martedì 26 marzo 2013
Medjugorje,messaggio del 25/03/2013
"Cari figli, In questo tempo di grazia vi invito a prendere fra le mani la Croce del mio amato Figlio Gesù e a contemplare la Sua passione e morte. Le vostre sofferenze siano unite alla Sua sofferenza e l’Amore vincerà, perché, Lui che è l’Amore, ha dato se stesso per Amore, per salvare ciascuno di voi. Pregate, pregate, pregate affinché l’Amore e la Pace comincino a regnare nei vostri cuori. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
mercoledì 13 marzo 2013
mercoledì 6 marzo 2013
Renatino,l'uomo e Dio, Renatino uomo di Dio.
Tentata "esegesi" di un grande uomo
Ascoltavo "La favola mia" di Renatino,ho sempre pensato che fosse una delle sue canzoni un po' torbide,poesia e sogno certo ma poesia e sogno un po' "vendoliano".Oggi ne ho percepito invece il grido,virile,si è Renato Zero ma non è che per essere virili servano per forza tatuaggi e pelo fuori dalla camicia.Per virile intendo da uomo,il grido dell'uomo,mi sono letto il testo ed ho scoperto che di torbido lì dentro c'è solo la mia testa,è il semplice,splendido, racconto della relazione tra Renatino ed uno spettatore qualsiasi di un suo concerto per dirla in modo asettico.
Ma quello che di lui m'incanta sempre e da sempre e il riferimento costante a Dio ed è il riferimento di uno splendido senso religioso,non un vago divino.E cos'altro è la favola di cui parla se non la sua stessa vita o meglio ciò per cui vive,ciò di positivo per cui vive.E che cos'è quel presentimento di un positivo per cui chiunque vive e senza del quale non vale la pena stare al mondo un secondo in più,Pavese "insegna",se non la nostra origine e compimento,l'Alfa e l'Omega.
Renatino,l'uomo e Dio, Renatino uomo di Dio.
In Paradiso lui sarà tra i miei grandi amici,con Livio,Luca....
Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio
E lo sa soltanto Dio!
Ed ogni volta nascerò.
Ed ogni volta morirò.
Per questa favola che è mia!
Vieni ti porto nella favola mia!!!
Ascoltavo "La favola mia" di Renatino,ho sempre pensato che fosse una delle sue canzoni un po' torbide,poesia e sogno certo ma poesia e sogno un po' "vendoliano".Oggi ne ho percepito invece il grido,virile,si è Renato Zero ma non è che per essere virili servano per forza tatuaggi e pelo fuori dalla camicia.Per virile intendo da uomo,il grido dell'uomo,mi sono letto il testo ed ho scoperto che di torbido lì dentro c'è solo la mia testa,è il semplice,splendido, racconto della relazione tra Renatino ed uno spettatore qualsiasi di un suo concerto per dirla in modo asettico.
Ma quello che di lui m'incanta sempre e da sempre e il riferimento costante a Dio ed è il riferimento di uno splendido senso religioso,non un vago divino.E cos'altro è la favola di cui parla se non la sua stessa vita o meglio ciò per cui vive,ciò di positivo per cui vive.E che cos'è quel presentimento di un positivo per cui chiunque vive e senza del quale non vale la pena stare al mondo un secondo in più,Pavese "insegna",se non la nostra origine e compimento,l'Alfa e l'Omega.
Renatino,l'uomo e Dio, Renatino uomo di Dio.
In Paradiso lui sarà tra i miei grandi amici,con Livio,Luca....
Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio
E lo sa soltanto Dio!
Ed ogni volta nascerò.
Ed ogni volta morirò.
Per questa favola che è mia!
Vieni ti porto nella favola mia!!!
Lui era già bello prima e l'altro...
martedì 5 marzo 2013
I due pericoli della fede
Rilancio lo scritto di padre Edoardo Scognamiglio riportato sul foglietto per la Messa: La nostra Pasqua domenicale,mi sembra preciso.
