giovedì 31 marzo 2011

La nuova evangelizzazione a partire dai cattolici o sedicenti tali


Vi propongo una breve rubrica che potete trovare sul mensile il Timone,la rubrica si chiama Focus.


C'è da lavorare

Mons.Rino Fisichella


Incaricato da Benedetto XVI di presiedere il Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione,mons.Rino Fisichella ha sulle proprie spalle un incarico davvero gravoso.Nei paesi del "primo mondo" la situazione che deve affrontare non è affatto semplice.Negli USA,per esempio,l'80% dei giovani cattolici ritiene che "esistono molti modi per interpretare il cattolicesimo",i più,oltretutto,"accordano maggiore importanza alla loro esperienza individuale piuttosto che al magistero" e la maggior parte di loro pensa che "sia più importante pensare da soli piuttosto che obbedire ai responsabili ecclesiali" (L'Osservatore Romano,5/2/2011).Come si vede questi giovani cattolici pensano esattamente con categorie "non cattoliche".Anche loro -ci pare-siano da "ri-evangelizzare".


Una buona parte ,forse la maggior parte ormai dei "cattolici" giovani e adulti italiani è esattamente sulle stesse posizioni dei giovani USA,sono cioè "protestanti"



Nel cuore del Papa


Scritto da:

Gianpaolo BARRA direttore de Il Timone Il Santo Padre ha una responsabilità altissima, unica. Preoccupazioni, fardelli, inquietudini, dispiaceri e problemi, talvolta angosciosi, non gli mancano di certo, albergano nel suo cuore, ne appesantiscono il battito, sono la sua “croce”. Al Papa tocca guidare la Chiesa e indicare, con polso sicuro e mano ferma, la strada che conduce alla vita eterna. Lo ascoltano (dovrebbero ascoltarlo…) e lo seguono (dovrebbero seguirlo…) oltre un miliardo di cattolici, che per salvarsi l’anima non decidono in proprio che cosa credere e che cosa fare, ma accolgono (dovrebbero accogliere…) docilmente le sue direttive. Anche da lui, dipende la loro salvezza. Fermiamoci un istante e chiediamoci: esiste al mondo una responsabilità più gravosa di questa? Quanto peserà questa incombenza nel cuore del Santo Padre, consapevole oltretutto che Dio, dopo avergli dato i mezzi (la “grazia di stato”), lo chiamerà a render conto? Non solo. Un dispiacere per il Papa, e non certo dei minori, nasce dalla constatazione dei tradimenti, della infedeltà, della disobbedienza di tanti figli della Chiesa, che disattendono i suoi insegnamenti. Persino in “alto loco”, certi cardinali e vescovi avversano – alcuni apertamente – la sua volontà. Gli esempi, qui, si sprecano, e per farsene un’idea basta visitare certi siti internet: si troveranno non solo notizie, ma anche immagini e filmati. Una ferita, questa, sempre presente – e sanguinante – nel cuore del Pontefice. Cuore assillato, indubbiamente, anche per la vita dei cattolici. Parlo, è chiaro, di quella “eterna”, primissima preoccupazione per ogni pastore d’anime, figurarsi per il Papa. E poi per la loro esistenza in questa “valle di lacrime” che è il mondo, con tanti cattolici perseguitati, oppressi, sofferenti, emarginati e martirizzati. Continuando: può, il Santo Padre, non dolersi alla vista di tante divisioni, litigi, incomprensioni che dilaniano i cattolici? E, ancor di più: può non rattristarsi di fronte a prelati, sacerdoti e fedeli che professano autentiche eresie (consapevoli o meno, non sta a me giudicare), che non credono più – per esempio – alla presenza reale, alla risurrezione di Cristo, al primato di Pietro, all’efficacia dei sacramenti, all’esistenza dell’inferno? Ci sono anche queste realtà, purtroppo, inutile nasconderselo. E quanta sofferenza causeranno al cuore del Papa? Il quale segue con massima cura anche le sorti dell’umanità intera, chiamata anch’essa a guadagnarsi in primo luogo il Cielo. Poi, giustamente, anche le vicende del mondo, la pace, la giustizia, la lotta alla fame, alla malattia e alle innumerevoli miserie. Non c’è che dire: un fardello insopportabile per ciascuno di noi. Che cosa fare per alleviargli questo peso? Possiamo, innanzitutto, pregare, perché il Signore lo sostenga e protegga; poi, offrire qualche sacrificio, qualche rinuncia (“fioretti”, si diceva una volta), chiedendo a Dio che almeno l’equivalente di tali “sacrifici” sia di sgravio al Santo Padre; infine, possiamo, e dobbiamo, rendergli il più possibile agevole il compito che pesa sulle sue spalle. E se riuscissimo a fargli sapere che può contare ciecamente su di noi, questo potrebbe essere un sollievo. Leggero, certo, ma pur sempre reale.


mercoledì 30 marzo 2011

Sarà vivo, ma a me pare ,che sto Gesù Cristo se non è proprio morto, sia lì lì per andarsene


Alla fine stavolta m'è rimasta una profonda tenerezza per quella Chiesa ,morente ,che lentamente esala gli ultimi respiri.Sorpassata dai tempi,dal linguaggio,nei contenuti così poco attraenti e convenienti.

Questa sera ero ad un incontro riguardante un'attività che potrei intraprendere,incontro organizzato e tenuto da preti (per prenderla alla larga),l'argomento era specifico non mi aspettavo ci fosse molta gente e così è stato.Il sacerdote che parlava era anche simpatico,ce l'ha messa tutta credo per portare a compimento la "lezione",ma mentre parlava la polvere si depositava sui presenti,sulla storia,sulla Chiesa.Il massimo dell'orgasmo è stata la citazione di un episodio riguardante Paola Bignardi che dev'essere qualcuna dell'AC ,che non è la sigla che sta per antiCristo, né la metà del nome degli AC/DC ,è ,o era non ne sono al corrente, un movimento cattolico ,anche serio a suo tempo.

Non so come dovrebbe essere la Chiesa,per conto mio basterebbe seguisse il Papa e il Magistero e non avrebbe bisogno di tanti artifizi,ma visto che il Papa lo si segue poco ,il Magistero di meno,si rendono necessari vari espedienti per mantenere intatta la carcassa,un po' come fanno per la mummia di Lenin.

La tenerezza che ho provato è dovuta alla storia che il buon Dio mi da da vivere,CL con la sua formidabile ricchezza e qualche sua povertà,Medjugorje dove per la prima e ancora unica volta, ho visto una Chiesa vivacemente splendida,senza etichette,senza ripiegamenti,essenziale nella Liturgia e nelle devozioni tramandate dalla Tradizione,l'incontro coi santi "matti" di Nuovi Orizzonti ,occhi che arrivano dove a pochi è concesso e culto della Carità,l'amicizia col mio Vescovo.A me è stato dato tanto,in incontri con santi che mi hanno accompagnato e mi accompagnano,Cristo l'ho incontrato nel marzo del 1988,in spiaggia a Rimini,tra amici erano i miei primi esercizi spirituali con GS gli studenti delle superiori di CL e anche per me erano "circa le tre del pomeriggio".Sua Madre mi ha accolto a Medjugorje era il 21 maggio del 2006 erano circa le 11 del mattino e da lì ha sempre vigilato su di me e dopo quasi cinque anni non si è ancora stancata.

Forse non a tutti è stato dato tanto,molti parlano come se fosse un ricordo lontano,una battaglia forse non persa ma certamente non vinta,non c'è ardore nei loro cuori,come non fossero più innamorati,probabilmente un tempo lo sono stati ma poi la difficoltà dei tempi ha assopito la passione.Io mi trovo in mezzo anche a questa gente ,a questa Chiesa che distruggerei con le mie mani,ma Dante ,il mio vescovo Dante ,ha aperto una via e per lui non posso più scartare a priori ciò che mi ferisce.Mi ci ritrovo coinvolto,mi ritrovo combattuto tra la voglia di ribaltare tutto per ricominciare sul pulito e la tenerezza per la Sposa di Cristo che ,pur se invecchiata in molti casi, è sempre da trattare con cura,con rispetto e amore.

Qualche secolo fa Il Crocifisso diceva:Francesco ripara la mia Chiesa.

Io non mi chiamo Francesco e dovendo scegliere preferisco San Paolo ,ma siamo tutti Francesco,c'è una Chiesa da ricostruire dalle rovine,Benedetto XVI ha già iniziato i lavori di restauro ,serve manodopera qualificata stavolta,l'"architettura" moderna, post '68 ,ha realizzato chiese e Chiesa da buttare,torniamo alle cattedrali medioevali e se avete riserve sul medioevo cambiate blog questo non fa per voi,anche la tenerezza ha un limite.

P.S.

