martedì 5 marzo 2013

I due pericoli della fede

Rilancio lo scritto di padre Edoardo Scognamiglio riportato sul foglietto per la Messa: La nostra Pasqua domenicale,mi sembra preciso.

Io credo, sinceramente, che noi tutti, oggi, mettiamo a repentaglio la nostra fede soprattutto per due motivi o atteggiamenti. Il primo consiste nel fatto che abbiamo trascurato o messo completamente da parte la dimensione escatologica della fede: non attendiamo più nessuno, non ci prepariamo ad alcuna manifestazione del Signore risorto. Celebriamo l’Eucaristia e gli altri sacramenti come se tutto fosse già avvenuto. In verità, la forza del cristianesimo nascente è stata proprio l’attesa della parusìa o manifestazione gloriosa del Signore risorto. Siamo sempre più portati a immaginare Gesù nella sua umiltà e povertà, dimenticando invece che egli si rivelerà al mondo come giudice e signore della storia. La nostra fede ha bisogno di slancio, di speranza, di recuperare quella sana inquietudine o tensione che permetteva ai primi cristiani di portare l’annuncio coraggioso e convincente del Signore che viene: Maranathà! Viviamo in una sorta di Chiesa addormentata, addomesticata, che ha messo le sue radici nella storia, e ha dimenticato il suo carattere provvisorio. Se la tensione escatologica non irrora i canali della fede, allora la nostra esistenza di credenti risulta sempre quieta, smorta, insignificante! Il secondo motivo o atteggiamento riguarda il carattere privato della fede: abbiamo scordato, invece, la rilevanza pubblica, sociale o collettiva – direi ecclesiale – del nostro credere. La fede deve contagiare gli altri, va testimoniata: non si può ridurre a un sentire, a un’emozione del momento. Non c’è niente da sentire: chi crede non sente, bensì si mette in ascolto del Signore e prova a raccontare la sua esperienza di fede agli altri. Se la fede resta segregata nell’intimo dei nostri cuori non cambierà certo la storia, né sarà rilevante per la nostra società (Edoardo Scognamiglio).

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