venerdì 20 agosto 2010

FAMIGLIA CRISTIANA – DISFATTISMO A SENSO UNICO


di Paolo Deotto






Avvisiamo il popolo italiano in vacanza che la campagna elettorale è incominciata. Non si sa ancora se ci saranno le elezioni anticipate, ma qualcuno, per non sbagliare, ha già iniziato la propaganda politica, e l’ha iniziata nel tono classico dell’italiano conformista: lamentele generiche, accuse generiche, nessuna proposta concreta, e catastrofismo a prezzo di realizzo.

Ora, se fossero solo chiacchierate da bar potremmo anche disinteressarcene, ma poiché sono gli amici di Famiglia Cristiana che ancora una volta partono alla carica, e poiché la loro rivista è ampiamente diffusa, ci troviamo, come dire, tirati per i capelli.

E veniamo al dunque.

Nell’editoriale del nuovo numero, da oggi in edicola (e nelle Parrocchie…), e che potete leggere cliccando qui , riprendendo l’appello più che condivisibile del cardinale Bagnasco, che ha richiamato (né è la prima volta che lo fa) alla necessità di ritrovare la moralità necessaria per svolgere un’attività politica che miri al bene comune, e ha incitato le giovani leve cattoliche a impegnarsi in politica, Famiglia Cristiana ci fornisce un quadretto della Nazione catastrofico, dove i politici badano solo al proprio tornaconto e litigano su tutto, non vengono affrontati i problemi della gente (gente che è peraltro “narcotizzata dalle televisioni”), non esistono programmi seri a medio lungo termine e dove, dulcis in fundo, “si propone un federalismo che sa di secessione, senza anima e senza solidarietà”.

Sono, lo ripetiamo, chiacchiere, come tutti i discorsi di generico lamento generale, che non approdano a nulla, se non a diffondere sfiducia in tutto e in tutti. Ma sono discorsi che vengono dalla testata più diffusa in Italia, e quindi si impone un minimo di chiarezza.

Anzitutto, non è corretto usare le parole del cardinale Bagnasco, che sono un richiamo alla moralità valido per tutti (e quindi “generiche”, perché l’immoralità colpisce tutti gli strati della società) a proprio uso e consumo. Ecco che invece i nostri amici di Famiglia Cristiana ne fanno subito il trampolino per sparare a zero contro il federalismo che, chissà perché, “sa di secessione” ed è “senza anima e senza solidarietà”.

Ora, a prescindere dal fatto che il federalismo trova il suo fondamento proprio nella Costituzione (si legga il Titolo V, artt. 114 e seguenti), questa forma di ordinamento statuale ha origini cattoliche. Se gli amici di Famiglia Cristiana vogliono prendersi la pena di leggere gli scritti di Vincenzo Gioberti, o, per restare al passato più recente, di Don Luigi Sturzo, magari se ne accorgeranno. Il federalismo non è lo sgretolamento dello Stato (peraltro unificato con i sistemi che sappiamo…), ma è il riconoscimento delle peculiarità culturali, storiche, tradizionali, delle molteplici diverse realtà che compongono l’Italia, unite peraltro da secoli dalla comune lingua e soprattutto dalla comune Fede cattolica.

Forse qualcuno non rammenta che il centralismo trova le sue origini nella concezione dello Stato giacobina e napoleonica, che fa del cittadino un suddito, perché pretende di realizzare un’unità generale che non esiste, schiacciando, ove necessario, le tradizioni e le culture locali. E non si rammenta nemmeno la durissima base anticlericale dello “Stato unitario” del 1861, nato col notorio, e pubblicamente vantato, appoggio della Massoneria.

Ma se poi vogliamo definire il federalismo “senza solidarietà”, dobbiamo intenderci sul significato delle parole. I tempi delle Casse dello Stato inesauribili sono passati, e l’autonomia delle Regioni mette a nudo proprio il diverso modo di intendere la Pubblica Amministrazione.