Io credo, sinceramente, che noi tutti, oggi, mettiamo a repentaglio la nostra fede soprattutto per due motivi o atteggiamenti. Il primo consiste nel fatto che abbiamo trascurato o messo completamente da parte la dimensione escatologica della fede: non attendiamo più nessuno, non ci prepariamo ad alcuna manifestazione del Signore risorto. Celebriamo l’Eucaristia e gli altri sacramenti come se tutto fosse già avvenuto. In verità, la forza del cristianesimo nascente è stata proprio l’attesa della parusìa o manifestazione gloriosa del Signore risorto. Siamo sempre più portati a immaginare Gesù nella sua umiltà e povertà, dimenticando invece che egli si rivelerà al mondo come giudice e signore della storia. La nostra fede ha bisogno di slancio, di speranza, di recuperare quella sana inquietudine o tensione che permetteva ai primi cristiani di portare l’annuncio coraggioso e convincente del Signore che viene: Maranathà! Viviamo in una sorta di Chiesa addormentata, addomesticata, che ha messo le sue radici nella storia, e ha dimenticato il suo carattere provvisorio. Se la tensione escatologica non irrora i canali della fede, allora la nostra esistenza di credenti risulta sempre quieta, smorta, insignificante! Il secondo motivo o atteggiamento riguarda il carattere privato della fede: abbiamo scordato, invece, la rilevanza pubblica, sociale o collettiva – direi ecclesiale – del nostro credere. La fede deve contagiare gli altri, va testimoniata: non si può ridurre a un sentire, a un’emozione del momento. Non c’è niente da sentire: chi crede non sente, bensì si mette in ascolto del Signore e prova a raccontare la sua esperienza di fede agli altri. Se la fede resta segregata nell’intimo dei nostri cuori non cambierà certo la storia, né sarà rilevante per la nostra società (Edoardo Scognamiglio).
Io credo, sinceramente, che noi tutti, oggi, mettiamo a repentaglio la nostra fede soprattutto per due motivi o atteggiamenti. Il primo consiste nel fatto che abbiamo trascurato o messo completamente da parte la dimensione escatologica della fede: non attendiamo più nessuno, non ci prepariamo ad alcuna manifestazione del Signore risorto. Celebriamo l’Eucaristia e gli altri sacramenti come se tutto fosse già avvenuto. In verità, la forza del cristianesimo nascente è stata proprio l’attesa della parusìa o manifestazione gloriosa del Signore risorto. Siamo sempre più portati a immaginare Gesù nella sua umiltà e povertà, dimenticando invece che egli si rivelerà al mondo come giudice e signore della storia. La nostra fede ha bisogno di slancio, di speranza, di recuperare quella sana inquietudine o tensione che permetteva ai primi cristiani di portare l’annuncio coraggioso e convincente del Signore che viene: Maranathà! Viviamo in una sorta di Chiesa addormentata, addomesticata, che ha messo le sue radici nella storia, e ha dimenticato il suo carattere provvisorio. Se la tensione escatologica non irrora i canali della fede, allora la nostra esistenza di credenti risulta sempre quieta, smorta, insignificante! Il secondo motivo o atteggiamento riguarda il carattere privato della fede: abbiamo scordato, invece, la rilevanza pubblica, sociale o collettiva – direi ecclesiale – del nostro credere. La fede deve contagiare gli altri, va testimoniata: non si può ridurre a un sentire, a un’emozione del momento. Non c’è niente da sentire: chi crede non sente, bensì si mette in ascolto del Signore e prova a raccontare la sua esperienza di fede agli altri. Se la fede resta segregata nell’intimo dei nostri cuori non cambierà certo la storia, né sarà rilevante per la nostra società (Edoardo Scognamiglio).
