venerdì 24 gennaio 2020

Fantasmi di ritorno mai del tutto abbandonati

Spero che Renatino non se la prenda se dedico questa sua canzone ad una persona molto speciale, ad una persona che non c'è più,che non vuol più esserci o che forse non c'è mai stata.
Larga parte del testo è per lei,è mia e non importa se non capite,capisco io.
Fantasma è una dolce ossessione che sfinisce,ricordi liberamente interpretati eppure vissuti,
è una prospettiva accarezzata a lungo e forse prima ancora svanita,
sfiorita per eccesso di bellezza,
per visioni liricamente mistiche di un amore inimmaginato,inimmaginabile,
vissuto e voluto e perduto nello stesso istante ,in quell'istante eterno.

Mi tuffo in questo capolavoro di De Andrè,accompagnato da una magistrale PFM.
E' cosi che ho vissuto e spesso vivo l'assenza più ostinatamente presente ed insistente,(il testo della canzone sembra l'allucinazione alienata di un tossico,ma poi ho capito,non è una canzone ma un film,va ascoltata come se si stesse guardando un film,le parti strumentali sono le porte d'ingresso per la visione,le parole servono solo a tentativamente stordire l'incauto avventore del racconto onirico,gli strumenti,la ritmica e la melodia sono la corrente che sostiene dal naufragio nel delirio a volte necessario e/o inevitabile).
Che altro,..."e caddi come corpo morto cade".

Ai miei amici,grazie !!

Devo a loro tutto,sono e sono stati la mano ed il volto di Dio sempre.
A volte col sorriso,a volte con la durezza di un addio,sempre con la loro presenza,a volte con l'assenza costantemente presente.
Per loro, a volte nonostante loro,non mollo anche quando l'alba sembra non arrivare mai.
Grazie a loro sono,nonostante tutto.

giovedì 16 gennaio 2020

Rito antico o novus ordo (?) o della Santa Messa e del culone

Torno e torno a modo mio,da qualche tempo (un paio d'anni probabilmente),per le impreviste strade che lo Spirito Santo mi propone,ho incontrato un gruppo di amici appassionati alla Messa tridentina e grazie a loro ho imparato ad apprezzarne la bellezza e l'ordine. A dire il vero ero da parecchio in fuga da celebrazioni con chitarrine sanremesi, con testi discutibili,omelie improntate, ad essere buoni,all'improvvisazione il più soggettiva e moderna possibile.Non sopportavo più libere interpretazioni e assemblee autocelebranti. Ho trovato la pace e "l'esaltazione dei sensi" nella Messa che è un culto a Dio,non al pubblico presente,dove è chiaro ,pur non conoscendo il latino,cosa si sta facendo e dove il senso del sacro è manifesto.Non sempre però mi è possibile iniziare la Domenica in modo poco doloroso,quindi mi rifugio dove ritengo di poter liturgicamente soffrire il meno possibile.Domenica scorsa ero in una chiesa che è sede di un convento di monache di clausura,si potrebbe quindi dare per scontato,che ci si entri con ,forse, un minimo di consapevolezza in più rispetto al solito.Voi state aspettando il culone e' ? Eccolo che arriva,per molti aspetti stimo Vittorio Feltri (direttore di Libero),quindi mi scandalizzo poco e so apprezzare nelle loro varie sfumature le bellezze del creato.Come lui anch'io ritengo che un bel culo e non solo "fa sangue",ma forse non è il posto adatto
esibirlo una chiesa ed una Santa Messa. Sorvolo ,ma se volete,privatamente possiamo anche riprendere l'argomento, su dimensioni e proporzioni del lato b della signora (da cui "culone"), che non molto dopo l'inizio della celebrazione è entrata in perfetta tenuta da corsa con calzamaglia attillatissima,fin troppo ( ma se volete ne discutiamo in privato),scarpe da ginnastica,cuffia e gilet imbottito,con fare sornione e quatta quatta (otta?)dagli ultimi banchi è arrivata fino ai primi,mi verrebbe da dire ..."a miracol mostrare",ma vi assicuro che la citazione sarebbe assolutamente impropria .Molto probabilmente l'anima bella doveva andare ad allenarsi appena terminata la funzione e ,per ottimizzare i tempi ,ha pensato bene di unire le due cose,Messa in tenuta da corsa. Mi chiedo ma se fossimo stati in estate ed avesse dovuto andare a prendere il sole ? Spero di potervi aggiornare, al riguardo, tra qualche mese,spero non lo so.
L'episodio mi ha reso più evidenti alcune differenze,superficiali forse, tra i due tipi di riti liturgici o meglio alcune conseguenze derivanti dalle differenze nelle due celebrazioni.Nel rito antico è chiaro che la chiesa è il tempio di Dio,non è la casa dell'assemblea,è chiaro che il culto è dato a Dio,non serve a blandire l'assemblea,scenografia e sceneggiatura non sono ideate per ,tentativamente, "coinvolgere" gli spettatori.Il protagonista non è "il personaggio" del sacerdote,simpatico o meno,barbaradursiano o meno,il protagonista è Colui che accade sull'altare durante la consacrazione,il sacerdote non è personaggio ,è "semplice" intermediario tra la preghiera dei fedeli e l'Altissimo,non deve ammaliare gli astanti ma confermarli.
Una delle conseguenze è che nel rito antico nessuno si sente libero di fare come crede,ma c'è un ordine evidente e motivato che è naturale rispettare,nessuno si presenterebbe,culone o meno in tenuta da calcetto o se proprio accadesse per inderogabili motivi ,l'interessato si sentirebbe a disagio come un ladro.Nel nuovo rito essendo tutto "democraticizzato",relativizzato e modernizzato,ognuno fa come crede ,fare una cosa o l'altra è uguale,comportarsi in un modo o nell'altro è uguale.Arrivare in anticipo od in ritardo è uguale,il protagonista sono io e di conseguenza faccio come posso e/o come voglio e quasi quasi mi si deve ringraziare della partecipazione.Tutto ciò a conferma che come diceva Plutarco ( uno che per la fisiognomica doveva somigliare straordinariamente a Pluto ma infinitamente più bravo con l'arco):"...entrate signori, entrate, che più gente entra e più bestie si vedono".

p.s

So perfettamente che il punto non è il sederone o il panzone ne' il vestito ma il cuore con cui si fanno le cose ed il cuore lo giudica solo in buon Dio,ma se il cuore è rettamente educato ne consegue, quasi inevitabilmente,che anche il resto trovi un suo ordine.




sabato 11 gennaio 2020

Dal letame puà nascere un fiore,la nebbia prima o poi finisce, ma la strada è comunque lunga.


Sara' capitato anche a voi di trovarvi a guidare nella nebbia fitta,la nebbia quella vera,non la foschia.
Io vivo a Cremona e la pianura padana è la patria della nebbia,non è raro trovarsi a tarda sera o notte, rincasando o in giro per lavoro ,su stradine di campagna poco o per niente illuminate,di solito per niente illuminate. Spesso sei in macchina da solo e fuori non c'è anima viva,morta probabilmente c'è e ti accompagna...ad un certo punto anche il climatizzatore non riesce a fare ,come dovrebbe, la sua parte ed il vetro comincia ad appannarsi. Non è Fantozzi ,succede,succede però su quelle strade in cui un chilometro equivale a 15/20 in condizioni normali o più.La musica non serve più a far compagnia ma semmai diventa una distrazione,si vede ,a volte, una delle due righe della corsia,ma sai che se tieni troppo d'occhio la riga centrale, rischi il frontale con chi arriva dal senso opposto,se guardi troppo la riga laterale, basta un minimo di distrazione e ti ritrovi nel fosso.La tensione è alle stelle.Mi è capitato tornando da Medjugorje,di sera, nell'interno della Croazia di incontrare una forte nevicata,la neve aveva coperto le strisce stradali,facevo probabilmente i trenta all'ora e non avevo idea di quanto sarebbe durata quella condizione estrema.Giustamente era sera e trecento chilometri li avevo già fatti ,quindi la stanchezza cominciava a farsi sentire,ad un certo punto, giuro che è vero, è scesa la nebbia,avevo gli occhi a pezzi,se fossi stato un bambino mi sarei messo a piangere,da adulto sapevo che non potevo permettermi, anche ,di piangere per lo stress.L'esperienza mi ha insegnato che in casi simili non hai alternative,sangue freddo (del resto è inverno non potrebbe essere diversamente...),nervi d'acciaio,concentrazione massima e ci si raccomanda al buon Dio.
Non capita solo sulle strade di trovarsi in situazioni simili,a volte situazioni o persone ti portano di colpo in una sorta d'inferno dantesco, da cui è difficile uscire,serve tempo,serve che un Virgilio appaia e per mano ti guidi :"A te convien tenere altro viaggio",rispuose, poi che lagrimar mi vide,"se vuoi campar d'esto loco selvaggio.." L'istinto o la rabbia o l'orgoglio, la mentalita' comune, spesso ti farebbero prendere decisioni da cui poi è difficile tornare (campar),senza che tu te ne accorga ti spingono ad affrontare "le tre fiere", la causa del tuo stato,ma cosi finiresti solo sbranato e senza speranza,perchè spesso invece in "esto loco selvaggio" tu ci devi proprio campare per forza,lo devi attraversare.Ho smesso da parecchio di combattere contro i mulini a vento,di sognare l'isola che non c'è,Sant'Agostino diceva "Vita est militia hominis super terram",non so il latino ma dovrebbe essere che la vita degli uomini sulla terra è combattimento. La Chiesa da sempre insegna che da certe situazioni,tentazioni,è meglio fuggire,non affrontarle con esiti spessatamente ,come dice il buon Cetto Laqualunque,suicidi. "Convien tenere altro viaggio",guardare altrove,passare altrove,aspettare,non hai alternative,che qualcuno o qualcosa ti indichi la via,che magari non guarisce l'orgoglio ferito, ma ti tira fuori dalle sabbie mobili in cui sei caduto.Dante fu tre volte volto,cioe' tentatissimo di arrendersi e rinunciare,aveva paura,non ce la faceva da solo,la sua paura ,il suo terrore sono stati il grido del cuore che ("con gemiti inesprimibili" diceva S.Paolo)è giunto alla Madonna, che ha chiamato S.Lucia, che ha mandato Beatrice, che a sua volta ha chiesto a Virgilio . Virgilio,poveretto, che come dice un grande amico,era lì al bar a giocare a carte con gli amici,cosa poteva fare di fronte alla bellezza luminosa di una tal inviata,si è alzato,s'è messo giacca e cappotto,avrà finito il bicchiere di vino e salutati gli amici si è incamminato verso lo sconosciuto rompiballe ,con intelligente e virile curiosità. Se dal cielo tre pezzi da novanta, del genere ,si smuovono per il pinguino,il pinguino non deve poi essere così pinguino. Dimenticavo Dante,Virgilio o meno,continuerà ad aver paura,a non capire,a svenire,ma con l'amico-maestro prima e con l'amata (Beatrice) poi riprende il cammino,assolutamente lungo e faticoso "..a riveder le stelle." Da solo non ce l'avrebbe mai fatta,affrontando le fiere sarebbe morto,ha dovuto verificare ed ammettere i suoi limiti,tremare ed infine gridare "Miserere di me",abbi misericordia e la forma vaga e lontana (Virgilio) s'è svelata ed è iniziato il viaggio.
La tradizione chiama questa vita "valle di lacrime",sognare mondi rosa dove la lotta  non esiste è da illusi ignavi,siamo spesso nella nebbia fitta,ma se stiamo concentrati sulla riga che meglio si vede,usciamo anche dalle tenebre più ostili,ma c'è da decidersi che la salvezza è quella riga bianca ,che appena appena s'intravvede a volte,riga bianca nella nebbia bianca,ma c'è..ma è lotta.
Saluto con una canzone del più grande cantante cattolico vivente,lui è stato il mio primo Virgilio...