola della preghiera”. Sappiamo bene, infatti, che la preghiera non va data per scontata: occorre imparare a pregare, quasi acquisendo sempre di nuovo quest’arte; anche coloro che sono molto avanzati nella vita spirituale sentono sempre il bisogno di mettersi alla scuola di Gesù per apprendere a pregare con autenticità. Riceviamo la prima lezione dal Signore attraverso il Suo esempio. I Vangeli ci descrivono Gesù in dialogo intimo e costante con il Padre: è una comunione profonda di colui che è venuto nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre che lo ha inviato per la salvezza dell’uomo.

In questa prima catechesi, come introduzione, vorrei proporre alcuni esempi di preghiera presenti nelle antiche culture, per rilevare come, praticamente sempre e dappertutto si siano rivolti a Dio.

Comincio con l’antico Egitto, come esempio. Qui un uomo cieco, chiedendo alla divinità di restituirgli la vista, attesta qualcosa di universalmente umano, qual è la pura e semplice preghiera di domanda da parte di chi si trova nella sofferenza, quest’uomo prega: “Il mio cuore desidera vederti... Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me. Che io ti veda! China su di me il tuo volto diletto” (A. Barucq – F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egypte ancienne, Paris 1980, trad. it. in Preghiere dell’umanità, Brescia 1993, p. 30). Che io ti veda; qui sta il nucleo della preghiera!

Presso le religioni della Mesopotamia dominava un senso di colpa arcano e paralizzante, non privo, però, della speranza di riscatto e liberazione da parte di Dio. Possiamo così apprezzare questa supplica da parte di un credente di quegli antichi culti, che suona così: “O Dio che sei indulgente anche nella colpa più grave, assolvi il mio peccato... Guarda, Signore, al tuo servo spossato, e soffia la tua brezza su di lui: senza indugio perdonagli. Allevia la tua punizione severa. Sciolto dai legami, fa’ che io torni a respirare; spezza la mia catena, scioglimi dai lacci” (M.-J. Seux, Hymnes et prières aux Dieux de Babylone et d’Assyrie, Paris 1976, trad. it. in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 37). Sono espressioni che dimostrano come l’uomo, nella sua ricerca di Dio, ne abbia intuito, sia pur confusamente, da una parte la sua colpa, dall’altra aspetti di misericordia e di bontà divina.

All’interno della religione pagana dell’antica Grecia si assiste a un’evoluzione molto significativa: le preghiere, pur continuando a invocare l’aiuto divino per ottenere il favore celeste in tutte le circostanze della vita quotidiana e per conseguire dei benefici materiali, si orientano progressivamente verso le richieste più disinteressate, che consentono all’uomo credente di approfondire il suo rapporto con Dio e di diventare migliore. Per esempio, il grande filosofo Platone riporta una preghiera del suo maestro, Socrate, ritenuto giustamente uno dei fondatori del pensiero occidentale. Così pregava Socrate: “Fate che io sia bello di dentro. Che io ritenga ricco chi è sapiente e che di denaro ne possegga solo quanto ne può prendere e portare il saggio. Non chiedo di più” (Opere I. Fedro 279c, trad. it. P. Pucci, Bari 1966). Vorrebbe essere soprattutto bello di dentro e sapiente, e non ricco di denaro.

In quegli eccelsi capolavori della letteratura di tutti i tempi che sono le tragedie greche, ancor oggi, dopo venticinque secoli, lette, meditate e rappresentate, sono contenute delle preghiere che esprimono il desiderio di conoscere Dio e di adorare la sua maestà. Una di queste recita così: “Sostegno della terra, che sopra la terra hai sede, chiunque tu sia, difficile a intendersi, Zeus, sia tu legge di natura o di pensiero dei mortali, a te mi rivolgo: giacché tu, procedendo per vie silenziose, guidi le vicende umane secondo giustizia” (Euripide, Troiane, 884-886, trad. it. G. Mancini, in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 54). Dio rimane un po’ nebuloso e tuttavia l’uomo conosce questo Dio sconosciuto e prega colui che guida le vie della terra.