Qualcuno dovrebbe ben spiegarci perché in Calabria siano necessarie migliaia di guardie forestali, mentre la Lombardia ne ha qualche centinaio. E sarebbe bello capire anche perché la Sanità a Nord funziona, e bene, mentre i conti sanitari delle Regioni del Sud, e i loro servizi, fanno rabbrividire. Non sono che i primi esempi che vengono alla mente, né si tratta di razzismo, ma di dati di fatto, inconfutabili e inconfutati. Se la “solidarietà” vuol dire continuare in una politica di allegra gestione delle finanze pubbliche, col Tesoro che ripiana i debiti delle Regioni più spendaccione, allora la solidarietà è una iattura, perché porta al disastro tutto il Paese. Forse gli esempi di Grecia e Spagna (Nazioni, non a caso, a guida sinistra…) non sono bastati.

Forse qualcuno ha nostalgia della politica economica a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta del trascorso secolo, quando la spesa pubblica si finanziava con emissioni a gogò di titoli pubblici con interessi pazzeschi, che facevano a loro volta da volano per un’inflazione pazzesca (ricordate i CCT con tassi del 22% e oltre?).

Se “senza solidarietà” vuol dire che ognuno deve assumersi le sue responsabilità, allora ben venga la mancanza di solidarietà. Ma, parlando seriamente, la solidarietà è dovuta verso i bisognosi, i poveri, coloro che sono colpiti dalla sorte, non verso chi pretende di ripianare “a piè di lista” le proprie spese per politiche demagogiche.

Ma se Famiglia Cristiana spara contro i leghisti, sparando contro il federalismo, non manca la bordata generale contro il Governo. Ordunque, questo Governo non ha finora fatto nulla e non ha programmi. Benissimo. Senza entrare in polemiche dettate da ideologie, guardiamo però, con onestà, ad alcuni dati di fatto.

La politica economica di Tremonti ci ha consentito di patire molto meno di altre Nazioni l’ondata di recessione. Certo, c’è una cinghia da stringere, ma non credo che si possa addebitare a Berlusconi una truffa finanziaria planetaria, portata avanti da anni soprattutto dai “liberal” americani, e che ora tutto il mondo sta pagando.

Il Governo ha saputo gestire le emergenze in modo esemplare. Adesso è diventato un atto di fede tra le sinistre dire che “All’Aquila non si è fatto nulla”. Ai cittadini colpiti dal sisma sono state date case (case, non container) a tempo di record. La ricostruzione del centro storico tarda, anche per un piccolo particolare: i fondi sono già stanziati, ma in un anno il comune dell’Aquila non ha ancora formulato il piano di ricostruzione. Del resto, il sindaco dell’Aquila, poverino, ha troppo da fare, deve girare l’Italia per protestare…

Oltre un anno fa le sinistre strillavano contro la “militarizzazione” delle città, ma col tempo si è visto che l’appoggio dei soldati alle Forze di Polizia è apprezzato, e anche efficace. Vivo a Milano, non sulla Luna, e ne so qualcosa. Né mi pare che la libertà abbia subito restrizioni…

La lotta alla mafia e alle altre associazioni criminali non ha mai registrato così tanti risultati. Ma questo non va detto, non va riconosciuto, forse perché l’invasato Di Pietro ulula che questo è un governo di mafiosi, e allora non si può far notare l’assurdo di un governo di mafiosi che sta dando fieri colpi alle mafie.

E potremmo andare avanti per un pezzo con esempi di vario tipo, non per dire che il governo Berlusconi sia quanto di meglio ci sia al mondo, ma semplicemente per leggere con un minimo di onestà e correttezza la cronaca di tutti i giorni. Questo governo sta lavorando, e fa il possibile.

Certo, c’è la peculiarità, tutta italiana, di un Governo, e del suo Presidente, che devono impegnare metà del loro tempo per occuparsi di inchieste contro il Presidente stesso, contro i ministri, i sottosegretari, eccetera, che non hanno riscontro in alcuna parte del mondo. Naturalmente, come tutti sanno, la Magistratura è indipendente, e agisce solo a tutela della legge. C’è la peculiarità di un’opposizione isterica, di un presidente della Camera che si occupa di scissioni, pugnalate alla schiena e altre piacevolezze. Eccetera

Governare in queste condizioni non deve essere facile. Le politiche a medio e lungo termine andrebbero svolte in un clima un po’ più vivibile. Ma da sedici anni sulle sinistre e affini grava una sola ossessione, che di recente Bersani ha esplicitato con la massima chiarezza: bisogna eliminare Berlusconi! Poi? Non si sa. Se questo è avere a cuore il bene del Paese…