Anche stavolta sono stato necessariamente generico,ma non mi sembrava opportuno sparare sulla "croce rossa"

Benedetto XVI: catechesi del 30-03-2011


Sant'Alfonso Maria de' Liguori Cari fratelli e sorelle, oggi vorrei presentarvi la figura di un santo Dottore della Chiesa a cui siamo molto debitori, perché è stato un insigne teologo moralista e un maestro di vita spirituale per tutti, soprattutto per la gente semplice. E’ l’autore delle parole e della musica di uno dei canti natalizi più popolari in Italia e non solo: Tu scendi dalle stelle. Appartenente a una nobile e ricca famiglia napoletana, Alfonso Maria de’ Liguori nacque nel 1696. Dotato di spiccate qualità intellettuali, a soli 16 anni conseguì la laurea in diritto civile e canonico. Era l’avvocato più brillante del foro di Napoli: per otto anni vinse tutte le cause che difese. Tuttavia, nella sua anima assetata di Dio e desiderosa di perfezione, il Signore lo conduceva a comprendere che un’altra era la vocazione a cui lo chiamava. Infatti, nel 1723, indignato per la corruzione e l’ingiustizia che viziavano l’ambiente forense, abbandonò la sua professione - e con essa la ricchezza e il successo - e decise di diventare sacerdote, nonostante l’opposizione del padre. Ebbe degli ottimi maestri, che lo introdussero allo studio della Sacra Scrittura, della Storia della Chiesa e della mistica. Acquisì una vasta cultura teologica, che mise a frutto quando, dopo qualche anno, intraprese la sua opera di scrittore. Fu ordinato sacerdote nel 1726 e si legò, per l’esercizio del ministero, alla Congregazione diocesana delle Missioni Apostoliche. Alfonso iniziò un’azione di evangelizzazione e di catechesi tra gli strati più umili della società napoletana, a cui amava predicare, e che istruiva sulle verità basilari della fede. Non poche di queste persone, povere e modeste, a cui egli si rivolgeva, molto spesso erano dedite ai vizi e compivano azioni criminali. Con pazienza insegnava loro a pregare, incoraggiandole a migliorare il loro modo di vivere. Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano regolarmente questi gruppi di fedeli. Quando, per desiderio dell’arcivescovo di Napoli, queste riunioni vennero tenute nelle cappelle della città, presero il nome di “cappelle serotine”. Esse furono una vera e propria fonte di educazione morale, di risanamento sociale, di aiuto reciproco tra i poveri: furti, duelli, prostituzione finirono quasi per scomparire. Anche se il contesto sociale e religioso dell’epoca di sant’Alfonso era ben diverso dal nostro, le “cappelle serotine” appaiono un modello di azione missionaria a cui possiamo ispirarci anche oggi per una “nuova evangelizzazione”, particolarmente dei più poveri, e per costruire una convivenza umana più giusta, fraterna e solidale. Ai sacerdoti è affidato un compito di ministero spirituale, mentre laici ben formati possono essere efficaci animatori cristiani, autentico lievito evangelico in seno alla società. Dopo aver pensato di partire per evangelizzare i popoli pagani, Alfonso, all’età di 35 anni, entrò in contatto con i contadini e i pastori delle regioni interne del Regno di Napoli e, colpito dalla loro ignoranza religiosa e dallo stato di abbandono in cui versavano, decise di lasciare la capitale e di dedicarsi a queste persone, che erano povere spiritualmente e materialmente. Nel 1732 fondò la Congregazione religiosa del Santissimo Redentore, che pose sotto la tutela del vescovo Tommaso Falcoia, e di cui successivamente egli stesso divenne il superiore. Questi religiosi, guidati da Alfonso, furono degli autentici missionari itineranti, che raggiungevano anche i villaggi più remoti esortando alla conversione e alla perseveranza nella vita cristiana soprattutto per mezzo della preghiera. Ancor oggi i Redentoristi, sparsi in tanti Paesi del mondo, con nuove forme di apostolato, continuano questa missione di evangelizzazione. A loro penso con riconoscenza, esortandoli ad essere sempre fedeli all’esempio del loro santo Fondatore. Stimato per la sua bontà e per il suo zelo pastorale, nel 1762 Alfonso fu nominato Vescovo di Sant’Agata dei Goti, ministero che, in seguito alle malattie da cui era afflitto, lasciò nel 1775, per concessione del Papa Pio VI. Lo stesso Pontefice, nel 1787, apprendendo la notizia della sua morte, avvenuta dopo molte sofferenze, esclamò: “Era un santo!”. E non si sbagliava: Alfonso fu canonizzato nel 1839, e nel 1871 venne dichiarato Dottore della Chiesa. Questo titolo gli si addice per molteplici ragioni. Anzitutto, perché ha proposto un ricco insegnamento di teologia morale, che esprime adeguatamente la dottrina cattolica, al punto che fu proclamato dal Papa Pio XII “Patrono di tutti i confessori e i moralisti”. Ai suoi tempi, si era diffusa un’interpretazione molto rigorista della vita morale anche a motivo della mentalità giansenista che, anziché alimentare la fiducia e la speranza nella misericordia di Dio, fomentava la paura e presentava un volto di Dio arcigno e severo, ben lontano da quello rivelatoci da Gesù. Sant’Alfonso, soprattutto nella sua opera principale intitolata Teologia Morale, propone una sintesi equilibrata e convincente tra le esigenze della legge di Dio, scolpita nei nostri cuori, rivelata pienamente da Cristo e interpretata autorevolmente dalla Chiesa, e i dinamismi della coscienza e della libertà dell’uomo, che proprio nell’adesione alla verità e al bene permettono la maturazione e la realizzazione della persona. Ai pastori d’anime e ai confessori Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana. Sant’Alfonso non si stancava mai di ripetere che i sacerdoti sono un segno visibile dell’infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinché si converta e cambi vita. Nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale e – occorre riconoscerlo – di una certa mancanza di stima verso il Sacramento della Confessione, l’insegnamento di sant’Alfonso è ancora di grande attualità. Insieme alle opere di teologia, sant’Alfonso compose moltissimi altri scritti, destinati alla formazione religiosa del popolo. Lo stile è semplice e piacevole. Lette e tradotte in numerose lingue, le opere di sant’Alfonso hanno contribuito a plasmare la spiritualità popolare degli ultimi due secoli. Alcune di esse sono testi da leggere con grande profitto ancor oggi, come Le Massime eterne, Le glorie di Maria, La pratica d’amare Gesù Cristo, opera – quest’ultima – che rappresenta la sintesi del suo pensiero e il suo capolavoro. Egli insiste molto sulla necessità della preghiera, che consente di aprirsi alla Grazia divina per compiere quotidianamente la volontà di Dio e conseguire la propria santificazione. Riguardo alla preghiera egli scrive: “Dio non nega ad alcuno la grazia della preghiera, con la quale si ottiene l’aiuto a vincere ogni concupiscenza e ogni tentazione. E dico, e replico e replicherò sempre, sino a che avrò vita, che tutta la nostra salvezza sta nel pregare”. Di qui il suo famoso assioma: “Chi prega si salva” (Del gran mezzo della preghiera e opuscoli affini. Opere ascetiche II, Roma 1962, p. 171). Mi torna in mente, a questo proposito, l’esortazione del mio predecessore, il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II: “Le nostre comunità cristiane devono diventare «scuole di preghiera»... Occorre allora che l’educazione alla preghiera diventi un punto qualificante di ogni programmazione pastorale” (Lett. ap. Novo Millennio ineunte, 33,34). Tra le forme di preghiera consigliate fervidamente da sant’Alfonso spicca la visita al Santissimo Sacramento o, come diremmo oggi, l’adorazione, breve o prolungata, personale o comunitaria, dinanzi all’Eucaristia. “Certamente – scrive Alfonso – fra tutte le devozioni questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi... Oh, che bella delizia starsene avanti ad un altare con fede... e presentargli i propri bisogni, come fa un amico a un altro amico con cui si abbia tutta la confidenza!” (Visite al SS. Sacramento ed a Maria SS. per ciascun giorno del mese. Introduzione). La spiritualità alfonsiana è infatti eminentemente cristologica, centrata su Cristo e il Suo Vangelo. La meditazione del mistero dell’Incarnazione e della Passione del Signore sono frequentemente oggetto della sua predicazione. In questi eventi, infatti, la Redenzione viene offerta a tutti gli uomini “copiosamente”. E proprio perché cristologica, la pietà alfonsiana è anche squisitamente mariana. Devotissimo di Maria, egli ne illustra il ruolo nella storia della salvezza: socia della Redenzione e Mediatrice di grazia, Madre, Avvocata e Regina. Inoltre, sant’Alfonso afferma che la devozione a Maria ci sarà di grande conforto nel momento della nostra morte. Egli era convinto che la meditazione sul nostro destino eterno, sulla nostra chiamata a partecipare per sempre alla beatitudine di Dio, come pure sulla tragica possibilità della dannazione, contribuisce a vivere con serenità ed impegno, e ad affrontare la realtà della morte conservando sempre piena fiducia nella bontà di Dio. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è un esempio di pastore zelante, che ha conquistato le anime predicando il Vangelo e amministrando i Sacramenti, unito ad un modo di agire improntato a una soave e mite bontà, che nasceva dall’intenso rapporto con Dio, che è la Bontà infinita. Ha avuto una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo. In conclusione, vorrei ricordare che il nostro Santo, analogamente a san Francesco di Sales – di cui ho parlato qualche settimana fa – insiste nel dire che la santità è accessibile ad ogni cristiano: “Il religioso da religioso, il secolare da secolare, il sacerdote da sacerdote, il maritato da maritato, il mercante da mercante, il soldato da soldato, e così parlando d’ogni altro stato” (Pratica di amare Gesù Cristo. Opere ascetiche I, Roma 1933, p. 79). Ringraziamo il Signore che, con la sua Provvidenza, suscita santi e dottori in luoghi e tempi diversi, che parlano lo stesso linguaggio per invitarci a crescere nella fede e a vivere con amore e con gioia il nostro essere cristiani nelle semplici azioni di ogni giorno, per camminare sulla strada della santità, sulla strada strada verso Dio e verso la vera gioia. Grazie. http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110330_it.html

Compendio e Catechismo?.....


Vi propongo oggi su suggerimento di don Luca,questo discorso del nostro Papa,ritengo ma credo di poter dire riteniamo che le parole di BENEDETTO XVI vadano aldilà del contesto temporale e geografico in cui è stato pronunciato.Seguiranno nei prossimi giorni altri "spunti" che andranno nella medesima direzione ,con accenti forse differenti ma uguali nel sottolineare da dove è necessario ripartire.Guardate dove mette i punti esclamativi BENEDETTO XVI ...


DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI AI VESCOVI DELL'AUSTRIA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 5 novembre 2005


Carissimo Signor Cardinale!

Cari Fratelli nell'Episcopato!