Anche presso i Romani, che costituirono quel grande Impero in cui nacque e si diffuse in gran parte il Cristianesimo delle origini, la preghiera, anche se associata a una concezione utilitaristica e fondamentalmente legata alla richiesta della protezione divina sulla vita della comunità civile, si apre talvolta a invocazioni ammirevoli per il fervore della pietà personale, che si trasforma in lode e ringraziamento. Ne è testimone un autore dell’Africa romana del II secolo dopo Cristo, Apuleio. Nei suoi scritti egli manifesta l’insoddisfazione dei contemporanei nei confronti della religione tradizionale e il desiderio di un rapporto più autentico con Dio. Nel suo capolavoro, intitolato Le metamorfosi, un credente si rivolge a una divinità femminile con queste parole: “Tu sì sei santa, tu sei in ogni tempo salvatrice dell’umana specie, tu, nella tua generosità, porgi sempre aiuto ai mortali, tu offri ai miseri in travaglio il dolce affetto che può avere una madre. Né giorno né notte né attimo alcuno, per breve che sia, passa senza che tu lo colmi dei tuoi benefici” (Apuleio di Madaura, Metamorfosi IX, 25, trad. it. C. Annaratone, in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 79).

Nello stesso periodo l’imperatore Marco Aurelio – che era pure filosofo pensoso della condizione umana – afferma la necessità di pregare per stabilire una cooperazione fruttuosa tra azione divina e azione umana. Scrive nei suo Ricordi: “Chi ti ha detto che gli dèi non ci aiutino anche in ciò che dipende da noi? Comincia dunque a pregarli, e vedrai” (Dictionnaire de Spiritualitè XII/2, col. 2213). Questo consiglio dell’imperatore filosofo è stato effettivamente messo in pratica da innumerevoli generazioni di uomini prima di Cristo, dimostrando così che la vita umana senza la preghiera, che apre la nostra esistenza al mistero di Dio, diventa priva di senso e di riferimento. In ogni preghiera, infatti, si esprime sempre la verità della creatura umana, che da una parte sperimenta debolezza e indigenza, e perciò chiede aiuto al Cielo, e dall’altra è dotata di una straordinaria dignità, perché, preparandosi ad accogliere la Rivelazione divina, si scopre capace di entrare in comunione con Dio.

Cari amici, in questi esempi di preghiere delle diverse epoche e civiltà emerge la consapevolezza che l’essere umano ha della sua condizione di creatura e della sua dipendenza da un Altro a lui superiore e fonte di ogni bene. L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte. Le religioni pagane rimangono un’invocazione che dalla terra attende una parola dal Cielo. Uno degli ultimi grandi filosofi pagani, vissuto già in piena epoca cristiana, Proclo di Costantinopoli, dà voce a questa attesa, dicendo: “Inconoscibile, nessuno ti contiene. Tutto ciò che pensiamo ti appartiene. Sono da te i nostri mali e i nostri beni, da te ogni nostro anelito dipende, o Ineffabile, che le nostre anime sentono presente, a te elevando un inno di silenzio” (Hymni, ed. E. Vogt, Wiesbaden 1957, in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 61).

Negli esempi di preghiera delle varie culture, che abbiamo considerato, possiamo vedere una testimonianza della dimensione religiosa e del desiderio di Dio iscritto nel cuore di ogni uomo, che ricevono compimento e piena espressione nell’Antico e nel Nuovo Testamento. La Rivelazione, infatti, purifica e porta alla sua pienezza l’anelito originario dell’uomo a Dio, offrendogli, nella preghiera, la possibilità di un rapporto più profondo con il Padre celeste.

