venerdì 4 febbraio 2011

San Michele Arcangelo



Il canto è abbastanza "triste" (padre Emanuele mettici mano per favore) ma il testo mi sembra buono e comunque lo scopo è riaffermare il mio schieramento incondizionato al suo fianco e chiederne la costante protezione,per me e per la mia famiglia,a volte ho la sensazione di essere finito sotto attacco.In combattimento chi colpisce per primo colpisce due volte si dice,non vedo perché lasciare la precedenza al nemico quindi.Ho intenzione quest'anno di raggiungere finalmente Monte Sant'Angelo,gli ostacoli al momento sono parecchi e di vario genere ma se lui mi apre la via sarò felicissimo di raggiungere quel posto santo.

EFESINI cap.6

11 Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.

12 La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

13 Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.

14 State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia,

15 e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.

16 Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;

17 prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito cioè la parola di Dio.

18 Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,

19 e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,

20 del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.

Dalle “Omelie” di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 2, Panegirico di san Paolo; PG 50,480-484)
Ho combattuto la buona battaglia

Paolo se ne stava nel carcere come se stesse in cielo e riceveva percosse e ferite più volentieri di coloro che ricevono il palio nelle gare: amava i dolori non meno dei premi, perché stimava gli stessi dolori come fossero ricompense; perciò li chiamava anche una grazia divina. Ma sta' bene attento in qual senso lo diceva. Certo era un premio essere sciolto dal corpo ed essere con Cristo (cfr. Fil 1,23), mentre restare nel corpo era una lotta continua; tuttavia per amore di Cristo rimandava il premio per poter combattere: cosa che giudicava ancora più necessaria.
L'essere separato da Cristo costituiva per lui lotta e dolore, anzi assai più che lotta e dolore. Essere con Cristo era l'unico premio al di sopra di ogni cosa. Paolo per amore di Cristo preferì la prima cosa alla seconda.
Certamente qui qualcuno potrebbe obiettare che Paolo riteneva tutte queste realtà soavi per amore di Cristo. Certo, anch'io ammetto questo, perché quelle cose che per noi sono fonti di tristezza, per lui erano invece fonte di grandissimo piacere. Ma perché io ricordo i pericoli ed i travagli? Poiché egli si trovava in grandissima afflizione e per questo diceva: “Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo che io non ne frema?” (2Cor 11,29).
Ora, vi prego, non ammiriamo soltanto, ma anche imitiamo questo esempio così magnifico di virtù. Solo così infatti potremo essere partecipi dei suoi trionfi.
Se qualcuno si meraviglia perché abbiamo parlato così, cioè che chiunque avrà i meriti di Paolo avrà anche i medesimi premi, può ascoltare lo stesso
Apostolo che dice: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2Tm 4,7-8). Puoi vedere chiaramente come chiama tutti alla partecipazione della medesima gloria.
Ora, poiché viene presentata a tutti la medesima corona di gloria, cerchiamo tutti di diventare degni di quei beni che sono stati promessi.
Non dobbiamo inoltre considerare in lui solamente la grandezza e la sublimità delle virtù e la tempra forte e decisa del suo animo, per la quale ha meritato di arrivare ad una gloria così grande, ma anche la comunanza di natura, per cui egli è come noi in tutto. Così anche le cose assai difficili ci sembreranno facili e leggere e, affaticandoci in questo tempo così breve, porteremo quella corona incorruttibile ed immortale, per grazia e misericordia del Signore nostro Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e la potenza ora e sempre, nei secoli d secoli. Amen.

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