La visita dei Pastori della Chiesa in Austria sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo è un appuntamento fisso e un momento di accertamento nell'esercizio di questo ufficio di grande responsabilità. Dunque, cari Fratelli, con grande gioia vi porgo il benvenuto qui nel Palazzo Apostolico in occasione della vostra visita ad Limina. Questo pellegrinaggio consolida i vostri vincoli con il Successore di Pietro e al contempo permette di vivere la comunione della Chiesa universale al suo centro. Proprio durante gli eventi degli scorsi mesi abbiamo potuto sperimentare la vitalità della Chiesa in tutta la sua freschezza e nella sua energia missionaria mondiale, in particolare durante la XX Giornata Mondiale della Gioventù ad agosto di quest'anno a Colonia. Anche se nella Chiesa non è sempre visibile la spinta spirituale, che Dio ci fa vivere in tali ore particolari di grazia, conosciamo la promessa del nostro Signore divino e Maestro di tutti i tempi e di tutti i luoghi: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 18). Sappiamo, dunque, che questo presente vitale del Signore risorto nella sua Chiesa viene realizzato e al contempo attualizzato attraverso la celebrazione sacramentale del suo Sacrificio, attraverso la Comunione, nella quale riceviamo il suo Corpo e il suo Sangue, e mediante l'esperienza che ci viene offerta nell'adorazione della sua presenza reale sotto le specie delle particole sacre. "L'Anno Eucaristico", appena conclusosi con il Sinodo dei Vescovi, ha voluto richiamare l'attenzione dei fedeli sulla fonte della vita e della missione della Chiesa e su qual è il vero culmine al quale mirano tutti i nostri sforzi per condurre gli uomini al loro Salvatore e per riconciliarli in Lui con il Dio Uno e Trino. Sulla base di queste esperienze è ora necessario analizzare con fiducia e tranquillità la situazione delle Diocesi austriache per rilevare i punti nevralgici nei quali è richiesto in particolare il nostro impegno per la salvezza e il bene del gregge, "in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come Vescovi a pascere la Chiesa di Dio che Egli si è acquistata con il suo sangue" (At 20, 28). Nella certezza della presenza del Signore guardiamo con coraggio negli occhi la realtà senza che l'ottimismo, dal quale sempre siamo trainati, possa rappresentare un ostacolo per chiamare le cose con il loro nome in tutta oggettività e senza abbellimenti. Fatti dolorosi accadono oggi: il processo di secolarizzazione attualmente sempre più significativo per l'Europa non si è fermato neanche davanti alle porte della cattolica Austria. L'identificazione con l'insegnamento della Chiesa scema in molti fedeli e con ciò si perde la certezza della fede e viene meno il timore reverenziale per la legge di Dio. Con queste poche osservazioni non devo qui, cari Confratelli nell'Episcopato, ricordare in dettaglio i numerosi settori critici della vita sociale in generale e della situazione ecclesiale in particolare perché so che sono sempre preoccupazioni vive per voi. Condivido le vostre ansie per la Chiesa nel vostro Paese. Dunque, che cosa possiamo fare? Esiste uno strumento santo che Dio ha approntato per la Chiesa del nostro tempo, affinché possiate affrontate con coraggio le sfide nelle quali vi imbattete lungo il vostro cammino nel terzo millennio cristiano. Senza dubbio da un parte è necessaria la confessione chiara, coraggiosa ed entusiasta della fede in Gesù Cristo che vive anche qui e oggi nella sua Chiesa e nel quale, secondo la sua essenza, l'anima umana orientata a Dio può trovare la sua felicità. Dall'altra, sono necessarie numerose misure missionarie, piccole e grandi, che dobbiamo prendere per apportare un "cambiamento di rotta". Come ben sapete la confessione della fede fa parte dei primi doveri del Vescovo. "Non mi sono sottratto - dice san Paolo a Mileto ai Pastori della Chiesa di Efeso - al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio" (Ap 20, 27). È vero che noi Vescovi dobbiamo agire con ponderazione. Tuttavia questa prudenza non deve impedirci di presentare la Parola di Dio in tutta chiarezza, anche quelle cose che si ascoltano meno volentieri o che suscitano certamente reazioni di protesta e derisione. Voi, cari Fratelli nell'Episcopato, lo sapete bene: esistono temi, relativi alla verità di fede e soprattutto alla dottrina morale, che nelle vostre Diocesi non sono presenti in maniera sufficiente nella catechesi e nell'annuncio e che, a volte, ad esempio nella pastorale giovanile delle parrocchie o delle unioni, non vengono affrontati affatto o non nel senso chiaro inteso dalla Chiesa. Rendendo grazie a Dio non è sempre così ovunque. Tuttavia, forse i responsabili dell'annuncio temono qui e lì che le persone possano allontanarsi se si parla troppo chiaramente. Tuttavia, in generale l'esperienza dimostra che accade proprio il contrario. Non fatevi illusioni! Un insegnamento cattolico che viene offerto in maniera incompleta, è una contraddizione in sé e non può essere fecondo nel lungo periodo. L'annuncio del Regno di Dio va di pari passo con l'esigenza di conversione e con l'amore che incoraggia, che conosce il cammino, che insegna a capire che con la grazia di Dio anche ciò che sembra impossibile diviene possibile. Pensate come, poco a poco, l'insegnamento della religione, la catechesi ai vari livelli e la predicazione possono essere migliorate, approfondite e per così dire completate! Utilizzate, per favore, con zelo il Compendio e il Catechismo della Chiesa cattolica! Fate in modo che i sacerdoti e i catechisti adottino questi strumenti, che vengano spiegati nelle parrocchie, nelle unioni e nei movimenti e che vengano utilizzati nelle famiglie come importanti letture! Nell'incertezza di questo periodo storico e di questa società, offrite agli uomini la certezza della fede completa della Chiesa! La chiarezza e la bellezza della fede cattolica sono ciò che rendono luminosa la vita dell'uomo anche oggi! Questo in particolare se viene presentata da testimoni entusiasti ed entusiasmanti. La testimonianza chiara, pubblica e risoluta dei Vescovi, alla quale tutti i fedeli e soprattutto i sacerdoti, verso i quali siete particolarmente rivolti, possono orientarsi e che dona il coraggio di rafforzare la fede mediante il proprio atteggiamento, deve essere accompagnata da molte, spesso apparentemente insignificanti e innecessarie misure che agiscono pubblicamente. Si è fatto qualcosa per risvegliare la sensibilità missionaria dei cristiani nelle vostre Diocesi. A questo proposito penso, ad esempio, alla straordinaria missione cittadina a Vienna e naturalmente al Mitteleuropäischen Katholikentag, che è una testimonianza eccezionale della fede cattolica legata ai popoli di fronte all'opinione pubblica europea. Bisogna fare ancora molto affinché la Chiesa in Austria svolga meglio il suo mandato missionario. In realtà sono spesso le misure di ordinaria amministrazione, come per esempio decisioni sagge e corrette riguardanti le persone, che migliorano la situazione in maniera duratura. Sia che si tratti della frequentazione della Messa domenicale o della ricezione del Sacramento della Penitenza, quanto sono importanti spesso l'esempio e la parola incoraggiante! È il precetto dell'amore che ci spinge non solo a fornire al prossimo questo e quel servizio sociale, ma anche ad aiutarlo a conseguire il massimo bene, il rivolgersi costantemente al Dio vivo, la comunione con Gesù Cristo, la scoperta della propria vocazione alla santità, l'apertura alla volontà di Dio, la gioia di una vita che in un certo senso già anticipa la felicità dell'eternità. Cari Confratelli dell'Episcopato! Innumerevoli situazioni positive della vita ecclesiale, come, ad esempio, la pratica e la riscoperta dell'adorazione eucaristica nelle parrocchie e la fedeltà di molti singoli individui e di comunità alla recita del Rosario, e la costante buona collaborazione fra Stato e Chiesa per il bene dell'uomo delineano l'immagine della Chiesa in Austria così come la grande ricchezza culturale del vostro Paese così tanto benedetto dal Signore nel corso della storia cristiana. La scintilla dello zelo cristiano può riaccendersi. Utilizzate tutti questi doni laddove potete, ma non accontentatevi di una religiosità esteriore. Dio non si accontenta del fatto che il suo popolo lo venera con le labbra. Egli vuole il cuore e ci dona la sua grazia se non ci allontaniamo o ci dividiamo da lui. Conosco molto bene i vostri sforzi di grande dedizione e quelli di molti sacerdoti, diaconi, religiosi e laici. Sono certo che il Signore accompagnerà e ricompenserà con la sua benedizione divina la vostra fedeltà e la vostra solerzia. La Magna Mater Austriae, la buona Madre di grazia di Marienzell e l'altissima Vergine dell'Austria, il cui santuario mi è divenuto tanto caro, possa donare a voi e ai fedeli del vostro Paese la forza e la perseveranza per proseguire con coraggio e con fiducia la grande opera di autentico rinnovamento della vita di fede nella vostra patria in fedeltà alle direttive della Chiesa Universale! Con la sua intercessione imparto a voi tutti per i compiti del vostro servizio pastorale così come a tutti i fedeli in Austria la mia Benedizione Apostolica.


lunedì 28 marzo 2011

Marco 6, 33-44


33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; 36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare". 37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?". 38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci". 39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. 40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. 41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzo i pani e li dava a discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. 42Tutti mangiarono e si sfamarono, 43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

27-03-2011 Con Maria e Mir i dobro

Era il mio quinto appuntamento ,consecutivo ,con Medjugorje,con l'evento organizzato da Mir i dobro a Milano,tra due mesi saranno i miei primi cinque anni da quando ho messo piede a Medjugorje la prima decisiva volta, 21-25 maggio 2006.