All’inizio di questo nostro cammino nella “Scuola della preghiera” vogliamo allora chiedere al Signore che illumini la nostra mente e il nostro cuore perché il rapporto con Lui nella preghiera sia sempre più intenso, affettuoso e costante. Ancora una volta diciamoGli: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1).


http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110504_it.html

martedì 3 maggio 2011

Le mele di Adamo

Oggi vi propongo un...indefinibile film ,credo norvegese,una poesia nordica ma con dentro parecchio di più.Non lo guarderei coi bambini,non è indirizzato a loro,non cercate di capirci troppo o provateci se davvero siete molto bravi,io c'ho capito veramente poco,ma si capisce lo stesso.E' un film "cattolico",anche ermetico e violento ,ma come sanno fare i nordici quando si mettono a fare capolavori.
Dall'inizio del film mi sono schierato col protagonista,il neo nazista Adam,il più normale del gruppo,il finale m'ha dato ragione,in parte.
Procuratevelo.

lunedì 2 maggio 2011

Giustizia è fatta!



Non ci siamo proprio,l'abbronzato marito di Michel Obama,tale Houssein Barak non perde occasione per dimostrare di essere solo un democratico e nemmeno il migliore.Dimostrando che il suo Nobel è meritato quanto quello dell'altro saltimbanco Dario Fù,oggi davanti al suo popolo ha potuto dire, immagino l'avranno pure consigliato,"GIUSTIZIA E' FATTA! bin laden E' STATO UCCISO".
L'avete scelto, votato e adesso gioitene.L'11 Settembre 2001 sono morte 2974 persone,da lì in poi sono morti più di 5000 soldati americani tra iraq e afghanistan,senza contare i suicidi tra i soldati reduci.Fatti i conti,anche se a spanne e non si fanno conti a spanne con le vite umane,i conti non tornano,c'è poco da festeggiare.Non so se la morte di quel coso lì,valesse la vita di più di 10000 americani e non so se padri,madri,mogli e mariti,sorelle,fratelli,figli di quelle vittime stasera festeggeranno,non so se la morte del saudita ridarà la vita ai loro cari.
Giustizia sarà fatta quando più nessuno dei suoi seguaci sarà rimasto e ancora nessuna delle vittime a quel punto risorgerà a cancellare il dolore dei propri cari.
Tralasciando la stupidità del keniota ,viene da dire che ,forse giustizia è fatta ha potuto dirlo solo Gesù Cristo,da Lui in poi il mondo è cambiato,lentamente ma in modo irriducibile,almeno fino a pochi anni fa,poi Cristo è diventato un giocattolo,un peluches ed il mondo ha iniziato la sua regressione,ma c'è una giustizia, è una questione di tempo,forse non moltissimo tempo, poi il buon Dio la farà .

Da noi,un'incauto,lo stimo ,non posso affossarlo troppo, in un'intervista riguardante sempre la notizia del giorno ha commentato dicendo "il bene ha vinto sul male".Lì per lì pensavo si riferisse alla Pasqua, invece parlava proprio della vicenda odierna.Immagino fosse stanco e sovrapensiero per lasciarsi sfuggire una simile affermazione.Chi è il male?pin loden? Eliminato lui il bene trionfa?Il suo numero due,tre, cento ,è buono?Cos'ha din landen di peggio di Ahmadinejad,di Castro,del coreano del Nord Kim Jong-Il,ma poi l'elenco è lungo.Chi è il bene e qua lascio proprio perdere ,perché cadono le braccia.Cos'è il Bene e cos'è il male,forse si dovrebbe ripartire da qui,affermando con forza,con chiarezza cos'è il Bene e cos'è il male,ma forse avete ragione voi,così si crea divisione, è meglio lasciare che ognuno pensi quello che vuole ,così si sta tutti tranquilli,e se i fatti dicono il contrario?SSSSHH!!!!!Lascia stare!Ma non aveva detto:"Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, e i nemici dell'uomo saranno quelli di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la ritroverà" (Mt. 10:34-39)

SSSSHHHH!!!!!!Sempre a fare il polemico ,siamo tutti figli di dio,tutti fratelli,tutti bravi e tutti cattivi,nessuno ha ragione e nessuno ha torto.....


Walter Cialtroni salvaci tuuuuuuu!!!!!!