lunedì 4 marzo 2013
Tra le spine...,gli amici di Elia
"E disse: Ecco il seminatore uscì a seminare. E mentre
seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la
divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra;
subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole,
restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e
le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e
diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi
intenda.(Mt 13,3 e seguenti)
Ieri, finalmente,immagino per cause di forza maggiore,una Messa serena,magari un po' povera, ma sempre meglio dell'animazione da festival di paese.Nella "quiete" sono riuscito ad ascoltare ed ho capito una cosa,bellissima,per me almeno.Io sono il terreno ricoperto di spine,il seme non avrebbe potuto germogliare, non potrebbe germogliare,c'è "qualcuno" che continuamente semina spine e zizzania e crescere è un'impresa,il tentativo di soffocare c'è sempre,ma c'è sempre la grazia di Dio che gratuitamente e mi viene il sospetto per amore (quanto graffia questa parola),dirada le spine,innaffia e manda il calore del sole.Lui si prende cura di me,della mia scarsa fede,la rinvigorisce ogni volta,come per il profeta Elia.Non credo che riuscirò a dare il cento,nemmeno il sessanta,anche il trenta mi sembra proibitivo,forse il tre o l'uno,mezzo si per il mezzo mi posso impegnare e riuscirci se Dio vuole.Se Lui con la determinazione che dimostra sempre, non rinuncia pur di portare a compimento l'opera che con me ha iniziato,si accontenterà del mezzo che questo povero saprà forse restituirgli ? Se non sarà così anche il purgatorio non smetterò di alzare il mio grido di misericordia,al termine della purificazione vedrò il mio Dio ed il lavoro del Seminatore non sarà stato vano.
Ieri, finalmente,immagino per cause di forza maggiore,una Messa serena,magari un po' povera, ma sempre meglio dell'animazione da festival di paese.Nella "quiete" sono riuscito ad ascoltare ed ho capito una cosa,bellissima,per me almeno.Io sono il terreno ricoperto di spine,il seme non avrebbe potuto germogliare, non potrebbe germogliare,c'è "qualcuno" che continuamente semina spine e zizzania e crescere è un'impresa,il tentativo di soffocare c'è sempre,ma c'è sempre la grazia di Dio che gratuitamente e mi viene il sospetto per amore (quanto graffia questa parola),dirada le spine,innaffia e manda il calore del sole.Lui si prende cura di me,della mia scarsa fede,la rinvigorisce ogni volta,come per il profeta Elia.Non credo che riuscirò a dare il cento,nemmeno il sessanta,anche il trenta mi sembra proibitivo,forse il tre o l'uno,mezzo si per il mezzo mi posso impegnare e riuscirci se Dio vuole.Se Lui con la determinazione che dimostra sempre, non rinuncia pur di portare a compimento l'opera che con me ha iniziato,si accontenterà del mezzo che questo povero saprà forse restituirgli ? Se non sarà così anche il purgatorio non smetterò di alzare il mio grido di misericordia,al termine della purificazione vedrò il mio Dio ed il lavoro del Seminatore non sarà stato vano.
sabato 2 marzo 2013
Medjugorje,messaggio del 02/03/2013
"Cari figli, vi invito di nuovo maternamente: non siate duri di cuore! Non chiudete gli occhi sugli ammonimenti che per amore il Padre Celeste vi manda. Voi lo amate al di sopra di tutto? Vi pentite che spesso dimenticate che il Padre Celeste per il suo grande amore ha mandato suo Figlio, affinché con la croce ci redimesse? Vi pentite che ancora non accogliete il messaggio? Figli miei, non opponetevi all'amore di mio Figlio. Non opponetevi alla speranza ed alla pace. Con la vostra preghiera ed il vostro digiuno, mio Figlio con la sua croce scaccerà la tenebra che desidera circondarvi e impadronirsi di voi. Egli vi darà la forza per una nuova vita. Vivendola secondo mio Figlio, sarete benedizione e speranza per tutti quei peccatori che vagano nella tenebra del peccato. Figli miei, vegliate! Io, come Madre, veglio con voi. Prego e veglio particolarmente su coloro che mio Figlio ha chiamato, affinché siano per voi portatori di luce e portatori di speranza: per i vostri pastori. Vi ringrazio".
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