Ieri si poteva capire su cosa poggia la speranza della Madonna. Il Palasharp era stracolmo già alle 10, avevo anche preso in considerazione la possibilità di tornare a casa al volo.Una giornata così era improponibile.
Gli eventi hanno poi preso un'altra piega,una cosa tipo:"Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna".
La comodità era molto discutibile,il caldo costante e a fuoco lento e la ventilazione assente rendevano proprio quaresimale la permanenza.E' stato proprio questo il pensiero che mi ha fatto rimanere fino al termine,nonostante dessi anche le spalle al palco,era uno splendido modo di sacrificarsi ,di partecipare ,in piccolissimo ,alla Sua passione.
Nemmeno gli ospiti della giornata erano esaltanti,Draga è stata ,come sempre una brava cronista,l'entusiasmo è però un'altra cosa.Ivanka (veggente di Medjugorje) come Jelena Vasilj ,non hanno la forza trascinante di Marija o Vicka,nè il dolce "misticismo" di Mirjana,la sorpresa è stata Paula ,di Majcino Selo,è stata la creatura più brillante della giornata,che deve avere lo stesso DNA di Marija e Vicka.Lo stesso padre Ljubo non ha la presenza o il carisma di padre Jozo, a cui ero abituato,ed è stato proprio questo il colpo di genio dello Spirito Santo,nessun protagonista ,così che fosse Lui il protagonista indiscusso.
Più passavano le ore ed aumentava la fatica ,condivisa e comune ,più era forte la domanda,perchè siamo qua?Perchè rimaniamo?Per chi? La risposta mi è stata evidente ascoltando Chiarina ,al microfono ,chiedere ,spesso ,scusa per il disagio provocato,sentirla sorpresa e commossa per l'evidentemente inattesa affluenza(almeno in parte prevedibile però).Pensavo alle persone presenti,erano,eravamo ,lì stipati come pecore,aspettando il pastore,in cerca del pastore e guardandoci mi sembrava di vedere Gesù quel lontano pomeriggio,commosso ,guardando tutte quelle persone, lì per lui.Mi sembrava di essere là ,in quel pomeriggio ,in mezzo a quella gente e Lui ieri pomeriggio era lì,commosso certamente, in mezzo a noi,nel carnaio.Quella era la risposta ,eravamo e resistevamo lì per Lui,perchè era in mezzo a noi.
C'erano quaranta sacerdoti circa e Chiarina(ieri sembrava quasi la Madonna,il ruolo era quello)varie volte ha chiesto che tutti i sacerdoti e le suore e i ministri straordinari dellEucaristia ,si rendessero disponibili per portare la Comunione a quell'enorme massa presente.E' stato un'altra volta come tornare laggiù ,duemila anni fa, coi dodici ,chiamati a sfamare la moltitudine.Immagino come si saranno sentiti "persi",in dodici a sfamare cinquemila uomini,senza contare donne e bambini e ieri il compito di portare l'eucaristia non era meno arduo,era difficile muoversi,gli spazi erano ridottissimi,il caldo e la stanchezza pesanti ,ma nessuno si è sottratto .
Alla fine sono state distribuite più di VENTIDUEMILA comunioni.
Il sacrificio di ventiduemila persone ,ieri ,ci ha permesso di partecipare ad un brano di Vangelo vissuto.
Grazie Mir i dobro!

p.s
Chiarina Daolio è la fondatrice di Mir i dobro,associazione organizzatrice dell'evento

venerdì 25 marzo 2011

Medjugorje,messaggio del 25/03/2011


Cari figli, oggi in modo particolare desidero invitarvi alla conversione. Da oggi inizi una vita nuova nel vostro cuore.Figli, desidero vedere il vostro “si” e che la vostra vita sia il vivere con gioia la volontà di Dio in ogni momento della vostra vita.Oggi in modo particolare Io vi benedico con la mia benedizione materna di pace,d’amore e d’unione nel mio cuore e nel cuore del mio figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Buon compleanno Luca

Luca è il mio san don Luca preferito,il suo compleanno era ieri ,ma purtroppo ieri,anzi per fortuna ieri è stata una giornata frenetica e non c' è stato il tempo per niente.Adesso l'ora è tarda ma devo pur qualcosa a questo santone,nel senso di grosso santo,che il buon Dio mi ha messo accanto, che insieme a Dante, il nostro santo vescovo ,è stato una delle principali luci di questi ultimi tormentatissimi anni.
Credo che Gesù un po' gli somigliasse,a Luca intendo,Gesù quando era tranquillo dico,ed è straordinario come il buon Dio ,abbia messo accanto ad un tipo esplosivo come me ,due campioni di mansuetudine(anche se a me sembra una parolaccia)e mitezza(altra parolaccia).
Grazie della tua amicizia e del tuo sguardo, è con amici così che si diventa grandi.

p.s.
Ricordati che ho promesso alla Madonna che se mi avesse salvato ti avrei portato da Lei a Medjugorje entro l'anno,non vorrai che in Paradiso si dica che per colpa di un prete non ho potuto mantenere una promessa fatta alla Regina della pace....

L'influsso su di te di questa compagnia data è quello di richiamarti alla "ragione". Sei nella tempesta, irrompono le onde, ma vicino hai una voce che ti ricorda la ragione, che ti richiama a non lasciarti portar via dalle ondate, a non cedere. La compagnia ti dice: "Guarda che dopo splende il sole; sei dentro l'onda, ma poi sbuchi fuori e c'è il sole". Soprattutto ti dice: "Guarda". Perché in ogni compagnia vocazionale ci sono sempre persone, o momenti di persone, da guardare. Nella compagnia, la cosa più importante è guardare le persone». Perciò la compagnia è una grande sorgente di amicizia. L'amicizia è definita dal suo scopo: l'aiuto a camminare verso il Destino.

giovedì 24 marzo 2011

Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese"


di Andrea Tornielli

L’agenzia vaticana Fides spiega le origini del vessillo del movimento pacifista: "È legato alla teosofia e al relativismo. Tornate alla croce" e consiglia di eliminarlo dai luoghi sacri: "Usate la croce"

Roma - Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? È netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da «Fides», l’agenzia della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata, nei confronti del vessillo, simbolo del movimento pacifista, appeso anche nelle chiese e da qualche prete pure sull’altare.

«Come mai uomini di Chiesa, laici o chierici che siano - si chiede “Fides” - hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno». L’agenzia vaticana ipotizza qualche risposta in proposito, vale a dire «la lunga litania degli eventi in cui la Chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione», dalle Crociate alla caccia alle streghe ai roghi di eretici. «Fides» a questo proposito ricorda però che non è il simbolo della croce in quanto tale «ad aver bisogno di essere emendato», quanto piuttosto «gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale segno, possono ritrovare motivo di conversione». Poi rilancia: «Questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l’origine della bandiera della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo, non se ne preoccupano più di tanto».

Le origini della bandiera della pace vanno ricercate, spiega l’agenzia, «nelle teorie teosofiche nate alla fine dell’800. La teosofia (letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla conoscenza intuitiva del divino». Da sempre presente nella cultura indiana, ha preso la sua moderna versione dalla Società Teosofica, «un movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky». Il pensiero della corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo «gnosticismo», sulla «reincarnazione e trasmigrazione dell’anima», sull’esistenza di «maestri segreti» e riconduce al New Age, mentalità che predica la libertà più assoluta e il relativismo, l’idea dell’«uomo divino», il rifiuto della nozione di peccato.

«Fides» spiega che esistono diverse versioni di questa bandiera, una delle quali è riconosciuta ad Aldo Capitini, fondatore del Movimento nonviolento, «che nel 1961 la usò per aprire la prima marcia per la pace Perugia-Assisi», mentre un’altra «segnala che la sua origine risale al racconto biblico dell’Arca di Noè» e dunque sarebbe un simbolo cristiano a tutti gli effetti. In realtà - scrive l’agenzia dopo aver ricordato che è anche il simbolo dei movimenti di liberazione omosessuali - la bandiera rappresenta un’idea secondo la quale «per esempio è possibile mettere sullo stesso piano partiti politici o gruppi culturali che rivendicano, legittimamente, la difesa della dignità della donna, e gruppi, come è accaduto recentemente in Europa, che rivendicano la depenalizzazione dei reati di pedofilia. Si tratta ovviamente di aberrazioni possibili, solo all’interno di una mentalità relativistica come quella che caratterizza le nostre società occidentali».
La bandiera, conclude «Fides», è un simbolo sincretistico, che propone l’unità New Age nella sintesi delle religioni. Introdurla nelle chiese e nelle celebrazioni è da considerarsi «un abuso».





(Non danno retta al Papa nè al Magistero figurarsi se daranno retta a Fides.Alla domanda iniziale di Tornielli avrei una risposta,ma credo possiate immaginarla)Paolo

mercoledì 23 marzo 2011

Cafè teologico e don Divo Barsotti!!!

Divo Barsotti c'entra di striscio,ho ascoltato solo i primi minuti dell'incontro,mi è bastato sentire il nome di don Divo per dovervelo proporre.Adesso proseguo la visione,con forza vi suggerisco di ascoltare e guardare con attenzione.
Viva le Sentinelle,facciamo viva il Cafè Teologico,và!

8. I mass media corrompono? from Sentinelle del mattino on Vimeo.



Dopo aver visto l'incontro il mio entusuiasmo è minore.

Benedetto XVI:catechesi del 23/03/2011






San Lorenzo da Brindisi

Cari fratelli e sorelle,

ricordo ancora con gioia l’accoglienza festosa che mi fu riservata nel 2008 a Brindisi, la città che nel 1559 diede i natali a un insigne Dottore della Chiesa, san Lorenzo da Brindisi, nome che Giulio Cesare Rossi assunse entrando nell’Ordine dei Cappuccini. Sin dalla fanciullezza fu attratto dalla famiglia di san Francesco d’Assisi. Infatti, orfano di padre a sette anni, fu affidato dalla madre alle cure dei frati Conventuali della sua città. Qualche anno dopo, però, si trasferì con la madre a Venezia, e proprio nel Veneto conobbe i Cappuccini, che in quel periodo si erano messi generosamente a servizio della Chiesa intera, per incrementare la grande riforma spirituale promossa dal Concilio di Trento. Nel 1575 Lorenzo, con la professione religiosa, divenne frate cappuccino, e nel 1582 fu ordinato sacerdote. Già durante gli studi ecclesiastici mostrò le eminenti qualità intellettuali di cui era dotato. Apprese facilmente le lingue antiche, quali il greco, l’ebraico e il siriaco, e quelle moderne, come il francese e il tedesco, che si aggiungevano alla conoscenza della lingua italiana e di quella latina, un tempo fluentemente parlata da tutti gli ecclesiastici e gli uomini di cultura.

Grazie alla padronanza di tanti idiomi, Lorenzo poté svolgere un intenso apostolato presso diverse categorie di persone. Predicatore efficace, conosceva in modo così profondo non solo la Bibbia, ma anche la letteratura rabbinica, che gli stessi Rabbini rimanevano stupiti e ammirati, manifestandogli stima e rispetto. Teologo versato nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, era in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica anche ai cristiani che, soprattutto in Germania, avevano aderito alla Riforma. Con la sua esposizione chiara e pacata egli mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Martin Lutero. Tra di essi, il primato di san Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’Episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza. Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini (n. 46).