Ci siamo limitati a sottolineare alcuni dati di fatto, perché non siamo nel “migliore dei mondi possibile”, ma di sicuro non siamo nemmeno un Paese alla deriva, con un Governo inesistente. Il Governo c’è, agisce e, cerchiamo di non dimenticarlo, trova la sua legittimità nel voto popolare, nel consenso che proviene da quel popolo che è, quando fa comodo ricordarsene, sovrano. E se questo Governo si ritroverà senza maggioranza, potremo ringraziare i rimestatori nostalgici dei bei tempi in cui un Governo in Italia aveva vita media di mesi 11 (dicasi “undici”). Potremo ringraziare personaggi come un Fini che, fregandosene degli impegni elettorali, pugnala alle spalle gli alleati del giorno prima.


Ma c’è una cosa da notare, molto importante, ultima solo in ordine di elencazione. Siamo, non scordiamocene mai, cattolici, e tali sono (non sta certo a noi giudicarne la purezza), gli amici di Famiglia Cristiana. Ebbene, sono proprio questi ultimi che, nell’editoriale di cui stiamo trattando, manifestano un certo qual fastidio contro quel ministro, Giovanardi, che pochi giorni fa ebbe a dire che questa maggioranza difende i “valori irrinunciabili e le opere di religione”.

Orbene, non vogliamo certo dire che questo sia un esempio di “governo cattolico”, ma quanto ha detto Giovanardi va perlomeno inteso in termini di confronto con quanto ha già cercato di fare il precedente governo Prodi e con quanto tuttora sostengono le sinistre.

A quanti hanno poca memoria vorremmo ricordare il tentativo di introdurre prima i “Dico”, poi i “Pacs”, ossia le anticamere per il matrimonio tra omosessuali. Vorremmo ricordare la ministra per la Salute, signora Livia Turco, che voleva elevare il quantitativo di droga “per uso personale”. Vorremmo ricordare una ex maggioranza che annoverava tra le sue file un signor Vladimiro Guadagno, sofferente di una patologia ampiamente studiata in psichiatria, che spinge al travestitismo. Nulla da dire, figuriamoci, ma magari si potrebbero cercare emblemi un po’ più degni. Vorremmo ricordare una sinistra che alle recenti elezioni regionali presentò come candidata per il Lazio la signora Emma Bonino, una delle principali responsabili dei (per ora) circa cinque milioni di bambini uccisi col crimine abominevole dell’aborto. Vorremmo ricordare le posizioni della sinistra sull’eutanasia e su quella che si usa chiamare “bioetica”.

Tutti questi argomenti lasciano indifferenti gli amici di Famiglia Cristiana, che aspirano ai più alti valori della Costituzione?

A noi non lasciano indifferenti, anzi, sono assolutamente fondamentali per fare, con coscienza, qualsiasi scelta politica. Arrivo a dire, orrore orrore, che tra dieci deputati ladri e un deputato abortista, scelgo tranquillamente i primi dieci. Certo, farebbero molto meglio a non rubare ma, se ben ricordo, ammazzare è molto peggio.

E potremmo andare avanti a lungo, col rischio di diventare noiosi. C’è solo una cosa che mi pare sia di sicuro lecito sollecitare. Famiglia Cristiana svolge da tempo un accanito appoggio alle sinistre, e ne ha tutto il diritto. È una Rivista che vuole occuparsi di politica e fa le sue scelte, né saremo noi a criticare il nome che si sono dati. In fondo, per decenni le repubbliche che vivevano sotto il terrore comunista si definivano “democratiche”.

Però c’è una cosa che appunto mi pare lecito sollecitare. Famiglia Cristiana è una delle tante riviste schierate politicamente. Abbia allora, la sua direzione, l’onestà e la correttezza di non vendere più il periodico nelle Parrocchie. Nota bene: non stiamo dicendo che i Parroci non debbano mettere Famiglia Cristiana tra la “buona stampa”. Questa è responsabilità loro. Ma ci sembra che sarebbe onesto e leale che Famiglia Cristiana smettesse di contrabbandarsi nelle Parrocchie come “voce” dei cristiani” e, essendo una testata con precise scelte politiche, si accontentasse dei canali di informazione di tutti: edicole, abbonamenti, Internet.

Chiediamo troppo?

http://riscossacristianaaggiornamentinews.blogspot.com/2010/08/famiglia-cristiana-disfattismo-senso.html

Nessun commento: