Tentata "esegesi" di un grande uomo
Ascoltavo "La favola mia" di Renatino,ho sempre pensato che fosse una delle sue canzoni un po' torbide,poesia e sogno certo ma poesia e sogno un po' "vendoliano".Oggi ne ho percepito invece il grido,virile,si è Renato Zero ma non è che per essere virili servano per forza tatuaggi e pelo fuori dalla camicia.Per virile intendo da uomo,il grido dell'uomo,mi sono letto il testo ed ho scoperto che di torbido lì dentro c'è solo la mia testa,è il semplice,splendido, racconto della relazione tra Renatino ed uno spettatore qualsiasi di un suo concerto per dirla in modo asettico.
Ma quello che di lui m'incanta sempre e da sempre e il riferimento costante a Dio ed è il riferimento di uno splendido senso religioso,non un vago divino.E cos'altro è la favola di cui parla se non la sua stessa vita o meglio ciò per cui vive,ciò di positivo per cui vive.E che cos'è quel presentimento di un positivo per cui chiunque vive e senza del quale non vale la pena stare al mondo un secondo in più,Pavese "insegna",se non la nostra origine e compimento,l'Alfa e l'Omega.
Renatino,l'uomo e Dio, Renatino uomo di Dio.
In Paradiso lui sarà tra i miei grandi amici,con Livio,Luca....
Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio
E lo sa soltanto Dio!
Ed ogni volta nascerò.
Ed ogni volta morirò.
Per questa favola che è mia!
Vieni ti porto nella favola mia!!!
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