Anche i fedeli più semplici, non dotati di grande cultura, furono beneficati dalla parola convincente di Lorenzo, che si rivolgeva alla gente umile per richiamare tutti alla coerenza della propria vita con la fede professata. Questo è stato un grande merito dei Cappuccini e di altri Ordini religiosi, che, nei secoli XVI e XVII, contribuirono al rinnovamento della vita cristiana penetrando in profondità nella società con la loro testimonianza di vita e il loro insegnamento. Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano. È sorprendente che san Lorenzo da Brindisi abbia potuto svolgere ininterrottamente questa attività di apprezzato e infaticabile predicatore in molte città dell’Italia e in diversi Paesi, nonostante ricoprisse altri incarichi gravosi e di grande responsabilità. All’interno dell’Ordine dei Cappuccini, infatti, fu professore di teologia, maestro dei novizi, più volte ministro provinciale e definitore generale, e infine ministro generale dal 1602 al 1605.

In mezzo a tanti lavori, Lorenzo coltivò una vita spirituale di eccezionale fervore, dedicando molto tempo alla preghiera e in modo speciale alla celebrazione della Santa Messa, che protraeva spesso per ore, compreso e commosso nel memoriale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Alla scuola dei santi, ogni presbitero, come spesso è stato sottolineato durante il recente Anno Sacerdotale, può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore. Parlando ai sacerdoti e ai seminaristi nella cattedrale di Brindisi, la città natale di san Lorenzo, ho ricordato che “il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità... Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità. Dobbiamo sempre riservare il tempo necessario per essere in comunione di preghiera con nostro Signore”. Del resto, con l’ardore inconfondibile del suo stile, Lorenzo esorta tutti, e non solo i sacerdoti, a coltivare la vita di preghiera perché per mezzo di essa noi parliamo a Dio e Dio parla a noi: “Oh, se considerassimo questa realtà! - esclama - Cioè che Dio è davvero presente a noi quando gli parliamo pregando; che ascolta veramente la nostra orazione, anche se noi soltanto preghiamo con il cuore e la mente. E che non solo è presente e ci ascolta, anzi può e desidera accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande”.

Un altro tratto che caratterizza l’opera di questo figlio di san Francesco è la sua azione per la pace. Sia i Sommi Pontefici sia i principi cattolici gli affidarono ripetutamente importanti missioni diplomatiche per dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati in quel tempo dall’Impero ottomano. L’autorevolezza morale di cui godeva lo rendeva consigliere ricercato e ascoltato. Oggi, come ai tempi di san Lorenzo, il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace. Fu proprio in occasione di una di queste missioni diplomatiche che Lorenzo concluse la sua vita terrena, nel 1619 a Lisbona, dove si era recato presso il re di Spagna, Filippo III, per perorare la causa dei sudditi napoletani vessati dalle autorità locali.

Fu canonizzato nel 1881 e, a motivo della sua vigorosa e intensa attività, della sua scienza vasta e armoniosa, meritò il titolo di Doctor apostolicus, “Dottore apostolico”, da parte del Beato Papa Giovanni XXIII nel 1959, in occasione del quarto centenario della sua nascita. Tale riconoscimento fu accordato a Lorenzo da Brindisi anche perché egli fu autore di numerose opere di esegesi biblica, di teologia e di scritti destinati alla predicazione. In esse egli offre una presentazione organica della storia della salvezza, incentrata sul mistero dell’Incarnazione, la più grande manifestazione dell’amore divino per gli uomini. Inoltre, essendo un mariologo di grande valore, autore di una raccolta di sermoni sulla Madonna intitolata “Mariale”, egli mette in evidenza il ruolo unico della Vergine Maria, di cui afferma con chiarezza l’Immacolata Concezione e la cooperazione all’opera della redenzione compiuta da Cristo.

Con fine sensibilità teologica, Lorenzo da Brindisi ha pure evidenziato l’azione dello Spirito Santo nell’esistenza del credente. Egli ci ricorda che con i suoi doni la Terza Persona della Santissima Trinità illumina e aiuta il nostro impegno a vivere gioiosamente il messaggio del Vangelo. “Lo Spirito Santo – scrive san Lorenzo – rende dolce il giogo della legge divina e leggero il suo peso, affinché osserviamo i comandamenti di Dio con grandissima facilità, persino con piacevolezza”.

Vorrei completare questa breve presentazione della vita e della dottrina di san Lorenzo da Brindisi sottolineando che tutta la sua attività è stata ispirata da un grande amore per la Sacra Scrittura, che sapeva ampiamente a memoria, e dalla convinzione che l’ascolto e l’accoglienza della Parola di Dio produce una trasformazione interiore che ci conduce alla santità. “La Parola del Signore – egli afferma – è luce per l’intelletto e fuoco per la volontà, perché l’uomo possa conoscere e amare Dio. Per l’uomo interiore, che per mezzo della grazia vive dello Spirito di Dio, è pane e acqua, ma pane più dolce del miele e acqua migliore del vino e del latte... È un maglio contro un cuore duramente ostinato nei vizi. È una spada contro la carne, il mondo e il demonio, per distruggere ogni peccato”. San Lorenzo da Brindisi ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare quotidianamente il rapporto di amicizia con il Signore nella preghiera, perché ogni nostra azione, ogni nostra attività abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. E’ questa la fonte da cui attingere affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio.

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110323_it.html

Essenze di assenze

Le strade a volte si dividono ed a volte è meglio così,mi rimane il rammarico per un'anima splendida che non sono riuscito ad accompagnare come avrebbe meritato.Era giusto sopravvivere alla fantasia.Sorellina te l'ho promesso se arrivo in Paradiso prima io e tu fossi in purgatorio vengo giù a prenderti,se Dio vuole ,a presto.



Altre volte s'intromette qualcuno o qualcosa ed il sipario viene strappato,lacerato oltre ogni limite.Rimane un assordante silenzio,un vuoto che spacca il cuore e forse la speranza di rivederti un giorno, se vorrai,se riuscirai a tornare.A volte loro pronunciano il tuo nome e per un istante il dolore torna insopportabile.Bimba....

martedì 22 marzo 2011

Il santo Timor di Dio-Dalla Nigeria con ardore


Maria (nome inventato) è un'amica nigeriana che avevo addocchiato non molto tempo fa durante la Messa,pregava come si dovrebbe pregare,come se fosse una cosa seria,essendo la cosa non comune ho "dovuto" provare a conoscerla.Venerdì scorso è venuta al nostro cenacolino e stamattina l'ho rivista a Messa,anche stavolta al momento della Comunione è rimasta seduta,come sempre,non mi quadrava. Al termine potevo forse evitare di chiederle perchè non facesse mai la Comunione? Certamente no.
La sua risposta è stata l'inizio di una stima accresciuta,di uno stupore mio di fronte alla sua "purezza" ,così poco moderna.Mi ha raccontato del suo passato tribolato e della sua attuale situazione, probabilmente,non in linea con la vita cristiana ,almeno secondo la Chiesa Cattolica.Lo spettacolo è stato quando ha detto che temeva il giudizio di Dio e che per questo non si avvicinava alla Comunione e che sua madre, in Nigeria ,le aveva detto che quando non si è stati ripuliti dalla confessione ,non ci si deve comunicare ,perchè è peccato ,è una cosa sbagliata.Ero incantato,il Magistero,il Catechismo insegnato,vissuto,testimoniato ,da una madre nigeriana che arriva a me, a noi attraverso una figlia di Dio,intelligentemente ubbidiente e seriamente religiosa.Qualche danno l'avrà fatto poi la difficoltà d'incontrare sacerdoti nel suo paese d'origine,ma per come l'ho vista io,la posizione di "difesa" ,insegnatale dalla madre, ha fatto certamente meno danni di quanti non potesse farne l'accostarsi indegnamente al Corpo di Cristo,pratica diffusissima da noi,dove Dio è talmente "buono e misericordioso" da rendere "praticamente inutile" conoscere ed osservare la Sua volontà.
A questo punto potevo io,a modo mio,bloccarla e farle conoscere san don Luca,impossibile.Giuro,quando lui s'è avvicinato lei ha fatto una serie d'inchini ed ha provato a baciargli la mano,ZIO GATTO ma come ci siamo ridotti noi,capite che questa qua ,che viene dalla Nigeria ,ha molto più chiare di noi le verità della fede?Tanto da avere un così profondo rispetto per il sacerdote che le sta davanti....
Lei poi ,per discrezione, s'è progressivamente allontanata,pensava che io dovessi parlare con Luca,ma mi ha aspettato sul piazzale della Chiesa ed aveva le lacrime agli occhi,con la mano si stava asciugando la guancia,l'avrei abbracciata,ma nonostante la mia irruenza so ,quando è il caso di non bruciare le tappe.L'ho invitata a bere un caffè,era il necessario pretesto per chiacchierare ancora un pò ed è stato il pretesto per chiamare al cellulare una comune amica ,originaria del Mozambico o Madagascar non ricordo,che è via da Cremona da qualche mese,io come faccio spesso,quando lei ha risposto non le ho detto chi ero, ho voluto che ci arrivasse lei,un pò come fa Celentano nei suoi film,quando mi ha finalmente riconosciuto,è stata bellissima ,mi ha detto:"AAAAHH sei tu quello tutto libero",tutto libero ,non è vero ma mi piace,ha colto il cuore.Mi ha detto che le ero mancato e mi ha invitato a trovarla dove si trova ora,posso non andare?Posso non estendere l'invito a Maria e a chi vorrà venire?
Anche l'amica comune l'ho "abbordata" dopo Messa per il medesimo motivo,"tutto libero" ,se abbiamo in comune Cristo non considero troppo le formalità,a me sta a cuore Lui e dove lo vedo lo seguo.
Con Maria ci siamo poi salutati non prima di averla invitata a cena da noi ,una delle prossime sere,sorrideva.

Gesù è vivo e per niente impolverato,quando lo nascondono non reggo,quando è messo sopra il moggio il mio cuore esulta.

p.s.
Non sono terzomondista e meno che mai provo una particolare predilezione per la gente di colore,amo chi ama Gesù,sia croato,italiano,nigeriano...

lunedì 21 marzo 2011

Sant'Alessandro-Vita che rinasce

Mi scuso per aver inavvertitamente o quasi interrotto la pubblicazione di Vita che rinasce,che rimane per quanto possibile un appuntamento settimanale di questo blog.
Oggi un'altra splendida creatura ci darà la sua testimonianza di cosa provoca l'incontro con Cristo, attraverso la carità dei suoi amici.Alessandro è uno dei tanti spettacoli umani che ho avuto la grazia di conoscere a Medjugorje e come Giulio e gli altri che conoscerete è vero,esiste,è incontrabile,non è come da Maria de Filippi,non ci sono autori che scrivono i testi da recitare.

È dalla terra, dalla solidità, che deriva necessariamente un parto pieno di gioia e il sentimento paziente di un'opera che cresce, di tappe che si sussuegono, aspettate con calma, con sicurezza. Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne.
(Emmanuel Mounier)


domenica 20 marzo 2011

NON LEGGETE QUESTO POST!


Uso privato del mezzo pubblico,ma dato che il mezzo pubblico è mio e che nessuno è obbligato a venirci,sconsiglio la lettura alle personcine facilmente scandalizzabili.




Dovrò essere necessariamente generico.
Oggi ho voluto provare un'altra volta a dar credito ad un amico ,che stimo moltissimo ,ma non mi sottometterò più ad una simile prova.Avevo tra l'altro un'alternativa decisamente più allettante.Mi sembrava di essere alla cattedra dei non credenti,se quello è il cristianesimo che l'islam faccia in fretta il suo dovere.S'è parlato di tutto senza che mai trasparisse un briciolo di bellezza,di verità,di vita.Teoria,passato e polvere,se quella è la Chiesa non è di nessuna utilità al mondo ,è meglio che scompaia.Gesù era morto,stramorto,se fosse stato quella cosa informe e deforme di cui si "trattava" oggi ,il cristianesimo non sarebbe arrivato nemmeno al primo mese dopo Cristo.Ci sono state un paio di volte che ,trattenendomi al massimo, ho sbottato, ma il democratico,sinistro,figuro che blaterava non ha fatto caso alle mie obiezioni,del resto è democratico ed in questo è stato provvidenziale ,se mi avesse dato corda probabilmente avrei scandalizzato qualcuno.Ad un certo punto ho anche tentato la fuga ma sono voluto tornare,sbagliando.Il lavoro di gruppo ,che deve sempre esserci ,perchè la chiarezza la si fa frullando le idee personali di tutti e chiamando quella poltiglia inutile, FEDE.Fede in chi in che cosa non è dato saperlo,ho sofferto come un cane alla catena e la catena era il timore fondatissimo di travolgere tutto e tutti se avessi aperto bocca,se avessi detto che quello che stavano massacrando,calpestando,violentando ,masticando e sputacchiando,per il gusto malsano di parlare di ciò che non si conosce,per la indegna opinione ,che parlarne bene o male è uguale purchè se ne parli era CRISTO ,quello vero,quello che è già stato massacrato a suo tempo,quello a cui è già stato sputato in faccia,quello che è già stato messo in croce,non c'è bisogno di rifarlo periodicamente ,chiusi in una sala per essere cristiani o presunti tali.La cattedra dei non credenti!L'idiozia al potere dentro la Chiesa,poi le chiese si svuotano,grazie a Dio che si svuotano, chissà che danni che si farebbero al popolo di Dio se fossero anche piene e grazie a Dio che i ragazzi fatta la cresima se ne vanno fuori dai piedi ,vuol dire che hanno ancora un cuore ed un cervello sani e si rendono conto che quello che gli viene proposto è solo una pappetta insipida e andata a male.Don Giussani diceva,non ricordo se era don Livio o il Gius,che noi cristiani siamo su di una Ferrari e guidiamo come fossimo su di un 500,ecco oggi sembrava di andare su di un monopattino senza ruote in salita.

Non si tratta di non avere misericordia,non giudico dall'alto in basso,m'indigna,mi schifa che ci sia una parte della Chiesa che propone convintamente il disordine, per giungere all'Ordine,che accantona la sana dottrina per seguire il mondo nelle sue convulsioni.Per raggiungere le pecorelle in fuga,mica sceme,si elimina il pastore mimetizzandosi da pecore,per capire i loro interessi.S'è messa da parte la poco democratica testimonianza di chi ha incontrato Cristo a vantaggio di una "più condivisa" orizzontalità morale.S'è abbandonata la Verità così com'è,piaccia o meno ,per il marketing religioso.Non è più la bellezza che attira e converte ma la strategia che cerca d'imprigionare i poveri malcapitati nei locali clericali per autosostenersi.

Quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà ancora la fede sulla terra?

Se questa è la Chiesa non troverà niente,grazie a Dio però la Chiesa non è questa,questa è una carcassa putrida,la Chiesa è una bella e giovane sposa di cui da alcune parti si sono pesantemente perse le tracce.

S'i fossi foco!.....




Il cristianesimo
non è una dottrina,
non è una teoria
di ciò che è stato
e di ciò che sarà
dell’anima umana,bensì la descrizione
di un evento reale
nella vita dell’uomo.
Ludwig Wittgenstein

Per farsi conoscere, Dio è entrato nella vita dell’uomo come uomo, secondo una forma umana, così che il pensiero, l’immaginatività e l’affettività dell’uomo sono stati come “bloccati”, calamitati da Lui. L’avvenimento cristiano ha la forma di un incontro: è qualcosa che penetra i nostri occhi, che tocca il nostro cuore, che si può afferrare con le nostre braccia.
Luigi Giussani

La guerra più pazza del mondo



E' divertente,sarebbe divertente,leggere,ascoltare le motivazioni dell'attacco alla Libia,se non fosse per i rischi a cui i presunti cervelloni internazionali ci espongono cercando di mantenersi politicamente corretti.
Non sono contrario alla guerra e me n'infischio dei tromboni che citeranno Giovanni Paolo II e il suo:"mai più la guerra" e "guerra avventura senza ritorno".Si dimenticano sempre gli stessi tromboni di ricordare,dello stesso pontefice il :"non c'è pace senza giustizia" detto nelle stesse occasioni e in certe parti del mondo della nostra giustizia non sanno che farsene.
Da che mondo è mondo l'uomo si muove per interesse,per sopravvivere,per sfamarsi,per accoppiarsi e per accrescere il proprio potere :usura,lussuria e potere come diceva Eliot.Non mi sorprende quindi la guerra,questa guerra,mi "sorprende" la stupidità del nascondersi dietro alle parole,attaccare per proteggere i civili...Ma quando mai? Sarebbe stato "bello" avere la stessa premura anche in Darfur ,dove gli islamici hanno massacrato e massacrano centinaia di migliaia di cristiani e altri o ,se la questione sono i diritti civili,perchè non attaccare la Cina (paura?)o Cuba (paura della Russia?)o la Corea del nord(paura di Russia e Cina?).Perchè non attaccare l'Iran,ma la fila sarebbe lunga.Capisco l'interesse e almeno in parte lo giustifico di U.S.A,Francia e Inghilterra,petrolio,gas,posizione,isolamento del paese (Cina e Russia non sono d'accordo ma non si sono opposte e anche la Lega Araba avrebbe dato il suo benestare).Mi sfugge l'interesse italiano,è evidente che se non si entra militarmente in modo pesante, poi petrolio e gas finiranno in mani non nostre ,mentre saranno nostre tutte le barchette che da là partiranno, con profughi vari ,da ,non ho capito per quale motivo ,accogliere.Mi spiego meglio è giusto accogliere chi è in difficoltà,ma come ha detto Benedetto XVI nel suo discorso per la giornata dei migranti 2011:"...Al tempo stesso, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l’identità nazionale. “Si tratterà allora di coniugare l’accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiunti” (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2001, 13).
Mi sembra che lo Stato italiano sia già fortemente in difficoltà nella "gestione" dei suoi cittadini e degli incautamente accolti, per sobbarcarsi altri disperati o presunti tali.Non so se la marina schierata a difesa delle nostre coste sarebbe una cosa moralmente edificante,ma mi chiedo anche, quanto "moralmente edificante" sarebbe un'accoglienza indiscriminata,quanto tempo ci vorrebbe perchè questa accoglienza presentasse il conto.La Chiesa,quella ufficiale,non quella delle libere interpretazioni buoniste è sempre stata molto realista e ragionevole nulla vieta poi ai "buoni" di accogliersi personalmenti in casa propria ,a proprie spese, il migrante o presunto tale di turno,fatemi sapere com'è andata.


Io non credo che la sequenza di rivolte nei paesi islamici ,sia dovuta alla voglia di libertà di quelle genti ,come si dice in alcune chiese,credo più ad una strategia (Al qaeda?)mirata alla radicalizzazione di quelle aree, nell'ottica storica, per loro ,di una celere riconquista dell' Europa.Pensare che un attacco alla Libia non abbia ripercussioni ,sulle masse islamiche è pura illusione,mi auguro ,quindi ,che i cervelloni abbiano preventivamente pianificato le varie conseguenze e contromosse,lo scontro di civiltà in molti "cervelli" esiste,sarebbe opportuno prenderne atto ,in modo globale e radicale ,anzichè danzare sul ponte del Titanic che affonda.Se però un'accolita d'idioti è stata capace di dare il Nobel per la pace a Houssein Barak "osama" immagino che il ballo proseguirà fino all'affondamento e oltre.


Sono evidentemente solo mie considerazioni e valgono per quello che sono, ma uno sguardo alla realtà e alla storia,senza lenti rosa ,unita ad Akita,Anguera,La Salette,Medjugorje vedremo,“Allora sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, perché bisogna che tutte queste cose avvengano, ma non sarà ancora la fine. Infatti si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi” (Matteo 24:6-7),mi sembra dicano che sarebbe opportuno leggere i segni dei tempi,poi io non so leggere e leggo male quel poco che so ,ma non è che possiamo leggerli nei fondi di caffè 'sti segni mi pare.

venerdì 18 marzo 2011

Medjugorje,messaggio a Mirjiana del 18-03-2011


"Cari figli! Io sono con voi nel nome dell'Amore più grande, nel nome del buon Dio ,che si è avvicinato a voi attraverso mio Figlio e vi ha dimostrato il vero amore. Io desidero guidarvi sulla via di Dio. Desidero insegnarvi il vero amore, che gli altri lo vedano in voi, che voi lo vediate negli altri, che siate fratelli a loro e che gli altri vedano in voi il fratello misericordioso. Figli miei, non abbiate paura ad aprirmi i vostri cuori. Io con amore materno vi dimostrerò che cosa aspetto da ciascuno di voi, che cosa aspetto dai miei apostoli. Incamminatevi con Me. Vi ringrazio".

Padre Aldo Trento (Cremona-audio)



In attesa di averne anche il video, non c'è bisogno di commento basta lui.

Cattolici o "protestanti"

Don Luca mi ha passato l'articolo seguente,essendo assolutamente allineato con don Luca e con l'arcivescovo,meno col blog messainlatino, lo pubblico con gratitudine.

Meno diplomatico di così non poteva essere, il nunzio apostolico in Argentina, l’arcivescovo Adriano Bernardini, 68 anni, nativo di una diocesi, quella di San Marino e Montefeltro, anch’essa governata da un vescovo dalla parola sferzante, Luigi Negri, oltre che prossima meta di una visita di papa Benedetto XVI.
Il 22 febbraio scorso, festa della Cattedra di San Pietro, il nunzio ha infatti pronunciato a Buenos Aires un’omelia che ha scosso non solo i presenti, ma anche una fetta consistente di cattolici di tutto il mondo, in Italia grazie alla traduzione messa in rete dal blog messainlatino.it
Bernardini non ha esitato a denunciare quei sacerdoti, quei religiosi e persino quei vescovi che da anni remano contro i papi di oggi e di ieri, intrepidi difensori della verità, mentre invece loro sono “convinti che l’appartenenza alla Chiesa non comporta il riconoscimento e l’adesione a una dottrina oggettiva”.
Meno male, ha concluso il nunzio, che in difesa della verità ci sono tanti semplici fedeli, quelli che “continuano a pregare e ad andare a messa, frequentano i sacramenti e dicono il rosario. E soprattutto, sperano nel papa”.
Ecco il testo integrale dell’omelia.
*
“E ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e il potere della morte non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18).
Il testo di Matteo contiene due elementi molto importanti: il primato di Pietro e dei suoi successori nella Chiesa che Cristo ha fondato, e pertanto del Santo Padre; l’assistenza di Gesù per la Sua Chiesa contro le forze del male.
Diamo per scontato il primo punto, fondamentale per la Chiesa, perché senza questo primato di Pietro e la comunione con lui, non c’è la Chiesa cattolica. Permettetemi, però, alcune riflessioni sul secondo punto: le forze del male, che Matteo chiama “il potere della morte”.
Assistiamo oggi ad un accanimento molto speciale contro la Chiesa cattolica in generale e contro il Santo Padre in particolare. Perché tutto questo? Qual è la ragione principale? Si può articolare in poche parole: perché è la Verità che ci dà il messaggio di Cristo!
Quando questa Verità non si oppone alle forze del male, tutto va bene. Invece, quando avanza la minima opposizione, insorge una lotta che utilizza la diffamazione, l’odio e persino la persecuzione contro la Chiesa e più specificamente contro la persona del Santo Padre.
Diamo un’occhiata ad alcuni momenti della storia, che è “maestra della verità”.
Gli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II passano in un’euforia generale per la Chiesa e di conseguenza per il papa. Ma è sufficiente la pubblicazione dell’”Humanae vitae”, con cui il Santo Padre conferma la dottrina tradizionale per cui l’atto coniugale e l’aspetto procreativo non possono essere lecitamente separati, che esplode la critica più feroce contro papa Paolo VI, che fino a quel momento era nelle grazie del mondo. Le sue simpatie per Jacques Maritain e per l’umanesimo integrale avevano aperto le speranze degli ambienti modernisti interni alla Chiesa e al progressismo politico e mondano.
Lo stesso si è ripetuto più volte nel lungo pontificato di Giovanni Paolo II. Quando viene eletto, le élites culturali occidentali sono ammaliate dalla lettura marxista della realtà. Giovanni Paolo II non si adatta a questo conformismo culturale imbarazzante e intraprende col comunismo un duello duro, che lo porta sino ad essere un bersaglio fisico di un oscuro progetto omicida.
Lo stesso accadrà sempre a Giovanni Paolo II relativamente alla bioetica, con la pubblicazione dell’”Evangelium vitae”, nel 1995, un compendio solido e senza sconti sulle principali questioni della vita e della morte.
Ed ora, sempre per amore alla “Verità vera ed evangelica”, il bersaglio è diventato Benedetto XVI. Già marcato con disprezzo negli anni precedenti come il “guardiano della fede”, appena eletto, immediatamente è stato accolto da commentatori da tutto il mondo con una miscela di sentimenti, che vanno dalla rabbia alla paura, al vero e proprio terrore.
Ora, una cosa è certa: papa Benedetto XVI ha impresso al suo pontificato il sigillo della continuità con la tradizione millenaria della Chiesa e soprattutto della purificazione. Sì, perché all’insicurezza della fede segue sempre l’offuscamento della morale.
Infatti, se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che è aumentato anno dopo anno, tra i teologi e religiosi, tra suore e vescovi, il gruppo di quanti sono convinti che l’appartenenza alla Chiesa non comporta il riconoscimento e l’adesione a una dottrina oggettiva.
Si è affermato un cattolicasimo “à la carte”, in cui ciascuno sceglie la porzione che preferisce e respinge il piatto che ritiene indigesto. In pratica un cattolicesimo dominato dalla confusione dei ruoli, con sacerdoti che non si applicano con impegno alla celebrazione della messa e alle confessioni dei penitenti, preferendo fare dell’altro. E con laici e donne che cercano di prendersi un poco per loro il ruolo del sacerdote, per guadagnare un quarto d’ora di celebrità parrocchiale, leggendo la preghiera dei fedeli o distribuendo la comunione.
Ecco, che qui papa Benedetto XVI, proprio a causa della sua fedeltà verso la “Verità”, fa una cosa che è sfuggita all’attenzione di molti commentatori: porta di nuovo, integralmente, il credo nella formula del Concilio di Costantinopoli, cioè nella versione normalmente contenuta nella messa. Il messaggio è chiaro: ricominciamo dalla dottrina, dal contenuto fondamentale della nostra fede. “Sì, perché – scrive il teologo e papa Ratzinger – il primario annuncio missionario della Chiesa oggi è minacciato dalle teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de jure”.
La conseguenza di questo relativismo, spiega il futuro Papa Benedetto XVI, è che si considerano superate un certo numero di verità, per esempio: il carattere definitivo e completo della rivelazione di Cristo; la naturalezza della fede teologica cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni; l’unicità e l’universalità salvifica nel mistero di Cristo; la mediazione salvifica universale della Chiesa; la sussistenza nella Chiesa cattolica romana dell’unica Chiesa di Cristo.
Ecco qui, pertanto, la Verità come la principale causa di questa avversione e direi quasi persecuzione al Santo Padre. Un’avversione che ha come conseguenza pratica il suo sentirsi solo, un po’ abbandonato.
Abbandonato da chi? Ecco la grande contraddizione! Abbandonato dagli oppositori alla Verità, ma soprattutto da certi sacerdoti e religiosi, non solo dai vescovi; però non dai fedeli.
Il clero sta vivendo una certa crisi, prevale nell’episcopato un basso profilo, ma i fedeli di Cristo sono ancora con tutto il loro entusiasmo. Accanitamente continuano a pregare e ad andare a messa, frequentano i sacramenti e dicono il rosario. E soprattutto, sperano nel papa.
C’è un sorprendente punto di contatto tra il papa Benedetto XVI e la gente, tra l’uomo vestito di bianco e le anime di milioni di cristiano. Loro capiscono e amano il papa. Questo perché la loro fede è semplice! D’altronde è la semplicità la porta di ingresso della Verità.
Durante questa celebrazione eucaristica chiediamo al buon Dio e alla Vergine di poter far parte, anche noi, di questo tipo di cristiani.
Buenos Aires, 22 febbraio 2011, festa della Cattedra di San Pietro

mercoledì 16 marzo 2011

Intervista a padre Gabriele Amorth-9


Domanda: Si può annullare una maledizione ricevuta nel grembo materno?

Don Amorth:
Certamente. Ci dice la Scrittura: “le benedizioni annullano le maledizioni”.
Forse ve l'ho già detto un'altra volta che a Roma c'era una donna che abitava al secondo
piano e al di là della strada, una strada stretta, al secondo piano, quindi allo stesso piano
ci abitava una maga con tanto di cartello alla porta: MAGA. Ogni tanto lei si accorgeva che
se si affacciava alla finestra, questa maga faceva degli strani segni verso di lei e dopo
questi segni le capitavano sempre delle sfortune, delle sventure. Come poteva fare per
liberarsi? E io gli ho insegnato: “sai cosa devi fare? Appena ti accorgi che la maga fa dei
segni verso di te, tu con i vetri chiusi in maniera che lei non veda quello che fai, mandale
delle benedizioni chiedendo con fede al Signore di benedirla”. Così dopo di allora, non ha
più avuto alcun incidente. Le benedizioni annullano le maledizioni. Perciò benediciamo in
cuor nostro se qualcuno ci ha maledetto.

Domanda: Mia madre mi raccontò molti anni fa che aveva imparato alcuni giochi
magici, come per esempio punzecchiare una bambola per recare sofferenze a
persone. In certe occasioni aveva messo in pratica queste conoscenze verso persone che la infastidivano, e quando veniva a sapere che il risultato era stato efficace lei ne godeva. Dopo alcuni anni, cominciai a sentire in casa una voce maschile, lo dissi a mia madre e lei lo raccontò ad una sua amica che praticava la magia. Questa le suggerì di mandarmi ad una scuola adatta a sviluppare le mie possibilità di diventare medium. Sicuramente intervenne il Signore, perché io mi rifiutai. Successivamente cambiammo casa e io non sentii più niente. Ora non so se mia madre continua ancora con queste cose, in effetti io non ho mai visto niente, so solo quello che mi raccontò quella volta. In certi momenti però noto che è molto cattiva.Tempo fa in una discussione mi maledisse, dicendomi che si augurava che non avessi figli. E' un po' di tempo che io e mio marito desideriamo un figlio che non viene. E' possibile che sia dovuto a quella maledizione? Se è così, cosa devo fare per liberarmene? Ho anche una sorella, che pur desiderandolo non è riuscita a trovare marito. E' possibile che mia madre le abbia trasmesso qualche cosa di malefico? Se sì, cosa deve fare?

Don Amorth
: E' piuttosto comune il fatto che delle persone sentano delle voci. Ciò può
accadere perchè qualcuno ha fatto qualche seduta spiritica, ha frequentato maghi e
cartomanti. In questi casi c'è la colpa iniziale, altre volte no, è difficile capirne la causa;
quello che è importante è come ci si deve comportare: il disprezzo, l'indifferenza, non
badarci, non fare quello che dicono, e pregare, pregare, perché se uno disprezza queste
voci, non sta ad ascoltare con curiosità e tanto più a seguire quello che dicono, ma cerca
di respingerle, di rifutarle e prega, allora poco per volta cessano.

Domanda: Ma, don Amorth, la maledizione che la mamma ha dato alla figlia ha
potere?

Don Amorth
: A volte è possibile, ma non è che ce ne sia la certezza. E' vero però che
quando si vive uniti a Dio ci si libera anche dalle influenze negative che si possono
ricevere perfino da persone care. Bisogna vigilare, stare in guardia, non frequentare
maghi, cartomanti, sedute spiritiche e via dicendo, essere uniti al Signore con la
preghiera.
Domanda: Lavoro in ospedale, sono sempre a contatto con malati che il Signore
chiama poi in cielo. Spesso non facciamo in tempo neanche a chiamare il sacerdote perché pensiamo più alle cose terrene, alle cose materiali e la morte per il paziente giunge all'improvviso: a volte la persona non riceve neanche l'Olio Santo. Leggendo un suo libro ho fatto delle considerazioni. Durante l'agonia (momento di grande lotta) possiamo noi benedire i moribondi e chiedere al Signore di accogliere le loro anime? Che cosa ci suggerisce?

Don Amorth
: Io raccomando tanto alle infermiere il contatto con i cappellani degli
ospedali affinché vadano a visitare i malati, una visita di cortesia, una visita che possa
lasciare una traccia diciamo, se non proprio di amicizia, almeno di desiderio di pregare,
quindi cercare di avvicinare le persone ai sacerdoti. Può un infermiere benedire una
persona? I genitori possono benedire i loro figli. Penso che ognuno di noi possa benedire
una persona dicendo: ti benedica il Signore nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito
Santo. Questo lo si può sempre fare. Inoltre è importante invogliarle a cercare Dio,
invogliarle a pregare. Tante volte dei malati durante il periodo di ricovero hanno ritrovato
la fede, il gusto della preghiera, il gusto di andare in Chiesa per ascoltare la Santa Messa.
Spesso le malattie sono state provvidenziali per ritornare a Dio e quasi sempre in questi
casi c'è stato l'intervento di qualche infermiera che ha favorito il risveglio della fede. Ecco
quello che un infermiera può fare senza nessuna forzatura.

martedì 15 marzo 2011

Il mio Renatino,il più grande!!!!





il titolo è Potrebbe essere Dio,non Padre nostro



.......Grazie di questo incontro.... eh grazie..... c'eravamo proprio tutti.. ed eravamo, davvero, più veri di ieri....Hey, dico a voi... a voi indifferenti, a voi che non ci conoscete bene... prestaci un sogno, lasciateci ancora sperare.... e che questa notte sia eterna, e che sia una notte... d'AMOREEEE!!!!....





.......ma che Uomo sei, se non prendi un barattolo di vernice insieme a me e ricominciamo a ridipingere questo mondo cosi' grigio, cosi' stanco, dipingiamolo di noi ,di noi Zerofolli, di noi Zeromatti, a noi che basta un sorriso una stretta di mano e a me che basta dirti......TI AMOOOOOOOOOOOOOO

"Santa" Irina Palm



Una poesia moderna,dura,anti conformista,commovente e preziosa.
Forse dovrei togliere quelle virgolette dal titolo,le lascio solo perché si tratta di una santa "laica"(qua le virgolette ci vogliono),cioè per come s'intende comunemente oggi il termine ,non religiosa,una santa inconsapevole.
Il film non posso consigliarlo a tutti,non è un porno e nemmeno erotico ma può essere indigesto ai benpensanti,agli autoproclamatisi puri,non è da vedere coi bambini.
E' uno straordinario dipinto dell'immensità del cuore umano,con le sue tristezze e povertà ,ma dove su tutto svetta,sovrastando l'abisso,la splendida Magghy,una splendida donna,una splendida nonna,un angelo tra Cielo e terra,che trionferà sulla morte con e senza virgolette.E'un film che piacerebbe tantissimo a Renatino,sono i suoi personaggi,come canta lui:dal letame un bocciolo prima o dopo affiora.....

domenica 13 marzo 2011

"Madonne jettatrici"


Genesi cap.6-7:Noè e il diluvio universale.



La storia più o meno la conoscete tutti,sulla terra regnava la corruzione(nella Bibbia è morale,non esclusivamente economico-finanziaria),Dio,quello che sempre la Bibbia chiama molto più spesso Dio degli eserciti (300 volte circa) piuttosto che Dio d'amore (la parola amore è citata 180 volte circa,come nome dato a Dio solo 1 forse 2 volte),si stanca e castiga.E' lo stesso Dio che fa uscire Israele(il suo popolo) dall'Egitto dopo avercelo lasciato parecchio e poi lo tiene quarant'anni nel deserto per purificarlo(educarlo),in tanti sono morti in quel deserto,è lo stesso Dio che per punizione non permetterà a Mosè di entrare nella terra promessa .
E' passato un po di tempo, la situazione è simile:che dice il Cielo?

Più per curiosità che altro ieri sono andato a vedere il sito in italiano dei messaggi della "Madonna di Anguera" e sono rimasto colpito dal riquadro giallo che contiene riferimenti espliciti alla tragedia giapponese di questi giorni.Il mio razionalismo mi ha fatto parzialmente bollare il tutto come coincidenze,ma mi sono ricordato che in Giappone c'erano state delle apparizioni della Madonna(riconosciute dalla Chiesa),sempre la curiosità mi ha spinto a cercare in internet qualche informazione riguardo quegli eventi:Akita 1973.I messaggi dati all'epoca non sono diversi da quelli di Anguera che a ben vedere non sono differenti da quelli di La Salette o Fatima o per quel poco che se ne sa di Medjugorje.Le parole sono sempre pesanti e le minacce tremende e arrivano dalla Madonna,cioè da una donna,da una mamma il simbolo per eccellenza della tenerezza,qualcosa non torna.Mi è venuto spontaneo chiedermi,ma allora?Il Dio della pace,dell'amore,della tolleranza.....Il Gesù della Divina Misericordia ,il Gesù che c'insegna a chiamare Dio papà,insomma il tenerone che è,sarebbe,così infinitamente buono da lasciar passare qualsiasi cosa che fine ha fatto?Il Dio che piace a tutti,ma proprio tutti,tanto da lasciarli assolutamente indifferenti,il Dio che ,Giovanni Paolo II si,Benedetto XVI parecchio meno.Quello che credo sia "nato" da quello "spirito" del Concilio ,che Benedetto XVI chiama di rottura rispetto alla Tradizione della Chiesa,è possibile che prima che misericordioso sia giudice giusto? E' possibile che sia il Dio dei dieci comandamenti e non dell'amore universale che va da cheghevara fino a madre Teresa come cantava un poveretto? E' possibile che sia il Dio di Paradiso,Purgatorio e Inferno e non solo Paradiso,è possibile che sia il Dio che ha mandato Gesù per salvarci attraverso il suo sacrificio e attraverso la sua Chiesa e non attraverso una impalpabile spirituale"religione universale" ,abbracciata anche da parecchi cattolici sinistri,cardinali o meno?
Io ho tre figli,quindi sono padre,sono splendidi,impegnativi ma figli miei e come tali li amo,e come immagino tutti i padri gli concedo molto ,moltissimo e faccio tutto quello che può renderli felici ,ma se superano il limite la punizione arriva ,a volte c'è chi intercede per loro e a volte la punizione è alleviata o tolta ma non è sempre così.La punizione si appesantisce più l'errore è recidivo e/o grave.Dio è ,fortunatamente, più misericordioso di me,ma l'Antico Testamento che Gesù non ha mai abolito e le profezie degli ultimi 150 dicono che anche Dio perde la pazienza e si adira,la sua collera cresce(scandalo,per qualcuno).Il '68 ha creato genitori molli,per essere amici hanno dimenticato le loro responsabilità e il prezzo l'hanno spesso pagato i figli.La Chiesa,una parte della Chiesa ha talvolta fatto la stessa cosa, per rendere Dio più "credibile",più digeribile,ha tolto le cose più "fastidiose" e istituito le "cattedre dei non credenti"(pazzesco), in modo che i lontani fossero amici e guarda caso le chiese si sono svuotate,le conseguenze le hanno pagate ancora i figli.Dio sia Dio e i figli figli,se si accetta che i figli insegnino ai padri a fare i genitori è il caos.Sembra che il Padre voglia rimettere ordine e lo sa fare da Dio.

Don Giussani,insegnava che è più ragionevole prendere in considerazione tutte le ipotesi piuttosto che eliminarne qualcuna a priori,quindi senza voler fare l'apocalittico, ma i segni dei tempi sembrerebbero univoci,io provo ad ancorarmi all'Arca di Benedetto XVI finch'è possibile.

A me pare che il significato di tutte le "interferenze" ,come le considera qualcuno,celesti sia chiaramente un :sono tempi particolarmente difficili e il peggio deve ancora arrivare,Dio ha fretta non state con le mani in mano,rimanete saldi nella fede.

Auguri ai buontemponi...